Il Signore è spirato in una nube di soavità

Il Signore è spirato in una nube di soavità QUESTA NON È UNA STATUA, È UNA RELIQUIA Il Signore è spirato in una nube di soavità 1 romani godranno per un mese Vestremo capolavoro di Michelanffiolo, la Pietà Rondanini, prima ch'esso sia inviato a Milano ((Nostro, servizio particolare) Roma, 2 ottobre. B' commovente in questi giorni, commovente e un poco incredibile, lo spettacolo della piccola fòlla che sosta dinnanzi all'ingresso del museo di Villa Borghese. S'è sparsa la voce, avvalorata da un'indiscrezione giornalistica, che la Pietà Rondanini, l'estremo e amaro capolavoro di Michelangiolo, sia esposta in una di quejle sale per quindici giorni: non più di quindici giorni, prima che il gran marmo, lungamente seppellito e lungamente conteso, mai offerto agli occhi del pubblico, lasci Roma per sempre. Pazientemente, gli uscieri gallonati del museo spiegano alla folla che la statua non è ancora giunta. Arriverà forse domani; e al pianterreno della villa stanno preparando la più raccolta delle sale, quella che chiamano la cappella, per ospitare la Pietd su di un basamento di granito. Sabato avrà luogo l'inaugurazione, alla presenza, si spera, del Capo dello Stato. La Pietà sarà esposta per i romani non quindici giorni, ma tutto il mese d'ottobre. E' la prima volta da moltissimi anni, che una così amorosa attesa di pubblico circonda una < rivelazione > d'arte: coloro che premono alle soglie del museo di Villa Borghese, in questi mattini d'autunno rapidamente offuscati dalla pioggia e rallegrati dal sole, non sono davvero tutti esperti. Nel gruppo • si vedono studenti liceali, per esempio, e pensionati Avviene dunque che la bellezza, o piuttosto il mistero della bellezza, parli d'improvviso al semplici: è co- a r n o o à e : e , o a , e e l i - o i me un affettuoso, gentile miracolo; non si può non esserne presi. Senza dubbio, anche la sensazione di un addio, il distacco di questo capolavoro ignorato da cui Roma è sul punto di separarsi, sta. come un elemento di fascino. Il pubblico ha seguito in questi anni le controversie sulla Pietà Rondanini: una galleria d'oltreoceano aveva offerto trecento milioni di lire; la Sovraintendenza aveva negato 11 permesso di esportazione; gli attuali proprietari del pezzo, gli eredi Sanseverino, s'erano impuntati nel non cederlo a meno di duecentocinquanta milioni, cifra di stima. In qual modo avrebbe potuto il deficitario comune di Roma, di cui si parlò come dell'unico acquirente possibile, racimolare una somma di tal genere? Frattanto la Piefd languiva in una brutta casa novecento di via Nerola, invisibile a tutti fuor che agli amici degli eredi. Agli eredi Sanseverino, comunque, spetta in extremis il merito d'aver ridotto le loro pretese a un totale più accessibile, centotrenta milioni. Per centotrenta milioni, la Pietd è toccata (colpo di scena) al Municipio di Milano; è una circostanza notevole, dal momento che Milano, la città più ricca d'Italia, soffriva di questa particolare miseria: non possedeva nulla di Michelangiolo. Con la Pietd Rondanini, la lacuna milanese è colmata in modo folgorante. Qualcuno ci ha permesso di penetrare stamane nella casa di via Nerola, in periferia, proprio mezz'ora prima che gli operai sollevassero la statua per collocarla nella duplice gabbia di legno. La Pietd posava su di un alto zoccolo, assolutamente troppo alto perchè fosse possibile con-,' templarla con agio da una po sizione normale; ma il fatto che la statua stesse come incastonata in un atrio angusto e che una breve scala a chiocciola gi- rasse tutt'intorno al bloccoI marmoreo, su su dal piede del 1 figlio