Vivace discussione sul plebiscito per Trieste

Vivace discussione sul plebiscito per Trieste Ili CONVEGNO SOCIALISTA A MILANO Vivace discussione sul plebiscito per Trieste Il problema demandato ad una «commissione di studio» - Inaspettata presa di posizione dei delegati danese, belga, francese e olandese - L'appello ai popoli alla chiusura dei lavori (Dal nostro inviato speciale) Milano, 21 ottobre. Il secondo Congresso dell'Internazionale socialista si è conoluso nel tardo pomeriggio di oggi. Per cinque giorni i la vori si sono snodati veloce mente secondo un piano molto ben prestabilito, favoriti da una organizzazione veramente impeccabile (Morgan Phillips ha avuto alla fine parole di caldo elogio per gli ospiti italiani) e dall'efficace opera de) Presidente, on. Saragat. In un simile ambiente non c'era po sto per sorprese e scatti emotivi, e la cronaca infatti non ha avuto a registrare nulla che po tesse essere considerato un < incidente >. « Non siamo preparati » Solo a poche ore dalla fine, improvvisamente, s'è creata nella sala una tensione preoccupante: era venuto in discussione il problema di Trieste. Dopo una serie di rinvìi, il se gretario del partito socialista giuliano, avv. Lonza, è salito verso le quattro alla tribuna ed ha esposto il parere suo e dei suoi compagni sulla vessatissi ma questione. Tito, egli ha det to, si oppone all'attuazione di un plebiscito (proposto dall'on. De Gasperi) prima che un quindicennio di condominio ita lo-jugoslavo non ristabilisca una situazione etnica normale nel Territorio Libero, rime diando alle snazionalizzazioni fasciste degli slavi. C'è da rimediare anche alle snazionalizzazioni slave degli italiani, operate dal '45 ad oggi in zona B; comunque, ha detto Lonza, esiste la possibilità di una intesa tra Tito e noi. Proponiamo che, dopo un paio dì anni di occupazione di tutto il Territorio Libero da parte di forze neutrali, si inviti la popolazione a votare. < Chiediamo ai fratelli socialisti di appoggiare la nostra richiesta di un plebiscito >. Lonza aveva detto in tono pacato cose forse discutibili, ma indubbiamente sensate. Si sapeva che molti.delegati non sarebbero stati d'accordo con lui, ma l'asprezza dell'oratore che l'ha seguito al microfono ha sorpreso un po' tutti creando un senso di gelo. « Noi danesi — ha detto in sostanza Hedthof — abbiamo una questione analoga, quella dello Schleswig-Holstein, ma non ci è mai venuto in mente di venire a raccontare le cose nostre in un congresso come questo >. Altrettanto secchi il francese Rosenfeld e il belga Larock; solo il quarto oratore straniero, pure contrario ad un voto favorevole del congresso, si esprime almeno con cordiali espressioni di simpatia: «Non siamo pronti — dice l'olandese Van der Groes — ad affrontare un simile problema: demandiamolo ad una commissione che lo studi e formuli un parere, tenendo soprattutto .conto della volontà della popolazione del Territorio Libero >. C'è molta amarezza nella voce del primo delegato italiano che prende la parola sull'argomento. Certo, esordisce l'on. Treves noi non siamo un corpo deliberante, ma di quali studi c'è bisogno per riaffermare il principio socialista che ogni popolo ha diritto di decidere da solo del proprio futuro? Con un eventuale atteggiamento ostile, l'Internazionale socialista fa in Italia il gioco delle destre. Ci si invita ad una visione europea del problema: ma ricordiamoci che la giustizia sociale non è sicura senza una giustizia internazionale. Treves ha parlato in inglese, in tono accorato. Saragat, che lo segue alla tribuna («come delegato, avverte, non come presidente del Congresso»), incalza in francese, secco rapido deciso. Hedthof ha citato ^esempio dei socialisti danesi che trattano amichevolmente con i compagni tedeschi per risolvere il problema dello Schleswig-Holstein. Per Trieste, nessuna possibilità di discussione tra una dittatura ed i socialisti di un Paese democratico Comunque, visto l'atteggiamento della maggioranza dei delegati, Saragat accetta — e consiglia i triestini di accettare — la creazione di un « gruppo di studio » che proponga all'Internazionale una soluzione « tenendo conto di tutti i fattori e soprattutto della volontà