Forain, il reazionario di Sandro Volta

Forain, il reazionario ARTE C OHE DO € U MENTO Forain, il reazionario L'opera del famoso disegnatore e umorisfa, apparentemente spietata, aspra, non rivela mai un entusiastico slancio, l'impulso di un'idea generosa, ma, al contrario, si fa eco di tutti i luoghi comuni di una borghesia caparbia e retrograda (Dal nostro corrispondente) \Parigi, luglio. I Non era mai accaduto di ve- ! dere tante opere di Jean-Louis | Forain riunite insieme quante ce ne sono nella mostra inaugurata in questi giorni dalla Biblioteca nazionale di Parigi per commemorarne il centenario della nascita. Lui vivente, Forain aveva esposto un gruppo importante di opere soltanto nel 1913 al Museo delle arti decorative, ma poi aveva auasi sempre rifiutato di partecipare alle mostre e, a chi gliene chiedeva la ragione, rispondeva: * I miei saloni* sono le edicole dei giornali ». Per più di mezzo secolo, infatti, si può dire che non ci sia stato giorno in cui nei chioschi dei boulevard!) non fosse esposto un settimanale, un quotidiano a grande tiratura, un al- bum o un'altra pubblicazione qualsiasi con illustrazioni di Forain. A voler ricordare i ti toli di tutti i fogli ai quali egli ha collaborato ai metterebbe insieme un elenco lunghissimo, da Le Monde parisicn a he Courriet franqais, da Le Fifrc a Le Journal amusant, da Li: Rire a L'Assiette au beurre, e finalmente, per limitarci ai più importanti, da L'Erho de Paris a Le Figaro. Non c'è dubbio che J.-L. Forain è stato uno degli artisti più abbondanti del suo tempo ed anche dei più fortunati: non esiste probabilmente un foglietto di carta sul quale sia passata la sur matita che non gli abbia fruttato fama e quattrini. Naturalmente non tutte queste migliaia e migliaia di opere potevano trovar posto nella mostra organizzata dalla Bl- blioteca nazionale, ma le due-cento circa, scelte fra tele a olio, pastelli, acquarelli, disegni, incisioni, litografie e affi- ches, bastano per una visione riassuntiva della sua figura di artista e por rievocare la sto-ria di quella borghesia fran- cese che nasce con Luiei FiliD- po e arriva fino a Poincaré. Fu un erande artica Forain? cirto nfss^ mc|ltodi lui seppe interpretare fi gusto del proprio tempo, e se nelle sue opere si nota quasi sempre un certo convenzionalismo, è per- che convenzionali-erano i sen- timenti di quel mondo borghe- se che egli interpretava. Molte delle sue illustrazioni erano sostenute dalla battuta, che i contemporanei giudicavano straordinariamente spiritosa, audace, spregiudicata, ma oggi riesce difficile capire come una ragazza che consolava la madre in lacrime dicendole: « Mamma, mammina mia, non piangere più... di' a papà che ritornerò dal vecchio!...» potesse far ridere, o indignasse, o provocasse comunque quei sentimenti che provocava una sessantina d'anni fa. E' .un fatto che, giudicata a distanza di tempo, l'opera di J.-L. Forain perde in gran parte quel valore polemico che sembrava fare di lui il pubbli- eo accusatore del costume cor- rente: invecchiate nel giro di pochi anni le sue famose battute hanno perduto il mordente. Oggi esse non dimostrano più altro che la straordinaria bravura di andare incontro al gusto della gente e si rivelano, tutto sommato, come il documento d'uno scoraggiante conformismo. E quando dal campo della .lemi™ „»i lhrrirn™i„polemica sul costume Forain I passa alla satira politica i risultati sembrano anche più_.