Senza berretto i goliardi al convegno di Firenze

Senza berretto i goliardi al convegno di Firenze Senza berretto i goliardi al convegno di Firenze Botta e risposta fra due studenti: "Le insegne le teniamo nel cuore; non siamo nè capiscarichi nè buffoni» Un vecchio poeta con la zimarra, "mascotte» dei catanesi (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 23 settembre. Un accenno di c colore » oggi, nella seconda giornata del Congresso goliardico fiorentino: è giunta la delegazione catanese con la sua straordinaria mascotte o, se si preferisce, il suo protettore: un vecchio poeta girovago, dai capelli canuti sparsi giù per le spalle, la lunga barba inanellata, gli occhi vivissimi, simili a diamanti neri. Il poeta è vestito di una zimarra nera, con un bavero bianco alla Richelieu. I goliardi siciliani non si muovono mai senza condursi dietro il gran vecchio, al quale chiedono consiglio: diremmo che nutrono per lui una venerazione appena venata dì gusto bizzarro. Il vecchio sedeva impassibile nell'assemblea, sotto la volta gotica della Saletta dell'Arte della Lana in Orsanmichele, dove il congresso si è trasferito. Neanche stamane abbiamo visto berretti goliardici. Il pio blema dei berretti goliardici ha il suo peso in questa riunione dell'Unione Goliardica Italia na: «E' il nostro dramma», notava uno dei capi. Infatti, subito in apertura di seduta, uno studente sardo, Paddu, di Cagliari, è insorto contro « la musoneria, la tetraggine, la schiavitù politica che frenano 10 slancio dell'U.G.I. Non vi nascondo, amici, che sono pieno di sconforto nel constatare che nessuno di noi, in questa sala, ha ritenuto opportuno presentarsi con il berretto universitario. Ciò significa forse che ci vergogniamo delle nostre in segne? ». «Nir. ci vergogniamo affatto delle nostre 'nscgne; offeriamo custodirle denfo di noi chiuse nel cuore. DobbKmo farla finita con l'avvali ì la idea che i goliardi t iei capiscarichi 9 buffoni. 1 ribattuto Stanzani di liclogna, 11 medesimo cui si deve la "in¬ cida relazione organizzativa del congresso. La maggioranza si è schierata con Stanzani, ma ciò non toglie che il colpo di Paddu sia stato duro. I capi dell'U.G.I. si stanno battendo contro corrente, in una battaglia abbastanza impari (come non pensare al goliardo « medio », indifferente e festaiolo?) da poterla considerare disperata. Disperata: ma se riuscissero a vincerla, l'U.G.I. avrebbe fatto per la democrazia italiana molto di più, straordinariamente di più, di quanto non sia lecito attendersi da un'organizzazione universitaria, un pugno di ragazzi di buona fede. «Come ci dichiareremmo paghi di università libere?», ha detto il giovare Vigezzi di Milano. « Senza dubbio le università debbono essere libere, ma un tale concetto sarebbe vuoto di senso se non si innestasse ne' quadro d' 'ina libertà più vasta, quella del Paese in cui siamo chiamati a vivere. Non libertà delle Università, dunq.ie, ma Università nella libertà » Sono parole coraggiose. E Dean di Perugia: « Se chiudessimo la porta alla politica chiuderemmo la porta alla vita ». E Jannuzzi di Napoli: « Il conformismo della classe dirigente, la faciloneria patriottarda di una certa cultura italiana, ci hanno attossicato di miti. La riscossa non può venire eh" da noi ». E Festi di Bologna: «Per qualche anno abbiamo magari giocato alla democrazia universitaria. Ora il nostro gioco è divenuto ierribilmente serio. Ne siamo orgogliosi: daremmo molto perchè l'educazione all'autonomia cho ci siamo imposti divenisse un bene comune alla vita pubblica » In tutto ciò c'è molta astrattezza beninteso; e dubitiamo addirittura che, presi dalle loro formulazioni teoriche, i goliardi arrivino alla fine del congrèsso dimenticando che la assemblea è stata indetta per conseguire una certa serie di scopi pratici. Questo non impedisce che la loro ansia di rinnovamento sia meritevole e genuina. Facendo perno su una massa gogliardica sorda ed indifferente, i giovani dell'U.G.I. tendono alla moralizzazione degli Atenei, contrastandone il dominio ai gruppi politici totalitari. Mettono in campo un problema di fondo: bisogna esserne loro grati. c. 1.

Persone citate: Dean Di Perugia, Festi, Jannuzzi, Saletta, Stanzani, Vigezzi

Luoghi citati: Bologna, Cagliari, Firenze, Milano, Napoli