Operai come soldati di Enrico Emanuelli

Operai come soldati VIAGGIO ATTRAVERSO L'UNIONE SOVIETICA Operai come soldati Qualche vanità soddisfatta e rìgida disciplina dominano la vita di chi lavora L'articolo 58 del Codice penale vale l'occhio del padrone - Le fabbriche sorvegliate dalla magistratura - A che cosa possono condurre 20 minuti di ritardo... (Dal nostro inviato speciale) Mosca, agosto. Nell' Unione Sovietica gli operai sono 56 milioni. I primi li vidi in uno stabilimento meccanico e non preciserò quale nel timore di procurare seccature e chi mi accompagnò senna tutte le necessarie autorizzazioni. Era una grossa fabbrica sorta venti anni fa, ma il macchinario era ancora più recente, di certo già avevano sostituito quello vecchio. Se giudico sul ricordo che ho d'altre fabbriche viste in Italia ed in America, devo dire che non mi fece grande impressione. Gli operai lavoravano avendo come pavimento il terreno battuto, oramai nero come l'asfalto; ed erano male equipaggiati. Non ne vidi uno con la tuta; quelli che manovravano lastre di lamiera, invece di adoperare ì guantoni si erano fasciate le mani con pezzi di stoffa. Chi mi accompagnava mi domandò se qualche cosa mi aveva deluso e non gli dissi nulla perchè risultava difficile spiegargli da quale motivo nasceva la delusione. I dirigenti politici sanno che anche questi loro operai sono uomini come tutti gli altri. Per spronarli a lavorare è quindi necessario soddisfare alcune vanità e permettere di guadagnare danaro in varia misura, con il sistema del cottimo, che regola tutto il lavoro sovietico o con premi vistosi; infine per costringerli al lavoro è indispensabile sottometterli ad una disciplina militaresca. Ebbi sempre più la impressione d'essere di fronte ad un esercito in panni civili. La stessa ubbidienza obbligatoria, la stessa limitazione dei movimenti, la stessa terminologia retorica che dominano la vita del soldato, le ritrovavo tra le mura di una fabbrica. E' possibile parlare di traditori e di eroi, di vittorie conquistate e di altre da conquistare, di avanguardie che agiscono con spirito di sacrificio e di imboscati che bisogìia stanare, e così di seguito. Sono espedienti che un cumulo di situazioni, di premesse ideologiche, di promesse per l'avvenire rendono validi. Sono cose che si sanno; ma forse non si sa che con tale retorica militaresca applicata alla vita quotidiana il cittadino sovietico viene guidato in igni momento senza che egli se ne accorga. Rispetto della norma Mi capita spesso di vedere nei locali pubblici operai decorati, con la medaglia sempre appesa al risvolto della giacca o, se è una donna, appesa al petto. Lungo i viali del parchi di riposo il mio sguardo cade sempre su gratidi fotografie di operai o di operaie proposte come esempio, elo stesso accade di vedere all'ingresso delle fabbriche. In una vidi anche un quadro sul quale, ogni settimana, con dischi di vario colore si segnalavano i reparti ottimi, buoni, mediocri e pareva si trattasse di ragazzi a scuola, che devono portare a casa la pagella e ricevere un regalo od uno schiaffo. Sulla piazza di Stalingrado, tra le altre cose viste e che racconterò, c'erano due albi murali, da una parte le fotografie degli operai, dall'altra quelle dei contadini e tutta la cittadinanza doveva ammirarli. Sono citazioni all'ordine del giorno, sono vanità soddisfatte in maniera molto candida e rivelano coinè tutto possa servire per ravvivare lo spirito di sacrificio ed il piacere di credersi migliori degli altri compagni. Ci sono molti sistemi per ottenere che un uomo lavori di più e meglio, ma il sistema più sicuro è promettergli un maggior guadagno. Il politico, quando fa propaganda, dice che < ognuno deve dare secondo le proprie capacità*; ma quando è sul terreno pratico, vuole che ognuno dia almeno quanto è fissato dalla < norma ». Un giorno ero sull'autobus mimerò 55, l'avevo preso ad una fermata della Kropotìnskaja dopo una lunga attesa. Un tale che era con me domandò alla bigliettaia: < Mi piacerebbe proprio sapere se rispettate la norma ». La ragazza gli rispose: c Se non siete persuaso scrivete una lettera al giornale ». Nessuno può capire, se non l'ha visto da vicino, quanti aspetti della vita sovietica ci siano in queste poche parole. La < norma y è la quantità di lavoro fissata in precedenza dalla direzione e che tutti devono compiere come minimo, in una determinata misura di tempo; in quanto allo scrivere una protesta al giornale è cosa che dà soddisfazione a chi la compie e mette in