Alla sbarra la madre di Casaroli e gl'imputati a piede libero

Alla sbarra la madre di Casaroli e gl'imputati a piede libero Alla sbarra la madre di Casaroli e gl'imputati a piede libero Il viaggio dell'autista "giallo,, da Roma a Bologna - Una valigia con dentro un arsenale - La "voluttà della confessione,, del ragioniere Ezio Grandi - La rapina di Binasco narrata dai test (Nostro servizio speciale) Bologna, 8 luglio. Il film dei gangsters presenta stamane una sequenza un po' ripetuta ma sempre efficace Una potente automobile color avana divora la strada (è un viale alberato di Roma), urla nelle curve, si avventa contro l'orizzonte mentre echeggiano gli spari delle pistole, le grida dei passanti e dalla banca esce traballante un signore che si affloscia per terra. La macchina fugge per la campagna, si ferma a un passaggio a livello, fa marcia indietro, si arresta in un piazzale di Ostia e di qui finalmente inizia il suo I viaggio di ritorno sull'autostra- j Il protagonista effettivo di Iquesta sequenza è l'autista dei ,gangsters, freddamente concen- jda. A bordo non ci sono più i gangsters, nò le valige delle armi, l'andatura è quella signorilmente sostenuta dell'autista che rientra solo in città e stasera discuterà col padrone su qualche particolare tecnico della nuova automobile. (Da non dimenticare la breve scena del gangster che a quel passaggio chiuso scende e va a chiacchierare con il conducente dell'autotreno, un pacifico uomo in tuta che domani impallidir» leggendo i giornali). L'autista dei gangsters trato sul volante, anche se nel nostro caso Lorenzo Ansaloni tende a ridurre l'importan?a del suo ruolo. A torto. Perchè se l'autista dei gangsters americani ha dinanzi a sè lunghe strade deserte, Ansaloni, dopo la rapina «I viale Trastevere, dovette galoppare attraverso quel popolarissimo presepio che è l'Italia centro-settentrionale e la fece franca, nonostante che la polizia stradale prima, i carabinieri poi lo fer- massero, lo perquisissero, lo interrogassero sette volte, fino j alle porte di Bologna. Durante ! la fuga verso Ostia il «biondi no senza nervi v si preoccupò di non cacciare nel fango Ih nuovissima Fiat 14M. A Siena prese un caffè con comodo. A Casalccchio, dove egli abitava, giunse sette ore e mezzo dopo e si mise a letto tranquillo. Prima di partire da Koma llllllllllllllllllllllllllllllltlllltllllllllllllllillllllll I belle opere d'arte >. Un autista i giallo > cosi, chissà se nemmeno ce l'ha una grande città corno Chicago. Tutte queste cose Ansaysni le ha raccontate stamane al presidente con la solita voce sbiadita. Ha accennato senza emozione alle minacce di Ranuzzi per costringerlo a partecipare anche all'ultima rapina, ha accennato al «po' di panico > verificatosi tra i suoi compagni dopo la sparatoria e, sempre senza emozione, ha citato un particolare compro- Farris gli diede il suo cappotto!perchè fosse più elegante, e a Roma, prima della rapina, egli! andò con Ranuzzi a visitare! Castel Sant'Angeloe tante; mettente. Alla vigilia del colpo, Ranuzzi gli portò a casa una valigia da custodire. Era una valigia chiusa a chiave ed egli si badò bene dall'indagare che cosa contenesse. « Io guardavo solo il motore*, dice; e si meravigliò (lentamente, si capisce) quando glie la aprirono in Questura e ne saltarono fuori pistole, mitra e bombe a mano, i'arsenale impiegato contro il Banco di Sicilia. < La sera delia sparatoria di Via Santb Stefano — conclude —»incontrai per strada De Lucca. Mi disse che Ranuzzi e Casaroli j era no stati uccisi e mi consigliò di scappare in montagna. INella mia ignoranza non pen ,sav<; che dovessi rispondere janch'ir» «ila giustizia perchè av<-vo fatto soltanto l'autista >.[ Prima eli scappare passò a casa e vi trovò la polizia. Addio motori, Finiti gli imputati maggiori, il presidente Bosi passa a quelli minori, a piede libero. E Casaroli si immerge nella lettura di un giornale sportivo. Si tratta di Ovilio Marchesini, che procurò la Fìat 1400 ad Ansaioni e sviò le indagini della polizia; di Giovanni Sardella che accettò dal Torchi 10 mila lire, der.aro rapinato a Bina- sco, di Walter Biason, che sot j trasse la carta di identità a un ! compagno di lavoro per darla a Ranuzzi; di Concetta Imbaglione. la madre di Casaroli, imputata di ricettazione. Tutti sì dichiarano innocenti, specialmente la donna, una napoletana di 50 anni, dagli occhi duri come il figlio, la quale ricorda le botte buscate in passato dal marito ed 1 guai recenti. « Io non sapevo — ella dice — che Paolo facesse quelle cose. Sapevo che si era Sato j ai contrabbando di orologi, ma in casa non passava che cinque o sei mila lire ogni tanto. Ciò che ho comperato l'ho comperato con 1 miei risparmi >. Casaroli non presta Interesse al fervorino che 11 presidente fa a