Come Renzo, iI dottorino è giunto alla confessione

Come Renzo, iI dottorino è giunto alla confessione L'ORRENDO DELITTO DI BRESCIA Come Renzo, iI dottorino è giunto alla confessione Dal tono sprezzante e altero al pallore cadaverico - L'aggressione alla signora Rabbonì - Non si pensa mai a tutto - Trentasei ore di interrogatorio - Non è ancor chiaro il motivo del rapimento e dell'uccisione del colonnello (Dal nostro inviato speciale) Brescia, 1 luglio. Allorché domenica scorsa, alle ore 12, agenti della polizia bresci. na invitarono Lorenzo Gritti a seguirli in questura, egli oppose lo sdegno della persona offesa, uno sdegno temperato soltanto dalla sua coscienza tranquilla. Disse proprio così. Dimenticanza grave Lorenzo Gritti è un giovane di trentadue anni, originario della Val Camonica di dove sembra che venisse via piccolissimo salvo a tornarci poi in seguito al crollo della diga del Giono che lo rese orfano di padre e di madre. Messo in collegio a cura della società elettrica dalla quale dipendeva la diga stessa, vi fu educato per un certo tempo ed aiutato anche a intraprendere studi di una tal quale importanza sicché frequentò l'università fino al secondo anno di legge. Ciò gli varrà il titolo di « dottorino », aggiunto al diminutivo di Lorenzo, cioè Renzo. In questura « Renzo il dottorino » domanda che cosa vogliono da lui, ed è sempre sdegnato. Egli non esita a dare lezioni di stile, dice che la polizia, fermando uomini come lui, colleziona « granchi », e che è così che nascono i « casi Egidi». Non si agiti. Si tratta soltanto di una piccola informazione. Che cosa sa lui della scomparsa del tenente colonnello della riserva Germano Rabboni, irreperibile ormai da due giorni, un mistero del quale parla tutta la città? Il « dottorino > si stringe nelle spalle. Egli ne sa quanto i più, cioè quello che hanno pubblicato i giornali. Egli sa che il colonnello uscì di casa venerdì alle ore nove del mattino per 1 suol affari e per le spese di famiglia senza poi fare ritorno. La notìzia lo ha impressionato però più degli altri perchè amico del Rabboni al quale lo legava una medesima passione per il Totocalcio, on de essi si trovavano spesso in sieme in lunghe discussioni e calcoli sui migliori c sistemi » per diminuire quell'azzardo che sempre è collegato al futuro. Il < dottorino > commette una prima imprudenza. Egli dimentica di raccontare che In quella mattina di venerdì si intrattenne proprio con il Rabboni. Una c dimenticanza > un po' grave perchè la questura è al corrente che il Rabboni fu veduto in compagnia di qualcuno. Ma infine non sospetteranno mica drammaccl a suo carico? Ritorna 11 < caso Egidi ». E' una fissazione. Il questore di Brescia, commendatore Minervini, che di rige l'inchiesta, sorride. Lascia mo stare la storia antica. Di ca piuttosto il < dottorino > se sa qualcosa di un secondo mistero abbinato al primo e cioè di qualcuno — un giovane presso a poco come lui — che in quello stesso venerdì si re co a casa della signora Rabbonì, abitante in periferia in una delle ville costruite per i mutilati, e le disse: «Signora, suo marito si è sentito poco bene. Lo abbiamo ricoverato in una casetta di campagna. Domanda di lei. Vuole venire a vederlo? >. Uno strano tipo costui, poiché non dice alla signora il suo nome, nemmeno uno inventato, entra senza domandare permesso e, come prima cosa, apre una finestra comportandosi in un certo qual senso da padrone, in ogni caso da maleducato. Fuori un tassì aspetta. La signora naturalmente si precipita in soccorso del marito. Il tassì ferma in campagna. C'è da percorrere a piedi un sentieretto ripido. E appena allora lo strano giovane si ricorda delle buone maniere, cede il passo alla signora, salvo però ad aggredirla con una pietra o altro corpo contundente colpendola alla nuca sicché la signora sviene. Ci vorranno dodici punti per curare la ferita e presso a poco altrettanti giorni di ospedale. Qui il c dottorino > commette una seconda imprudenza. Si arrabbia. E ciò non è nella natura