L'occasione perduta dagli alleati e dal re

L'occasione perduta dagli alleati e dal re ERRORI E COLPE DELL'a SETTEMBRE 1943 L'occasione perduta dagli alleati e dal re Churchill voleva occupare l'Italia, ma gli americani non vollero rinunciare allo sbarco già progettato in Francia - Le paure di Vittorio Emanuele III - In giudizio di Caviglia: "Il sovrano ha accettato la sua decadenza; bisogna imporgli l'abdicazione,, C'era forza umana che potesse salvare l'Italia dalla sciagura e dall'umiliazione segnate, nella sua storia di perdizioni e di salvazioni, dalla data dell'8 settembre 1943? Si può pensare con ragionante distacco allo sgomento e terrore che ricominciò quando gli italiani, perduta una guerra insensata, che solo un uomo aveva voluta • mal condotta, non chiedevano più che a qualunque costo, di uscirne? I quaranta giorni Ci si può ripensare con relativa serenità, abbastanza sicuri che, da quello sfacimento non solo la materia umana degli italiani è sopravvissuta vitale, ma che lo Stato italiano ai è ricostituito nella nuova Repubblica e in una nuova Europa; e meditare sull'insuccesso degli uomini politicamente responsabili, con l'exsovrano e Badoglio, di quelli che furono i quaranta giorni: quaranta giorni di equivoche illusioni condotte alla crudele soluzione dell'armistizio, lasciato da econtare al popolo italiano. Uscire dalla guerra con il minor danno possibile: questa oggi risulta essere stata l'idea, pavida ed insufficiente, che guidò le buone intenzioni di quelli uomini. Con la puerile illusione d'ingannare per un momento l'alleato del fascismo, Badoglio aveva pronunciato l'ambiguo « la guerra continua >. Continuava si, ma da quale parte? Nessuno di quelli uomini pare avesse chiara l'Idea Impopolare, ma evidente, che la guerra per gli Italiani continuava dall'altra parte. E che a questo bisognava, meglio che si poteva, provvedere subito, prima che la Germania si riprendesse dal colpo, sempre sospettato ma arrivato all'improvviso, della autoliquidazione del fascismo e dell'automatica rottura del patto Hitler-Mussolini. Ora da Goebbels sappiamo che in Germania erano convinti che, già prima del colpo di stato eliminatore di Mussolini, l'Italia avesse negoziato con gli alleati. Il così detto « tradimento > per 1 nazisti poteva esaere un motivo di propaganda: 11 loro crudo realismo era un atto di politica come un altro. Non avevano anch'essi sorpresa la Russia, con la quale avevano un trattato di non aggressione, aggredendola da un giorno all'altro? Ma naturalmente l'aggressione l'avevano militarmente preparata. Ma in Italia — si è detto — non c'era stato tempo per preparare quello che la diplomazia d'un tempo eufemisticamente chiamava rovesciamento di alleanze. Come? Se 11 re scrisse ad Acquarono che fin dal gennaio di quell'anno aveva deciso di metter fine al regime disastroso, eliminandone 11 capo! Fu un vero colpo di Stato quello del 25 luglio che, riconosciamolo, seguì una procedura quasi costituzionale. La seduta del Gran Consiglio fascista nella quale Dino Grandi dimise il dittatore screditato e praticamente sciolse il suo partito restituendo ogni autorità alla Corona, fu un ritorno alla Costituzione che il re aveva lasciata violare dopo che il colpo di Stato lo aveva subito anche lui, accettando per capo del Governo il capo dei ribelli marcianti su Roma. Ma 11 colpo di Stato del 25 luglio, se aveva avuto una certa preparazione tecnica interna, non ne aveva avuta nessuna di assaggi internazionali. Ora dai documenti sappiamo che Vittorio Emanuele III, come uno di quelli italiani qualunque che il fascismo aveva abituati a non saper nulla dì ciò che stava avvenendo, non vedeva più in là di una « neutralizzazione > dell'Italia fra 1 due belligeranti. Idea modesta, ma, nella sua modestia, l'unica tutta impossibile. La carta dell'antifascismo Poteva correggerla l'uomo che egli aveva incaricato del governo, Badoglio? Se avesse scelto, come Grandi gli aveva proposto, il maresciallo Caviglia, le cose sarebbero andate meno peggio? Certo, perchè Caviglia, il vincitore vero di Vittorio Veneto, non compromesso col fascismo, poteva