"Non si può avere pietà per Casaroli e complici"

"Non si può avere pietà per Casaroli e complici"LE ARRINGHE AL PROCESSO DEI GANGSTER» "Non si può avere pietà per Casaroli e complici" Uno scatto del "capobanda,, e una minaccia del Presidente - Ricordi eschilei - Casaroli sghignazza e legge il "Napoleone,, di Ludwig (Noatro servizio speciale) Bologna, 21 luglio, Paolo Casaroli è considerato ormai < fuori concorso » in questa marcia verso l'ergastolo, in questa sinistra gara che incominciò la mattina del 4 e che si concluderà fra una settimana, giusto quando, secondo quanto ha previsto Bendanti, si affievoliranno i malefici influssi della macchia solare e sulla terra diminuiranno 1 delitti. Casaroli ha strafatto nel 1950, ha arciconfessato nel 1951 e di tutto si è vantatìssimo nel 1952, accaparrandosi persino ciò che non era vero o che apparteneva ad altri. Proclamare la sua piena responsabilità, sottolineare il suo ruolo di capo e quindi di conseguenze ifiittiiiiititiitiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiitiiiiiiiniiiiini* penali che glie ne' derivano, è diventato ormai un luogo comune nelle arringhe di Parte Civile, un passaggio oratorio, più o meno esteso o variato, ma sostanzialmente Identico. L'avv. Salvatore Mauceri, che sabato prese particolarmente di mira lo schizofrenico Casaroli, ha dedicato la seconda e ultima parte della sua arringa ai luogotenenti della ganga. < Casaroli, De Luca e Ansaloni — egli ha esordito — sono tre criminali ad alto potenziale, tre figure indissolubilmente legate e egualmente responsabili >. Giovanni De Lucca non è 11 semplice < portinaio » delle banche aggredite, 11 gregario senza importanza quale vuole apparire, bensì un collaboratore di primissimo piano, un elemento • Indispensabile. Ora tocca a Lorenzo AnsaIoni, l'autista che si è dimostrato sempre « all'altezza della situazione », il gangster che si è meritato più di qualsiasi altro le pericolosissime lodi del capo. Il semplice «palo»... quel palo motorizzato che a Roma, mentre si distribuivano pistole e bombe a mano, ficcò la testa dentro 11 cofano della macchina per non vedere, e addirittura il depositario delle armi. É' Ansaloni che alla vigilia della partenza per Roma, custodisce In casa due vallge piene di armi e si fa inoltre riparare una pistola; è AnsaIoni che si reca a Torino per studiare l'itinerario della fuga a colpo fatto, ed ò sempre lui, l'anziano della «ditta» che la sera del 16 dicembre 1950 se non ci fosse stata la sparatoria bolognese, avrebbe pilotato la masnada a Genova, per una nuova operazione bancaria. Quanto ad Ezio Grandi, questo minore imputato, che rischia di diventare a mano a mano che 1 giorni passano, un grosso personaggio, è definito con sarcasmo « un uomo fortunato ». Perchè non si trova dietro le sbarre come Casaroli e soci, dopo averli accompagnati a Roma in una losca ricognizione, dopo averli «coperti » con false tessere di ispettori pubblicitari e, infine, dopo aver cercato di mettere su bottega per proprio conto, ossia una banda affine a quella di Casaroli. « Non parliamo di pietà per 1 giudicabili: sarebbe mostruoso. La pietà sta dalla nostra parte, dalla parte delle vittime » conclude l'oratore che, essendo siracusano e innamorato degli spettacoli classici, rinforza il suo dire con la lamentazione funebre delle Coefore: «Chi mal fa, mal riceve. Sentenza è questa fra le antiche antica». Giacomo Torchi, lo scadentissimo autista di Binasco, ignora chi sia Eschilo, ma tira un sospiro di sollievo: è il solo della gabbia che gli avvocati trascurino definendolo alla svelta « una figura scialba >. Meglio, molto o!111111r11111 il ! m111[i;s1111 )11 r11iim1111;111 i11111111 j meglio delle lodi di Casaroli che impettito seguita a sogghignare. «Ardito sei e tronfio come un gallo davanti alla gallina» dice 11 corifeo al perfido Egisto (Agamennone, epilogo. Tanto per recare un piccolo contributo agli studi eachilei che il capo non predilige. Sta leggendo Invece, come c'informa un carabiniere, il «Napoleone» di Ludwig). Poi si è alzato l'avv. Carlo Gariboldi, che tutela 1 diritti di Renato Morselli, 11 figlio dell'autista di piazza ucciso dai gangsters in via Santo Stefano a Bologna. Signorile nel gesto e nella parola, questo ordinato espositore di fatti è stato forse il più implacabile accusatore della banda, certo 11 critico più spietato del guappo Casaroli. < Invano ho cercato In voi un principio di emendamento qualsiasi — gli ha detto l'avvocato, senza alzare la voce, — qui slete stato cinico, preoccupato della toeletta, e, pavoneggiandovi come una femmina in amore, mollemente seduto, avete definito le vittime spiacevoli conseguenze. Li avete dimenticati questi poveri morti, ma io so che la sentenza 11 ricorderà >. Casaroli insorge, rosso in viso: «Debbo precisare che...», ma il Presidente gli toglie la parola bruscamente e polche i brontolìi continuano minaccia di espellerlo dall'aula. Gli attacchi senza enfasi sono quelli che più disorientano 11 < divo criminale » perchè più lo espongono al ridicolo. Poi anche l'avv. Gariboldi passa in rassegna i personaggi della banda, per affermarne la piena responsabilità penale. Ecco ancora De Lucca, < torva e bieca figura di prezzolato»; ecco Grandi, < losca eminenza gri già»; ecco Ansaloni e Toschi (di sfuggita), ed ecco persino Ovilio Marchesini, il garagista che intralciò le indagini della polizia. * Egli è legato a dop pio filo con Ansaloni. Buon per lui che sia stato imputato di favoreggiamento, giacché io lo vedrei correo nell'associazione a delinquere ». Senza voler anticipare le conclusioni del Procuratore Generale, tre ergastoli, afferma l'avvocato Gariboldi, incombono su questa causa: Casaroli, De Lucca, Ansaloni. E anch'egli, concludendo, esorta i giudici a non avere pietà per chi violò i principi fondamentali del rispetto alla proprietà e alla vita. Gli uomini della gabbia chinano la testa e sembrano per la prima volta angosciati. La parte civile Morselli ha richie sto come risarcimento di danni cinque milioni che, aggiunti agli altri, fanno un totale cospicuo: 37 milioni. «Bisognerebbe rapinare qualche altra banca > disse Casaroli sabato scorso. Domani parlerà l'on. Bellavista per il Banco di Sicilia e pronuncerà la requisitoria 11 P. G. Sangiorgio. g, -y. im 111!1111)111r11111mir1111111111111111111i<11M11111111n

Luoghi citati: Binasco, Bologna, Genova, Roma, Torino