La cassetta personale di Corrado Alvaro

La cassetta personale La cassetta personale Smorzate le manifestazioni per k morte di Eva Perón, si potrebbe riandare a qualcuna delle impressioni dei giorni in cui le notizie di quel lutto si leggevano una più clamorosa dell'altra. Nessuno può dire lino a che punto manifestazioni di tal genere, che raggiungono spesso il fanatismo, siano sincere, e tanto meno potremmo dirlo noi che abbiamo conosciuto forme assai simili di infatuazione collettiva e che siamo stati 1 volgarizzatori, se non gl'inventori, di un'operazione caratteristica del nostro tempo, quella di concentrare su un individuo culto e onori di natura religiosa, con evidente discapito delle religioni. Una infatuazione collettiva raggiunge risultati incontrollabili come l'ebbrezza. Vi si stabilisce una inconsapevole gara a chi dà in più clamorose escandescenze, a chi inventa forme più ossessive, in parte dettate dalle suggestioni di cui è ricca una cerimonia, e in parte dal timore dei testimoni e dei controlli del comportamento individuale. Ve un eccesso di zelo determinato dal fatto che ciascuno, pure in una massa indistinta di manifestanti, si sente sorvegliato da un invisibile occhio, o meglio lo crede: più temibile dell'occhio divino, perchè la folla è portata a trasferire nell'essere idolatrato la facoltà di essere dappertutto e di vedere tutto, come è proprio della divinità. E poiché l'uomo non si rassegna a riconoscere una perdita di dignità, un suo avvilirsi, s'illude di cedere a un impulso spontaneo, di agire per amore, ammirazione, culto, e non sotto il timore che è la posizione più degradante. E' questa una delle operazioni più complesse dello spirito d'oggi. Può darsi che la vecchia classe sia troppo vecchia col suo razionalismo. .Ma la nuova è nuovissima, e per prima cosa manifesta atteggiamenti di natura religiosa e rituali, spostando la sua speranza dal divino all'uomo. Essa non calcola affatto i benefici che le vengono dalle leggi; li considera doveri di una società organizzata. Deificando in qualche modo un individuo sorto dal suo seno, essa ne aspetta la grazia e il miracolo anziché il proprio diritto. L'individuo espresso da essa è come un parente fortunato; il rapporto diventa come tra consanguinei. A lui vanno 1 meriti, ai suoi collaboratori i demeriti e le colpe. Una collettività simile potrà illudersi di avere superato alcune forme di culto religioso, di ridere del cerimoniale dei sovrani di un tempo e della religione stessa. .Ma intanto crea a sua volta manifestazioni più pompose e grandiose delle vecchie cerimonie che essa considera fenomeni d'infatuazione sorpassati. Sul valore delle cerimonie, delle celebrazioni,- delle solennità, vi sono pagine non dimcnticabili, tra cui quelle di Tomaso Campanella; esse hanno lo stesso potere evocatore delle preghiere collettive. E' un errore di alcune società moderne avere perduto un forte sentimento delle ricorrenze, anche di quelle familiari. La collettività vi supplisce con le grandi manifestazioni stagionali, delle vacanze in massa e dei viaggi che assumono aspetti di pellegrinaggio Si può osservare che le società più intimamente legate alla tradizione, e che danno di sé la migliore prova nella vita civile e nei pericoli o calamità, sono le più ligie al piccolo o grande, intimo o pubblico, cerimoniale delle ricorrenze; e che le religioni più salde, e perchè no? più attraenti, sono quelle clic danno una parte importante alle celebrazioni e al cerimoniale. Sono anche le società più gerarchiche. Perfino i pranzi in certi Paesi del Nord si trasformano in manifestazioni e celebrazioni, coi replicati discorsi e brindisi, per cui alla fine l'assemblea acquista un'aria di gente alleata a qualche ideale, e sia pure all'ideale della convivenza amichevole Fu in una trattoria romana che due mici invitati scandinavi, dissero: «A questo punto, secondo gli usi del nostro Paese, dovremmo pronunziare un discorso » Ma non si dispensarono da una cerimonia: lo scambio di strette di mano levandosi da tavola, tra commensali Era un confermare l'amicizia, il pasto come comunione dello stesso bene; la sacralità del nutrimento. Ricordo pure che all'estremo opposto dell'Europa, a sud. essersi seduti alla stessa tavola resta nella memoria come un legame. Nelle rivoluzioni moderne, una delle preoccupazioni dei legislatori sono le manife'razioni collettive. In certi regimi che nascono quasi timidamente da una catastrofe nazionale, uno dei punti più diffìcile da affermare è il cerimoniale e il suo valore collettivo: il ricordo di eventi e di circostanze che con la sua manifestazione pubblica s'imponga nella fantasia collettiva. E' un imbarazzo dell'Italia d'oggi non avere affermato con sufficiente sicurezza forme di culto nazionale. Non bastano le manifestazioni religiose a creare una solidarietà civile: esse appartengono alla coscienza individuale a malgrado delle loro