Il carcere eli Werl pensione per generali

Il carcere eli Werl pensione per generali LA COMODA PRIGIONE PEPLI EX-COMANDANTI TEDESCHI Il carcere eli Werl pensione per generali In Germania il pericolo neonazista non è grave ma vivissimi sono i sentimenti nazionalisti-Le licenze sulla parola-Poltrone nelle celle e vita serena in attesa della libertà CDal nostro inviato speciale) Wert, 12 luglio. Il fratello di Fritz von Papen t uno dei pochi tedeschi che hanno ricavato, involontariamente, qualche beneficio materiale dalla sconfitta di Hitler. Egli possiede un albergacelo — il Kurhaus — a Werl, grigia e silenziosa cltadina delta Wesffalia, finora senza storia, che sta diventando la mecca non soltanto dei neonazisti ma di tutti i nazionalisti, che è quasi come dire di tutti i tedeschi. Al « Kurhaus », con un pizzico di fortuna, è possibile incontrare Von Manstein o Kesserling, Wolff o Von Mackensen, Simon o May eri Falkenhorst o Von Gaìlenkamp, quando, durante i « congedi su parola d'onore*, concessi ogni due o tre mesi dal generoso colonnello Wickers, il comandante inglese della prigione di Werl (una prigione - albergo, fornita di molte comodità), gli otto generali condannati per crimini di guerra si recano ad incontrare i familiari che li attendono nell'albergo di Von Papen per recarsi insieme al caro recluso nella Foresta Nera o in qualche altro posto di villeggiatura. Al «Kurhaus» si fermano anche gli ammiratori o gli exdipendentt degli otto generali, e sono fenci se riescono a salutarli o a stringer loro la mano, quantunque Manstein e compagni rispettino fedelmente l'impegno di non intavolare discussioni politiche durante le ferie dal carcere. Tutti sappiamo per quali delitti sono stati condannati gli otto generali, e noi italiani assoceremo sempre i nomi di Kesselring, Wolff e Von Mackensen al ricordo delle tragiche Fosse Ardeatine. Ma. i tedeschi li considerano innocenti. Non soltanto i neonazisti, ma anche i socialdemocratici, i liberali, i democristiani, dagli operai della Ruhr agli ex-ufficiali, dagli industriali ai ministri in carica, si dicono convinti che questi uomini non siano d'altro colpevoli che di avere eseguito gli ordini ricevuti, e si battono perchè gli Alleati concedano la revisione dei processi (non la grazia, che gli otto condannati si rifiuterebbero di accettare, desiderando — come essi dicono — giustizia e non pietà). In Germania il pericolo neonazista non è molto grave. Vivissimi sono in cambio i sentimenti nazionalisti, alimentati dalla frattura del territorio tedesco, dalla presenza di truppe straniere, dall'occupazione militare e amministrativa ancora in atto. Non volendo molti tedeschi, e ti oh osando gli altri, proclamare la loro nostalgia per gli antichi capi politici, sull'altare del nazionalismo sono stati innalzati questi otto generali che erano stati condannati a morte o all'ergastolo e hanno poi tutti avuto la pena commutata in non molti anni di prigione. Manstein ne deve scontare altri cinque soltanto, ma tutti fanno conto di essere in libertà poco dopo la ratifica del trattato di pace. Nessuna voce si leva per chiedere la liberazione di Hess, di Funk, di Von Neurath, e degli altri dirìgenti nazisti rinchiusi nel carcere di Spandau, ma non C'è gruppo politico che non ubbia iscritto nel suo programma la scarcerazione dei generali di Werl. Gli ex-militari proclamano che rifiuteranno di arruolarsi nella nuova Wehrmacht fin quando <non sarà lavata la. macchia all'onore del. l'uniforme tedesca>; e in un grande quotidiano leggo che f nella storia della giustizia inglese tre date vanno segnate con pietre nere: maggio USI, condanna della Pulzella d'Orléans; gennaio 1649, decapitazione di Carlo I a Whttehall; marzo 19i7, processo contro i cosiddetti «criminali di guerra*. Del resto lo stesso Adenauer si è impegnato a fondo per la liberazione di questi condannati; e ieri l'altro intervenne nel dibattito sul riarmo per annunciare che da parte inglese gli era stata promessa la revisione dei processi e che i francesi libereranno il U luglio, in occasione della festa nazionale, molti dei galeotti rinchiusi