angoscia chi ne può essere vittima. Durante un viaggio fuori di Mosca ho incontrato un giornalista addetto alla rubrica di queste lettere e doveva provvedere alle risposte. Gli dissi che aveva allora molto lavoro e lui ridendo mi rispose di no, perchè alla maggior parte non si rispondeva pubblicamente, ma in via privata e questo compito toccava ad un suo subalterno. Scherzando mi disse: €Non sono uno stacanovista ». Si sa che gli stacanovisti sono operai i quali spinti dallo zelo o dal desiderio di maggior guadagno (è difficile stabilire dove finisca il primo e cominci il secondo) superano la « norma » stabilita, costringendo gli altri a seguirli. Supponiamo che una norma sia di cento e che gli stacanovisti la facciano' salire a centotrenta; allora gli altri devono accettare che per tutti diveìiti almeno di centodieci. Il Governo, i dirigenti, la stampa elogiano sempre gli stacanovisti, considerati come arditi all'assalto. Passeggiando lungo la Moscova, sulla Kotelniccskaja, si capitò dalle parti di un grattacielo costruito l'anno scorso. L'amico mi raccontò ohe un muratore si era reso celebre perchè aveva escogitato un sistema per poter lavorare a grandi altezze in maniera veloce. « Perbacco, non ricordo più il nome — mi disse il mio compagno — ma tutti i giornali ne hanno parlato, e poi l'onorarono persino con un premio Stalin ». II biglietto pel viaggio Ho sempre cercato di conoscere quali sentimenti suscitassero nella massa degli operai gli stacanovisti. Ufficialmente mi risposero che entusiasmavano ; ma qualcuno mi fece capire con mezze parole, che infastidivano. Tale fastidio nei riguardi degli stacanovisti non farebbe meraviglia al dirigente politico, il quale non ha nessuna illusione sulla vera natura degli uomini. Egli sa bene che non basta solleticare la vanità con fotografie o medaglie e permettere maggiori guadagni o premiare alcuni con molto danaro; ma sa che per tutti è necessaria una disci- iiiiiiniimimiimiiiiiiiiiiiiiimiiiimimiimiii plina imposta con regole e spirito militaresco. Per un Paese vasto come l'Unione Sovietica, con le sue risorse, con il bisogno di fare progressi industriali già realizzati altrove da tempo, e con un governo che decide il salario ed il prezzo delle merci, non è difficile dare lavoro a tutti. In realtà l'Unione Sovietica non ha disoccupati, anzi i direttori delle fabbriche vanno a caccia di operai e spesso combinano strani baratti. Operai ed impiegati non possono dunque abbandonare il loro posto, e nemmeno cambiare attività, senza il permesso di questi direttori. Soltanto motivi di salute, soltanto la necessità di frequentare un istituto supcriore possono offrire un valido pretesto; e così operaio ed impiegato sono legati all'officina od all'ufficio come lo è il soldato al proprio reparto. Avevo fatto conoscenza con un impiegato ed una sera mi salutò perchè sarebbe partito l'indomani per le vacanze. Ma il giorno seguente lo rividi ed egli mi spiegò che si era dimenticato di farsi rilasciare dalla direzione una lettera che giustificasse per quale motivo poteva abbandonare il lavoro. Di fronte alla mia meraviglia, mi disse: <Senza quella lettera non potrei acquistare il biglietto per il viaggio >; ed una cosa simile gli pareva molto naturale. La retorica circonda gran parte della vita sovietica. Si è giunti a creare una decorazione ed il titolo di < eroe del lavorot. Dove.per noi basterebbe parlare di benemerenza, loro parlano di eroismo; ma per noi l'eroismo richiede coraggio, rischio, sacrificio e ci riesce difficile vedere simili cose in un uomo che fa in maniera ottima il proprio mestiere. Una sera, tornando da Zagorsk dove ero andato per visitare un seminario, mi trovai su un treno < locale » preso d'assalto dagli operai. C'erano dei giovani, quasi ancora ragazzi; e dei vecchi, di certo al di là dei sessant'anni, non si capiva perchè non fossero in riposo. Feci notare a chi mi era compagno che i giovanissimi scherzavano ed i vecchi parlavano, ma che quelli di -media età erano stanchi e dormivano. Mi rispose con naturalezza: < Giusto, sono loro i più duramente impegnati nella produzione ». Guardandoli molto accademicamente mi domandavo se sapevano a quanti gravami ed a quale disciplina fossero sottoposti. Anche da noi si è insofferenti quando si tira in ballo « l'occhio del padrone ». Bastano queste poche parole per farci capire molte cose. Nell'Unione Sovietica, con l'appoggio d'una ideologia sociale, questo occhio severo esiste sotto forma di regolamenti, decreti, leggi; e tanto per