Dialogo tra furbi

Dialogo tra furbi Dialogo tra furbi Il capo di tutti, in carica da dieci anni, inafferrabile da dieci anni, è 'Luis Taruc, un ex deputato del movimento sadkalistas (socialista). Luis, come Jesus Lava, che è il vice capo e segretario del partito comunista filippino, era deputato al Parlamento di Manila ma ne uscì nel '45 e si dette alla macchia. Egli sapeva che il Presidente Roxas, iniziatore della campagna di eliminazione degli Huks non avrebbe esitato a farlo ammazzare nella stessa aula parlamentare. Roxas non voleva sentir pattare di riforma agraria, aveva le sue idee, chiare e precise sui comunisti, ma mori nel '48 e gli successe il signor Elpidio Quirino, un ex maèstro di scuola. Quirino considerò il problema degli Huks da un punto di vista conciliativo. Rivolse a Luis Taruc un invito a rientrare a Manila, a ripigliare il suo posto e le garanzie di immunità parlamentare, sedere con lui dinanzi a un tavolo e cercare una via di accordo. Taruc aderì all'invito e, prese le necessarie precauzioni, si incontrò con Quirino nel palazzo di Malacagnan, dove fu ospite per due settimane, fatto segno ad onori principeschi. Il Malacagnan è residenza degli antichi governatori spagnoli delle Filippine. Ripete il fasto barocco, il gusto e l'opulenza e la esuberanza tropicale del ricchissimo e selvaggio paese. Il capo comunista dormì tra lenzuola di seta e fu servito a mensa dai valletti del Presidente. Tra lui e Quirino si scambiarono i più ingegnosi complimenti e le più zuccherose adulazioni. Giocavano a fare i furbi, tutti e due. E mentre l'uno, il Presidente, era a tavola con l'altro, il 'capo degli Huksbalahap, dietro i loro sorrisi si nascondevano due preoccupazioni: di ammazzare e di non lasciarsi ammazzare. Infatti all'indomani di un incontro più degli altri cordiale, dopo un banchetto in cui era corso più del solito vino francese gelato, Taruc non fu trovato nel suo letto. Era filato durante la notte e si scusò spedendo al Presidente della repubblica una lettera di ringraziamento per mezzo di un agente superstite di una pattuglia, assalita, e massacrata dai suoi uomini. Il convoglio sterminato Il signor Quirino energicamente richiese alla polizia della repubblica di perseguire gli Huks, di catturarne t capi, senza badare a mezzi 'e a spese. Ma la « PAilipptnes Constabulary > non potette far di più che difendersi. Proprio sul finire del 'SO gli Huksbalahap comandati da Taruc e da Jesus Lava, giunsero a minacciare Manila; resero problematiche le vie di comunicazione con le Provincie dell'isola di Luzon, commisero una serie di delitti a titolo di < dimostrazione politica ». Massacrarono un capitano delle Forze aeree degli Stati Uniti con la moglie e la figliuoletta presso 'l campo di aviazione di Clark's Field per protestare, appunto, contro la presenza degli americani sul territorio filippino. Sterminarono il convoglio scortato di donna Aurora Quezon, vedova del presidente Quezon e tra le signore più ricche del paese, mentre viaggiava verso le sue terre di Balere. Donna Aurora era accompagnata dalla figlia e dal marito di questa generale Buencamino, tutti crivellati, nel combattimento. E ciò per additare alla minoranza di straricchi latifondisti filippini la necessità di adottare punti di vista meno reazionari. E' guasi inutile avvertire che quest'assassinio fu uno dei tanti, sebbene il più clamoroso, perpetrati sulle persone dei fazenderos più in vista. L'esercito degli Huksbalahap assediò praticamente Manila sbarrandone gli accessi. Le bande controllavano la strada per Cavite, cioè per il nord di Luzon e per Tagay Tay la zona montagnosa della Sierra Madre. Dentro Manila essi, gli Huks, contavano su una quinta colonna vasta come metà della popolazione. In gran parte questa quinta colonna sopravvive all'ulteriore corso degli avvenimenti; è la colonna dei « fantasmi ». di cui parlavo all'inizio di questa storia. Uno di essi mi ha permesso di avvicinare, nella foresta'dell'interno, un capo degli Huksbalahap e in qual modo, eccomi a raccontarlo. Una di queste sere, più delle altre torbide e soffocanti, con un amico e la moglie, europei tutti e due ma « filippini » da cinque anni, ci recammo alla « pelota » basca. Alle Filippine la pelota si chiama Hai-lay, è la furiosa passione del popolo. La gente muore di fame per scommettere aZPHai-lay, vende le sue robe per giocare il suo tiratore favorito, molte volte vende anche più delle sue robe. L'Hai-lay, a Manila, si gioca in un enorme edificio capace di tremila spettatori, uno stadio sui generis: fatto di gradinate orizzontali e di una enorme gabbia di cemento e rete di ferro dentro la quale i giocatori armati del cesto di vimini per tirare, a velocità fantastica, la palla contro il muro appaiono come in un sogno o delirio alcoolico: nel gelido lu- n 1111111 • 11111111 a 1111 ri i 1111 ■ 111111 ■ i 11 r 111

Persone citate: Donna Aurora, Elpidio Quirino, Field, Jesus Lava, Luis Taruc, Roxas

Luoghi citati: Filippine, Manila, Stati Uniti