Libri gialli

Libri gialli Libri gialli Nel tempo che il fascismo, volgendo al disastro, soffriva di bruscoli negli occhi, insieme col lei e la stretta di mano anche 1 libri gialli passarono un guaio-, e per esterofobia, martellata di morale, questa grata compagnia dell'uomo moderno, questa sovrana delle letture riposanti cui affilarono gli ozi uomini come Briand, Panzini, Gidc e altri illustri, ci venne improvvisamente a mancare. Il dopoguerra, tra le prime e minori cose che ristaci lì, fu il commercio dei « polizieschi » d'oltre Manica e Atlantico, il quale ora ha preso un tal sviluppo (non c'è sabato senza un « giallo » e intorno all'editore principale è cresciuta una fungaia di concorrenti) da generare il sospetto che tanta vegetale tacilità di produzione nasconda una miseria di fondo, e che sotto la medesima etichetta si spacci merce di dubbia origine e qualità diversa. Parliamoci chiaro: il libro giallo stinge, muore; e quelli chr oggi si danno per esso, scritti in minor tempo che non s'impieghi a scorrerli, sono brogliazzi cinematografici ripieni di violenza e confusione, appunto le due cose che il poliziesco rettamente inteso aborre ed esclude. Certo incrudimento di gusto proprio dei dopoguerra, la moda che sempre vuole stoltamente cambiare, il cinema con le sue imitazioni soverchiatrici, hanno concorso a guastare la formola in cui il poliziesco, sull'innanzi di Poe, si tenne gloriosamente per anni, serbando e tramandando i caratteri d'un gioco dell'intelligenza, fondato sulle umane facoltà di osservazione e di ragionamento. Non diciamo che tra le due guerre la narrativa poliziesca non mettesse mai il naso fuori degli schemi classici, ma soltanto che non se ne era troppo allontanata: ancora bastava alla sua bisogna un investigatore di cervello e un morto ammazzato; ancora vi regnava quell'aria matematicamente asciutta che invogliava a respirarla anche persone gravi e senni maturi, che in questi libri di trattenimento appagavano il loro senso d'ordine e simmetria, e ne pigliavano diletto e pace. Pace: giacché la fortuna dello slogan « Un libro che non vi farà dormire! » fu quella delle cose sbagliate: di quel sangue ch'era sugo di ciliege, di quei morti che non putivano, nessun uomo fatto si metteva paura. Un altro pregiudizio, che fu manna per gli stampatori, accompagnò la voga dei «gialli»: che non si potessero rileggere, e bruciata la sorpresa, tutto fosse finito. Onde quella . legione di meschini, che preso il porro per la coda, imparato anzitempo il nome dell'assassino, gettavano il libro come letto, inibendosi un piacere che non avevano sfiorato; e pieni d'astio per chi invece ordinatamente leggeva, minac davano di rivelare quel nome, costringendo il minacciato a tapparsi le orecchie e poi a sequestrarsi dai viventi come un lebbroso. Codesta nervosa sopravalutazione della catastrofe fu propria di chi non amava i « gialli », dei quali soltanto allora si conoscono e apprezzano i pregi, che al lume della soluzione si rifa la strada che fu corsa al buio, verificando se l'autore ha fatto tornare tutti i conti, se abbia saputo di tanto logicamente rientrare di quanto s'era arbitrariamente sporto. Circa poi l'innocenza, anzi moralità del contenuto poliziesco, quale fu elaborato nella sua bella stagione, basta pensare alla triste fine che non vi mancava mai di fare il delinquente, e al corrispondente automatico trionfo della legge. Alla loro modesta maniera i « gialli » ci ripetevano che la vita è sacra, e dal cumulo delle sventate astuzie delinquentesche fornivano un corso perpetuo di scoraggiamento al delitto. Se investiti dalle fiamme non potessimo portare che un « poliziesco », quale vorremmo che fosse? Per nostro strettissimo conto, dopo averci ben pensato: La casa della freccia del vecchio Alason, in cui si ritrovano tutti i requisiti del « giallo » perfetto, con un più di genialità romanzesca che batte sulla balzacchiana figura dell'ispettore Hanaud. E avanzando un attimo di tempo agguanteremmo L'incendio nella brughiera e / tre segugi di Crofts, mirabili esempi di pacato raziocinio poliziesco, nei quali il personaggio del detective è d'un grigiore impiegatizio che innamora. Giacché il Crofts piantò la sua bandiera giusto agli antipodi del verminoso giallo cosiddetto d'atmosfera, nella regione più salubre. Dell'egregio Van Dine la fama immensa pareggia i meriti; e La fine dei Greene, La canarina assassinata e non po chi altri suoi libri, governati dalla caustica intelligenza di Philo Vance, il segugio dandy, gigan teggiano. Ma che figura si farebbe tacendo di Wallace? Eppure quest'uomo straordinario, questo monstrum di fecondità e scatenata immaginazione, a cui i < tu metti » di oggi, e probabilmente anche quelli di domani, non insegnerebbero nulla, è difficile aggreggiarlo, sta a sè. Nei suoi 140 romanzi e rotti, volentieri egli spezza i pacifici schemi del poliziesco ortodosso, e per bodole e passaggi segreti riesce agli sconfinati campi dell'avventura. E nondimeno, giacche il genio è anche capace di sacrificare l'umore dominante, quando volle seppe raccogliersi a scrivere un « giallo » della forza del Cerchio rosso. Una statistica ha rivelato .-he le donne sono fiacche e rade leggitrici di libri gialli. Mentre < 1 oto che a scriverli sono in mol te e bravissime. La loro terrestrità le mette sui più neri intrighi; la loro morbidezza ne le toglie con un'insospettata ricchezza di sensazioni. Già l'aria si colora ai lei, già il lettore mormora il suo mane... Cappello in maao davan- ti ad Agata Christie! Se sulla narrativa gialla, considerata un sottoprodotto della commerciale o ferro-tranviaria, fosse mai passata ala di critico, voce ben più autorevole della nostra la bandirebbe scrittrice coi fiocchi. Quest'accidente scrive rapido, concreto e prensile, in modo che già a pagina 2 è impossibile resisterle; e ai margini della vicenda poliziesca schiaccia disinvolta un'elegante psicologia. Si sente che le basterebbe un minuto di deviazione contenutistica per; diventare un'altra Vicky Baum. | Ma il poliziesco la trae, ch'ella sa amministrare come nessuno Quante non ne ha combinate e risolte col suo simpatico Poirot: in terra, in mare e in ciclo. Mai ha saputo fare anche senza di| lui, reggendosi da se a faccia ai faccia con la morte a ripetizione, in Dieci piccoli indiani, suprema prova del suo virtuosismo, che, René Clair ha trasferito e scilipato sullo schermo. Inaspettata e sorprendente sempre nelle soluzioni, che le escono a balzi e! scatti successivi, dall'illusoria alla giusta, nessun scrittore di 1 «gialli» dovrà rispondere di fia-' to sottratto al lettore quanto lei; e sotto la sua guardia impenetrabile uno non sa di chi non debba sospettare come assassino, se fin dell'editore e del tipogra-j fo; che in fatto di sorprese, sen-1 za mai smontare dal manico ai scopa della logica, la Christie si è spinta più lontano di tutti. Onore a questa donna. E a quanti, in onta al gusto mutato, ne| seguono le orme, come Q. Pa-i trick, autrice di questo recente' La morte gioca a bridge (Ed. Richtcr), un buon «giallo» tradizionale di cui si voleva fare argomento del nostro discorsctto, prima che prendesse la melanconica piega che ha voluto. Leo Pestelli