Toddi si è spento all'alba

Toddi si è spento all'alba "COME SANNO MORIRE GLI UMORISTI l?5 Toddi si è spento all'alba Gii ultimi sorrisi dello scrittore eccentrico • Poliglotta, la sua strana erudizione aveva un che di settecentesco, ed il suo spirito era amabile (Nostro servizio speciale) Roma, 1 luglio. < Io vi mostrerò >, era solito dire Toddi agli amici, < come sanno morire gli umoristi >. Questo abruzzese di nobile lignaggio (si chiamava in realtà Pietro Silvio Rivetta ed era conte di Solonghello, discendente di uno di quei durissimi < clan > comitali della montagna, ghibellino per tradizione, ostinatamente fedele all'impero fino al tardo Seicento) poneva al sommo di tutte le versatili doti, alcune delle quali non indegne di un personaggio d'ampio respiro, c la facoltà di sorridere e di far sorridere ». Umorista per elezione, dunque, Toddi aveva dovuto fare dell'humour sin dalla prima giovinezza uno strumento di coraggio: soffriva di cuore, parlava dei suoi attacchi ricorrenti come di « spiacevoli, ma brevi conversazioni con la tenebra >. L'ultimo di questi attacchi lo ha spento all'alba di stamane nel la sua casa dei Parioli, a 67 anni. Toddi, che ha empito di sé buona parte delle cronache di Curiosità dall'altro anteguerra tino ai giorni nostri, è da considerarsi indubbiamente un uomo notevole con una sua personalità in cui l'incongruenza e l'amabile leggerezza, talora fanciullesche, coesistevano accanto al vigore intuitivo. Chi non ricorda le conferenze di Toddi al Piccolo Teatro Capizucchi di Roma o al salone de La Stampa a Torino? Poteva parlare, con bastevo le assenza di dilettantismo, di paleontologia assira o con disinvoltura straordinariamente amena delle < vendette d'amore presso il popolo delle formiche >. Anche in questo eclettismo, che non era privo di succo, consisteva il c sense of humour» di Toddi, che diresse a lungo II Travaso delle idee. Ma forse sarebbe più proprio discorrere d'una sorta di umanesimo settecentesco; memori dell'affastellamento di cose futili e di cose importanti che fu proprio di quel gran secolo, in cui Casanova discettava dell'Immortalità dell'anima e Malebranche, filosofo di vaglia, al cospetto di Dio, dedicava buona parte delle sue notti alla ricerca dell'elisir di lunga vita. In un modo o nell'altro, il buon conte Rivetta lascia dietro a sé una somma di energie intellettuali curiosamente, ma validamente spese. Era senz'altro uno dei maggiori poliglotti del nostro tempo, giacché conosceva perfettamente quattordici lingue e sufficientemente un'altra dozzina, a prescindere dagli idiomi morti e da un gran numero di dialetti. Presumibilmente era l'unico italiano a parlare il giapponese come un giapponese: ha scritto una grammatica nipponica che gli valse una laurea honoris causa presso una università dell' Estremo Oriente: nel corso della cerimonia inaugurale fu paragonato, non senza veridicità, al cardinale Mezzofanti che. centocinquanta anni or sono, si esprimeva correttamente in trentaquattro lingue. Il Ministero degli Esteri, sempre honoris causa, l'aveva nominato console. Poi s'era dato all'astrologica (da non con fondersi con l'astrologia), all'ultrafania e alla disciplina yoga. Al termine della sua carriera di giornalista, abbandonata solo in questi ultimi anni dopo che aveva diretto, oltre al Travaso, anche la Tribuna Illustrata e la rivista Noi e il mondo, Toddi aveva fondata la < Scuola integrale del benessere >. Quest'inverno, durante l'ultima epidemia influenzale, mezza Roma credette che fosse sufficiente, per scongiurare la piaga, c respirare sette volte a pieni polmoni dinanzi alla finestra aperta >. Era la formula lanciata da Toddi, e non risulta che 1 risultati vantaggiosi siano stati tali da far gridare al miracolo: ma la fiducia con cui molti respirarono dinanzi alle finestre aperte strappò certo un sorriso al vecchio poliglotta: ecco raggiunto ciò che per un umorista significa morire in bellezza. c. 1. , +++

Persone citate: Casanova, Pietro Silvio, Rivetta

Luoghi citati: Estremo Oriente, Roma, Solonghello, Torino