„i,i.i, . „ , . f. meschini: apparentemente spie-tata, aspra, inflessibile, la sua I opera non rivela mai in realtà I un autentico slancio rivoluzio¬ nario, l'impulso di un'idea generosa, ma, al contrario, si fa eco di tutti i luoghi comuni d'una borghesia caparbia e retrograda, ne stimola e incoraggia i pregiudizi. Così nel 1894 rappresenta la Francia con la celebre battuta: « E dire che era così bella sotto l'impero! » ,e qualche anno dopo è fra i | più accaniti accusatori di Drey !fus; chauvinista e antisemita, un sentimento reazionario s'in |sjnua sempre nelle sue vignet \ te, come quando illustrando le |ieggi sociali (1912) commenta: «La giornata di dieci ore? Ma !sai che ciò rappresenta alme 'no quattro ore di lavoro». Tutte queste osservazioni \ non avrebbero probabilmente \ nessun valore se la potenza dei ; mezzi artistici riuscisse a su Jperare la banalità dell'uomo, jma è possibile che un grande ; artista vada d'accordo con un uomo mediocre? Parlando di ' lui quando era appena agli ; inizi della carriera, Degas dis se u"a v°n.a: «11 P'ccolo Fo ^jj'61"UacchrtU ma ggj intano Te sì staccai>Ebbene, riconsiderata attenta- i mente l'intera opera di Fo-iiiiiiiiiiiiiiii iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiii raln, bisogna convenire che egli è sempre rimasto attaccato alla giacchetta di qualcuno. n auo aegno e- veramente moIto w, ,a sua bravura , rtj lito„rBfn „ «ddirit tecn,ca 01 "tograto <- aauirit tura esemPlar"- ma manca nel !e illustrazioni di Forain quel ,a Potenza e quella originalità <*" fann°,la ri mier « Toulousc-Lautrec. IServendosi di un linguaggio .<Juasi sempre preso in prestijto da altri. -Jean-Louis Forain | arriva spesso a risultati mol to efficaci di improvvisazione, Ima si tratta di risultati suiperficiali, che servono soltanto |a spiegare i suoi facili succes- j si di pubblico. Infatti il suo mondo non supera mai quello di Gavarnl, ossia un mondo di mezzo secolo prima di lui, ed è per questo che egli piaceva tanto a una borghesia abitudinaria e nemica di ogni novità, è per questo che egli ottenne senza troppa fatica denari e riconoscimenti ufficiali. Ma tutta la sua opera non contiene una parola che non fosse stata già detta, nè una parola che abbia potuto servire agli artisti venuti dopo di lui. Come do- cumento della sua epoca Tim portanza di Forain consiste dunque soprattutto nell'essersi Immedesimato nella mentalità di una borghesia che pensava ancora come al tempo di Luigi Filippo, ossia come pensavano quelli della generazione precedente. Jean-Louis Forain ha vissuto fino a ottant'anni, è arriva- !t0 a"f 90glia dei nostri giorni, i?1uanf0 1 maggiori rivolgimenti nel campo dello spirito era¬ no già accaduti, ma, tranne !,..m=„ "„*"""'.„"" '„, 1 effimera conversione al misti ' cismo che ebbe intorno alla cinquantina, la sua vicenda umana ed artistica si è svolta senza scosse e senza sviluppi. Si pensi all'ultimo grande avvenimento della vita di Forain: la guerra del 1914 alla quale partecipò a 62 anni. Quel fatto terribile e meraviglioso avrebbe potuto avere un'importanza decisiva su di lui, mentre invece passò senza lasciare traccia. La guerra esasperò il patriottismo di Forain, ma come si trattava d'un patriottismo generico, egli lo espresse nelle solite forme convenzionali. La più famosa delle sue vignette di quel periodo è quella dei due soldati che, in trincea, dicono: « — Purché resistano!... — Chi? — I civili». Nello stesso momento, dall'altra parte del fronte, con quale altro potere di figurazione e quale altra fantasia George Grosz rappresentava l'ignominia della vita civile nelle città della Germania in guerra. Ma dietro ogni atteggiamento di Forain si finisce sempre per scoprire il vuoto. Perfino quando, arrivato agli estremi, al medico che cercava di rassicurarlo dicendogli che non gli trovava nessuna malattia iS"*^ rÌ3Pose con una facile >a"uta ^spirito: «Così mori- r° COmpletamente gUant° | Sandro Volta

Persone citate: Degas, Fo, George Grosz, Luigi Filippo, Poincaré

Luoghi citati: Francia, Germania, Parigi, Potenza