Vittoria dei partiti democratici a Roma di Vittorio Gorresio

Vittoria dei partiti democratici a Roma BILANCIO COMPLESSIVO DELLE ELEZIONI AMMINISTRATIVE Vittoria dei partiti democratici a Roma A Napoli e a Bari hanno prevalso con largo margine i monarchico-missini - Dei trentatrè capoluoghi di provincia dove si è votato, diciotto sono stati conquistati dal blocco d. c. e apparentati, otto dai socialcomunisti, sette dall'estrema destra ■ Il lavoro per l'assegnazione dei seggi I due fronti «lei totalitarismo Roma, 27 maggio. La situazione deve essere esaminata senza allarmismo, ma neppure indulgere a considerazioni troppo ottimistiche. Probabilmente non è grave, ma è già preoccupante, e grave essa potrebbe diventare se venisse a mancare la vigilanza democratica da parte dei responsabili del Governo e dei partiti di centro. Napoli è caduta, è caduta Bari, sono cadute Foggia, Avellino, Salerno e Benevento. A Palermo, dove però non vige la regola del premio alla maggioranza, monarchici e missini sono in testa; hanno il secondo posto a Trapani, a Catanzaro ed a Cagliari; hanno ottenuto buone affermazioni in almeno altri otto capoluoghi A Roma è andata meglio perchè il blocco di centro si e affermato con il 42 per cento dei voti, seguito dalle sinistre con oltre il 34 e dalle destre con il 22, dispersi i pochi margini residui: ciononostante è purtroppo esatto anche per Roma ciò che stasera scrive La Giustizia nel titolo che copre tutta la prima pagina : « I totalitarismi di destra e di sinistra soverchiano le forze democratiche ». Quanto all'Italia Meridionale la situazione è quella già indicata, e che fa scrivere stasera al quotidiano dei missini: « Napoli, capitale del Sud, passa ai nazionali ». Senza indugiare nella pur legittima contestazione di questo titolo di « nazionali » che si vanno arrogando i monarchico-missini, la situazione è da considerare con profonda attenzione. C'è un modo di reagire piuttosto sbrigativo, e tentatore, ed è quello di spiegare la vittoria della destra con la generale arretratezza e diseducazione politica del Mezzogiorno d'Italia. Non ci sentiremmo di farlo nostro, alla leggera, se a questo modo non si fosse attenuto l'on. Corbino, meridionale: « Io mi sento umiliato — ci ha dichiarato quest'oggi — di essere deputato di Napoli ». Interpretando quindi i risultati, Corbino ha detto che la vittoria del comandante Lauro è dovuta in parte al feticismo monarchico dei bassi strati della popolazione, in generale alla scarsa coscienza politica dell'elettorato, in maniera eminente ai sistemi di corruttela adottati dal P.N.M. per tutto il corso della campagna. A suo giudizio, in ogni modo, i guai cominceranno adesso per gli improvvisi vincitori : non sarebbero da escludere imminenti dissensi tra i missini, rimasti in minoranza, e i monarchici vittoriosi; più sostanzialmente, poi, la nuova amministrazione sarà presto chiamata alla resa dei conti, e cioè al mantenimento delle promesse demagogiche largamente diffuse, come la soppressione delle tasse dovute dagli artigiani e dai piccoli commercianti, la distribuzione di barche ai pescatori, e in generale il problema del bilancio della città che ha un deficit annuo di 9 miliardi. Ci si chiede comunque se questi risultati possano essere un fenomeno esclusivamente meridionale, se non ci sia il pericolo, cioè, che l'elettorato settentrionale possa seguire in una prossima elezione il cattivo esempio che gli è venuto dal Sud. L'on. Meda, democristiano milanese, ce lo ha stamane escluso nettamente: « Come deputato di Milano debbo dire che fenomeni del genere da noi non potrebbero verificarsi ». Meno ottimista, l'on. Saragat ha detto che l'avanzata del M.S.I. «ri schia di corrodere il margì ne di sicurezza ottenuto dai partiti democratici nelle province del Nord». L'on. Santi, segretario della C.G.I.L. per il P.S.I., ha concordato invece sostanzialmente con Meda, dichiarando che il fe nomeno è tipico del Mezzo giorno, avendo in esso largo peso le forze più retrive della società italiana. Tutte queste