La giunca e le corazzate di Giovanni Artieri

La giunca e le corazzate GIRO DEL MONDO, TRA GUERRA E PACE La giunca e le corazzate Conclusioni sulla Cina - La Colonia della Corona e il sistema liberale - L'odio per gli inglesi A Hong Kong si covano le uova della guerra-La minaccia dalla ferra e la minaccia dal marel^i v| rI d Con questo articolo si chiude la serie delle corrispondenze inviate dal confine della Cina comunista e da Hong Kong da Giovanni Artieri. Il nostro inviato che prosegue il giro del mondo con la « Pan American World Airways » verso il Giappone, si trova attualmente con le forze delle Nazioni Unite, sul fronte della Corea. (Dal nostro inviato speciale) Hong Kong, giugno. Uno dei pochi luoghi della terra chiamati apertamente coti la parola « colonia » — Colonia della Corona — è Hong Kong. A Hong Kong è ancora possibile vedere inglesi girar per le strade in pantaloni corti e casco coloniale, signore inglesi lasciarsi trainare dai coolies nelle carrozzate dalle ruote di gomma, all'ombra di un ombrellino di carta oleata, lasciayido al vento le piume del cappellino un po' fuori di moda. Ancora oggi, a Hong Kong, la perfetta amministrazione britannica, gli incomparabili vantaggi del sistema liberale, compongono per l'uomo bianco (ma anche per il giallo) un'ideale e privilegiata condizione di vita. Pure qualcosa non va, qualcosa appare consumato o dagli anni o dalla pressione degli avvenimenti. Mao Tze tung ha conquistata l'immensa Cina, ha esteso e confuso il suo impero con lo spazio russo-sovietico in una area grande quanto un quin¬ | iiiifiitiiiiiiliiiiifiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiit to della superficie terrestre e tuttavia due piccolissime macchie nere interrompono l'uniformità scarlatta della geografia marxista in Asia: Hong Kong e Formosa. Che cosa avverrà di Hong Kong? Il lettore italiano troverà un po' strana questa preoccupazione. Sarebbe meglio — pensa — chiedersi piuttosto che rosa avverrà di Berlino o di Trieste. Ma a Hong Kong si covano le uova della guerra, non meno che in quei tali punti dell'Europa: E la guerra in Asia ha già acceso qua e là i suoi fuochi di bivacco. Il the del nemico Qualunque inglese responsabile • » dirà più o meno caulai' .e: se Mao Tze tung scende la mano su Hong Kong la guerra mondiale numero tre è erta. E, infatti, qui vorrei tentare una afférmazione paradossale soU tanto a prima rista. Q testa: | a furia di odiarsi e <!• combattersi, il mondo cino-comunista e quello americano hanno finito col conoscersi e anche, a denti stretti, apprezzarsi. Con gli inglesi è ben altro affare. Alle conversazioni di Panmunjon, in Corea, comunisti e americani si scambiano i peggiori vituperi, si accusano delle colpe piti infamanti, arrivano a invettive personali: il generale Nam II insulta il suo avversario americano, corrono le minacce più grosse. Poi, qua- si sempre, seggono fuori della baracca e bevono una tazza di the insieme, guardandosi in cagnesco. Con gli inglesi questo non avverrebbe. Gli inglesi non bevono il the con un nemico. 1 peggiori e più accaniti concentramenti di artiglieria sul fronte della Corea i cinesi li destinano a quei battaglioni di truppe britanniche scoperti qua e là. Contro quegli eccellenti soldati spesso partono feroci contrattacchi imprevisti e imprevedibili. Insomma se una graduatoria dell'odio comunista potesse tentarsi il primo posto spetterebbe agli inglesi. Le ragioni, intuitive e tutte radicate nella storia del commercio britannico in Estremo Oriente, è inutile ripeterle. Spesso, col motoscafo d'un amico, me ne vado in giro per le isole. Durante una di queste passeggiate marine lord Killearn ■mi ha ripetuto: < La terza guerra mondiale potrebbe uscire proprio di qui, da questi bei luoghi ». Io guurduvo quell'inglese, già vecchio, ma, gigantesco, dui grandiosi sopraccigli, gir occhi chiari e profondi, il monocolo cerchiato di nero come, eoli a questo mondo, usano ancora lui e il conte Sforza. Il nome proprio di Lord Killearn è sir Miles Lampson, già ambasciatore al Cairo, già governatore del Sudan, già ministro a Pechino; un nome non ignoto alla polemica italiana durante la guerra di Abissinia. Le sue parole pareva scaturissero da una statua solenne; una statua che avesse studiato la computisteria. L'affare dei dischi Sir Miles diceva senza velami che l'Inghilterra non avrebbe potuto in nessun modo tollerare la perdita di almeno mezzo miliardo di dollari di sole merci concentrate a Hong Kong, oltre lo scacco di farsi buttare a mure dai cinesi, in attesa di lasciare il resto, da Singapore al Borneo e in tutta l'Asia. Con qualche malignità io andavo obiettandogli che i suoi timori mi parevano infondati: non aveva l'Inghilterra riconosciuto Mao Tse tung e il regime comunista t Non aveva mandato consoli e inviati straordinari a Pechino contentandosi di attendere a Londra diplomatici della Cina comunista che non erano mai arrivatit Sir Miles taceva. Voleva, forse, dirmi di aver combattuto, da buon conservatore, la politica estera filo-comunista di Attlee; di considerare quanto era avvenuto un gioco di tentativi grandiosamente ambiziosi: per gli inglesi il distacco di Mao dalla Russia, per i cinesi quello della Gran Bretagna dagli Stati Uniti. Inutili sogni, malgrado il viaggio