La morte del gen. Dallolio

La morte del gen. Dallolio SULLA SOGLIA DEL CENTESIMO ANNO La morte del gen. Dallolio Il cordoglio del Governo - Gli ultimi tranquilli giorni in una antica casa di un rione popolare di Roma Roma, 20 settembre. Il generale di Corpo d'Armata Alfredo Dallnllo è morto stamane a Roma. Egli era entrato, il 21 giugno, nel centesimo anno di età. Allora la stampa gli fu vicina, ricordò la nobile figura di questo vecchio generale che tanto aveva dato alla Patria e nulla aveva chiesto. Un uomo di vecchio stampo, una di quelle figure che , o i e e 1 a a o l e i i o e a i e u o 9 e diventano sempre più rare In quest'epoca convulsa. T! generale, il primo giorno dell'estate scorsa, non volle festeggiamenti apeciall per il suo novantanovesimo anno di età. Rimase chiuso in casa, una antica casa del rione Ponte, In via Monte Giordano, insieme alle due figlie, una nipote e qualche amico di famiglia. « MI festeggerete — disse — al centesimo anno di età ». j Ma sapeva che nessuna festa avrebbe avuto, sapeva, forse, di morire. Infatti non volle re carsi, neanche nei giorni del gran caldo, in una sua casetta a Pianoro, vicino a Bologna, sua città natale. Si sentiva stanco, distaccato dalla vita. Ed è morto dolcemente, circondato dalla tenerezza dei suoi. La notizia della sua morte ha provocato cordoglio In città. Personalità militari e politiche si sono recate a rendere omaggio alla salma e finalmente hanno potuto varcare quella soglia così gelosamente custodita, non per scontrosità, m^ per modestia. Anche il Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio on. Tupini ha recato alla famiglia le condoglianze del Governo. Della sua vita privata, del suoi rapporti politici con personaggi della storia d'Italia poco si sa. Alfredo Dallolio rifuggiva da ogni forma autobiografica. Si sa soltanto — e questo corona la sua Integra vita al servizio del Paese — che egli fu irriducibilmente contrario alla guerra del 1940. Egli, che era commissario alle fabbricazioni dì guerra, sapeva della Impreparazione delle nostre forze armate, conosceva la povertà dei nostri mezzi e 10 fece più volte presente con antica rudezza militare. Alfine si dimise inviando una lettera a Mussolini in cui affermava che la sua coscienza non gli permetteva di assumere una cosi pesante responsabilità. Dallolio era nato a Bologna 11 21 giugno 1853. A vent'anni era ufficiale d'artiglieria a Torino. L'Italia era unita da tre anni. Destino ha voluto che egli morisse nel giorno del XX Settembre che gli ricordava quel lontano fausto evento del 1870 allorché il padre suo, Cesare uomo di fiducia dì Cavour, gli comunicò la decisione di inviarlo all'Accademia perchè diventasse un fedele soldato dell'Italia unita. Lo scoppio della prima guerra mondiale vide il generale Dallolio molto in alto nella gerarchia dei valori militari. Fu ispettore per l'artiglieria, poi direttore generale, quindi sottosegretario di Stato alla guerra, e infine ministro per le armi e le munizioni. Lo sforzo che precedette la vittoria delle armi italiane dopo Caporetto fu merito anche di Dallolio che forni il fronte delle armi necessarie alla grande offensiva. Il fascismo non lo ebbe mai fedele seguace. Rifiutò di fare giuramento al partito, pur servendo come tecnico il proprio Paese. Egli infatti, all'inizio dell'ultimo conflitto, era commissario alle fabbricazioni di guerra. Poi presentò le dimissioni e si ritirò nella vecchia casa, nell'angolo più antico e popolare di Roma. d. m. UiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiMiiiiiiii j Il generale Dallolio 111111111 >11EMtr 11i11m11:f11 -'<i 111111111mip111■