L'opinione americana è favorevole ad Eisenhower

L'opinione americana è favorevole ad Eisenhower CAMBIAMENTO DI ATMOSFERA ALLA CONVENZIONE DI CHICAGO L'opinione americana è favorevole ad Eisenhower Migliaia di telegrammi affluiscono al Congresso repubblicano per sostenere la candidatura del generale - Anche il discorso di Mac Arthur non ha giovato a Taft - La strategia di "lke„ ha bloccato la macchina propagandistica dell'avversario (Dal nostro inviato speciale) Chicago, 8 luglio. Urla di vittoria, frenetici salti sulle sedie, manifestazioni tumultuose che si incolonnavanoa passi di danza dietro ad cnor-mi fotografie di Ike, cappelli epezzi di carta lanciati verso ilsoffitto dell'anfiteatro, e ab-bracci, e frenetici sventolìi difazzoletti e di bandiere: così iVpiù della Convenzione ha salii- <<*<? *pri sera la prima inspe- £Lha„^'la^.irJ^°r.iopcr una macchina così massic-hia e potente, è destinalo a ere- .c'di minine- l'immateriale , V ^a,. r,a'S, 0^ quattro oie più tarai, s,eooeneinconsapevolmcnte e indiretta- mpntp nranrin Mac Arthur mi- h(0 «/w5<T»rr nrowuSri^ ™ Z>0™ ^ EU>enhower e per Truman, con-validava il successo e le ormai forti speranze di Ike di vincerela nomina a candidalo presidenziale. Sulla cresta dell'onda Come per incanto gli alber-ghi che son sede dei quartiergenerali dei principali candì-dati, l'immenso Hilton, il so-lenne Blakslone. assediati finoa ieri da dimostranti prò Taftsono circondati oggi da chias- sose-, carnevalesche delegazioni prò Ike. Il drammatico inizio della turbolenta e sconcertante assemblea ha detcrminato una serie di reazioni psicologiche e molitiche, esse sovvertono i cai coli della vecchia guardia re pubblicano di Taft e degli altri ,candidati minori. Ier mattina Vta paroia ii'orcLine della Con; venzione era < Sto,/ Taft ». Sta\mane è < Stop Ike ». Iermatti ,che era vano e poco fruttuoso, nrr i delennti hi ri.-risi metter- \ITÀ^™^Z&**Z ] ■ con7 * ormai sicuro \vincente >. Stamane nè il « rul¬ compressore* nè le cambi- nazioni e le pressioni dietro le „„<„,„ h„„„„„ „ < \qw°astan0 a fermare il niovimcnto potente e impalpa *2t T^TniJr^JZ «*• -PLXfr« cresm aeuonaa. Ieri mattina Taft annunciava di avere ormai il controllo di 607 delegati, tre più del necessario per conquistare la nomina. Slamane non nega il successo dell'avversai io. Nega, \sempUcemente, che abbia »m 'portanza. Ma nessuno, al suo {Quartier Generale sa spiegare ,come mai 58 delegati che il senatore vantava in sua balìa ahbia"0 votato per Eisenho \wer. E nessuno, anche, al no no piano dello Hilton Quartier Generale di Taft, ama commentare la decisione del famoso Governatore della Pennsyl>a»ria, Fine, che ha ormai di! chiarato di < consigliare » ai 35 delegati sotto il suo controllo di votare per Ike. ! Nessuno, infine, spiega per; che, da stamane alle otto, l'ap- partamento dei Generale, al Blackstone, è zeppo di delega- ;i0nj proprio di quelle delega- zioni „elle quaK si contava-fi-nora il maggior numero di de-», ma iegati < ùncommitted >, tendenzialmente favorevoli a Taft n:~+-« |- „„;„*„ ' UlcirO le quinte Questo rapido e sensazionale mutamento di atmosfera non nuovo nella storia delle Con tensioni americane. Mai però è avvenuto proprio all'inizio dei lavori e quando ancora non è ,vrafo presentata alcuna prò- posta di candidatura. Esso non na ancora il valore di una de- cisione definitiva; molti accor debbono ancora maturare,, ora, fra Eisenhower e le dele- Urloni che vanno ad informar si dei vantaggi che sarà pos sibile ottenere. Moltc ambizioni personali debbono ancora essere lusin- ,/nfe fri ncconfen'afe. Soprat\tutto. molto lavoro resta da fa- rt, pr'r convincere i delegali iin¬ Zgnatl a sostenere i delegati \m{nori (Warren della Calìfor nia ohe controlla settantasei ,.ori> e stassen che ne ha ven rjsri; a schierarsi con « Ike » quando, dopo i primi ballot-\J gi rilìUlterà evidente che. i loro candidati preferiti non [hanno alcuna possibilità di vin- cere. cere ^« cronaca delle prime do rfici ore della Convenzione, e, \p(H ancora, quanto è avvenuto dietro le quinte dell'anfitcn- ica sulla richiesta presentata ldal Governatore dello Stato di | Washington, Langlei. di modi tro, nel chiuso dclle stanze dey'i alberghi, spiega in gran par. te perchè la strategia adottata dal Quartier Generale di « Ike » sia riuscita a fermare la macchina di Taft. La battaglia venne ingaggia- ficare le regole di procedura adottate nella precedente Convenzione per escludere da ogni votazione i delegati la cui nomina è contestata. Una accia- j inazione salutò la p-esentazio ne dell'emendamento. i Questo bastò per far rim pirngere, agli strateghi di Taft irf.' aver permesso che gli avver- sari portassero le loro accuse contro il comitato