Una via di trent' anni fa

Una via di trent' anni fa IMMAGINI CHE Ili TEMPO CANCELLA Una via di trent' anni fa Ci vorrebbe, per ricordare, qualche vecchia stampa - Poltrone comode, artisti e libri a "Bottega di poesia,, - Il mattino delle belle donne - Letteratura nuova (di allora) - Fantasticare è un piacere... (Nostro servizio speciale) Milano, agosto. Ogni tanto, quando passo per via Montenapoleone cerco di ricordarmela com'era una volta. Per esempio, trent'anni fa. Ma ci riesco difficilmente; e penso non senza tristezza che per avere il piacere di passeggiare per le vie di Milano — almeno quelle dove piace passeggiare di più — bisogna vederle non più come sono oggi, ma com'erano ieri, o l'altricri. Tutte le città camminano, ni trasformano, si rinnovano; Milano, anche da questo lato, corre, e per trasformarsi o rifarsi la faccia, addirittura se la cambia. Perciò accade che chi ci torna dopo alcuni anni, non la riconosce più. Nemmeno i milanesi. Ricordare San Bablla, a esempio, se la memoria non vi assiste, 6 solo possibile con l'aiuto di vecchie stampe. Ma ci sono poi? Io, che pure frequento gli antiquari, non ne ho trovate. Ho chiesto, a esempio, quella casa di stile veneziano che era a fianco della chiesa. Non esisto. E il vicolo di Bagutta, e quel caffè delle Colonne dove sostava Foscolo In attesa di vedere la bella Antonietta Arese? Non c'è. E' vero che la storia passa e cancella; ma l'uomo dovrebbe conservare almeno nelle carte le sue testimonianze. Da questo lato. Milano — bisogna dirlo — è la più distratta città d'Italia. Trent'anni fa, dunque, come era via Monte Napoleone? Era non solo la via più bella di Milano. Era la via che ricordava meno Milano, eppure la via più milanese di quella che si chiamava ancora, di fronte alla Roma burocratica e parlamentare, la « capitale morale ». Con poche altre vie di quel quartiere che conobbe il suo primo splendore sotto Maria Teresa, e sotto il viceré del Regno Italico ebbe il privilegio di piacere ai nuovi aristocratici, e ai poeti che frequentavano le loro case, è una strada che, per Milano, città piatta e fatta ad anelli, si può dire quasi in salita: una salita di poco, forse di qualche metro dai piedi al capo; dal «largo», come si chiamava allora, di San Babila «illa via dedicata a Don Lisander. Gallerìa De Cristoforìs E cominciava strettina, con piccole botteghe scarse di luce, con lo sbocco d'una minuscola galleria ottocentesca, la galleria De Cristoforis, dopo pochi passi a sinistra, e un caffè dove credo sia nata l'ultima pit tura lombarda, e la stessa pa rola « Novecento ». Cotesto pri mo tratto della strada quindici anni fa fu addirittura asportato; la galleria degli specchi — come la chiamavano — dove era cosi riposante, è la parola, passeggiare specialmente nei giorni di pioggia, da anni non c'è più; e i pittori di quel caffè Tosi, Carrà, Funi, Salietti, Bucci, Carpi, Zanini, Semeghini, forse, ma non tutti, li potè vate trovare verso le sette nell'unica saletta del Cova, Dicevo ch'è quasi difficile anche per me, che abito da vent'anni nella via parallela forse più vicina al Monte Napoleone, dico via della Spiga, ricordare com'era, fatto esattamente cotesto primo tratto della strada. Ricordo un frutti vendolo che esponeva spettaco losc primizie, un negozio dì raffinati merletti, un altro di eleganti impermeabili. C'era, nella sua vetrina, un manichino che vestivano sempre con abiti di stagione; e di luglio, con una tenuta d'alta montagna, f) marciapiede era stretto, due persone affiancate non ci pas savano; la gente era r. olta, e a stare a guardare a lungo, si ricevevano più gomitate che scuse. Conveniva perciò andare avanti, seguendo la lieve curva che la via faceva; dolce curva che consentiva una veduta graduale ma quasi a scena rio della bella via. La quale appariva bella appunto da quel momento, con la prospettiva dei vecchi palazzi neoclas sici, bordati di scintillanti ne gozi. Un primo palazzetto neoclas aico era a destra, salendo, con un porticato a colonne, dopo qualche gradino dal marciapiede. E questo c'è rimasto; e ci sta un antiquario che vi aduna capitelli, cassapanche, alari, torciere, paracaminetti, mortai di peltro alla rinfusa, tra corrose sculture umane e faune sche; e dove non sono mai cn trato. Entravo invece a « Bottega di poesia», una libreria galleria d'arte fondata appunto nel venti da un conte di antico casato lombardo, mecenate e dannunziano, finito