sino alla testa della ma- dre, permetteva di osservare la, Pietà di scorcio, particolare per particolare, e poi goderla dal sommo, come un panorama dal ; cielo. E' un'opera sublime. Sei Michelangiolo avesse potuto Iterminarla, dedicare ad essa qualcosa di più che non 1 suoi ultimi, rapinosi sei giorni di !vita, è probabile che, meglio del Afose o del Prigione o della Notte, la Pietà Rondanini simboleggerebbe la sua gran- E' scolpita in un marmo gri-j?re?ar°'str^ verso' da - «««STSSSSto cheMichelangiolo prediligeva, di.verso dal marmo ellenico cheha lo splendore della carne e del sangue. Questo sordo mar-mo color tortora è il primo mi-stero dell'opera. L'altro, è n mistero dell'incompiuto: la ma- dre e il figlio non hanno viso. Gesù Cristo è in piedi, ma co- me accasciato da una fatica suprema, simile a un uomo che crolli piuttosto che a un Dio risorgente. I suoi ginocchi so- s engono un peso immane li: Che cosa mai non soffersero le tue ginocchia, o Signore? > aveva detto San Paolo); il suo costato si avvalla; e, come rot- tamente, come piamente la sua figura declina su quella della madre, quasi a riassumersi nel corpo che lo generò. jMichelangiolo aveva ottanta anni quando scolpì questo Gesù Cristo; era il più stanco e il più illustre degli uomini del suo tempo; stava per chiudere IM1111MIMI n 1 ! M M r 111111M111 ■ r 11111111111111M1 ( 11111 ■ I ■ 11 gli occhi: sulla soglia della morte lo riposò l'antichissimo richiamo dell'amore materno. Maria, la madre di marmo, ha le linee della giovinezza; l'ovale del volto e le spalle si piegano appena sul figlio colpito: < Spirò il Signore entro una nube di soavità >, dovr"p scrivere l'estatico cardinale De Berulle. Michelangiolo, cor .•. sue dure mani d'asceta, av va dato forma alla nuvola. Trovarono la sua ultima opera, pochi giorni dopo il suo trapasso, nella stanza dov'era solito lavorare. Eia una stanza quasi totalmente buia, perchè Michelangiolo non seguiva, nel mesi che precedettero la morte, se non l'abbacinante luce del cuore. Attigua alla bottega era la stalla, dove lo scultore custodiva la sua mula bianca; e su quella mula, ogni mattina, saliva verso le pendici vaticane ad osservare i lavori della cupola di San Pietro, la cupola che oggi lo eterna. Quando spirò, i muratori ai suoi ordini non erano giunti che ad edificare il tamburo. E' difficile immaginare una morte più desolata e più solitaria di quella di un uomo, come Michelangiolo, per il quale non aveva senso la gloria. I suoi amici non c'erano più, si erano appassiti i suoi amori terrestri. Incapace di dormire, occupava le notti nello scrivere versi disperati. Non parlava con nessuno. Possiamo credere che la Pietd Rondanini, scolpita furiosamente, sia stata molto di più che il suo atto cristiano di dolore o d'amore, la sua consolazione, la sua patetica vittoria sul tempo. Per un mese, quattrocento anni dopo che fu scolpita, i romani avranno per loro questa Pietd: è consolante che mol-, ti romani comprendano o intuiscano cosa significhi ospitare, ,3Ìa Pure per tanto poco, l'ulti ' ma opera di Michelangiolo. Poi l'avrà Milano, ed abbiamo visto perchè sia giusto così. Solo non sarebbe giusto, come pià- cerebbe ad alcuni, che la Pietà, Rondanini finisse sotto la na 1 vata del Duomo, dove intri stirebbe nell'ombra. Meglio a , Brera, come reclamano altri, o al Castello Sforzesco: sarebbe forse opportuno, infine, che una ; commissione di esperti e di cri i tici decidesse sulla destinazione I più propizia. Ci penseranno < milanesi; ricordino che questa Pietà è una reliquia prima Carlo Laurenzi ! ancora che_ un'opera d'arte,

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