Una domenica per milioni di uomini di Enrico Emanuelli

Una domenica per milioni di uomini VIAGGIO ATTRAVERSO E'MJJXEOWE SOVIETICA Una domenica per milioni di uomini Questa giornata, a Mosca, scorre senza imprevisti - Ubriachi e ragazze che vanno per fiori, i soli a vivere secondo capriccio - Tre mete per tutti: magazzini, musei, parchi di riposo - Utilità d'un parente vecchio da adoperare per le code Nei grandi e ombrosi Luna-Park folla che bivacca legge passeggia gioca, come in un collegio all'ora della ricreazione IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIIIIIIIIIIIIMIIIIIIII(Dal nostro inviato speciale) Mosco, luglio. C'è un giorno della settimana in cui i cittadini sovietici rivelano certi modi della loro vita: è la domenica. Da noi ogni domenica, specie se d'estate, può essere divertente o noiosa, ma sempre secondo il nostro capriccio od umore o quantità di danaro in tasca; e spesso il sabato ancora non si sa quel che faremo il giorno dopo. A Mosca, invece, non offre imprevisti. Da anni oramai anche questa giornata vive dentro abitudini alle quali d'altronde ' tutti volentieri obbediscono. Nessuno in casa La domenica sovietica fa vedere a tutti come la popolazione sia di gusti semplici, dice quali desideri abbia e mostra i piccoli sacrifici che uncora le pesano uddosso. FI' una giornata in cui nessuno stu in casa. Si esce di mattino, si torna la sera tardi. Le ragazze hanno raccolto fiori campestri, si son fatte lorancine che han tenuto sul capo tutto il giorno, ma verso sera, quando ritornano, sono già appassite. Qualche uomo è dolcemente ubriaco, in modo quasi patetico e sempre lo vedrete circondato dalle cu- re d'un umico o della moglie. Costoro lo proteggono evitandogli di finire in un centro di disintossicazione, dove lo guarirebbero con la doccia fredda e con qualche puntura, facendogli poi pagare quaranta rubli per il < trattamento ». Quelle ragazze e questi ubriachi sono forse i soli a comportarsi secondo il loro capriccio. Quando si parla di salari e di livello di vita delia grande massa dei lavoratori sovietici, vedo che raramente gli specialisti di tali problemi sono d'accordo. L'ottimista ed il pessimista si contraddicono perchè partono da cifre e da notizie diverse e con quelle vorrebbero risalire alle conclusioni. Non riflettono che anche la fisionomia d'una domenica, con l'infinita possibilità di osservazione che essa offre, potrebbe servire per giungere a conclusioni insieme empiriche e precise. Tutti escono, basta seguirli e guardarli: ho detto che la domenica è rivelatrice di molte cose, più ancora forse che le visite ad officine, fabbriche, case e scuole. Gli alti funzionari, i direttori, coloro che hanno stipendi che superano la media scompaiono. Non so dove vadano. Probabilmente lontano IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII dalla città, nelle piccole case di legno che sono numerose intorno alla capitale o si scambiano visite tra di loro. Già quasi invisibili negli altri giorni, lo diventano interamente la domenica. Partono il sabato sera e quasi tutti costoro possono viaggiare in automobile ed infatti, la domenica all'imbrunire, -sovente li vidi di ritorno. Nelle macchine i ragazzi e le donne avevano quell'espressione in cui la stanchezza si mescola alla felicità. Non parlo di costoro, che sono vn definitiva pochi e pochissimi, ma degli altri che mi rimanevano sotto lo sguardo tutto il giorno. Perchè abbandonano le case di mattino riempiendo strade, autobus, metropolitana come se si trattasse di correre ad un appuntamento? Per godersi la corta estate, ma non soltanto per quatto. Sovente sono anche spinti dal desiderio di non rimanere nell'appartamento per lo più condiviso con altre famiglie, ed infine dalla necessità di compiere degli acquisti che non c'è tempo di fare lungo la settimana. Un tale, che mi raccontava d'essere contento del modo ion cui viveva, mi disse con sincerità: <Se avessimo un parente vecchio da adoperare per le code, molte cose sarebbero più facili ». So che quanto vedo a Mosca avviene a Leningrado e ad Odessa, a Minsk ed a Novo Sibirsk, ai quattro angoli della sterminata