dei commercianti britatinici alla conferenza di Mosca e la loro visita a Pechino e la conclusione di affari per ottanta ini/ioni di sterline. Due di quei commercianti britannici la mattina di quel giorno che chiacchieravo con sir Miles Lampson, erano passati per Hong Kong. Sir Miles 'i aveva t'isti, aveva parlato a lungo con loro. Ed essi avevano parlato della faccenda dei dischi. Mi spiego. A Pechino il Ministero delle informazioni li aveva convocati per una « interessante comunicazione ». Vi si recarono, furono introdotti in un auditorium ed essi credevano che fra poco avrebbero ascoltato un concerto per radio o un qualche discorso politico. Invece i due funzionari li invitarono a prestare ascolto alla voce di un grammofono, una voce piuttosto debole che cominciò, con accento americano: < Io sono il primo tenente (X.Y.Z.) dell'Aviazione degli Stati Uniti. Appartengo al... gruppo da bombardamento dislocato in Corea. Dichiaro sotto giuramento che quanto dico è vero ». Il racconto del tenente X.Y.Z. riguardava il lancio di < oggetti contenenti diversi insetti "inoculati" con germi e batteri epidemici » sulla Corea settentrionale e la Manciuria. Uguale, tranne che nei riferimenti geografici e le date, risultava il racconto di un altro pilota americano; gli altri due contenevano testimonianze di americani, catturati durante i combattimenti terrestri, sempre concernenti il lancio di insetti < inoculati » sul territorio coreano e mancese. Propaganda fallita I tre inglesi assistettero all'audizione con tutta la serietà necessaria; quando fu finita chiesero se potessero lasciare quel luogo. I funzionari cinesi volevano invece delle immediate dichiarazioni. « Diteci almeno quale im- \ pressione vi han fatto le voci dei piloti americani... ». Gli inglesi risposero di non aver nulla da dichiarare. Due par- tirono la sera stessa per la frontiera di Louu, l'altro rimase. Appena a Hong Kong I t due commercianti dissero a j sir Miles Lampson, che lo ri- j peteva a me, di aver colto in I quei dischi grammofonici il segno indubbio della più smaccata propaganda. Dopo pochi giorni i rapporti tra l'Inghilterra e la Cina comunista sono diventati pessimi. Banche, case di importazione ed esportazione, imprese marittime, edilizie, magazzini e depositi, frigoriferi e spedizionieri, trafficanti di tè e di soia, un complesso di almeno cinquecento milioni di sterline è scomparso, ha chiuso le porte, ha cessato dì vivere. / giornali di tutta l'Asia hanno scritto: < £' finita un'epoca ». E tutto questo perchè i comunisti hanno capito di non poter comprare la complicità della Gran Bretagna su ocrte questioni di propaganda. Il tentativo raccontato a me da sir Miles Lampson, consisteva ncll'accreditare per bocca di inglesi l'idea della preparazione, da parte degli Stati Uniti, della guerra batteriologica. Così conversiamo con sir Miles Lampson, bordeggiando tra le isole dell'arcipelago incantato. Egli a volte parla, a volte ascolta; interessato e irritato. Una giunca con la sua vela a pinna di pesce arranca per mettersi al vento. E' una fragile giunca dì pino cinese, con le vela di vimini. Sir Miles, di botto, si mette a sostenere risultati morali, pero, sarebch'essa è assai più forte delle corazzate britanniche e americane; anzi il mondo sta girando così alla rovescia che nazioni dominatrici come la Inghilterra e gli Stati Uniti si vedono costrette a temere le fragili giunche cinesi. Se Mao Tze tung volesse pi- gliare Hong Kong dalla parte di terra gli basterebbe un sof- fio; se dalla parte del mare gli basterebbe mandare mille giunche ad assalire le poche motobarche e le torpediniere della guarnigione. Mao potrebbe mandare anche alcu- ne migliaia di giunche su Formosa, assistite da una forza aerea. Queste giunche probabilmente riuscirebbero a vincere per il loro numero, probabilmente verrebbero distrutte infliggendo perdite. I bero Sempre a favore dei co munisti ed essi li avrebbero ottenuti impiegando il mini- ma mezzo, anzi dei mezzi - come le giunche, le vite dei cinesi e le pocherarrm-*- pia- Ucamente senza valore, con- tro vite umane e armi mo- dente delle nazioni bianche, di « massimo valore ». Ho già detto dell'impressio- ne di statua viva — una sta- tua che abbia studiato la computisteria — offerta dal- la gigantesca e nobile perso- Bank, roccaforte della /inoli- za britannica in Asia e quello detta New China Bank. // grande edificio inglese è alto diciotto piani, quello della banca comunista, ventidue. Fu iniziato da Ciang Kai Scefc con intenti allusivi e na- 3i'0!iatistici. Mao Tze tung, na di sir Miles Lampson Adesso mentre parla e fa, con inconscia ironia, il bilancio delle forze in contrasto in Asia e nel resto del mondo, questa impressione si colorisce e acquista evidenza. Il battello doppia la punta di Kau Lun e vediamo, io e sir Miles, i due grattacieli della Hong Kong and Shangai con i medesimi intenti ottusivi e nazionalistici, lo completò ordinando che « superasse il grattacielo inglese di almeno tre piani ». Guardiamo, in piedi contro il bastinaggio, senza parlare. Poi sir Miles siede. In fondo al suo monocolo si concentra una fiamma indignata. « Occorre — sbotta all'improvviso — rialzare il building detto Hong Kong and Shangai Bank di almeno cinque piani ». Giovanni Artieri