"Vidi Marcel Loubens sfracellarsi ai miei piedi" di Sandro Volta

"Vidi Marcel Loubens sfracellarsi ai miei piedi" Mentre dall'abisso puntava la macchina da ripresa "Vidi Marcel Loubens sfracellarsi ai miei piedi" Emozionante racconto dell'operatore cinematografico che ha partecipato alla tragica esplorazione - Commovente cerimonia funebre sul ciglio del baratro (Dal nostro corrispondente) Parigi, 19 agosto. Haroum Tazieff, l'operatore cinematografico che ha partecipato alla tragica esplorazione della Pierre-Saint-Martin, si trovava In fondo all'abisso quando Marcel Loubens precipitò sulla roocia sfracellandosi ai suoi piedi. Ora egli ha raccontato ai giornalisti i particolari della drammatica avventura: < Erano passate da poco le 11 di martedì scorso — ha detto — quando Loubens, che si trovava da quattro giorni in fondo all'abisso, si preparò per risalire alla superficie. Io e Labeyrie lo accompagnammo tino alla base del grande pozzo verticale, dove doveva iniziare la salita. Occhialini, che si era affaticato molto il giorno prima, dormiva sotto la sua tenda al campo base. « Eravamo d'accordo che avrei filmato l'ascensione di Loubens, ed a questo scopo gli consegnai una torcia al magnesio raccomandandogli di accenderla appena fosse giunto ad una decina di metri d'altezza. Arrivato a questo punto, egli cercò di accendere la torcia; ma l'umidità e la pioggia che cadeva da una cascata sotterranea glielo rendevano difficile. Loubens sfregò molti fiammiferi senza risultato. L'interminabile attesa « Intanto la salita si era arrestata. Io avevo l'obiettivo della mia macchina puntato su di lui. Loubens sfregò un altro fiammifero, ma ancora nulla: " Questa dannata torcia, — mi gridò, — non riuscirò mai ad accenderla". Furono le sue ultime parole. Dopo qualche secondo udii un urlo di terrore. Nel mirino della macchina da presa vidi passare un punto scintillante ad una velocità vertiginosa: era la lampada fissata in fronte al casco di Loubens >. Tazieff ha -raccontato che Loubens venne a sbattere al suoi piedi, poi rimbalzò di roccia in roccia per fermarsi soltanfo una trentina di metri più in basso, vicino a Labeyrie. Le grida svegliarono Occhialini; tutti accorsero presso il corpo che giaceva sul ventre senza dare segni di vi ta. I tre uomini .sollevarono il ferito prendendolo per le gambe e sotto le ascelle e lo adagiarono al riparo di uno strapiombo, ma era chiaro che le sue condizioni erano molto gravi. Labeyrie cercò di telefonare per chiedere soccorso agli uomini che stavano all'Imboccatura del pozzo, ma 11 telefono aveva smesso di funzionare. I tre erano dunque isolati dal resto del mondo a 350 metri sotto terra, in compagnia di un moribondo. Cominciò così l'interminabile attesa, seduti sulle pietre davanti a Loubens che ogni tanto gemeva. Dice Tazieff: « Quello che ci passò nella mente durante quelle ore non è possibile raccontarlo ». Finalmente, da un centinaio di metri sopra le loro teste, udirono una voce: era 11 dott. Mairey che discendeva per raggiungerli. Dopo qualche minuto videro risplendere nel pozzo una debole luce; il medico faceva dei segnali con la sua lampada in alfabeto Morse. Dopo quindici ore di isolamento venne ristabilito così il contatto con il genere umano. Appena ebbe visto il ferito, 11 dott. Mairey capì che non c'erano speranze; fece però tutto il possibile per salvarlo. Prima gli medicò la frattura al gomito sinistro e gli ingessò 11 braccio spezzato. Poi gli fece delle iniezioni per sostenere 11 cuore. Ma in quanto alla frattura del cranio e della colonna vertebrale, non potè fare nulla perchè, in fondo all'abisso, glie ne mancavano i mezzi. Volle però tentare anche una trasfusione di plasma, ma in quel momento Marcel Loubens esalò l'ultimo respiro. Incominciò allora il drammatico dialogo attraverso l'abisso con la famiglia del morto: bisognava far risalire il cadavere alla superfice? <Sono sicuro — dice Tazieff — che questo tentativo sarebbe costato altre vite umane ». I