La potenza russa esaltata da Beria
La potenza russa esaltata da Beria La potenza russa esaltata da Beria cUna nuova guerra servirebbe solo ad accelerare il crollo del capitalismo» (Dal nostro inviato speciale) Stoccolma, 8 ottobre. « La Russia è invincibile » ha detto Laurenty Beria, il capo della polizia segreta, ai 1359 delegati del XIX congresso del partito comunista russo, durante la sessione presieduta dal maresciallo Bulganin. .« L'Armata rossa è oggi la più forte del mondo » ha aggiunto durante la seduta pomeridiana il maresciallo Vassilewsky, quando Lazzaro Kaganovlch, il cognato di Stalin (questi era anche presente) gli ha dato la parola. Se l'intensità degli applausi può essere giudicata come un sintomo, bisogna dire che nessuna delle dichiarazioni programmatiche di Malenkov e degli altri relatori, ha tanto entusiasmato i delegati riuniti nel grande salone del Cremlino, come l'affermazione di Beria che è stato d< finito da ra- dio Mosca come « uno dei più fedeli compagni d'armi (sorat- nik) di Stalin ». < Noi vogliamo la pace — ha detto Beria — ma ciò non significa che non siamo pronti per affrontare qualsiasi altra eventualità; e la nostra politica pacifista non deve essere interpretata come un segno di debolezza ». Egli se l'è presa poi con i multimilionari americani, nominando Morgan e Rockefeller, che vorrebbero a ogni costo un terzo conflitto mondiale e invierebbero spie e sabotatori sul territorio dell'Unione Sovietica. « Abbiamo già salvato una volta la civiltà sconfìggendo sotto la guida del nostro grande Woshdy (capo) le armate di Hitler; e se ora gli imperialisti americani, deliberatamente ignorando la lezione e le esperienze della storia ancora recente, dovessero tentare di provocarci, ebbene, noi possia- mo soltanto dire che una nuo- va guerra servirebbe soltanto ad accelerare il crollo del capitalismo che, del resto, è in ogni qaso inevitabile ». Parole dure, come si vede, ancora più dure di quelle che pronunciarono Malenkov e Molotov. Ma si tratta di frasi e teorie care alla propaganda sovietica; e non c'è da allarmarsi. Del resto 11 congresso ha approvato ieri — naturalmente all'unanimità — la relazione del comitato centrale del partito (di cui sono stati già stampati tre milioni dì copie) il cui tono è abbastanza conciliante. E poi, com'è facile intendere, Ir. politica estera dell'Unione Sovietica non viene certamente fatta nell'aula o nel corridoi di un congresso, 1 cui delirati sembrano avere solo il compito di scattare in piedi nello stesso momento, ogni volta che un oratore tesse il panegirico di Stalin. • Fra questi oratori, oggi e ieri, sono stati anche molti comunisti stranieri, il più applaudito fra essi è stato il presidente della Repubblica polacca, Boleslaw Berut. Al congresso sono intervenuti rappresentanti di 43 partiti comunisti stranieri; e citeremo, fra le personalità più note, il presidente della Cecoslovacchia, Clement Gottwald, e il primo ministro degli Esteri del suo paese, Zapotocky, e gli italiani Longo, Grìeco, Ingrao, Robetti; la Pasionaria spagnola Dolores Ibarruri, l'ungherese Rakosy, il finlandese Willy Pessy, il romeno Georgiu-Dey, il bulgaro Chervenkow, il primo ministro albanese Enver Hoya, l'inglese Pollitt, il cinese Liu-Shao-tsi e le delegazioni delle due Germanie: al completo quello del I la Germania orientale con il : presidente Pieck, il primo mi nistro Grotewohl e il ministro degli Esteri Ulbricht, mentre la Germania occidentale è rappresentata dal solo deputato comunista Max Reimann. e. a.
Luoghi citati: Cecoslovacchia, Germania, Mosca, Russia, Stoccolma, Unione Sovietica
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