comunque sono opinioni o, per dir meglio, apprezzamenti che si registrano soltanto per la funzione indicativa che esse hanno di uno dei due pericoli delineatisi con queste elezioni: precisamente il pericolo che il Nord possa seguire, come dicevamo, il cattivo esempio dei meridionali. Il secondo pericolo è anche e esso da vedere come una tentazione: taluni gruppi della D. C. potrebbero difatti indursi a ritentare operazioni del genere di quella che è andata sotto il nome di operazione Sturzo : e c'è da chiedersi se qualche segno se ne manifesti fin da ora. Onestamente l'on. Viola, che è pure un avversario accanito della D.C., ha riconosciuto le difficoltà in cui si dibatte il partito di maggioranza. « L'Italia — ha detto — è divisa in due zone politiche, Nord e Sud, e questo impedisce alla D.C. di poter fare liberamente il suo gioco perchè, se guarda a Nord, scontenta il Sud e viceversa ». Ovvia considerazione questa che serve come generale impostazione del problema: in particolare ci sono già da registrare deduzioni minacciose da una parte e manovre insinuanti dall'altra. Naturalmente la minaccia viene dai missini, in cui nome l'on. Almirante, interrogato sull'atteggiamento che terrà il suo partito in quei capoluoghi siciliani dove nessun gruppo ha conseguito la maggioranza sufficiente per governare, ha risposto con accento di sfida : « Se h D.C. intende governare, ci spiegherà come vuol fare ». Esempio primo delle manovre insinuanti delle quali abbiamo parlato è offerto dall'agenzia A.R.I. che scioglie alla D.C. un canto di sirena : « Andare contro l'orientamento chiaramente espresso dalla massa elettorale non solo è antidemocratico, ma poco intelligente, oltre che pericoloso. Questo va detto — aggiunge — soprattutto per quelle correnti politiche che sono state semi-abbandonate dalla base, che non solo non hanno dato alcun apporto all'apparentamento alì'infuori di sigle gloriose, sia pure, ma inefficienti, ma hanno avuto la conferma che nelle definizioni degli orientamenti politici, la massa elettorale fa sempre giustizia di tutte le supervalutazioni artificiose ». L'agenzia afferma di avere raccolto queste osservazioni « in ambienti politici del centro », ciò che appare non proprio verosimile: per essi infatti, e autorevolmente, ha già parlato l'on. Gonella, che ha tenuto un discorso ai dirigenti romani della D.C. nel quale ha detto, fra l'altro : « Aggrediti dai totalitarismi di sinistra e di destra, insieme agli altri partiti democratici che con noi hanno collaborato alla vittoria, ed ai quali inviamo il nostro più cordiale saluto, sappiamo e sapremo fronteggiare e fugare le ombre minacciose del futuro ed evitare il ritorno dello spirito del passato, triste testimonianza delle più grandi ed immeritate sciagure della Patria ». E' una prima risposta abbastanza precisa e c'è da compiacersene, augurandosi altresì che si realizzi il desiderio formulato dall'on. Rapelli a nome dei « veri democratici » del partito di maggioranza : cioè che questo nel prossimo congresso si ponga seriamente il problema della propria funzione in ordine ad un possibile rinnovamento del costume politico e sociale Lo stesso problema è stato indicato come urgente dall'on. Preti, socialdemo cratico : « La difesa della democrazia — ha detto — si presenta in termini nuo vi. Se l'on. Nenni continuerà a non collaborare per* la difesa delle istituzioni democratiche, occorrerà che i partiti che sono fedeli alla Costituzione studino il prò blema con urgenza ». L'on. Preti è l'espónente forse più vivace della corrente socialdemocratica che è sem pre stata ostile ad una collaborazione governativa. Ora i « termini nuovi » cui allude potrebbero avere modificato, il suo atteggiamento ed è per altro già sicuro che il problema da lui indicato si porrà effettivamente a breve scadenza nella cosiddetta stagione dei congressi che sta per cominciare. Ne sarà il prologo il Consiglio nazionale della D.C. del quale De Gasperi, al suo ritorno da Parigi, fisserà la data di riunione. Vittorio Gorresio