Parlar d'amore di Francesco Bernardelli

Parlar d'amore Parlar d'amore Irritati i_ sensi, lucido il cer- luvello, Benjamin Constant affidò sal Journal intime la sua snervati- rte avventura con Juliette Reca- dmier. Constant vorrebbe trovar- nsi a colloquio, da solo a sola, con la grande civetta; e dirle quelle cose irreali che ad ogni innamorato paiono decisive. Juliette sta al giuoco, eccitatrice scaltra, ma sempre gli sfugge. « Ho trascorso quattro ore con lei, egli annota, ed ella era tenera e triste, e lottava visibilmente con sè stessa: mais elle a une funeste manière de lutter, c'est en s'environnant de témoins qui ne me permettent pas de lui dire un mot ». Constant, in quell'autunno del 1814, avrebbe anche voluto seguirla ad An-' gervilliers. Divieto assoluto di lei. Ma al 7 di ottobre leggiamo: <c Ho sofferto come un pazzo per la proibizione di recanni ad Angervilliers, e quando stamani le ho domandato: « QiCauriez vous fait si j'y étais alle? - J'en altrais été charmée - vt'a t-elle ré pondu H. Colpo basso, colpo maestro. Spiegarsi, farsi capire, parlar d'amore; l'innamorato infelice più è respinto e più si il lude che una donna possa essere indotta ad amare per persuasici ne. Giungono i dicci minuti del tète a tète, ed egli, nell'orgasmo del tutto dire, falsa la voce, sforza il tono, diventa aggressivo e incerto. Il troppo pieno del cuore si sfoga male; e la donna passa dalla noia alla crudeltà; lievemente superba, sorride di quella disfatta. A prósent la chose est gatée, ammette Constant; e non c'è più mezzo di riportarla ad un corso semplice e piano, a quella letizia facile e istintiva nella quale l'amore si schiude. Parlar d'amore è difficile; ossia non è ne difficile ne facile; è un dono insospettato, un estro naturale, una grazia fortuita che il desiderio elargisce; qualcosa che era nel profondo di noi segretamente, ed ora, per quell'incontro, caso o fortuna, sale, si schiarisce, canta. E' la felicità. Che cos'è fe licita? L'amore è felicità; un che d'irrazionale,.di fiabesco e di prodigioso, e che nasce quando non te lo aspetti; e perciò ti pare un miracolo. E in quel miracolo, di due creature d'un tratto allaccia te, le parole volano leggere, e toccano una dopo l'altra il segno, e questo v'inebria, vi fa sempre più fervidi capricciosi inventivi alati; lo stolto diventa oratore, l'indifferente si fa poeta, il pove ro diavolo si sente un dio. Non è nè facile nè difficile, parlar di amore. Ma bisogna essere in due; uno che dice, l'altra che ascolta consentendo. Forse gli umiliati della vita, i non amati, hanno in cuore le immagini più belle; ma non le diranno mai, perchè troppa è l'infinità dell'amore deluso, troppo triste e struggente e avvilente, ed essi, i disgraziati, diventano subito strani, inopportuni, grotteschi. Le parole d'oro si fanno di piombo, l'aria non circola più, alla donna troppo amata manca il respiro. Curioso, si dirà; in tempi come i nostri così affrettati, così spicci in tutto, preoccuparsi ancora del parlar d'amore. Oggi, in quattro e quattr'otto, si combina o non si combina, e poi ognuno pei fatti suoi. Ne siete sicuri? La bella frase che raffigura e plasma il desiderio, e lo ingemma, qucll!abbandono, quella favolosa galanteria, certamente esigono ozio cortese, segretezza e mistero. Ma la donna che al ballo, sulla spiaggia, un po' dappertutto si offre intera al mondo intero, tutta a tutti, non avrà poi il suo luogo d'ombra, un angolo privato, un piccolo, minuscolo confessionale per le delicate sfumature del cuore? Possibile che le donne non abbiano più il cuore? E non avete mai fatto caso a quel gingillo che ogni donna si tiene accanto? Il microfono, piccolo confessionale portatile; è l'orecchio che accoglie i suoi sospiri; la bocca che le sussurra parole immateriali. Affaccendati, sbrigativi sportivi, donne e uomini d'oggi non saranno forse sorpresi mai in colloquio appassionato e piato nico; ma a una cert'ora, sugli in numerevoli fili che allacciano questa nostra terra martoriata, corrono effluvi amorosi, confidenze, ricordi, incantevoli promesse; da telefono a telefono si intreccia un fitto dialogo a molte voci. Le donne, sensibili e ombrose, godono al telefono di una certa immunità. V'è la buia presenza, così vicina che della creatura amata cogli ogni respiro. E v'è il distacco, un po' inquietante, che pur sprona la fantasia. E la fantasia, come ad occhi chiusi, si libera, leggiadra e viva. Le arditezze diventano lievi, e senza offesa; e l'uomo potrà finalmente dire alla sua donna: ti amo. Vecchia disputa, vecchia vecchissima, se si possa coniugare in italiano, senza una punta di ridicolo, il verbo amare. Un amico nostro scommise una voi ta con una donna scettica che egli avrebbe saputo dire: io amo, in cento maniere, senza apparire nè goffo, nè teatrale, nè comunque buffo. L'amico mEssrtrmaesQdltprAsnPcgted«SI senza dubbio un po' fatuo, e ladonna scettica ebbe un sorriso di mezza ironia. Ma l'amico aveva ragione. Dire: t'amo, non è più enfatico del dire: ti voglio bene, che per la sua discrezione e famigliarità appare tanto più genuino, se non meno impegnativo Tutto dipende dall'ispirazione, che avvalora le più stravaganti fantasie, le parole oiù arrischiate Le parole: amoret'amo, amare, non sono più irrischiate nè più fantastiche di altre, della parola cielo, per esem pio, della parola anima, della ( arola sogno. Purché si abbia icoraggio di pronunciarle; purché esse prorompano in que momento di entusiasmo e di profezia che precede l'imminentconquista Fluente è in quegli istanti sognare; il viaggio vi attirapaesaggi, albe fragranti, partenze, arrivi, isole lontane, vertigine... E voi dite queste cose d luce, che qualche tempo dopo saranno spente. In Faisofis un réve Sacha Guitry attende la donna amata, ne segue il cammi no per le vie di Parigi, ne im magina prossima l'apparizione... Ecco, dice, la vedo, attraversa la strada, tra cinque minuti è qui, sta per bussare alla porta. E' irrequieto, esaltato, svagato, intento, fantasioso; ammalato di una ridente ansietà. Oh, esclama, come ho fatto bene a parlare oggi, a dirle proprio oggi che l'amo; era il giorno, era l'ora, era giusto... Questa è l'ispirazione. Quando l'amante avverte, in un delirio leggero, presago, che l'ora sta per scoccare. Per un attimo ogni amante può diventare poeta. Dopo, egli stesso non si riconoscerà più. E il vecchio Adamo talora trasalisce e stupisce al ricordo. Come, anch'io conobbi quella misteriosa felicità? Poi la vita riprende grigia il suo corso, e solo rimane il canto degli altri, i poeti veri, che non trassero parole d'amore da una ebbrezza torbida e fuggente, ma dalla memoria che trasfigura, «che- va dicendo all'anima: Sospira ». Francesco Bernardelli

Persone citate: Benjamin Constant, Constant, H. Colpo, Juliette Reca, Sacha Guitry

Luoghi citati: Angervilliers, Parigi