terra sovietica. La mattina della domenica milioni d'uomini escono di casa per andare nei magazzini, nei musei, nei parchi di riposo. Sono oramai le abitudini, più nessuno se ne meraviglia. Curiosa adulazione Di domenica tutti i negozi sono aperti, A Mosca, in questa giornata, agli acquirenti cittadini vedevo aggiungersi quelli che venivano dalla campagna e dalla provincia e parecchi di costoro fanno una specie di mercato nero. Si tratta di comperare qualche merce e rivenderla poi ad un compaesano guadagnandoci pochi rubli; ma il compaesano a questo modo si sottrae ad ore ed ore di coda fastidiosa. La più lunga coda che vidi fu proprio una domenica, davanti al Magazzino Universale che è all'inizio della Petrovka. Erano arrivati nuovi orologi da polso, in metallo bianco e la voce si era sparsa. Su una fila di tre, la coda s'allungava per qualche centinaio di metri, poche guardie sorvegliavano per l'ordine. Senza andare nel reparto dove avveniva la vendita, salii al primo piano del magazzino e, da una balconata, guardai in basso. Cinque o sei ragazze erano ad un banco ed il compratore aspettava che avessero trascritto il numero dell'orologio su una ricevuta, con quella andava alla cassa, si metteva ancora in coda, ritornava al banco, e si rimetteva in coda per ritirare lo scotolino di cartone rosso. Molti moscoviti e campagnoli e provinciali trascorrono così buona parte della loro domenica. La trascorrono in lunghe attese per un acquisto che poi avviene, in parecchi casi, senza possibilità di scelta. < Perchè fanno le codefy. Risponderò con quel che penso sia la verità. Oggetti, cose e merci non mancano, soltanto c'è imprecisione nelle consegne, lentezza nei trasporti, e molta pesante burocrazia. I muri di Mosca non conoscono i manifesti pubblicita¬ ri. Nessuno vi dice quale aperitivo dovete bere, quale formaggio preferire e dove potete trovare le scarpe migliori o la più efficace crema contro il sole che brucia. Sui muri moscoviti si vedono manifesti di propaganda politica, adesso il tema è la guerra batteriologica che gli americani fanno in Corea e sulla quale nessun cittadino sovietico ha dubbi. Ed a questi, sui muri, fanno compagnia soltanto i manifesti per gli spettacoli teatrali e per i musei. Il museo ha grande importanza nella vita del popolo sovietico, soprattutto la domenica. Il cittadino di Mosca ne ha parecchi sotto mano e tutti sono didattici, propagandistici, per di più adulano sempre l'amor proprio e toccano l'orgoglio di chi li visita. So per esperienza che sono frequentati, so che le guide sono sempre pronte ad accompagnare i visitatori. Esse tengono in mano una bacchetta, che dà loro un'aria di maestrine elementari e parlano, raccontano, si smarriscono in commenti, danno presto la sensazione di offrire una lezione disinteressata, gratuita, ed anche questo è un buon tratto psicologico, I giovani seguono con attenzione le lunghe chiacchierate, spesso ho visto che prendevano appunti sui loro taccuini. Tutto ciò potrebbe far pensare ad una popolazione che la domenica si trasforma in una scolaresca ordinata in gita-premio; ma questo è un giudicare superficialmente. La verità è un'altra. Potrei dire che è un popolo il quale cerca di scoprire se stesso a se stesso e cede volentieri ad una forma di curiosa adulazione. Il più bell'esempio di quanto dico lo si vede in quel museo che è sulla Volkhonka, dove sono custoditi i regali che le repubbliche sovietiche ed i comunisti sparsi nel mondo hanno mandato due anni fa per l'onomastico di Stalin. Tutti quei doni, gli italiani che mandano persino i sonetti del Belli nella rara edizione del 1911; tutti quegli omaggi, sci deputati francesi, che inviano le loro sciarpe di seta rossa; tutta quella montagna di oggetti preziosi e da nulla, dove certe volte non si sa se ammirare di più la fantasui o la puerilità, sono un segno di potenza che, in qualche modo, ricade sul cittadino sovietico. Sono cose oscure, inconscie, forse loro stessi si meraviglierebbero sentendosele dire; ma quel musco ha grande successo e di domenica vedo la folla beata e soddisfatta aggirarsi nelle quaranta sale. La maggiore risorsa