La tattica del silenzio di Vittorio Gorresio

La tattica del silenzio EISENHOWER CANDIDATO LEGGENDARIO La tattica del silenzio Tacendo, Ike certamente non sbaglia; parlando può compromettere la sua immensa popolarità, fatta di elementi imponderabili - Così pensano i suoi grandi elettori - E Taft ne è irritatissimo - Comunque, col ritorno in patria, la riservatezza che la divisa ha finora imposto al generale non può durare Il 1° giugno Eisenhower sarà a Washington. Scenderà in uniforme dall'aeroplano che lo avrà condotto dall'Europa direttamente nella capitale federale, e sarà accolto come generale. Farà una relazione militare a Truman, al Ministro della Difesa, ai capi degli Stati Maggiori, e terrà quindi una conferenza stampa. Il programma è che si limiti a parlare di questioni militari. Annuncerà comunque che il 4 giugno farà un discorso ad Abilene, una piccolissima città del Kansas, dove egli visse da ragazzo (vi fu portato ad un anno di età). Sarà un discorso di carattere generale, cui farà seguito una seconda conferenza stampa, questa volta ovviamente dedicata ad argomenti di carattere politico. Subito dopo, tuttavia, gli impresari elettorali di Eisenhower hanno intenzione di rimettere in disparte il generale mandandolo a riposarsi in un'altra piccola città, Denver nel Colorado. lì piano di Lucius Clay Gli si potrebbe ancora consentire un discorsetto a New York, nella Columbia University della quale è stato presidente, e forse un altro di maggiore impegno in qualche città del Texas per dargli modo di aggiudicarsi un certo numero di delegati meridionali, ma più di tanto non si vuole permettergli e addirittura non si esclude che Eisenhower sarà tenuto lontano da Chicago durante i lavori della Convenzione repubblicana. Questo programma tattico è stato concepito e redatto dal generale Lucius Clay, già collaboratore di Eisenhower e quindi commissario americano in Germania. Il generale Clay ed altri illustri componenti del comitato elettorale che dirige la campagna per Ike temono infatti che il loro favorito possa, facendo qualche discorso, diminuire la popolarità di cui gode attualmente. E' una popolarità indiscussa, non limitata regionalmente e neppure frutto di una buona organizzazione; è qualche cosa di veramente spontaneo che germoglia e fiorisce in tutto 11 1111mm111111111111m111ii111111111111mi i il Paese, senza specìfica motivazione. E' difficile conoscerne le origini, individuarne le cagioni; ma perciò, essendo un fatto di natura irrazionale, non si sa neppur bene da quale tipo di pericoli ci si debba guardare per impedire che diminuisca. Il generale Clay perciò è convinto che quanto meno parlerà Eisenhower, tanto meglio sarà. Si può anche ammettere che ci saranno 0 che ci siano molti elettori disposti a dargli il voto, per cosi dire, al buio, facendo professione di fiducia iJicondizionata, ma è naturale che la stampa americana, rivcndicaìido i propri privilegi, non intenda consentire alla manovra. E' già stato annunciato che, a dispetto di tutti i piani tattici del generale Clay, non appena Eisenhower metterà piede a terra nell'aeroporto di Washington egli sarà assalito da qualche centinaio di informatori dei giornali e della radio. L'assalto sarà ripetuto al Pentagono e anzi le schiere degli intervistatori aumenteranno a mano a mano fino a raggiungere una eccezionale forza numerica in occasione del discorso di Abilene. Il generale Clay ha replicato con un certo accento di sicurezza, forse non tutta giustificata, che Eisenhower non è un novellino. Al suo quartier generale durante la guerra ha già fatto l'esperienza degli assedi da parte dei giornalisti. Quando era capo di Stato Maggiore a Washington si addestrò egregiamente nel difficile esercizio di evitare le domande o 71011 compromettersi nelle risposte. Egli ha infine, di suo, una eccezionalmente felice attitudine a ^trattare col prossimo, cosicché, dice Clay, non è nemmeno da supporre che sia facile metterlo nell'imbarazzo. E' una specie di sfida, in altri termini, che il generale Clay ha lanciato alla stampa, e che la stampa naturalmente si è affrettata a raccogliere, incominciando ad annunciare i propri piani in contrapposto a quelli di Clay. Si è detto innanzitutto che i giornalisti accreditati a un quartier generale sono ih11 1111111m11111111111111ii11111111n1111B molto diversi, per carattere e doveri, dagli ordinari informatori politici, incomparabilmente meno discreti, enormemente piii aggressivi. Si ammetta, per esempio, che Eisenhower si ritiri nella città di Denver: trenta o quaranta informatori politici lo seguiranno a Denver, pianteranno le loro tende presso la casa di Eisenhower, sorveglieranno tutte le entrate e fermeranno al passaggio tutti i visitatori della casa, sia che si tratti del signor Fine, governatore del Colorado, sia del postino o del lattaio. Da questa condizione di assediato lo stesso Ike naturalmente potrà cavare un suo profitto avendo sempre a disposizione una squadra di giornalisti pronta a raccogliere le sue rettifiche, i suoi chiarimenti, le parole d'ordine che egli volesse far diffondere: « Comunque sia — ha avvertito seriamente il New York Times — una cosa è sicura. Verso le due di ogni pomeriggio, ora di Denver, itno squadrone di giornalisti spedirà una massa di telegrammi riguardanti Eisenhower. Notizie o no, le informazioni ci saranno, e queste informazioni avranno indubbiamente qualche effetto sul pubblico, e Clay ed Eisenhower ne dovranno tenere conto >. In ogni modo, a parte la polemica e la sfida che sono in corso tra la stampa e i protettori di Eisenhower, è certo il fatto che se una volta si pensava che Eiscnhoivcr fosse in coiidisioni di inferiorità rispetto agli altri concorrenti perchè la condizione di militare gli impediva di annunciare il suo programma e di pronunciarsi sugli argomenti che interessano l'opinione pubblica, ora generalmente si riconosce che quella inibizione si è risolta in un vantaggio. Qualunque opinione egli avesse manifestato sui problemi del lavoro o della legislazione fiscale, sulla questione dei Civil Rights, del F.E.B.C., delle prerogative degli Stati nei confronti della invadenza federale, sui negri, sulle scuole o sulla protezione da accordarsi all'agricoltura, sicuramente avrebbe perso il favore o della destra o della sinistra, o dei negri o dei razzisti, o dei settentrionali o dei meridionali. Tacendo, invece, egli non sbaglia, e certamente non si compromette e non si espone al rischio di scontentare nessuno, come è fatale accada agli altri candidati, in primo luogo a Taft che è il suo diretto concorrente alla desi- gnazione di candidato per il partito repubblicano. Da mot- I to tempo, infatti, il senatore \ Taft va proto-stando per que- sto genere di singolare im- muJtà che la condizione di militare in servizio attivo ha fino ad ora assicurato ad Ei- senhower; e le proteste sono ldi tono e di violenza fino a l ohe un tipico episodio non ha j ] i ; , ì indotto Taft. a proclamare \ che la misura era ormai colma e che era necessario cercare subito un rimedio. Episodio tipico L'episodio ha l'origine in quanto abbiamo già pubblicato tempo fa. Il deputato negro di New York, Adam Clayton Powell jr., scrisse in aprile ad Eisenhower domandandogli di esprimere la sua opinione sul problema delle razze ili colore in genere, e in particolare sulla questione dei Civil Rights sostenuti da I Truman ed avversati dai de! mocratici meridionali, e su \ quella della cosiddetta <intc! grazione » di bianchi e neri \ nelle file dell'esercito. Si dice i infatti che Eisenhower sia ' contrario a adottare il siste- Ii ma delle unità miste: di quel sfe, infatti, alcune sono state costituite in Corea per opera di Ridgway, ma nessuna ne è l stata formata in Europa per tutto il tempo della durata del comando di Eisenhower. A Clagton Powell jr. Eisenhower ha risposto che per mancanza di tempo e di p<rsonalc a disposizione, gli era impossibile compiere c gli studi particolari e le n analisi necessarie » per pronunciarsi sul tema che gli era stato sottoposto. Powoll se ne è irritato ed ha trovato solidali i democratici di Neio York, i quali infatti lo hanno eletto candidato alla convenzione di Chicago: < In questo modo sarà chiaro a tutti — ha detto un loro portavoce — che se Eisenhower non intende pronunciarsi, e compromettersi, sul problema dei negri, noi democratici dello Stato di New York non abbiayno nessuna esitazione a pronunciarci e, se è necessario, a comprometterci >. Facendo le somme Questo piccolo scandalo è sembrato provvidenziale a Taft. E' stato infatti il caso tipico, il più tipico anzi, del silenzio programmatico di Eisenhower, e Taft ne ha tratto l'occasione per iniziare la sua < battaglia contro il silenzio>, come è stata chiamata. Un certo Smith, di Knoxville, per ordine di Taft ha preso infatti l'iniziativa di una petizione nazionale che si vorrebbe far firmare da milioni e milioni di cittadini americani i quali chiederebbero ad Eisenhower di pronunciarsi chiaramente su una serie di problemi fondamentali per la politica del Paese. Appcna avuta la notizia dell'iniziativa del sig. Synith per le ventuno domande da sottoporre ad Eisenhower, un altro, il signor Hall, ne ha presa un'altra, diretta ad accertare le conseguenze che le eventuali risposte di Eisenhower avrebbero prodotto. Fatta un'indagine che non si ha motivo di ritenere non accurata, il sigìior Hall è giunto alla conclusione che se Eisenhower si fosse pronunciato favorevolmente su questo o quel quesito avrebbe perduto un certo preciso numero di voti; e se avesse risposto negativamente ne avrebbe perduta un'altra determinata percentuale. Fatte le somme, che anche Eisenhower potrà fare da solo, a dispetto cioè della lamentata mancanza di tempo e di personale specializzato, il risultato è in ogni modo una sicura perdita di voti e di popolarità da una parte o dall'altra, a seconda che comunque si pronunci in un senso o in un altro. Di qui i programmi tattici del generale Clay per il mantenimento del silenzio: di qui l'impegno della stampa americana perchè il silenzio in ogni modo venga, rotto non appena Eisenhower metterà piede, il prossimo 1° giugno, sul suolo degli Stati Uniti. Vittorio Gorresio