Le future "centrali,, atomiche

Le future "centrali,, atomiche CALORE E LUCE PER TUTTI Le future "centrali,, atomiche Un etto di uranio può produrre tanta energia elettrica da scaldare e illuminare un'intera città - Conclusioni al convegno di Roma (Nostro servizio speciale) Roma, 18 settembre. Le prospettive di utilizzare industrialmente l'energia nucleare, formulate da Francesco Giordani — vice-presidente dell'Accademia dei Lincei — al Congresso internazionale della Elettricità, hanno improvvisamente dato il c via » ad un tumulto di speranze, ad un'esplosione di euforia che ha indotto perfino alcuni giornali romani ad annunciare imminente la èra in cui le nostre massaie accenderanno i fornelli delle cucine con l'energia atomica. Tali interpretazioni della bella sintesi delineata dal Giordani dinanzi ai rappresentanti, agli scienziati, ai tecnici di venti nazioni minacciano di sorpassare le conclusioni del suo discorso e di svalutare le stesse mirabili verità ch'egli ha detto. Vediamo di spremere in pochi capoversi il succo di quanto in questi giorni si sta discutendo ed esaminando nel Convegno mondiale di Roma, Perchè? Perchè si tratta di « fare il punto » sulla situazione delle riserve d'energia elettrica disponibili nel mondo, che non sono infinite; e di vedere se in avvenire sarà praticamente possibile sostituire, o, meglio, integrare le fonti d'energia di cui oggi disponiamo (idroelettriche, termiche, geotermiche, vale a dire soffioni boraciferi o di metano) con nuove sorgenti di ben maggiore potenza e ricchezza, quali quelle prodotte dalla disintegrazione dell'atomo. Creare, non distruggere Finora la < fissione » nucleare avviene in modo distruttivo, esplosivo (vedi: bomba atomica, sia all'uranio, o all'idrogeno od al plutonio). Occorre invece arginare, domare, disciplinare questa formidabile scaturigine d'energia: piegarla ai bisogni civili e pacifici della umanità; insomma utilizzarla senza pericoli, au ralenti. A che punto siamo in quest'ordine di ricerche? In tali tentativi? A siffatte domande ha inteso rispondere il prof. Francesco Giordani al congresso di Roma. Egli è partito dalla constatazione che il crescente consumo della energia elettrica nel mondo ha da pochi anni preso un ritmo cosi accelerato che, continuando di questo passo, nell'anno 2000 avremo totalizzato un consumo di 30 <Q» (esprimendo con la lettera «Q» l'unità di misura della disponibilità e del consumo d'energia nel mondo; unità immaginata dallo specialista americano Palmer Putnam, per conto della Atomic Energy Commiasion, la famosa €AEC>). . Ora un c Q > equivale a 250 trilioni di miliardi di klloca- lode: il numero 250 seguito da 15 zeri. Tutta l'energia ottenuta da combustibili fossili, consumata nel mondo dall'inizio del tempi storici fino al 1860, è stata soltanto di 7 unità Q. Ma poi è venuta la rivoluzione industriale; sono intervenuti i giganteschi impianti che ben conosciamo, e dei quali ogni giorno ci serviamo per i nostri bisogni militari e' civili, pubblici e privati. In un solo anno il mondo consuma attualmente più energia', di quella che abbia consumata, in addietro, durante un secolo. E le richieste aumentano con un crescendo spaventoso. Ecco dunque perchè, allo scadere del secolo XX, l'umanità avrà consumato oltre 30 Q. Le attuali fonti d'energia hanno purtroppo un limite che, col ritmo di consumo attuale, sarà presto raggiunto: più presto, forse, di quello che gli uomini pensino. Da ciò risulta chiara la necessità di provvedere, senza eccessivi indugi, nuove fonti di energia elettrica. Non potranno esser più quelle idroelettriche; perchè, allo scadere del nostro secolo, tutti gli im pianti montani ed i bacini idrici praticamente accessibili e sfruttabili saranno probabilmente già in funzione. E non basteranno. Lo stesso discorso vale per le centrali termiche; senza contare che i giacimenti di carbone economicamente sfruttabili saranno a quell'epoca talmente esauriti che non converrà dedicarsi alle miniere povere, di troppo scarso o costoso rendimento. Quali saranno allora le nuove, inesauribili, ben' più economiche sorgenti d'energia? Non v'è dubbio: quelle atomi che, derivanti dalla fissione del nucleo di alcuni corpi assai diffusi in natura. E' dunque tempo che gli scienziati atomici pensino, non a distruggere, ma a creare; non alla guerra, ma