nella prigione di Wlttlich. « Auguriamoci — disse il Cancelliere — che anche gli americani seguano questo nobile esempio ». Il senso di fair play degli inglesi ha contribuito a diffondere in Germania la convinzione che gli otto generali siano innocenti. Quando ebbe inizio il processo a Voti Manstein, Lord Bridgeman e Lord De L'Iste si fecero promotori a Londia di una sottoscrizione per raccogliere i fondi necessari alia difesa del Maresciallo, e Winston Churchill fu il primo, con un versamento di 25 sterline, ad aderire alla cavalleresca iniziativa, il cui solo scopo era di assicurare all'imputato un difensore perchè non si trovasse in una posizione di svantaggio per mancanza di quattrini. E' lo stesso sentimento (generoso o ipocrita?) che spinge gl'inglesi, quando vanno a caccia, a lasciare una possibilità di difesa o di scampo all'animale braccato. Ma nella sottoscrizione per Manstein i tedeschi videro la prova che gli inglesi erano convinti della sua innocenza. Difficile è infatti per un popolo disuso ai ragionamenti democratici, comprendere il significato della frase: «Mi batterò a morte per impedire che il mio avversario sta privato della libertà di attaccarmi ». Nella prigione di Werl gli otto generali conducono un'esistenza tranquilla, certamente non disagiata, la cui monotonia e interrotta dai « permessi su parola d'onore » e dal carteggio con i critioi militari inglesi e americani che scrivono ai condannati per avere informazioni sulla condotta delle campagne di Francia o di Russia. Cosi Von Manstein è stato a lungo in corrispondenza con Liddel Hart e Kesselring sta scrivendo per conto degli americani un memoriale sulla guerra ili Italia, nel quale probabilmente non vi sarà nessun capitolo dedicato a Marzabotto o alle Fosse Ardeatine. Dispensati da ogni obbligo di lavoro, i prigionieri trascorrono il tempo scrivendo i loro ricordi oppure occupandosi di giardinaggio. Von Manstein si esibisce ogni giorno in complicati esercizi ginnastici all'aria aperta, che compie a corpo quasi ignudo, come faceva a suo tempo, nel campo di Padula, un noto personaggio della politica napoletana. Il generale delle S.S. Mayer — Panzer-Mayer — insegna a Simon e a Von Gaìlenkamp l'inglese, che ha appreso nella fortezza di Quebec, dalla quale, dopo ripetuti tentativi di suicidio, è riuscito a farsi trasferire in quella di Werl. I generali possono leggere i giornali, ascoi tare la radio, e si sono fatti mettere delle soffici poltrone nelle celle, dalle quali ogni tanto, a mezzo d'un giornalista straniero, fanno sapere al mondo che < Io credo nell'esercito europeo e sono contrario alle armate nazionali » (Kesselring), o <I tedeschi sono alleati sicuri » (Von Manstein), o t Mi dissero di prelevare 320 delinquenti comuni da fucilare come ostaggi, ma furono poi le S.S. a compilare la lista dei condannati, includendovi ebrei e prigionieri politici. Io dunque non ho nessuna col pa del massacro » (Von Mackensen). Oltre agli otto generali, a Werl sono rinchiusi circa altri 200 criminali di guerra, fra i quali si trovano una ventina di ausiliarie e alcuni giovani che oggi contano 21 anno e ne avevano quindi llf o 15 quando commisero le azioni per cui fu rono condannati. Ma erano mi litari di bassa forza, personag gi senza importanza, di Cui nessuno si occupa, che possono ricevere da casa un solo pacchetto l'anno, a Natale, e non sono autorizzati ad andare in ferie sulla parola d'onore. Nelle loro celle, sprangate a doppia mandata di chiave, lu luce si spegne alle 7 di sera, mentre nelle stanzette del ge¬ ntssrlptg■itir«iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii(fiiiiiiiiiiifttiiiifiiifiiiii nerali, che si chif.dono soltanto dall'interno, continuano a splendere le lampade per consentire a Manstein, a. Kesselring e agli altri di scrivere le loro memorie o di discutere i progetti per il giorno, non lontano, in cui usciranno di prigione. E. Altavilla Illlllllllllllllllllllllllllllllllllll IIIIIIIIIIIIIIIII Kesselring quando comandava le truppe tedesche In Italia

Luoghi citati: Francia, Germania, Italia, Marzabotto, Ruhr, Russia, Whttehall