apparenze collettive Non volersi, o non potersi, rifare al Risorgimento, significa nor potersi appellare ai motivi da cui è nato il nostro Paese e in cui si è ritrovato sempre quando si è voluto salvare, e di cui è fatta tutta la letteratura nazionale e che fu nazionale dal- le origini più remote e più divise. proprio in virtù di quella aspi-j razione. ^ tTornando all'animo collettivo idi fronte ai personaggi che il Ipopolo esprime da sé e che di- vinizza, mi paiono curiose alcu-lne notazioni. Vi sono forme di Icivetteria, negli individui arri-: vati a tali (inori, in tutto simili nila civetteria dei vecchi sovra- sui e prìncipi. Di questi, alcuni tratti studiatamente plebei e a|volte canaglieschi, diventavano popolari per contrasto, e per esempio l'uso del dialetto, o la replica volgare, o il gusto di cor- ti cibi robusti. In quegli indivi- mdui creati o imposti nella leg- genda popolare, piacciono in ve- cc gesti e atteggiamenti grandi e nobili. I.a maestà -con quattro!quarti di nobiltà piaceva un po' lazzarona. La nuova maestà pò- polana, piace nobilitata. Poiché questi non hanno titoli, si attri- j buiscono loro tutti, perfino il do- 110 dell'onniscienza e della prò- fezia. Di Eva Perón erano famose j le preziose gioie, e le tolette che le arrivavano per acreo dall'Europa. Il suo popolo la voleva così, bella e vestita ricchissimamente. Ella stessa diceva di dovere apparire quale il suo popolo la voleva. Una regina non avrebbe potuto concedersi tali lussi, essendo non una donna ma il simbolo della regalità. La gente minuta imitava Eva Perón. credeva di avere acquistato, sull'esempio della sua signora, il diritto egualitario e rivoluzionario all'eleganza. Le donne che più dovevano sporcarsi le mani nel lavoro quotidiano, adottarono ic unghie laccate per imitare colei. Era un segno di conquista sociale. Certe forme sono un segno di reazione e di oppressione 0 di privilegio sotto un certo regime; diventano un segno di riscossa e di uguaglianza sotto un altro.. Eva Perón riceveva alle sette di mattina i personaggi che le chiedevano udienza e 1 rappresentanti diplomatici stranieri. Si trovava a letto c consumava la sua colazione cui spesso invitava i visitatori. Questo è semplice, è intimo, ma era anche regale al tempo dell'Ocil-deBocuf. E questa era una delle leggende di Eva Perón. Personaggi simili sono anche didattici. Ella diceva a qualcuno: «Sapete? Sto leggendo Plutarco. E' un autore antico ». Sono benefìci: ella aveva un cassetto personale pieno di biglietti di banca che distribuiva generosamente. Aveva fondato istituti di assistenza. Ma nelle menti semplici, c'è una differenza tra istituti fondati in virtù delle leggi e quelli fondati per la generosità di una persona fisica divenuta idolo: la differenza che corre tra Io scetticismo popolare verso la giustizia e la fede nella grazia e nel miracolo del potente. Il primo impulso delle rivoluzioni e il primo impulso popolare è l'egualitarismo, il livellamento. Solo più tardi le rivoluzioni ripristinano le gerarchie, e con un rigore di fronte a cui la democrazia alla mano e la demagogia populista possono impallidire. Si forma un'aristocrazia tecnica e di funzionari rigorosamente formalista. Sembrò naturale che sotto le riforme pc ronistc le paghe degli operai fos scro livellate, e quasi uguali i salari tra operai qualificati c non iiiiiiiiiiiiiiiniMiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii qualificati. Sembrò naturale che tutta la cultura dovesse esaltare il patriottismo, la Nazione, l'opera dei reggitori della Nazione, E' che movimenti simili si producono in popoli la cui maggioranza non è qualificata e che non invocano se non il diritto di vi vere. Allora le Nazioni si tri sformano in grandi scuole col lettive in cui tutto è da conquistare, dalla tecnica al diritto di laccarsi le unghie; e con una classe media ugualmente non qualificata che aspira a fare da custode: il gra:.de allevamento moderno del funzionarismo. Tra queste due forze, simili, ma in effetti destinate a diventare ne miche a mano a mano che jna coscienza sociale si va formando, il mediatore è quel personaggio supremo, divinizzato, onnipo tonte, da cui ognuno si crc.h veduto e cui ognuno spera ji appellarsi un giorno. E quando può, l'alto personaggio confer ma le sue prerogative di ripara¬ torc delle offese e delle ingiù stizic. Sembra che il nostro tempo così proclive a servirsi della parola libertà e della parola 1emocrazia, vada di queste parole mutando il senso. Corrado Alvaro limiimmiiii mi imi 11 1 ■4 i1 Iì L'Inaugurazione del Festival di Edimburgo: le truppe scozzesi schierate famoso castello tra lo sventolio delle bandiere di quarantaquattro nazioni. davanti al (Telefoto) llllllltlllllllimimiimilllMllllllllimillllimillllllllllll lllinnilllllllllllllllll mmiiminiiimi 11111111111111111111111 111 im

Persone citate: Tomaso Campanella

Luoghi citati: Edimburgo, Europa, Italia