Universitari a convegno nelle sale di Palazzo Vecchio
Universitari a convegno nelle sale di Palazzo Vecchio Universitari a convegno nelle sale di Palazzo Vecchio "Vogliamo che negli Atenei si studi davvero e che ad ogni studente siano assicurati i mezzi del lavoro scientifico e dell'elevazione morale,, (Dal nostro inviato speciale) Firenze, 22 settembre. « Ogni volta che in Italia si è soffocata la libertà, si è proceduto ad abolire i segni della goliardia. I nostri berretti, le nostre cerimonie valgono dunque qualcosa; denunziano un modo di intendere la vita, non una condizione inferiore di inconsapevolezza festaiola. Noi sappiamo bene di quale incorruttibile umiltà sia fatta la fede democratica ». Così ha parlato stamane, nel salone dei Duecento del Palazzo Vecchio, il giovane Franco Roccella, vice presidente dell'Unione Goliardica Italiana. Quella degli universitari (o almeno di certi universitari) è una precisa, pungente lezione etico-politica, un « soffio d'aria » per il Paese. « I nostri berretti valgono qualcosa»; ma sotto la gran volta di pietra serena non c'era una sola insegna. I cento universitari delegati al congresso dell'U.G.I. dalle organizzazioni di base sedevano serissimi e composti sugli scranni di noce antico. Una leggera sorpresa si dipingeva sul viso dei ragguardevoli personaggi presenti, dal prefetto al sindaco La Pira, al Rettore Magnifico dello Studio fiorentino, prof. Borghi. Non una delle tante assise cui è dato poter assistere ai giorni nostri, neanche un congresso di astronomi o di tisiatri ha mai offerto una così totale assenza di « colore » come questa assemblea di ragazzi: l'università si rinnova. Il problema dei futuri quadri è fondamentalmente un problema morale. Esiste oggi — ed è senza dubbio un segno di vitalità — una sorta di supergerarchia universitaria, la U.N.U.R.I.. i cui membri risultano eletti dai parlamenti goliardici delle varie sedi, le «interfacoltà» Le « interfacoltà » e l'U.N.U.R.I. rispecchiano le tendenze politiche più diffuse: vi si trovano numerosi i democristiani, i comunisti e, da qualche anno, i monarchicofascisti. Infine vi è l'U.G.I., la «terza forza»: e con tale peso si proietta al di là dell'ambito medesimo degli atenei questa, Unione Goliardica che il suo congresso fiorentino, destina-'uasvatccdgdg to a chiudersi giovedì prossimo, acquista un'importanza da piccolo (ma non poi tanto piccolo) avvenimento nazionale. « Quando noi ci definiamo terza forza, non si intenda ciò come una esatta collocazione politica», ha detto il relatore Roccella, un siciliano che frequenta lettere a Bologna e che parla con meditato, sapiente vigore. I ragazzi dell' U.G.I. credono che il problema universitario vada risolto sul piano della cultura e del metodo: « Il disorientamento, il mestierantismo, il disinteresse, la fatuità che presiedono alla vita universitaria italiana costituiscono una minaccia per la compattezza democratica e civile del Paese, giacché i goliardi di oggi saranno i reggitori di domani. L'U.G.I. intende che tutto ciò sia sanato: intende che negli atenei si studi davvero, che ad ogni universitario vengano assicurati i mezzi del proprio lavoro scientifico e della propria elevazione morale ». Un discorso di questo genere « diventa », ben inteso, anche un discorso politico. Appartengono all'U.G.I., attraverso le varie organizzazioni goliardiche locali, gli universitari di fede repubblicana, socialdemocratica, liberale. La pregiudiziale laica, antifascista e anticomunista resta per l'U.G.I. una questione di principio; accade però che un organismo siffatto agisca per la prima volta in Italia, forse è l'unico, al di là delle barriere di partito. Sarà interessante vedere come l'U.G.I. imposterà praticamente la sua lotta: siamo di fronte ad un congresso di giovanissimi che i grossi leaders potrebbero utilmente seguire. c> 1.
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