Una sentenza del Tribunale afferma i diritti della cronaca

Una sentenza del Tribunale afferma i diritti della cronaca Una sentenza del Tribunale afferma i diritti della cronaca li consigliere Invrea dà querela per una [rase di un resoconto - Il giornale assolto: il querelante condannato ai danni ed alle spese Al Tribunale Penale. Vili Sezione (Pres. Bianco e P. M. Profilo) s'è svolto ieri il processo a carico del direttore della « Gazzetta del Popolo » Massimo Caputo querelato per avere in un re. soconto del Consiglio Comunale nella seduta 8 aprile '52 offeso la riputazione del consigliere colonnello Massimo Invrea « asserendo contrariamente a verità che il consigliere Andrea Pautasso, ricordando con nobili parole il sacrificio del generale Perotti, aveva deplorato il contegno di un militare — il colon. Invrea — che dimenticò il giuramento prestato». Il querelante s'era costituito P. C. assistito dall'avv. Mutti. Il direttore del giornale venne difeso dall'avv. Barosio. Il fatto ebbe origine dalla commemorazione del compianto generale durante la quale i due consiglieri del M.S.I. Invrea e Casalena erano rimasti a sedere mentre tutto il Consiglio s'era alzato in piedi. Tra le vivaci proteste ci fu appunto quella del consigliere Pautasso d. c. Il dott. Caputo ha dichiarato di avere letto con molta attenzione il resoconto del suo cronista e d'essersi convinto che l'asserita frase di deplorazione era stata effettivamente pronunciata. Il querelante ha affermato che non udì la frase che fu dal giornale riferita in termini da ravvisare qualche cosa di più di un errore. A domanda del Presidente ha aggiunto: — Ammetto di non essermi alzato alla commemorazione del generale Perotti. Seduti rimanemmo io e Casalena. In difesa del querelato hanno deposto i consiglieri Cavagna, Alpino, Cravero ed altri. Il consigliere Pautasso. citato come teste, ha detto: — Si è trattato d'un equivoco. Mi ero rammaricato che il colonnello fosse rimasto seduto durante la commemorazione ma non dissi che fosse venuto meno al proprio giuramento. Una testimonianza definitiva è stala data dal resoconto stenografico ufficiale al Consiglio. In esso è detto che il Pautasso definì di profonda irriverenza l'atteggiamento dei due consiglieri verso coloro che sono caduti da soldati. «E soldato era il generale Perotti che continuò da soldato a tenere fede al giuramento prestato e il suo atteggiamento dovrebbe dire qualche cosa a un militare che è rimasto seduto di fronte all'omaggio per quei soldati che sono morti per mantenere fede al loro giuramento ». L'avv. Mùtti a questo punto ritirava la sua costituzione di P. C. 11 P. M. Prosio chiede l'assoluzione dell'imputato perchè il fatto addebitatogli non costituisce reato. Il difensore avv. Barosio, dopo evere rievocato il sacrificio del gen. Perotti e dei suol compagni pzsmCas■ ■llllIllllIllllllllllllllll1illl*llllflllll)llIIIII11IIIII ha dimostrato che il resoconto del giornale fu, fedele, nella sostanza e nella forma. « Non è consentito — ha aggiunto — trascinare sul banco degli imputati il direttore di un giornale per fare accertamenti giudiziari sui fatti che il querelante poteva fare per proprio conto ». Chiede quindi che il Tribunale assolva il dott. Ca puto e condanni il col. Invrea. Il Tribunale ha assolto il dottor Caputo condannando l'Invrea al pagamento delle spese di Giustizia, tassa di sentenza, rifusione delle spese in 30 mila lire e al risarcimento dei danni nella somma di 50 mila lire che il dottor Caputo ha dichiarato di devolvere a beneficio delle famiglie bisogno- se dei fucilati dai nazi-fascisti. lllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllllll