Un uxoricidio sostengono i periti

Un uxoricidio sostengono i periti IL PROCESSO DI CASSINO Un uxoricidio sostengono i periti Cassino, 11 settembre. Come mori la moglie di Armando Cellucci? Fu uccisa Cesidia Serrecchia o urtò accidentalmente la nuca su un cacciavite che era In fondo alla macchina? I due periti d'ufficio, dottor Madia e dott. Castrucci, hanno fatto sul caso una lunga relazione giungendo ad una sola conclusione: Cesidia Serrecchia venne uccisa. Ed oggi in udienza hanno confermato tutto ciò che avevano scritto. I medici hanno spiegato, innanzi tutto, che le lesioni riscontrate sul cadavere della donna sono state prodotte quando la Serrecchia era in vita e dopo la sua morte. Alle prime appartengono tre ferite al capo, una delle quali profonda sino all'osso; una ecchimosi al collo ed escoriazioni alla fronte. Le ferite alla nuca sono Btate prodotte, secondo il parere dei due periti, da un corpo a margini taglienti e contundente come potrebbe essere la leva cacciacopertoni dell'auto trovata intrisa di sangue. Queste ferite — hanno aggiunto i due medici — sono state prodotte lll (1111 1 ■ 111111 11 111111M111! IU11 [ 1111111M1111) dal Cellucci mentre la moglie stava seduta in macchina o mentre stava scendendo da essa. Infatti, osservando le ferite, risulta che il feritore si doveva trovare in posizione eretta e sovrastante la vittima in modo da poter vibrare il colpo con una forza tale da produrre la frattura riscontrata. La vittima, hanno spiegato ancora i medici, dopo che le furono vibrati i tre colpi rimase esanime, ma non morì: fu allora che il Cellucci tentò di strozzare la moglie, ma in quel momento la donna esalò l'ultimo respiro. Questo vuol dire che l'aver passato intorno al collo della moglie un fazzoletto di seta e averlo stretto non determinò la morte. Le escoriazioni alla fronte, hanno sostenuto i periti, sono state la conseguenza di un litigio fra i due coniugi. E le lesioni «post mortem»? le più importanti sono le escoriazioni riscontrate alle gambe. Come si giustificano? Solamente, in un modo, hanno risposto i dottori Madia e Castrucci: il Cellucci deve aver preso il cadavere della moglie per le braccia e deve averlo trascinato per un lungo tratto di strada prima di farlo precipitare lungo la scarpata del burrone. « Insomma — hanno concluso i due periti — innanzi tutto furono prodotte le lesioni alla fronte; poi quella ai capo, poi quelle al collo ed infine quelle alle gambe determinate quest'ultime da strisciamento sul terreno. E' da escludersi che la Serrecchia sìa precipitata nel burrone con la macchina». Contro queste perizie la difesa ha opposto un consulente tecnico al quale i giudici, hanno chiesto dei chiarimenti. Sostiene il prof. Frache, libero docente di medicina legale all'Università di Roma, che l'esame e le relazioni dei periti peccano di soggettivismo e di interpretazione arbitraria soprattutto quando si tenta ricostruire, in base alle risultanze scientifiche, le modalità con cui fu compiuto il delitto. « Sarebbe opportuno — ha concluso il prof. Frache — ordinare una nuova perizia attraverso la quale si possano colmare le lacune della prima». La battaglia della discussione, avrà inizio martedì. Intanto domani la Corte, insieme ad Armando Cellucci, si trasferisce ad Alvito per ricostruire « in loco » cosa avvenne la notte del primo marzo.

Luoghi citati: Alvito