Sotto processo

Sotto processo Sotto processo Aggredita dai moralisti, sermoneggiata dai pedagoghi e da certuni che scrivon sotto la dettatura dei partiti, dipinta senza indulgenza da chi pur partecipa ai suoi vizi, la buona società contemporanea è sotto processo, e gl'imputati possono talora giovarsi della complicità dei romanzieri e dei lettori, di rado della loro simpatia. Ecco, a fianco a fianco, // plinto debole di Ercole Patti e Oj?e;j come oggi del pittore Amerigo Bartoli (entrambi editi da Gherardo Casini) con gli stessi sfondi romani di « idiozia, borghesia in isfacclo; donne mature, preti frolli ». E' la gente di Via Veneto con le sue manìe, il suo gergo che muta a ogni vo bGpcdguvcaguavemtddsger della moda; gratta gratta, son I stsfocrddlsempre gli stessi, ieri in divisa di gerarchi, adesso sospirosi di rimettersela; un tempo adulatori dei tedeschi, ora degli americani. E il cemento è costituito dalla crema della burocrazia, dagli scampoli dell'aristocrazia, dagli intellettualoidi che popolano cocktails, invadono esposizioni, arraffano premi, inventano commissioni giudicatrici. « Ci vorrebbe un premio al giorno » dice uno di costoro. E un altro, di rincalzo: — Circola la voce che l'Accademia d'Italia sarà ripristinata: era proprio il momento di farsi il tailleur con la mia divisa? — Degli sciocchi, Bartoli fa le sue delizie. E' un repertorio inesauribile, e bastano pochi segni, una battuta, a mettercelo davanti. Ercole Patti, lavora, con la penna, anziché col carboncino, e deve quindi dedicarsi all'intarsio. Periodo per periodo, aggiunge un tòcco, un frammento di dialogo, una nota di colore. La scoperta del Punto debole di ciascuno dei suoi personaggi, vuole non solo la sagacia di saper andare all'essenziale, ma altresì la misura, il proposito di non csa gerare. Verosimiglianza appena caricaturale, mi sembra il motto di Patti. E per quanto poco succosi siano, a spremerli, i suoi eroi: teste vuote, anime di car tapcsta, superficiali anche nella sensualità e nel sentimentalismo, hanno qualcosa di pittoresco che rende il libro molto divertente. In un altro siciliano, Aniante, prima che si guastasse, c'era più fantasia e turbolenza; nel conterraneo Brancati, c'è più mordente e comicità: Patti sta a mezza strada, raffinato, scettico, preciso ed elegante, capace di non sporcarsi le mani neppur descrivendo la gente volgare. E talvolta va più in là sulle vie dell'arte: si veda il bozzetto dell' Uomo maturo: poche pagine, incisive; o quello, più patetico, di Una cameriera. Sfogliando questo campionario, ci chiediamo: — Ci son molti spunti e capitoli di romanzo, perchè Patti non li riprende e combina? — Ma quant'è difficile, oggi, trovare dei narratori autentici! Nel romanzo, si è provato e riprovato Arnaldo Fratelli: però in Controvento (ed. Bompiani) non riesce a toglierci l'impressione di esser ricorso a personaggi convenzionali, a temi stantii: il capitano d'industria che si pente e ravvede, col figlio sovversivo e la figlia fascista e viziosa, un rampollo naturale e galantuomo, una moglie straniera, il tutto cronistoria del ventennio Vi si è gettato a capofitto con giovanile baldanza ma tenendo d'occhio la falsariga dcg\'Indifferenti moraviani, Raffaele La Capria, in Un giorno d'impazienza (ed. Bompiani). Ed eccoci serviti: l'adolescente succhiato e poi respinto dal gorgo di una passionacela, l'amicizia delle due ragazze e dei due ragazzi, uno dei quali ladro, una famiglia col padre colonnello e tonto, e la madre con la vocazione delle tenitrici di casa d'appuntamenti; e gli oscuri palpiti, le mille incertezze, le paure, i pruriti e le angosce dell'eroe adolescente, un mondo sporco di - volgare allegria e di sordida malinconia, fra letti in disordine e musiche da tabarin. Almeno, i figli di un'altra generazione, quella di Guido da Verona, rivestivano di dozzinale poesia le loro avventure, e ci davan dentro. I protagonisti di Un giorno d'impazienza invece non credono più a ciò che fanno, non ci provan gusto, e i loro piaceri errano fra la nausea e la noia. Son condannati a peregrinare abulici in una società equivoca: quanti racconti che mi capita di leggere, però è superfluo recensire, riprendono la storia di giovani che vanno nel primo albergo che trovano, concupiscono la cameriera, entrano in un bar e cicalano interminabilmente con dei coetanei ch'escon dai romanzi americani, e parlan in gergo e sbracati, e il libro finisce lì, senza che ci sia un principio, una vicenda, un epilogo! Letto uno, si son letti tutti: la differenza starà nella dosatura delle espressioni sconce, in una tintarella politica più o menj accentuata. Ci s'imbatte, talora, in qualche creatura che sembra presa sul vivo, come la Mira di Un giorno d'impazienza e la sua amica Gisa; ripensandoci sopra, la loro originalità scompare, e si ricordano le histoires de filles di cui i naturalisti francesi furono prodighi e maestri. Meglio, allora, la psicologia dei Cigni neri (ediz. della Meridiana) di Giuseppe Lanza. linda, un po' meccanica, ingegnosa, e che ci porta fuori dai profumi dozzinali dalle perversità da collegiali, dalle sudicerie malodoranti del neorealismo: nel libro del La Capria si fa all'amore nel cesso! Per riposarci da una materia romanzesca troppo vicina alla cronaca dei quotidiani, nonché alla sua rielaborazione nei settimanali illustrati, volgiamoci al moralista schietto e nudo, apriamo // primo libro delle favole di Carlo Emilio Gadda (ed. Neri Pozza). Autore di memorie di guerra (// castello di Udine) e di adtmC bozzetti provinciali (l'Adalgisa), Garida venne in fama per dei sa pgporosi e bizzarri impasti stilistici, ! siche compensavano la pochezza j pdella materia: qualcosa tra le Fi- logurine del Faldella e i Ritratti Ieumani di Carlo Dossi. Le 186 fa-Idvole che ora ci ammanniscc, h-\liIfedRGtonccndole seguire eia una prolissa autobibliografia, mostrano che gli antichi umori, son divenuti una vera e propria mania di stile arcaico e macaronico, sicché il vocabolario ha rotto ogni freno e scorrazza per conto suo. Tommaseiano qua! sono, avrei salutato con gran piacere delle prò-1 ndezzc linguistiche che mi ricor- ddassero Niccolò, sarei stato di- ilsposto a bearmi di certi costrutti | p sapienti e maliziosi. Scnonchc, il ! litroppo stroppia, e il gusto di j Pscrivcr contorto e icastico, ha ! mfatto dimenticare a Gadda elici liogni favoletta deve pur avere un ' trecontcnuto e una moralità, il che tcrarissimamente accade. Ecco una j ledelle poche: « Il dinosauro, clic ledormicchiava al Musco, si sentì ! dvellicare la groppa da zampini di j slucertola, scndochc d'un osso in caltro quella vi andava scintillando a diporto, nell'esercizio mattutino. Disse: — Oggi a me, domani a te —. Questa favoletta ne adduce: che 1 piccoli vivi, amano rampicare i grandi morti ». Carina, ma isolata. E pigliamo filestiimimijijiiiiin nmiiiiiimuiiiniiiimiiiiiii pur per buona: « I lettcratori ingaggiati, dopo anni zinque si di¬ singaggiano ». Ma la 147 non su pera, in materia di satira, il livcl lo delle imitazioni di Franca Va Ieri, e la 180 sembra tolta di peso da un vecchio fascicolo dell'/faliano di Longanesi. Come critica Iella società contemporanea pre feriamo il tono del l'unto debole di Patti, alle cattive parafrasi di Rabelais, o di Folengo, in cui Gadda si esercita. E, infine, si permetta a chi certo non fu lodator del fascismo, ne rispettoso del suo « duce », di non trovar spiritosissimo il vezzo dal Gadda adottato di qualificare il fu Benito con nomignoli vitu perosi quali: il Fetente, Minchio lini, Mattone mascella d'asino, Provolone, Grugnone sangue marcio, e via dicendo. Una quar lina del Vantasse satyriquc quat trecentesco, consiglia che, scn tcndosi dir villania, si raccolgali le parole entro un sacco, e lo si leghi: e quando vien il tempo della vendetta, si apra il sacco, e si rendati le ingiurie. Non so che cosa abbia fatto Mussolini a Car- ) Emilio Gailda più di quel che fece a tutti noi, ma è certo che il suggerimento quattrocentesco egli l'ha seguito, e a josa, o, per scriver come lui, ha dato la giunta alla derrata. Arrigo Cajumì iiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiin Fanny Landini, modella per costumi da bagno, rappresenta l'Italia alle elezioni di «Miss Europa». (Telefoto) iiiiiiiiniiMiiiiiiMiiiiMiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiMiiiiiitiiiiHiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii iiHiiiiiiiiiiiniiin

Luoghi citati: Europa, Italia, Patti, Udine, Verona