Ma la domenica offre una risorsa che doveva essere posta in capo a tutte e che soltanto l'artificio mi ha spinto a metterla in coda. E' quella dei < Parchi di cultura e di riposo >, che loro ritengono una buona idea perchè il lato pedagogico, quello morale e quello politico sono perfettamente fusi. Quando hanno ricostruito Stalingrado hanno cominciato appunto dal < Parco*; ed a Mosca ce ne sono alcuni magnifici, come quello dedicato a Massimo Gorki, sulla riva del fiume o quello di Ismailovski, già fuori di città, in mezzo ad una grande foresta. E' un rito familiare trascorrere ormai la domenica in uno di questi luoghi che sono semplicemente dei Luna-Park vastissimi e bene ambientati. Non so se le nostre abitudini, la nostra fantasia ci porterebbero ad apprezzare simili cose per più di qualche domenica. Nel giorno di riposo questi parchi sono invasi da una folla che bivacca, che legge, che passeggia, che giuoco. C'è aria di fiera. Le venditrici di gelati e di acqua sciroppata fanno ottimi affari. Dove c'è un laghetto artificiale, le barche sopra vi pullulano come i moscerini nelle risaie. In uno spiazzo qualcuno organizza dance popolari, c'è il maestro che dà lezione a trenta o quaranta coj>pic per volta. In un altro punto un'orchestra suona pezzi d'opera. In un altro ancora, un cantante, in piedi sopra un .piccolo palcoscenico, diverte con canzoni patetiche od umoristiche. Si tratta di trascorrere una giornata e tutti gli espedienti sono buoni per gli invisibili organizzatori. Vicino all'apparecchio per la prova della forza muscolare, ci sono le giostre tradizionali, cavallini ed automobili in miniatura; ci sono aeroplani minuscoli, di legno c di latta, che permettono di simulare il < giro della morte ». C'è il padiglione per chi vuol leggere, quello per chi vuol giocare a scacchi, sorvegliato da un esperto che dà consigli. Una patetica mostra Come osservatore straniero, queste cose mi meravigliavano in modo direi indiretto. Esse rappresentavano la soddisfazione di piaceri molto semplici, itigenui, erano di una bonarietà che si avvicinava ad una curiosa immagine: vedevo come un grande collegio, con i ragazzi nell'ora della ricreazione. Non so quanti <parchi> ci siano nella capitale. Ne ho visitati soltanto tre o quattro, ed era facile riconoscere come lievi sfumature esistessero tra di loro. Andai nel più elegante, che è Z'Ermitage, dove l'ingresso costa due rubli; andai IIIIIIIIIIIIIIIIIIMIMIIIIIIItllllMIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII a quello di Fili, dove non si paga nulla per entrare. Quest'ultimo è lungo il fiume, ha una sottile striscia di spiaggia, l'acqua non è invogliatile, perchè gialla; eppure ha fortuna. Era una domenica caldissima. La radio aveva detto che dal 1901 a Mosca non c'era mai stata una simile alta temperatura. Gli autobus, i tranvai avevano portato una folla eccezionale per numero. Era ordinata, composta. Quando si attraversò un boschetto, per scendere al fiume, incontrammo gruppi di ballerini; ma i ragazzi ballavano tra di loro, e le ragazze per loro conto da un'altra parte. Non essendovi cabine, ci si spogliava con piccole acrobazie dettate dal pudore; ed eravamo forse in tremila ad aver fatto un mucchietto della nostra roba sulla spiaggia. Quegli indumenti mostrati alla mia curiosità, tutti quelli che diciamo intimi, mi colpirono in modo particolare. Vedevo una patetica mostra di sacrifici e di magrissime risorse. Pareva che quelle migliaia di persone, specie le donne e le ragazze, si fossero confessate in silenzio. I tecnici, che discutono di salario e di potere d'acquisto della moneta, manipolano cifre e spesse volte il pessimista e l'ottimista riescono a dire, con verosimiglianza, cose diverse. Io sto ai miei occhi; sto a quello che ho visto quando i bagnanti di Fili aprivano le loro valigette, i loro involti, alle povere cose che vedevo indosso ai loro bambini. Era una domenica qualunque per milioni di uomini. Le fatiche, la psicologia, il < tono » d'un popolo perdevano molte delle loro ombre. Enrico Emanuelli IIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII

Persone citate: Mosco, Stalin