della popolazione ». Il secondo delegato triestino, Giuricin, dichiara di accettare, ma Bjork (Norvegia) e Rosenfeld (Francia) non vogliono che l'ordine del giorno relativo contenga accenni alla volontà popolare. Nervosismo nell'aula. Vediamo Saragat e Romita al banco dei triestini discutere animatamente; poi Romita si avvicina a Spaak, ed ecco Spaak alla tribuna, risolvere la situazione. Propone la formula: « La commissione dovrà tener conto di tutti i fattori e notamment della volontà liberamente espressa dalla popolazione ». Ancora un fiero dibattito (non solo formale) se tradurre in inglese notamment con among o specially; si deve riunire un'apposita commissione che finalmente sentenzia: in particuìar. Tre mozioni fondamentali Intanto si è fatto tardi ed il Congresso deve ancora terminare l'approvazione delle tre mozioni fondamentali. Dopo i cenni che abbiamo dato giorno per giorno, ci limitiamo ora ad una breve sintesi. Unione europea. — L'Internazionale invita i partiti socialisti ad adoperarsi con tutti j mezzi per realizzare fra le democrazie europee l'unione più stretta, e più efficace. La sicurezza dovrà essere garantita non solo col riarmo, ma con una contemporanea politica c nciliativa. In particolare, per la riunificazione della Germania, l'Internazionale invita le Potenze occupanti a raddoppiare i loro sforzi per la realizzazione di una conferenza a quattro. (Era la tesi dei socialisti tedeschi, che so¬ no riusciti inoltre a far prendere atto dalla Internazionale « che la Germania deve prendere parte alla sicurezza collettiva alla triplice condizione che il sistema di sicurezza sia effettivo, sia basato sull'uguaglianza di opportunità e di rischi, non intralci la riuniflcazione »). Particolare importanza annette 1' Internazionale alla « comunità acciaio-carbone ». Da essa si deve partire per giungere ad una economia internazionale pianificata, e ad una politica espansionistica per la soddisfazione più larga dei bisogni, la garanzia di un impiego totale, la realizzazione — nel progresso — di un'uguaglianza dei livelli di vita dei lavoratori. L'integrazione funzionale dell'Europa è di capitale importanza per il rafforzamento della democrazia continentale e la sua difesa contro la minaccia staliniana. L'Internazionale e le Nazioni Unite. — L'UNO deve diventare una organizzazione veramente universale, « début d'un gouvernement mondial ». Deve essere pertanto abolito il veto all'ammissione di nuovi membri: «Per esempio — dice il testo — nel caso dell'Italia, la cui ammissione l'URSS si era impegnata col trattato di pace ad appoggiare ». L'UNO dovrà rendere più efficace il sistema di sicurezza collettivo, ottenere la riduzione degli armamenti, intervenire decisamente a favore delle aree depresse. (Della Spagna, non si fa pa iminimimiiimiiiiiiiiiiimi:iiiiiiimimiimii rola; della Cina, si afferma che sta a Pechino ottenere l'ammissione che gli spetta appena le sue truppe avranno definitivamente cessato di combattere contro quelle dell'UNO). Aree depresse. — La mozione su questo argomento rivendicacontro capitalismo e comunismo, l'urgente necessità di instaurare in tutto il mondo regimi di giustizia sociale ed economica. In concreto si auspica un « piano mondiale di reciproco aiuto ». Tutti i Paesi dovranno riunirsi in un'azione comune a favore delle aree depresse, cominciando, dove necessario, dalla distribuzione dgeneri di primissima necessità come cibo e medicinali, ed arrivando a fornire loro i mezzi per una piena autosufficienzaQuesti in breve i punti essenziali, approvati all'unanimità, del programma che l'Internazionale socialista ha lanciato oggi da Milano ai suoi dieci milioni di iscritti e sessanta milioni di votanti. Nel chiudere i lavori, il Presidente Saragat ha così salutato i delegali: «Abbiamo fatto del buon lavoro: naturalmente forse anche degli errori. Diciamo come quel personaggio di Shakespeare: "Faremo meglio la prossima volta ". Il socialismo marcia colla storia. Arrivederci al Congresso di Stoccolma del '53 ». E i presenti hanno applaudito a lungo intonando poi, in una dozzina almeno di lingue e con alcune conseguenti dissonanze, l'inno socialistaGiovanni Giovanninì iiiiii!iniiiii[iiimn