De Marsanich contro Borghese di Enzo Forcella

De Marsanich contro Borghese Tumulti e pugilato al congresso del M. S. I. De Marsanich contro Borghese Aboliti dal programma politico tutti "i miti e le passioni di Salò,, - Attacchi polemici dei giovani della minoranza ed intermezzi movimentati della seduta - Alle viste una scissione nel Movimento (Dal nostro inviato speciale) L'Aquila, 26 luglio. Alle 10 0 mezzo di stamane I quindici membri della direzione del MSI si sono schierati in bell'ordine sul palco del teatro Massimo, accolti dagli applausi dei congressisti che, dopo qualche timido tentativo eterodosso, si sono contentati di intonare l'Inno del Piave. Dopo l'elezione dell'ufficio di presidenza, la direzione si è ritirata ed ha lasciato il posto ai neo-eletti. Con questi sono saliti sul palco Valerio Borghese, i decorati e qualche gagliardetto. Ancora applausi e tentativi rientrati di canti ed evviva proibiti. Poi l'ex-segretario del partito fascista repubblichino, Pino Romualdi, ha assunto la presidenza effettiva ed ha sottolineato la bellezza di questo incontro di uomini «fedeli all'onore ed alla tradizione della Patria », in una « magnifica città di terra fedele > come è L'Aquila. Cosi, a sette anni dalla fondazione (le date fatidiche erano segnate in un grande pannello sul fondo-palco) è stato inaugurato il terzo congresso del movimento neofascista. Primo colpo di scena Dopo qualche battuta s*è ■ avuto subito un piccolo colpo di scena. Borghese, che a termini di programma non avrebbe dovuto parlare, ha chiesto invece la parola, e il presidente, per quanto imbarazzato, non gliel'ha potuta negare. Sotto il pretesto di rivolgere un saluto ai morti, ai decorati, ai reduci, alle vedove, alle autorità, alla stampa e al congressisti, il < comandante > ha illustrato brevemente i capisaldi della sua politica « distensiva >: ripudio degli atteggiamenti troppo intransigenti o nostalgici, ricerca dell'accordo tra tutti gli italiani < coscienti dei reali bisogni della Patria >. Tentava evidentemente di assicurarsi subito un primato nella corsa alla « mano tesa >, cui sembrarlo impegnati tutti i dirigenti. Ma l'intervento del segretario De Marsanich che lo ha seguito gli ha tolto immediatamente il vantaggio che si era assicurato. Si è visto allora che la lotta tra i capi era quasi risolta: Borghese doveva accontentarsi di rimanere presidente onorario, l'attuale segretario riuscirà a mantenere in pugno senza molte preoccupazioni le redini del partito. Ma si è visto anche qualcosa di più importante: tutto quanto s'è detto nei giorni scorai della lotta tra « possibilisti > e «oltranzisti >, del sottile lavorìo dei primi per sacrificare i secondi e forgiarsi un partito capace di offrire senza impennature l'apporto dei neofascisti allo schieramento di estrema destra, resta confermato. I < possibilisti > stanno vincendo con uno scarto superiore alle previsioni. La relazione Do Marsanich può essere considerata sotto due aspetti: per quello che è e per quello che significa. Se potesse limitarsi al primo il compito del cronista sarebbe facile, quasi divertente: basterebbe raccogliere un florilegio di tutte le assurdità, le ingenuità, le follie, le vacuità, i semplicismi di cui è intessuta. Nelle prossime elezioni politiche, secondo De Marsanich, i tre milioni di voti che il MSI ha ottenuto nelle amministrative (sono stati un milione e mezzo, ma in questi ambienti vi è un'invincibile tendenza alla moltiplicazione, come dimostra la storia dei 300 mila morti) possono diventare dieci o undici, un « blocco formidabile contro cui nulla vale >, l'unico blocco capace di far diga contro il comunismo, ma anche quello capace, nel caso che il Governo non receda dal suo atteggiamento, di rendere impossibile domani la difesa dell'ordine costituito. L'attacco a Croce Il MSI è repubblicano, ma ha potuto allearsi con i monarchici poiché ha in comune con essi « l'avversione a questa iniqua Repubblica del disordine e della vendetta >. E non si è trattato di un mero espediente elettorale. Quando De Marsanich ha stipulato l'accordo, gli è apparsa, dice, « l'immagine del Risorgimento >, il repubblicano Crispi che stringe la mano, per l'unità della Patria, al monarchico Farini. Il MSI non va ne a destra nò a sinistra perchè è II partito dell'avvenire e tira dritto in vista del secondo Risorgimento contro le forze del tradimento e del disonore. (Nella rassegna di queste forze un posto d'onore è toccato a Benedetto