repubblicano davanti al pubblico. Sino a po- chi momenti prima essi eranosicuri di riuscire a sconfiggeremanovrando con la «loro» mag- gioranza ogni proposta dei so-stenitori di Eisenhower. Ora.improvvisamente, temettero che i loro ottimistici calcoli sul- la fedeltà dei delegati fossero errali. E, cinicamente <»«'•«"-fntnnLnu.» ÌVwnlln \iì Ti' a'lB™" f 1°,- d' vrt°'TaZnTdeVaìTslana venitsero senz'altro confermati. In altre parole, proposero un mar- calo: l'assemblèa lo respinse con er,8 voti contro Si8 e votòinvecc per acclamazione l'ndo-zione dell'emendamento Langlei. L'incanto è rotto Taft aveva perduto la prima aperta prova di forza ed era stato obbligato ad ammettere: I) che il suo seguito non è affatto così imponente come vanta; II) che la opinione pubblica della nazione ha esercitato su almeno 58 suoi delegati un peso maggiore di tutte le sue pressioni dietro le quinte. La facilità coti cui le forze di Ike hanno raggiunto il primo successo è il risultato di un'azione ideata dal governatore di New York Dewey, dal senatore Lodge del Connecticut e da Paul Hoffmann. Da sabato intere pagine di giornali Strategie riprodurranno un manifesto di Ike in cui chiede al pubblico di spedire quanti più telegrammi possibile ai delegati dei singoli Stati perchè si oppongano alle decisioni del Comitato nella convalida rfeidelegati in contestazione. La campagna popolare ha «t-u(o „ ,un successi, disperato. ] Ormai le pressioni e lo sfog- \gio di sicurezza di Taft nella-propria vittoria non impressio-inano più: l'incanto è rotto. Il \rullo compressore fa marcia li«die/ro. Il successo psicologi-'co però deve ancora essereconsolidato in risultati politici. Pur dopo la esclusione dai la- tori dell'assemblea e dei comi-tati dei 98 delegati in contesta zione, la corrente Taft conser- ta ancora due voti di magato "ripca dei poteri che, da tersero, ha ripreso a discutere la ronza nel Comitato per la 've-Convenzione due relazioni, una di maggioranza ed una di mi noranza; sarà l'Assemblea aquestione dei seggi contestati. Ma non può più, ormai, imporre agli avversari le proprie volontà. E non può nemmeno proporre un compromesso. Inebriati dalla prima vittoria Ike ed i suoi insistono oggi perchè il Comitato presenti alla decidere, pubblicamente. E la pubblicità è quanto Taft teme di più. Da oggi le sedute del Comitato sono trasmesse per televisione (e sono di cosi vitale importanza che una gran parte dei delegati ha disertato la terza sessione della Convenzione per comprimersi nella sala ove hanno luogo) e il dibattito, ormai inevitabile in piena assemblea, minaccia di far rovinare del tutto il castello di accordi, di mercati e di promesse mediante il quale Taft intendeva comprare il voto delle delegazioni eh*"--*-. Fu Mac Arthur, poi, nella seduta notturna, a infligger! alle speranze ed ai calcoli di Taft un nuovo ed egualmenteinatteso scacco. Solenne, enfatico, eloquente, appassionato, il generale fu accolto da una immensa lunghissima ovazione. Le orchestre lo accompagnarono nell'anfiteatro al suono della vecchia ballata: « / vecchi soldati non muoiono mai di - legnano appena >, che Mac Ar-thur risuscitò dall'oblio «?i anno e mezzo fa nel suo fa-moso discorso al congresso. Afa egli deluse sostenitori e av-*•■>■"•"■*' versari. Attaccò Truman ripetendo senza nulla aggiungere a tutti i luoyhi comuni dell'opposizio- nP; sparse veleno su Eisenho- W(:r ma non lo citò mai ; soprat- tutto non appoggiò mai nem- men0 indirettamente Taft ed j( Comj,a(0 repubblicano. La sua visione della politica, re- ;,„6btìcano" è quella'di un rea- ««onarto estremista che nem- meno Taft può sottoscriveree verdc/e le ali meno con-servatrici del suo schierameli-£a Jua ?° »"?a efera 9*e"° * un ^azionista men- *™ Ta^ ne9a. oggi, di esserlo ma* *fa'°- Il suo ideale è quello di una America così ricca e potente e libera da ogni impegno inter- nazionale da suscitare l'invidiae l'odio del resto del mondo. Egli disse che solo suscitando questi sentimenti gli altri Paesi avrebbero sentito l'impulso di eguaglianza e quindi di trovare in loro stessi le energie per re sistere all'aggressione comuni sta. Ma persino Taft ed i suoi sostenitori, non possono seguir lo su questa strada. Avevano sperato di averlo dalla loro, che , dichiarasse di esser pronto ad accettare la vice-presidenza che Taft gli offre. Appresero invei ce che Mac Arthur, dileguando rapidamente da{ campo della 1 realtà, aspira ad impersonare id,eanh *f'ì".^»,I ZtZ caed a cht è impegnato nella lotta contro un candidato co>me Ike che 00,1 aualche ml' aliaio d» telegrammi fa rovina re » P,am dt vittoria dei più ab,h politicanti di America, megli ideali non servono, Gino Tomajuoll

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