Il calderone del diavolo di Filippo Sacchi

Il calderone del diavolo Il calderone del diavolo Si è chiuso ier l'altro alla Camera dei Comuni uno dei Eiù accesi dibattiti che abiano rimescolato quest'anno l'opinione britannica: quello sulla rinnovazione del monopolio radiofonico alla B.B.C. Il dibattito non fu naturalmente seguito tra noi che avevamo in questi mesi le nostre gatte da pelare, benché ci fossero aspetti generali del problema capaci di interessare tutti, specie in connessione a quell immanente conflitto tra ideali liberisti e esigenze dirigiste che è l'interna tragedia del nostro tempo. - Qui la teologia conservatrice mal tollerando il principio del monopolio pubblico, e non potendosi d'altronde chiudere gli occhi davanti agli splendidi servigi che la B.B.C, aveva reso al Paese, si ricorse a un confuso compromesso, per cui il monopolio venne si rinnovato alla B.B.C, per altri dieci anni, ma introducendo una eccezione per la televisione, la quale teoricamente viene aperta alla libera concorrenza, così da poter fare essa da cavallo di Troia all'iniziativa privata. In conseguenza di queste novità, e dei rimaneggiamenti introdotti nel consiglio di amministrazione, il direttore generale della B.B.C., sir William Haley, si ritirò, e siccome è uno degli uomini più intelligenti di tutto l'Impero britannico, subito se lo prese come direttore il Times. Fu proprio nell'ultima giornata di discussione che venne fuori la piccola curiosa statistica che riferirò, e che nel suo candore burocratico mi pare terrificante. Uno dei punti più controversi della discussione era se si dovesse o no ammettere, anche nella televisione inglese, quel tipo di programma che gli americani chiamano sponsored (sponsor è il padrino), un po' quel che nella nostra radio è il programma « offerto » : solo che là l'ingerenza pubblicitaria è totale, e la ditta che acquista alla televisione un'ora, due ore, talvolta la durata di un intero spettacolo serale, ha pieno diritto di formarsi il programma nel modo che crede più profittevole ai suoi affari. Ebbene, la conseguenza è un formidabile aumento di percentuale « gialla » nei programmi. Si è scoperto che il crimeshow, lo spettacolo cioè a base criminale e poliziesca, è quello che ha più presa sui clienti della televisione, così ogni ditta fa a gara di scavalcare l'altra rincarando la dose. Un oratore laburista che si opponeva al progetto citò in proposito un rapporto della « Federai Communications Division» di Washington secondo il quale in quattro óre di uno spettacolo televisivo per ragazzi si registrarono esattamente tredici omicidi, sei rapimenti, cinque aggressioni a mano armata, tre esplosioni, tre ricatti, due rapine, due incendi dolosi, un linciaggio, un disastro automobilistico provocato, e una scena di tortura. Le scene di tortura dal vero sono ormai diventate abitudine. Un giornale londinese riportò in quei giorni alcune foto di spettacoli televisivi trasmessi in A\ierica: la più blanda mostrava il corpo 'di una giovane donna seminuda la quale si torceva legata da grosse funi a un carrello che stava avanzando lentamente verso la bocca spalancata di una caldaia rovente. — E con questo? Cosa ci interessano a noi queste cose? — obietterà più di un lettore in cuor suo, riflettendo che, anche con la mi- f;liore volontà, nessuno in talia sarebbe in grado di captare un programma televisivo americano. Eppure avrebbe torto. Prenda quelle cifre come termine estre- pmvdqsgciSctdcrlenpsltsmbddrlalazdlnnilcciqtmUsdpdsltpstndRpsciNslgpplgdsqpzmo, e faccia poi ognuno per I suo conto una sua statisti 'ca personale degli « orrori » che gli sono offerti ogni giorno a portata di mano. Faccia questa statistica al cinema, sulle cantonate, davanti alle edicole dei giornali. La faccia sfogliando i fumetti dei suoi figlioli, quei fumetti dove da un po' di tempo non paghi delle ordinarie avventure, imperversano per così dire i racconti supersonici e marziani, cosi aggiungendo agli ammazzamenti terrestri anche gli ammazzamenti interplanetari. Aggiunga infine l'assortimento degli « orrori » reali e di tutti i giorni, ia quotidiana strage familiare, il quotidiano stupro di minorenni, la quotidiana guerra, la quotidiana Koje, il quotidiano napalm, e poi vedrà che più o meno siamo ormai tutti nel calderone del diavolo. Il moralizzare, già lo sappiamo, a nulla serve, anche perchè con la piega che ha preso, ho paura che questa materia, da moralista, diventi a poco a poco materia da medico. Pero di fronte a questo fenomeno, che mostra proporzioni sempre più gravi, non possiamo neanche starcene con le mani in mano. Cosa fa l'UNESCO, cosa fanno quelle centinaia di istituzioni internazionali, piccole e grandi, cosiddette di cultura, di cooperazione, di riarmo morale e simili, tutti quei solenni enti e organizzazioni e comitati e congressi, benemeriti macinatori di stipendi e di trasferte, i quali si dicono creati a salvare la libertà e instaurare la fratellanza umana? Perchè, visto che come risultato l'uomo diventa sempre meno libero e l'umanità sempre più divisa, non si mettono tutti d'accordo a studiare una vera e propria forma di legislazione internazionale, da applicare d'accordo coi Parlamenti e i Governi, contro auesta macabra intossicazione, una specie di Interpol del morboso e dell'orripilante? Non si può? Perchè non si può? Perchè l'uomo non può ammettere ordine in se stesso se ha la ragione ? Altrimenti diventerà vera la tetra diagnosi di Camus che « oggi ogni azione sbocca nell'omicidio, diretto o indiretto ». E vuol dire che questa civiltà sventata e autolesionista avrà la fine che merita. Filippo Sacchi

Persone citate: Camus, William Haley

Luoghi citati: Troia, Washington