restare nell'immagine dirò che la pupilla è formata da qualche paragrafo dell'articolo 58 del Codice penale. Innanzi tutto questo occhio si fissa sulla < norma ». A chi non la rispetta, se è la prima volta che gli succede, trattengono un quarto del salario mensile; se è recidivo può essere assegnato iiiiiiiiiiiiilllilNiiiiiiiiiiiiiiiini llliiiiiiiiiiiii a lavori rieducativi; se insiste si può anche parlare di sabotaggio. L'occhio si posa poi sulla assenza ingiustificata e qui non sì perde tempo nel sottrarre l'operaio a punizioni amministrative, nell'ambito ancora della fabbrica, per passarlo nelle mani dei giudici d'un tribunale. Siccome è raro che uno si assenti senza motivo plausibile, che ceda cioè ad un capriccio, si sono fatte curiose parificazioni. Ricorderò le più gravi: se in un mese l'operaio racimola venti, minuti di ritardo al lavoro, o quattro ritardi in due mesi, sono mancanze che valgono un'assenza ingiustificata; se si presenta ubriaco è ancora come si trattasse d'assenza ingiustificata e così via, per altri numerosi casi. Viene deferito al tribunale e la pena, se non vi sono aggravanti, in genere consisto nel rìdurgli d'un quarto la paga per sei mesi di fila. Da un punto di vista economico è ìtna multa di proporzioni enormi; tuttavia è soltanto un aspetto del castigo. In realtà si tratta di subire un processo, di vedersi iscritta la condanna sul proprio libretto personale, di sentirsi segnalato come elemento traditore ed in una collettività come la sovietica sono tutte cose di grande peso e di incredibili conseguenze. Domandando un esempio, mi si risponde: <Non ricevere mai una stanza decente per sè e per la propria famiglia ». I beni di consumo Oramai si è giunti alla diretta sorveglianza della magistratura nella vita della fabbrica per mantenervi la disciplina. Essa ha scavalcato gli organi direttivi, ed è riuscita ad imbrigliare i deboli sindacati, che non discutono con i giudici. La situazione è nelle mani di costoro i quali nei casi di assenze o di ritardi, di non rispetto alla € norma», di distrazioni durante il lavoro possono ricorrere all'articolo 58 del Codice penale. E' un articolo molto lungo ed il secondo paragrafo riguarda quegli atti < volti a minare l'industria statale, i trasporti, il commercio », mentre il paragrafo llf parla di coloro che < non eseguono coscientemente obblighi determinati, oppure li eseguono con intenzionale trascuratezza, con lo scopo di indebolire il potere del Governo ». Queste cose, difficili sempre a valutarsi (quando si può dire che c'è o no l'intenzionalità?), vengono dichiarate sabotaggio controrivoluzionario e si prevedono pene da uno a tre anni di prigione con la confisca totale o parziale di quanto si possiede. I due paragrafi ricordati sono come una porta spalancata ad ogni interpretazione perchè vedo, in un decreto del Consiglio dei Ministri, che persino «to fannullaggine costituisce violazione della disciplina del lavoro ed intacca la potenza economica, la capacità di difesa della Nazione ed il benessere del popolo ». Mi è capitato di incontrare gli operai all'uscita delle officine Stalin di Mosca ed a iiiiiiiiiiiiiiHllliiiiliilillliiilllliiiiiiiiiiiiniiilliii quelle Kirov di Leningrado. Allora la mia curiosità sì accompagnava ad infinite domande che sempre resteranno senza risposta. Costoro, con altri milioni di loro compagni, producono ogni anno grandi ricchezze, ed il potere centrale decide come distribuirle. Una parte la tiene per sè, una parte va ai politici professionisti, agli agitatori, ai sorveglianti, una parte alla burocrazia che regola la complicata macchina statale; e queste ricchezze permettono poi enormi spese di propaganda, persino l'elargizione dì premi agli stacanovisti e così via, per altre ed altre « voci ». Lo Stato infine decide quale parte destinare alla produzione dei beni di consumo, che sotto quelli che determinano il tono ed il livello della vita, che la fanno sopportabile o difficile. Se sto a quel che vedo, devo dire che è una parte ben piccola, proprio roba da nulla. Enrico Emanuelli ■■■■llllllllllll«lllllllll*llllll1Mllllltillll111IIIIIItllll Sulle piazze di Tokio tornano a essere disputati gli antichi tornei di « Kendo », classica scherma giapponese limillllllllllllllllllllllll iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii La nota attrice americana Ginger Rogers è arrivata a Parigi per trascorrere un breve periodo di vacanze facll^llllllllIllllllllIlIllIIIIIIIItllllllllllIIIIIl lilll

Persone citate: Ginger Rogers, Stalin