Biason (un veneto che ha trovato lavoro In Val d'Aosta ed ha messo la testa a partito), ma ora segue con attenzione l'interrogatorio della madre e soprattutto quello, a sorpresa di Ezio Grandi. Val la pena di piegare il giornale. Grandi è un altro esempio di quella « generazione bruciata:» che qui si presenta con i nomi Idi Ranuzzi e di Casaroli. E' masro zoppo tacìturno-con o l l o o - a i un complesso di inferiorità fisica e morale che lo rode da anni e che gli ha fatto, volta a volta, invidiare o odiare la salute e la decisione, per così dire, dei suoi amici, specialmente di Ranuzzi. Ha 30 anni, ma già da quattro è interdetto dai pubblici uffici per avere riportato due condanne: Grandi è ragioniere e gli piaceva di studiare e di scrivere. Battibecco col difensore Il ragioniere apri un'agenzia di pubblicità, vi impiegò il fratello di Casaroli e nominò suoi ispettori u operatori cinematografici Ranuzzi, Casaroli e Farris. « Non ho mai fatto parte della banda, egli dichiara, non ho mai visto nè posseduto armi. Diedi quelle tessere a Ranuzzi, Casaroli e Farris per coprirli poiché sapevo che contrabbandavano orologi. Una volta andai con Ranuzzi a Roma dove trovavansi pure Casaroli e Farris. Stemmo insieme una giornata e mezzo, ma fu soltanto un giro turistico. Presidente — Non vi sareste per caso recato a Roma per studiare anche voi qualche plano? Varie persone affermano che voi vi metteste in contatto con alcuni rapinatori, certi Tinarelli. Fiorini, Giorgi, Magri Inoltre i vostri precedenti pe nali... Grandi — E' vero, li ricercai, à ■ ma lo facevo per conto mio. • Presidente — Come? Aveva- te fondato un'agenzia che, se-.q condo voi, non era un bluff, ma < c cominciava anzi ad avviarsi. p bene. Perchè pensaste di c-usti- c mire addirittura una banda? pLavy. Geraci. difensori del : pragioniere si agita, fa per pren-i pd«re ia parola, ma Grandi lo gferma: «Io rinuncio a un'auto- ! Sdifesa come vuole il mio avvo- pcato. Mi trovavo in condizioni pdisperate, è vero, ma non cer- ; gco ne voglio per questo delle mattenuanti. So di non averle »., RjL'aw. Gemei ai affretta a tessero l'elogio dell'lntelligem za del suo oliente, ne illustra il triste passato, ma Grandi sembra non ascoltarlo, appare anzi più sollevato dopo ciò che ha detto. Casaroli fa scuola. La voluttà della confessione, con 0 senza spavalderia, conquista 1 tipi più interessanti di questo dibattito. Casaroli si diverte Cambia'la scena. Arrivano 1 primi testimoni di accusa, il gruppo di 'vBinasco. Il- 3 ottobre 1950 Binasco era indifesa. I carabinieri e gli agenti si trovavano quasi tutti in campagna per uno sciopero delle mondine e i rapinatori ne approfittarono. Il maresciallo dei .carabinieri Bossoli, ma specialmente Giuseppe Gatti, Antonio Pellegrini, Vincenzo Ricotti, Egidio Gatti, ossia il direttore, il cassiere, il fattorino ed un cliente della Cassa di Risparmio descrivono con foga e con colore la scena della rapina. E' un racconto, si sente, che dal 1950 ad oggi deve aver avuto molte repliche nei caffè e nei tinelli di Binasco. Ranuzzi e Casaroli si precipitano là dentro a pistole puntate e mentre Ranuzzi fa stendere in terra Il 11111111111111M111 ! 111 i 111E t ! 1111111111111111111111111 dadqfldcdbndrnpdvmdFsptqsGtsstair quei galantuomini, li ammuc-1 chia l'uno sull'altro e, li le8a L per le mani, Casaroli vuota la cassa. Intanto bussano alla porta, si ode un dW: < E' permesso? ». De KwRa apre la porta, si trova dinanz. un ra- gazze di tredici anni, Enrico Strlgazzi, che è venuto a reca- pitare una lettera. Lo prende per il collo, lo trascina nel gruppo, anche a lui legano le mani. Infine i banditi fuggono. Ranuzzi si volta e grida: < Le jeux est fait j. II piccolo Enrfco è invitato < 111111111111 II 1111 < IM1111111111111111111111111 < M !dal presidente ad avvicinarsi alla gtbbia; Casaroli, che si stadivertendo come un matto aquesta rievocazione, gli fa la faccia da gangster per metter- lo in buon umorePiero Sala, un agricoltore dui pizzetto pepe e sale, narra, con un forte accento lombardo, come si lanciò in automo bile all'inseguimento dei rapinatori appena fu informato dal direttore della banca che era riuscito a suonare con la schiena il campanello di allarme e poi a liberarsi dal laccio. Sala dunque, si slancia, ma: «arrivò la polissia. Due agenti in motocicletta mi si piazzarono davanti. Fuori i documenti. Fuoii il libretto, ecc. Avevano scambiato la mia automobile per quella dei rapinatori. Mi tennero fermo tre ore mentre quelli scappavano >. Il mare sciallo Bossoli e il corettore Gatti non furono più i^rtunati: l'automobile e il camioncino sui quali essi saltarono per proseguire l'inseguimento si dovettero fermare per due guasti alle gomme. Domani sentiremo i testimoni di Genova e di Torino. Giorgio Vecchietti