La parola è a Mosca di Ferdinando Vegas

La parola è a Mosca La parola è a Mosca Il 10 scorso i Tre Grandi occidentali hanno finalmente risposto alla terza e ultima nota sovietica, del 25 maggio, sul problema tedesco. Quattro mesi esatti sono ormai trascorsi da quando il 10 marzo Mosca prese l'iniziativa di proporre agli Occidentali la riunione di una conferenza dei quattro ministri degli Esteri, allo scopo appunto di preparare un trattato di pace con la Germania ; quattro lunghi mesi di fiacche e confuse conversazioni, l'unico risultato chiaro delle quali è stato sinora di dimostrare che nessuna delle due parti ha un reale interesse a giungere a un risultato positivo. 11 fondo del problema appare evidente a chiunque sappia appena diradare le nebbie della procedura diplomatica: si tratta in sostanza di stabilire se' la Germania deve restare divisa come è ora, oppure se potrà essere, d'accordo fra le quattro Potenze, riunificata. I russi si erano sempre mostrati propensi, nonostante le dichiarazioni in contrario, alla prima soluzione, fin quando le decisioni raggiunte in febbraio a Lisbona dal Consiglio della NATO non fecero loro comprendere a tutte lettere che la divisione della Germania comportava ineluttabilmente il riarmo di Bonn e il suo inserimento nel sistema difensivo occidentale. Perciò il Cremlino si decise a inviare la sua prima nota, compiendo una mossa indubbiamente abile e tem- Eestiva: ai tedeschi, in camio dell'ingresso nella Comunità difensiva europea, era offerta l'unità, accompagnata dalle condizioni più allettanti: costituzione di un governo centrale « secondo i desideri del popolo tedesco », sgombero entro un anno di tutte le forze occupanti, riarmo, riabilitazione dei nazisti e degli ex-ufficiali. Ai francesi ed agli inglesi, dubitosi della saggezza della decisione americana di puntare su Bonn e al contempo cònsci che era impossibile lasciare nel cuore d'Europa il vuoto di una Germania inerme, veniva prospettata la soluzione ideale: riarmo dei tedeschi sì, ma riarmo « ragionevole » e comunque col divieto esplicito di partecipare a qualsiasi alleanza militare. Pure essendo consapevoli che la mossa sovietica tendeva essenzialmente a scompigliare, o quanto meno a intralciare e ritardare, il faticoso lavoro della sistemazione difensiva dell'Europa, gli Occidentali non poterono esimersi dal rispondere; un po' tardi, senza alcun entusiasmo e in maniera piuttosto evasiva e dilatoria, ma risposero. La nota occidentale portò la discussione su un terreno che ben si sapeva particolarmente accidentato per Mosca : quello della richiesta, perfettamente giusta d'altronde, che il governo unificato della Germania sorgesse da elezioni realmente libere, garantite e controllate internazionalmente. Ebbe così inizio e si svolse nelle successive note, il classico dialogo dei sordi, i russi continuando a parlare di unificazione e gli Occidentali di libere elezioni. Fra la tattica russa di insinuare un cuneo divisorio fra gli alleati e quella occidentale di guadagnare tem: po per condurre in porto gli accordi di Bonn, quest'ultima finì per avere la meglio. L'ultima nota sovietica, del 25 maggio, non impedì infatti che il giorno seguente venissero firmati a Bonn gli « accordi contrattuali », nè che, dopo altre 24 ore, venisse costituita a Parigi la Comunità Difensiva Europea. Ma firmare non è ratificare, ha detto Pinay; c'è ancora una possibilità di discutere, prima che questi accordi entrino definitivamente in vigore. D'altra parte,* consolidata ormai la propria organizzazione di; fensiva, è naturale che gli Occidentali si sentano molto più sicuri e forti, in grado quindi di discutere tranquillamente con Mosca. Con l'ultima nota pertanto essi vogliono dimostrare sino in ultimo, soprattutto alla propria opinione pubblica,' che non si rifiutano ad un estremo tentativo che permetta di evitare un irrigidimento fatale delle contrapposte posizioni lungo ia « cortina di ferro ». Le proposte testé comunicate al Cremlino non peccano certo d audacia e di fantasia; contengono tuttavia degli elementi concreti, tali da far compiere dei passi innanzi al dibattuto problema e da costituire una onesta badi di trattative. Esse fanno ii punto alla situazione, invi tando i russi a una riunione quadripartita, che elabori una soluzione sulle seguenti linee: commissione d'inchiesta di neutri, non sottoposta aQlenddpabtldtzfprrsatctctdfttcetsOip.(cG«LcflnrsnlriLselslRlptg4èszcglldlmddttgsntpppvdlpse al controllo nè al veto dei Quattro Grandi, per stabilire la possibilità di libere elezioni in tutta la Germania; elezioni e costituzione di un governo centrale tedesco, al quale deve essere previamente garantita dagli attuali occupanti reale libertà e indipendenza; trattative di pace, infine, con l'effettiva partecipazione del detto governo tedesco. Gli Occidentali sono giunti faticosamente e non senza contrasti interni alla formulazione di queste proposte. Le accetteranno ora i russi ? La tenacia manovriera e la volontà propagandistica di Mosca potrebbero anche consigliare ai dirigenti sovietici di non lasciare cadere il discorso; ma si tratta di un'eventualità poco probabile, almeno a quanto si deduce dalla stampa di Berlino-est. La realtà di fatto non permette di farsi troppe illusioni in proposito: mentre la nota veniva consegnata a Mosca, a Bohn era approvata in prima lettura la ratifica degli accordi stipulati in maggio con gli Occidentali e a Berlino-est il secondo Congresso del partito di unità socialista .(comunista) deliberava il completo allineamento della Germania orientale con le « democrazie progressive ». Le due Germanie si. voltano così sempre più le spalle riflettendo la divisione in atto nel mondo intero; la loro riunione significherebbe ia saldatura di questa divisione; e ciò al momento attuale appare ancora troppo remoto. Ferdinando Vegas

Persone citate: Bohn, Pinay