Spavaldo e fatuo Casaroli in doppio petto

Spavaldo e fatuo Casaroli in doppio petto "Questo vestito per scappare non mi serve,, Spavaldo e fatuo Casaroli in doppio petto L'aw» Ercolani, difensore di Ansaloni sostiene che il suo cliente "non si è mai macchiato di sangue,, (Nostro servizio particolare) Bologna, 25 luglio. « Di figura mediocre, occhi cervoni, di faccia delicata e lussuoso nel vestire». Cosi un autore settecentesco descriveva Angelo Duca detto Angiolillo, il famoso brigante napoletano che indossava una uniforme piena di ricami, di frange d'oro e di stelle, e che salì sulla forca all'età di 24 anni. Press'a poco l'età in cui Paolo Casaroli, mezzo napoletano per parte di madre, chiudeva praticamente 'a sua vita dì fuorilegge dopo una furibonda sparatoria per le vie di Bologna. I modelli della storia criminale e i figurini delle sartorie romane piacciono molto al nostro gangster che stamane è entrato sorridendo nella gabbia, orgoglioso del proprio ■risiilo di « capo ». E' un doppio petto nero a grosse righe bianche, con le righe della giacchetta che combaciano perfettamente con quelle dei pantaloni, una accuratissima geometria che fece impazzire il sarto di Roma, ha assicurato Casaroli, e finì per costare più li centomila lire (altrui). Un doppio petto alla George Raft, che mutati i tempi, sostituisce la uniforme ricamata di Angiolillo. < Lo vuole? — glie lo vendo per poco — ha detto il gangster a un avvocato. Tanto per scap pare non mi serve. E' un vestito che attira troppo ». Poi «i è rivolto a un giornalista: « Ve drete quello che mi metterò per la sentenza. Un pugno nell'occhio, con certi triangoli grossi cosi ». Torchi, e specialmente De Lucca e Ansaloni, non hanno riso alle battute del capo. Questi < banditi da giorno feriale », come li ha chiamati acutamente l'avv. Vecchi, non hanno vestiti da sfoggiare, non conoscono, come Casaroli, la parte del gungster cinematografico che ha l'obbligo di apparire spavaldo e spiritoso anche nella cella della morte, e hanno decisamente paura. Oggi è la giornata di Lorenzo Ansaloni, < il Biondino» di Casaleccbio, che i romani di via Trastevere, dopo il fallito assalto al Banco di Sicilia, scambiarono per una donna. Ha 29 anni ed è smilzo, biondiccio, con- le orecchie a ventola, il naso storto, gli occhi piccoli e una espressione poco intelligente. Lavorava a Casalecchio come conducente di camion e d'automobili, ma aveva tre requisiti che Casaroli e Ranuzzi sfruttarono ottimamente: era incensurato, guidava con molta abilità e sapeva tenere i nervi a posto. In quella masnada di scassamacchine e di cimpulsivi», Ansaloni rappresentò un elemento di ordine e di sicurezza, per così dire. Pilotò la gang a Genova, a Torino e a Roma, su vari tipi di automobile, studiava gli itinerari delle fughe in città dopo i colpi e, all'occorrenza, sapeva aprirsi la strada tra la folla a:grande velocita e senza danno.!A Torino, dopo l'aggressione alla Cassa di Risparmio in via Stradella, tagliò a metà un corteo politico e filò via come se niente fosse accaduto. Il suo capolavoro tecnico fu lo sganciamento del 15 dicembre 1950, quando da Roma riuscì a riportare sana e salva a Bologna la Fiat 1400 color avana, dopo aver superato, i numerosi posti di blocco che la polizia italiana, in allarme, aveva stabilito lungo tutte le strade. A Siena bevve un caffè forte che non gli Impedì di dormire saporitamente appena fu a casa. Oggi l'avv. Federico Ercolani ha parlato in difesa di Ansaloni. L'Ansaloni, ha premesso l'oratore, non ha mai sparato, nè si è mai macchiato di sangue, nè fu quell'autista fldatissimo dipinto dagli avversari. Durante le rapine c'è sempre qualcuno che lo tiene d'occhio: a Genova è Farris, a Torino è De Lucca, a Roma Ranuzzi, il quale, prima e dopo le varie imprese, gli ricorda, pistola alla mano, che può sempre fare la fine di Camorani, l'autista del tassi n. 17 ucciso da altri rapinatori. Nonostante tutto ciò, prosegue l'avv. Ercolani, Ansaloni è il primo che confessa alla polizia e non nasconde di avere tenuto armi in casa. Inoltre < il Biondino > non frequenta, come gli altri, la casa di Casaroli o l'agenzia di Grandi. La imputazione di associazione a delinquere va perciò accolta con un grande punto interrogativo. Quanto al concorso in omicidio, l'avv. Ercolani si appella idealmente all'indirizzo odierno della giurisprudenza che ha già superato il famoso art. 110 del Codice Penale, invocando, infine, le attenuanti per il patrocinato. Uscire dai cancelli dell'ergastolo, insomma. Domani sarà di turno Giovanni De Lucca difeso dall'av vocato Piero Ballarmi. g. V.