trovare fra gli alleati quella fiducia che essi non potevano dare a Badoglio, astuto doppiogiocante ma compromesso con il fascismo e con la guerra fascista. Dalle memorie di Caviglia — specchio di grande soldato ed anche di uomo intero — risulta che nemmeno lui sul momento pensava a più che a una « neutralizzazione ». Ma intanto, per prima cosa, avrebbe richiamato in Italia le divisioni sparpagliate nei Balcani e nell'Egeo, che, lasciate dov'erano, dopo l'8 settembre finirono catturate dal tedeschi. Sempre quell'infantile illu sione di riuscire ad imbroglia re 1 tedeschi e la paura, all'in terno, di sembrare troppo an tifascisti. Mentre la sola carta che poteva servire con gli alleati era proprio quella dell'antifascismo. Ma c'era la paura immediata della vendetta nazista, come se la vendetta non dovesse essere la steBea su un'Italia falsa neutrale o su un'Italia dichiaratasi subito nemica Gli alleati potevano non capire se questo nuovo go\ Tno fosse antifascista o fascista mascherato di legalità monarchica: 1 tedeschi capivano benissimo che il fragile inganno era contro di loro. Oggi sappiamo che lo stesso Badoglio aveva subito proposto apmidscMmcngccaczpIdledMrl'prGcrsnlsGtdltbgctdpqcmd1cslsnlmtetcpffn1s2svdip al re un Governo di uomini puri di fascismo: come Bonomi, Soleri, Einaudi, Casati. Fu il sovrano a non volerlo perchè di colore troppo antifascista. E si che gli italiani, sbalorditi e contenti all' eliminazione di Mussolini, facevano a gara a maledire il fascismo. E, fuori che pochi, con candida fede nel nuovo Governo, per quaranta giorni si aspettavano il miracolo di una guerra universale che, arrivata sul suolo italiano, avrebbe risparmiato l'Italia. Certo alle esitazioni italiane corrispose altrettanta incertezza nell'azione degli alleati, sorpresi di quanto era avvenuto in Italia. Churchill, grande uomo di Stato, pronto ad afferrare le occasioni, aveva qualche idea di afferrare l'occasione italiana. Ma gli americani, nuovi all'Europa e metodici, non ci videro l'occasione da cambiare il loro programma di vittoria: sbarcare in Francia ed annientare la Germania, in collaborazione con i russi, nel suo stesso territorio. Il che poi riuscì. Alla strategia di Eisenhower conveniva che i tedeschi tenessero le loro forze quanto fosse più possibile sparpagliate fuori dalla Germania. Quindi nessuna fretta ad eliminare, anche potendo, 1 tedeschi dal territorio Italiano. Il che spiega la lenta, faticata e, diciamo pure, poco brillante campagna d'Italia degli alleati. Responsabilità di uomini Negoziati diversi da quelli che Badoglio condusse, In ritardo e con emissari di secondo ordine, avrebbero potuto portare ad una revisione di questa condotta anglo-americana: certo a qualche cosa di meno crudele ed umiliante della resa incondizionata del1*8 settembre. E' lecito realisticamente supporlo. Un rovesciamento pronto e totale delle alleanze, anche con le scarse forze militari a disposizione, avrebbe fatto sì che l'Italia fosse subito dichiarata prima cobelligerante e poi alleata dagli alleati. Ma questo non era pensabile con uomini scelti dal re pauroso. L'occasione che voleva uomini animosi, perduta dagli alleati per affrettare la fine della guerra, fu perduta anche per la monarchia italiana. Sotto la data del 28 luglio 1943, 11 maresciallo Caviglia scriveva: «Con la giornata del 24 luglio 11 re ha accettato la sua decadenza. Un altro governo purificatore che succeda a questo di Badoglio dovrà imporre al re l'abdicazione, perchè non si imponga la decadenza della dinastia». Giulio Caprin La celebrazione a Roma Roma, 8 settembre. L'on. Giorgio Amendola, che fu comandante garibaldino del Lazio e membro del C.L.N., ha rievocato stasera alle 18,30 a porta S. Paolo l'anniversario dei sanguinosi scontri avvenuti in quel luogo l'8 settembre del 1943 tra i granatieri e 1 paracadutisti tedeschi. Una numerosa folla, unitamente ai rappresentanti della Camera del lavoro, dei partiti di sinistra, delle associazioni partigiane, dei perseguitati politici, ha partecipato alla solenne commemorazione di quel primo eroico inizio della Resistenza.