pittore; e dal figlio di Toscanlnl. Ci andavo quasi ogni giorno; c'era una ragazza romantica, coi capelli sparati sulla cerca fronte, che leggeva libri d'occultismo e magia, e un'altra ragazza che sorrideva alla non numerosa clientela. Ma non per esse s'andava a « Bottega di Poesia », bensì per i molt bei libri, per le bellissime stam pe del pittori impressionisti fauvcs, e per certe comode poltrone, lunghe come letti morbidissime. E anche per mostre della nuova pittura lombarda, che passava quasi tutta lì, e per quelle di qualche artista straniero d'avanguardia. C'era, si capisce, un po' di snobismo, ma signorile; e l'o spite aveva avviato anche unn collezione di scrittori nuovi ' dì monografie d'arte. Piacere di vivere dgMtaè spsbvfisnncpu"s"londFcsalosantvrGpsvlssprnbrcascPnind«LfLa strada da quel punto si allarga alquanto. Bei negozi vi si allineano; d'arte, di mode oggetti femminili. E perciò in certe ore, ma specialmente al le undici di mattina e prima di cena, il passaggio di belle donne vi brillava come a una sfilata. Bellezze lombarde; capelli d'oro, occhi vivaci e arditi nei quali il piacere di vivere splendeva con una vigorìa carica di promesse. Giovani madri; astate e ginniche figliuole che andavano a far «commissioni»; e le loro voci un po' gutturali, le loro parole con l'erre francese, i delicati profumi dei loro corpi svelti e vivi, appena usciti dal bagno, davano alla bella via quasi l'aria di un salotto. Sfl- pFtcdgddeuafhtccae do lo che fosse bello passeggiare a quelle ore in via del Monte Napoleone. Ora è tutta un'altra cosa: Io snobismo è cresciuto, è diventato chiassoso. Vi si parla in gergo; appunto quello della « signorina snob ». Ma anche a non guardar le belle donne (e come si poteva?) era bello. Era bello perfino a non aver l'occhio alla seduzione delle eleganti vetrine, ma solo alle mostre dei negozi d'arte, alle rilegature che faceva « Il Cenacolo » (una piccola libreria condotta da un siciliano che ci finì col per"ere i suoi quattrini), alle due strette vetrinette del Convegno "i Ferrierl, che cominciava allora, e non s'era ancora internato nella viuzza di Borgopesso, e installato nei saloni del Palazzo Gallaratl-Scotti. Ferrieri era allora una specie motore di vita letteraria; e era proposto una bellissima cosa: far accogliere con curiosità se non subito con amore alle signore della borghesia lombarda (che era, forse, la shlntlgcraBpdgenlvMsgabdgresnitiiiiiiiiiiiiiiiifiiiiiiiiiiiiiiriiiiiiiiiiiniillli sola borghesia che ha avuto ed ha un costante interesse per il libro) la letteratura nuova, i nuovi nomi, venuti un po' da tutte le parti; dalla Voce e dalla Ronda, dalle riviste d'avanguardia e dai clans delle altre città della penisola, dove eran rimasti in ombra, noti soltanto a pochissimi, da Pirandello a Bacchelli. A scorrere ora, dopo trent'anni, tutti, quei nomi di scrittori apparsi sul Convegno di Ferrieri, si farebbe un elenco lunghissimo, e non generico; non anodino, non qualunque. Ombre antiche Dopo una lunga e bella curva, verso la fine, la via del Monte Napoleone torna a restringersi; e qui, le han rifatto gli spigoli, pur senza svisarla a fondo, come verso San Babila. Svoltare a sinistra o a destra, seguitando la passeggiata per via Manzoni era rientrare nel tumulto veicolare e pulverulento della rumorosissima arteria. Che sarebbe aqsevdMsLftlsnaslMscvScè liiiiiiiiiiiiiiiiitiini iiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiritiiii anch'essa però più bella di quanto non si riesca a vedere, se non vi fossero tanti tram; e lo non ricordo più quante volte, fermo all'angolo tra via del Monte Napoleone e via Manzoni, ho immaginato questa bella via dedicata a Don Lisander, libera da cotesto fracasso che vi rimbomba notte e giorno. Qualche bel palazzo (i nuovi sono babilonesi), riavrebbe la sua vera cornice; e richiamerebbe l'animo a quella Milano a cui le nostre simpatie vanno ancora, la Milano di Stendhal, di Foscolo, di Monti, del Manzoni giovane. Via del Monte Napoleone serba ancora tuttavia, con poche altre vie vicine, San Paolo, via Bigli, Sant'Andrea, Santo Spirito, via Gesù, via della Spiga, un po' di quel carattere, In certi punti quell'aria medesima; e per questo fantasticarvi è un piacere; ed è un piacere condurvi a passeggiare gli amici di fuori, spiegando loro com'era... G. Titta Rosa m1sBppPvcnltt1Aaiigtcvlccdiiiifiiiiiiitiiiiifiiriiiiiiittiiiiiiiiiifiititiii itiii