alla pace. Si è intanto rivolta l'attenzione agli isotopi dell'uranio, ai torio, al vanadio, ad altri elementi del quali esiste una relativa abbondanza, sulla superficie terrestre. Basta pensare che la fissione di un chllogramma di uranio, fornirebbe 17 miliardi di kilocalorie, pari a 2450 tonnellate di carbone, per comprendere la convenienza, la utilità, l'inesauribilità di un simile impiego. Un etto di uranio, trasformato in forza elettrica, potrebbe insomma scaldare, illuminare, da un'apposita centrale, un'intera cittàLa tecnica attuale è riuscita a costruire alcuni tipi di reattori (breeder reactora) mediante i quali appare possibile, per esempio, la trasformazione del torlo 232 nell'uranio 233, materiale fissionabile dTsdtcpb.con conseguente sfruttamento 1 di energia per scopi pacifici. Tali impianti avrebbero l'enorme vantaggio di ridurre a quasi zero le spese di trasporto del combustibile, spese che tanto gravano attualmente sul costo dell'energia nei paesi importatoti. Ma... c'è, per ora, un terribile « ma » che sembra ostacolare fortemente gli sperati progressi di questo nuovo generatore d'energia.' Anzi, di « ma », ne esistono parecchi. Prima di tutto, la precarietà di vita del neutrone, la cui durata media nel reattore è dell'ordine di pochi millesimi di minuto secondo. (E tutti sanno, sol che abbiano sentito parlare della pila di Fermi «a neutroni rallentati >, che sarebbe invece necessario, per lo sfrutta-' .mento industriale delle .reazioni a catena che la vita nel neutrone, fosse notevolmente prolungata, per servircene senza troppi rischi nel processo di fissione). Difficoltà tecniche In secondo luogo, occorre evitare che, nell'operazione, si generino così elevate temperature da superare i limiti di resistenza delle strutture del reattore. Lo scatenamento di energia si manifesta, come è noto, in forma termica. La quale dev'essere mantenuta entro certi limiti, per non compromettere la stabilità ed il funzionamento del reattore stesso. Terzo ostacolo: bisogna circondare il congegno con una massa isolante spessa e pesante — una specie di cintura di sicurezza — per impedire che le fortissime irradiazioni, lanciate in ogni senso dalla fissione di luntopi radioattivi, riescano dannose agli organismi viventi. Tutti sanno; dopo Hiroscima, come tali radiazioni possano uccidere in pochi minuti gli uomini che si trovano vicini al' fenomeno di disgregazione del nucleo, entro un raggio determinato dalla potenza stessa delia metamorfosi. Perciò necessità di forti schermi di protezione, e di comandi a distanza. I Abbiamo accennato di volo alle prime difficoltà tecniche, non perchè sieno le sole; ma sono le principali che per ora si frappongono fra la soluzione teorica del problemi e la sua pratica esecuzione. Tuttavia si sa già che in America esistono alcuni reattori nucleari utilizzabili per scopi di pace. Si ha notizia, per esemtio, di un piccolo impianto di Ricupero termico installato, iu reattore inglese «Bepo», a Warwell Serve per il rlscal ■lamento del locali e fornisce grdas1 circa 2000 kilowattore d'ener-i già continua. Un altro reatto re americano, ad Arco nell'Idaho, alimenta per alcune ore un turbo-generatore della potenza di 100 kw. Certo, sono impianti mode sti, di carattere più sperimentale che pratico. Ma che si gniflca ciò? L'importante è cominciare, dischiudere la porta all'avvenire. Il resto verrà dopo, provando e riprovando, con pazienti successivi esperimenti, superando ostacolo dopo ostacolo, come avvenne ed avviene per tutte le scoperte umane, scientifiche o tecniche. Anche quando sessantanni fa, fu tentato nel mondo, proprio a Roma, il primo esperimento di trasporto dell'energia elettrica a distanza, fra le cascate dell'Amene a Tivoli e l'Urbe, non si trattava che di una modesta tensione di 5000 volts e dì una distanza di 26 chilometri! Fa ridere, oggi, ripensare a quella « prima prova». Eppure di lì provennero le grandi reti attuali dì trasmissione d'energia ad aita potenza che coprono il mondo civile e mettono in moto stabilimenti industriali, centrali elettriche, ferrovie, generatori di luce, alti forni, ecc. Lo stesso avverrà per i reattori nucleari m. m. iimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii

Persone citate: Francesco Giordani, Palmer Putnam

Luoghi citati: America, Idaho, Roma, Tivoli, Urbe