I giudici ad Alvito sul luogo della tragedia

I giudici ad Alvito sul luogo della tragedia IL PROCESSO DI CASSINO I giudici ad Alvito sul luogo della tragedia I Cellucci davanti il fatale burrone, riconferma la versione della disgrazia - Una proposta dell'avv. De Marsico accettata dalla Corte Alvito, 12 settembre. Armando Cellucci può aver veramente tratto lo spunto per sopprimere la moglie dalla vicenda narrata da James Cain ne < Il postino bussa sempre due volte > e tradotta anche in un film dallo stesso titolo? Al gerente postale di Castel D'Alvito gli venne chiesto un particolare del genere o meglio se avesse mai letto il libro dello scrittore americano. Naturalmente la risposta fu negativa: «James Cain? "Il postino bussa sempre due volte"? e cosa sono? >. Il professore De Mar- sico che rappresenta gli inte-ressi di chi è la vittima in questa vicenda non s'è arreso. Perchè, infatti, non indagare se il Cellucci ha avuto occasione almeno di conoscere il film che tratta il medesimo argomento? Non sarà una prova, ma è già qualcosa. E così questa mattina, alla fine del sopraluogo che i giudici hanno voluto fare ad Alvito e a Castel D'Alvito, il prof. De Marsico ha posto la questione: «Perchè non si indaga per sapere se a Sora, il centro maggiore vicino al paese dove abitava Cellucci, o in qualche altra località nei paraggi, alla metà di dicembre del 1949, tre mesi prima cioè della morte di Cesidia Serrecchia, non s'è programmalo il film: «Il postino bussa sempre due volte >? I giudici hanno trovato opportuna la richiesta e hanno stabilito che si indaghi. Quali risultati ha dato il viaggio che la Corte ha voluto fare sino ad Alvito e sin sul luogo dove precipitò la mac jchina di Armando Cellucci? Il lavoro di indagine è durato circa cinque ore. S'è cominciato con l'esame del burrone. Il gerente postale di fronte alla scarpata in cui precipitò, la notte del 1" marzo 1950, insieme alla sua automobile e al cadavere della moglie, non si è sbilanciato troppo. Ha preferito rimanere sulle generali: «Credo che sia questo: ma sapete, era buio e non posso giurarlo ». E' stato più preciso quando gli è stato chiesto di ricostruire la scena secondo la versione da lui fornita: ha spiegato d'aver fatto scendere la bambina, d'aver spinta la macchina a marcia indietro verso il burrone, d'aver messo in moto la « Topolino » e nel precipitare d'essere stato proiettato fuori dall'auto e d'essersi aggrappato istintivamente a degli sterpi che attutirono la caduta. Insomma una descrizione particolareggiata. Armando Cellucci parlava spedito e sicuro. Poi i giudici si sono spostati a Castel d'Alvlto, trecento metri circa più in alto per prendere visione di qualche altro elemento che potrebbe essere utile ai fini della sentenza: la casa di Cellucci, l'ufficio postale da lui gestito, la macchina dove avvenne il dramma. Praticamente il processo è terminato. Molto probabilmen j te sabato prossimo Armando Cellucci saprà quale destino lo j attende. \ *

Luoghi citati: Alvito, Sora