Croce, definito « padre Zappata della filosofia, corruttore intellettuale di due generazioni, teorico del tradimento »). In politica estera si dichiara per l'Occidente («Noi siamo l'Occidente, che poi in sostanza è la tradizione romana trasformata dal Cristianesimo e ammodernata dall'inserzione della tecnica tedesca >) e per la sua difesa anche attraverso il Patto Atlantico, che è in definitiva una prosecuzione del patto a quattro di Stresa. Ma il Patto Atlantico è già tendenzialmente superato, secondo De Marsanich. dai patti bilaterali che l'America stipula con i Paesi europei: questa è la strada buona e potrà essere integrata da un nuovo patto a quattro, ove al posto dell'Inghilterra si ponga la Spagna. In politica sociale vale soprattutto la tesi corporativa. Nello Stato corporativo c'è la esaltazione del lavoro, che viene assunto al titolo supremo di «appartenenza alla vita dello Stato», e la soluzione di tutti i problemi: della disoccupazione, attraverso una politica di protezione industriale con tutti i mezzi doganali e finanziari a disposizione, dei rapporti di "lasse, con adeguati strumenti giuridici (Magistratura del Lavoro), della questione agraria, con la difesa della produzione e il miglioramento delle colture (riforma integrale). In politica interna invece va¬ srcdlccdddfi le Bempre 11 dilemma <0 Roma o Mosca >; un'idea che è del MSI e dell'Italia, < poiché siamo noi soltanto, oggi, a reggere la fiaccola dell'idealità nazionale e sociale contro l'eversione barbarica del comunismo ». Questa la relazione di De La reazione iella base Naturalmente una svolta di questa portata non poteva passare senza contrasti. La base, che si è vista depennare di un colpo le < tradizioni di Salò s, ha dato fin dal mattino segni frequenti di vivace insofferenza, e il segretario del Movimento ha avuto delle difficoltà a spiegare e a far accettare i suoi più arditi punti di vista. Ma poi l'ovazione con cui è stato accolto alla fine il suo discorso ha indicato anche ai più scettici che stava vincendo. Nel pomeriggio la rinuncia di Almirante a leggere la sua relazione di politica interna (sostituita con un anodino ordine del giorno) ha offèrto un altro segno. Poi, per permette^ un qualche sfogo, si è lasciato parlare una serie di giovani, tutti di simpatìe < veroniane > e « milanlste >. Non hanno risparmiato attacchi polemici alla < svolta > e grida d'allarme contro l'i imborghesimento > e la « parlamentarizzazione > del Movimento, cui avevano aderito con tutt'altre speranze. Due o tre volte si sono trovati anche impegnati in tumulti Marsanich considerata nel suo primo aspetto per quello che è. Pensiamo che non occorrano molte parole ad illustrare il suo secondo aspetto, ciò che significa. Ci si chiedeva nei giorni scorsi come il MSI sarebbe riuscito a caratterizzarsi di fronte al suo elettorato, visto che doveva rinunciare a risolvere tutto con 1 agitazione dei suoi miti nostalgici. Ebbene, si può dire che il suo segretario lo ha fatto accantonando i miti e portando bene in evidenza la loro sostanza. Il MSI si presenta come < la unica alternativa valida > al comunismo e non trascura di rassicurare l'estero con le sue professioni di fedeltà occidentalista e l'interno con quelle di osservanza democratica istituzionale cattolica. (VI sono state anche queste frequentissime, e ci scusiamo di poterne fare soltanto cenno). In via subordinata non rifiuterebbe comunque anche di costituire soltanto un elemento di quel fronte. Qui per ovvie ragioni si è più cauti e De Marsanich si è limitato ad osservare che non è onorevole bussare a una porta chiusa. SI può semmai entrare per una porta aperta. Come prova di volontà s'è fatto sacrificio dei miti e delle passioni di Salò; nessun accenno alla socializzazione, nessun attacco agli anglosassoni e alle forze di estrema destra, nessuna recriminazione per l'atteggiamento dei < venticinqueluglisti ». Nella qualifica di neofascisti, a ben guardare, vi è da cjgi un neo di troppo. «nilllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll ove è volato qualche pugno. Ma non sono riusciti a spostare sensibilmente la loro posizione, smarrita e isolata. . Forse avremo anche qui una piccola scissione. Servello e Pettinato, i loro capi, hanno continuato ad aggirarsi Ano a tarda sera nei dintorni del fatti entrare e la loro disillusione. Enzo Forcella |congresso, ove non sono Mstati nemmeno corneosservatori, In cerca di glorna- listi cui confidare le loro pene