I nenniani alle elezioni con liste separate dai comunisti

I nenniani alle elezioni con liste separate dai comunisti I nenniani alle elezioni con liste separate dai comunisti Ma apparentati - Reazioni e contrasti nei partito - Un colloquio di Togliatti con Targetti, Santi e Llzzadri -1 socialdemocratici si irrigidiscono su un premio di maggioranza non superiore a 370 deputati Roma, 24 ottobre. Per un verso o per l'altro 1 due partiti socialisti, il « nenniano » ed il socialdemocratico, hanno tenuto quest'oggi il campo dell'attualità politica. Il primo perchè si è saputo che nella riunione della sua direzione è stato deciso di far presentare il partito alle prossime elezioni politiche con liste autonome, il secondo perchè, sempre in sede di direzione, ci si è irrigiditi sulla misura del « premio » da assegnare al gruppo di liste vincente impegnando 1 dirigenti a proseguire le trattative per ottenere la riduzione del premio atesso a non più di 370 deputati, (il progetto governativo ne prevede invece, 385). Dissensi e opposizioni Diciamo subito delle decisioni del PSI, anche perchè s'è fatto, come si vedrà, un poco di rumore attorno ad esse. La proposta di presentarsi con liste proprie e proprio simbolo di partito — salvo eventualità, oggi imprevedibili, legate alle sorti che avrà in Parlamento il progetto governativo elettorale — era contenuta nella relazione preparata da Nenni per il prossimo congresso del partito e, quando essa è venuta in discussione, ha provocato, a quel che se ne sa, contrasti abbastanza vivaci. I più rigidi fautori della tattica unitaria si sono ancora battuti per le liste di concentrazione insieme ai comunisti ed agli indipendenti di sinistra, ma comunque alla fine si sono rassegnati ed hanno approvato anche loro la relazione Nenni. Il che non ha impedito che poco più tardi, quando 1 giornalisti si sono recati negli uffici del partito per avere ulteriori particolari sulla riunione, essi abbiano.'cercato di confondere ancora le acque affermando che la notizia relativa alle Uste autonome era < priva di fondamento». Viceversa autorevoli parlamentari del partito ne avevano già dato l'annuncio nei corridoi di Montecitorio e la smentita ha Unito cosi per sottolineare ancora di più il dissenso tra la sinistra, che controlla gli uffici del partito, e gli altri esponenti, Nenni compreso. Naturalmente Hate autonome non vuol dire Uste non apparentate con i comunisti. Quando si è chiesto ad alcuni parlamentari chiarimenti su questo punto, essi hanno risposto dichiarando ohe per ora non esistono norme che consentano 11 collegamento, essendo il progetto Sceiba ancora in fase di esame: risposta formalmente ineccepibile, che tuttavia elude la domanda. In realtà pochi osano sperare che l'impulso autonomistico del P.S.I. arrivi sino a questo punto. Sarebbe, oltre tutto, una ammissione che le sinistre rinunciano preventivamente a combattere per la maggioranza. Nei limiti che si sono detti, quindi, la decisione della direzione assume un valore assai limitato e non si può dar torto ai socialdemocratici che — come diceva oggi l'on. Zagari — vi vedono soltanto < un accorgimento democratico ». I comunisti, da parte loro, seguono con molta attenzione quanto sta avvenendo nel partitofratello e non sembrano, per la verità, molto tranquilli. San- , i o o r l e o i e e o a a no che 11 fermento autonomistico di base ha avuto in questi ultimi tempi un vivace ritorno di fiamma e badano a garantirsi da ogni sorpresa. Nel quadro dei loro rapporti con il PSI è da segnalare il colloquio che Togliatti ha avuto quest'oggi con gli on. Targetti, Santi e Lizzadri. Quanto al socialdemocratici la loro direzione, come si è accennato, ha tenuto due lunghe riunioni concluse con l'approvazione di un ordine del giorno di tono piuttosto aspro. Vi si prende atto che le trattative per la riforma elettorale hanno portato a « risultati soddisfacenti > per « taluni essenziali presupposti politici », ma vi si constata, subito dopo, che « sussiste un motivo di sostanziale dissenso sull'entità del margine funzionale da assegnare al gruppo di partiti che abbia superato il 50 per cento dei voti validi ». < Il margine indicato dal progetto di legge governativo — continua l'o. d. g. — è nettamente superiore al limite necessario per garantire quel consolidamento della democrazia di cui si è fatto interprete il nostro congresso di Genova. Si propone quindi di impegnare la delegazione nominata nella precedente riunione a svolgere, in collegamento col gruppi parlamentari, l'azione opportuna per conseguire lo scopo sopra indicato ». A Genova 1 socialdemocratici avevano chiesto che il premio non superasse i tre quinti dei seggi, cioè a dire 360 deputati, e, a quanto se ne sa, questa è stata oggi la cifra cui si è riferita la maggioranza della direzione, con la riserva di accettare eventualmente qualche correzione, non oltre comunque, i 370. I quattro rappresentanti della corrente di sinistra hanno fatto presente inoltre che manterranno la loro fedeltà ai deliberati della maggioranza solo se questa si manterrà fedele, a sua volta, ai deliberati del congresso. In caso contrario non potrebbero rispondere nè dell'atteggiamento dei loro deputati nè di quello delle federazioni da essi controllate. Al che Saragat avrebbe risposto che 11 suo rispetto per le decisioni congressuali non aveva bisogno di sol lecitazioni, confermando cosi anche lui di essere deciso a lottare ancora per l'abbassamento del <premio» e ad Irrigidirsi se Governo e partito di maggioranza non vorranno dare ascolto alle sue ragioni. Monito alle sinistre Per la riforma del Senato poco da segnalare, ad eccezione degli echi polemici destati dalle informazioni di ieri sera. La stampa di sinistra parla di scacco governativo e di prima sconfitta del programma elettorale: tesi del tutto insostenibile poiché si sa bene che i gruppi di estrema non si erano mostrati pregiudizialmente contrari alla riforma, e quindi partecipano anch'essi alla responsabilità del mancato accordo. «Sta bene — commentava l'ufficiosa agenzia. A.P.E. — vorrà dire che il prossimo anno, quando 1 socialcomunisti non avranno più un terzo di seggi a Montecitorio, si ae HIiminilllNm corgeranno di avere sbagliato. Nè sarà loro di gran consolazione il triplice disturbo messo in atto a seguito del mancato abbinamento delle elezioni. I senatori della maggioranza democratica e gli indipendenti non perdono nulla dal ritardo della riforma... ». Chiaro ammonimento, ci sembra, a riflettere bene se non Bla il caso di accettare una riforma concordata oggi per non essere costretti a sopportarne una unilaterale domani, e, f.

Persone citate: Lizzadri, Nenni, Saragat, Targetti, Togliatti, Zagari

Luoghi citati: Genova, Roma