dell'innocenza. Ritornano di scena 1 < granchi > della questura e naturalmente il « caso Egidi ». Vedi un po', forse questo è un caso semplice: la signora aggredita non essendo morta come forse si riprometteva lo aggressore, ricorda benissimo il viso di quel giovane,. Le hanno mostrato la fotografia di lui e lo ha riconosciuto. Loschi traffici Il «dottorino momentaneamente impallidito riprende forza. Egli sa benissimo che non esiste In circolazione nessuna sua fotografa. Egli è un uomo prudente. Sì, egli può anche ammettere di vivere in margine alla società, con qualche piccola astuzia anche in grado di urtare il codice penale così suscettibile ai giorni nostri, e non lascia in giro fotografie. Già ma non si pensa mai a tutto. Una volta egli domandò pure un passaporto e una fotografia sua è rimasta in archivio. Il pallore del < dottorino > diventa cadaverico, è il principio del crollo che diventerà definitivo al confronto con la signora Rabboni la quale non esita un attimo a riconoscere nel giovane che le sta di fronte colui che ha tentato di ucciderla. Per arrivare a questo punto ci sono volute trentasei ore di interrogatorio, un duello serrato. Poi viene la confessione. Lorenzo Gritti, o Renzo il < dottorino > ha ucciso Germano Rabboni. Veramente in un primo tempo egli ammette soltanto di averlo rapito per consegnarlo a un certo Pitossi, non meglio identificato nè meglio identificabile. Il Pitossi sarebbe qualcuno che aiutava il dottorino a commerciare in medi einali, e se questi medicinali qualche volta, qualche rara volta, si chiamavano magari penicillina o < rimifon », più spesso entravano nel settore della cocaina e consimili. Allora nella « catena > di siffatto commercio ci si conosce con nomi fittizi, Pitossi e basta. Pitossi prende il colonnello (come non è spiegato) e lo porta a Salò. Da Salò partirà poi difatti un telegramma a firma Rabboni diretto alla signora Rabboni con il quale la si invita a versare duecentomila lire ad una certa sua vicina di casa, un telegramma scritto in stampatello e presentato all'ufficio telegrafico da una bambina. Elementi per confondere le idee non mancano, ma il questore non si confonde e si arriva così alla confessione già nota nei suoi estremi essenziali. Il Rabboni segue il dottorino senza sospetti, perchè amico, in una abitazione periferica, terzo piano. Egli aveva 74 anni ed era mutilato di guerra per una ferita alla testa. Ci volle poco a stordirlo. Mancano però sinora i particolari dell'orrenda avventura. Svenuto l'uomo fu avvolto in una trapunta, trasportato in cucina e lì abbandonato con i rubinetti aperti del gas per dare al gas la colpa della morte. Come è noto la questura, recatasi sul posto, scoperse il cadavere del Rabboni già in stato di avanzata putrefazione. La verità è dunque uscita dal pozzo allo stato naturale, nessuna possibilità di « casi Egidi >. Ma i motivi del delitto? Qui restiamo un poco nel buio. L'assassino dice di avere agito a scopo di furto. Intanto sul < dottorino > cominciano a gravare sospetti per altri due fatti rimasti avvolti nel mistero e cioè un tentato furto ad un istituto religioso di Desenzano e il tentato rapimento dì una bambina da un istituto di educazione, tramato indubbiamente per poter ricattare poi 1 genitori. Quanto alla Carla Fiorentini nel cui appartamento è avvenuto il delitto la questura non ha nulla da chiederle. Ella lo aveva lasciato al < dottorino » affinchè < glielo guardasse > mentre lei era al lavoro in città, lontana. Il genere di lavoro non conta. E' accertato che lavorava precisamente in una casa di Torino. Oggi si è precipitata a Brescia. a. a. I delegati comunisti entrano nella tenda delle trattative a Pan Mun Jong, recar.uo I carte topografiche. In primo piano due militi della polizia nord-coreana sull'attenti I ■finn iiifiiiiiiiiiiiiiiiii'iifiiiiiiiriiiiiiiiitiiiiiiiiiiiriiiiriiiiiiiifititiiiifiiiitiiitiiiifiiiiiiitiiiiiiiiiiEiitiiTitiiifiiiiitiitiiiiiiiiitiiiiiiiiiiiiiiiiii u

Luoghi citati: Brescia, Desenzano, Salò, Torino