genitori di Marcel finirono per convincersene ed accettarono che il loro caro fosse sepolto nel fondo. « Ci mettemmo allora a costruire una tomba — prosegue Tazieff — e questo compito durò più di ventiquattro ore. Riuscimmo però a mettere insieme una bella tomba ammucchiando molte pietre: ora Mar cel Loubens vi riposa, nel centro della sala Lepineux, a 380 metri di profondità. Due ore sospeso « Poi Labeyrie risalì alla superfìcie, seguito poco dopo da Occhialini; io.e Mairey rimanemmo soli. Per non ritornare alla superfìcie completamente econfitti, decidemmo allora di continuare l'esplorazione. La notte del sabato, durante l'ultimo collegamento telefonico della giornata, avevamo detto alla squadra che si trovava-alla superfìcie di essere tanto stanchi, che avevamo bisogno di dormire almeno dodici ore. Ma la domenica mattina, alle 8,30, completamente riposati, ci mettemmo in marcia in direzio. ne del fiume sotterraneo. Arrivati nella sala Casteret, ci infilammo in una galleria che cinque giorni prima Labeyrie e Loubens aveva incominciato ad esplorare. Andammo così a finire in un'altra sala, poi in un'altra ancora, e finalmente in una grotta gigantesca, lunga circa 500 metri, alla quale naturalmente mettemmo il nome di sala Marcel Loubens. Al termine di questa grotta scorreva un fiume molto più importante di quello che era stato scoperto l'anno scorso. Ma Intanto era arrivata l'ora dell'appuntamento telefonico con la superfìcie e ritornammo rapidamente sui nostri passi». Fu allora che venne il turno per Haroum Tazieff di ritornare alla superficie. Purtroppo, però, mentre l'operatore cinematografico era ancora a 275 metri di profondità, l'argano si guastò ancora una volta ed egli rimase due ore e venti minuti sospeso nel vuoto, oscillando come un pendolo. < Allora veramente ho vissuto le ore più drammatiche della mia vita — egli racconta —. Ero estenuato, quasi senza coscienza. Mi trovavo sotto la cascata sotterranea e sentivo i miei abiti ed il sacco del materiale inzuppati d'acqua. Prima di cominciare l'ascensione avevo preso uno stimolante, ma dopo un'ora l'azione della droga svanì e mi lasciò spossato. In preda alla disperazione, gridavo a quelli che erano alla superficie tutte le ingiurie e le male parole che mi passavano per la mente. Dovetti buttare via il sacco del materiale che si era talmente inzuppato da pesare oramai almeno una quarantina di chili. Finalmente la ascensione riprese. Arrivato a 81 metri di profondità, vidi uno degli uomini della squadra di soccorso aggrappato ad una scala di corda. Quando gli passai vicino, mi disse qualche cosa, ma non capii e mi fu impossibile di pronunciare una sola parola ». Ora però Haroum Tazieff si è ristabilito e si è già messo al lavoro cominciando a scrivere il racconto della tragica avventura per una casa editrice con la quale ha firmato un importante contratto. Una emozionante cerimonia si è svolta stamane al colle della Pierre-Saint-Martin, su ciglio del baratro in fondo al quale riposa Marcel Loubens. Due preti hanno celebrato la Messa funebre davanti ad un altare improvvisato con due macigni sormontati da una croce. Il padre dello scomparso vi ha assistito insieme ai superstiti della spedizione. Da ogni punto della montagna, dalla Spagna e dalla,Francia, erano venuti i pastori ed ora rimanevano immobili, appoggiati ai loro bastoni. A pochi metri, sulla linea della frontiera, un distaccamento di carabineros spagnuoli, comandato da un capitano, presentava le armi. Poi il capo di gabinetto del prefetto dei Bassi Pirenei ha portato allo scomparso il saluto del ministro dell'Educazione Nazionale. Egli ha ricordato la figura di Marcel Loubens, morto a 29 anni al servizio della scienza Infine è stata innalzata una croce sull'orlo del precipizio. Sulle sue braccia di legno è incisa l'iscrizione: «In questo abisso riposa Marcel Loubens, caduto sul campo di onore della speleologia >. Sandro Volta

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