Rinaldo Moresco primo o gli assi in ritardo

Rinaldo Moresco primo o gli assi in ritardo Tre minuti di distacco a Bartali e Coppi Rinaldo Moresco primo o gli assi in ritardo Lunga e sfortunata fuga di Petrucci e Soldani - Giaccherò e Conterno ai posti d'onore Firenze, lunedi mattina. Afi rifiuto categoricamente di iniziare il resoconto del ventiseiesimo Giro della Toscana con la frase d'obbligo: < gli Assi sono stati nuovamente battuti >, e, una volta preso nell' ingranaggio, attardarmi per elencare quelle che sono o potrebbero essere le giustifioazoni di questa nuova sonora sconfitta da essi patita (perchè per essere una batosta lo è stata clamorosa davvero: Coppi, Sortali, Magni sono arrivati con più di tre minuti di ritardo dal primo gruppo il qua- o o e 7 a e le comprendeva una decina di uomini, il più illustre dei quali — è tutto dire — ero Lambertini. Per consolarsi i due primi nominati hanno fatto la volata per il dodicesimo posto: uno spettacolo, in verità, che mi ha fatto semplicemente ridere). Non è il caso, dico, che ci si impietosisca troppo sulla loro sorte, giacché il loro smacco è stato dei più regolari, nel senso che se gli assi non hanno impedito ai giovani di comandare da un capo all'altro questa prima prova di campionato, è stato perchè questi ultimi li hanno dapprima sorpresi a metà gara fuggendosene giù dalla discesa delle Piastre (erano Soldani e Petrucci) e poi con risolutezza e con potenza estreme attaccandoli nel tratto finale delle ultime salite in prossimità dell'arrivo dove uno alla volta gli sfuggirono di sotto il naso i vari Sartini, Pettinati, Lambertini, Baronti, Giaccherò, Conterno, eccetera — e fra essi quell'indiavolato genovese Moresco che meritatamente doveva di li a pooo tagliar per primo il traguardo. Da quel pooo ohe ho detto finora, traspare dunque che questa è stata una corsa assai combattuta, e quasi interamente tessuta su una trama a base di fughe. Proprio cosi: è stata una battaglia ininterrotta; un susseguirsi di fasi in cui rifulgevano il coraggio e la tenacia degli attaccanti. Quel rinnovarsi, non solo nella elencazione dei nomi in testa agli ordini di arrivo delle grandi corse su strada, di cui qui recentemente ci siamo varie volte intrattenuti, quella ventata d'aria fresca nell'ambiente un po' viziato dal ciclismo professionale rappresentata dall'irrompere di sistemi di gara sbrigativi e risoluti, basati essenzialmente sugli attacchi a ripetizione — ieri si sono nuovamente clamorosamente riconfermati. E con quale risultato lo rivela brutalmente l'ordine d'arrivo, che si apre col nome del giovane ex-spaccapietre di Bargagli, paesello di montagna presso Genova, che ha nome Rinaldo Moresco Le emozioni erano cominciate prestissimo nella matti nata, allorché ad Empoli (km. S5) già una pattuglia comprendente una quindicina di corridori segnava il vantaggio di un minuto abbondante sulla testa della colonna inseguitorice. L'episodio, uno dei tanti dello stesso genere che avven gono in tutte le corse, avreb be avuto scarsa importanza: ma a dargliene c'era il fatto che Magni faceva parte di quell'avanguardia. Perciò si videro i bianco celesti di Coppi messi alla frusta; gli diedero una mano gli uomini di Saldami e di Minardi, e andò a finire che Bartali, sorpreso da tanta irruenza, rimase indietro- Ma a Pontedera (km, 53) il gruppo di Magni appariva già raggiunto da quello di Coppi mentre Bartali (col quale era rimasto Petrucci) ancora era costretto a inseguire. Il cronometro segnava in quella località un minuto e mezzo di ritardo a carico dei due ultimi nominati. Ma sia che essi ed i loro accompagnatori si prodigassero nella caccia oppure perchè all'avanguardia avessero rallentato, fatto è ohe poco prima di Pisa (km. 15) avveniva un quasi generale ricongiungimento. Ma appena finita una emozione, un'altra tosto si accende. Ce la regalarono Baranti, Venzi e Falzoni — che sullo slancio della volata per un traguardo — si allontanarono ti tanto, da formare una pattugli di punta nettamente avvantaggiata sul grosso. Andando svpnpBrfc—dmlgl(FsmpatPnspssssscnApc sotto la dirottissima pioggia verso Lucca e di là verso il primo grosso ostacolo montano della giornata, questi tre passarono al rifornimento di Bagni (km. 115) due minuti e rotti avanti il grosso. Ma la fatica, il freddo, il fango stroncarono la loro fuga; Falzoni — del quale ricordo nel Giro d'Italia ultimo una lunghissima cavalcata del genere — fu l'ultimo a cedere e venne raggiunto quasi al termine della lunga salita del Monte Oppio (km. 156). A riprenderli erano stati Fomara e Volpi, che, venutisine via dal grosso, naturalmente frazionato nella salita, passarono in vetta frammezzo a migliaia di persone che battevano i denti per il freddo. Poi c'è una breve discesa; di nuovo la strada sale alle Piastre; poi si inabissa verso la pianura di Pistoia. Fu a questo punto, e lungo questa discesa, che nacque il terzo episodio della giornata, quell'episodio che per quasi tre ore sembrò dovesse essere il decisivo. A dargli vita, e passione, furono Soldani e Petrucci. Ansiosi entrambi di passare per i primi davanti alle loro case ed ai loro familiari, essi si buttarono come pazzi nella discesa riuscendo, al passaggio di Pistoia (km. 180) ad avere 1' e to" di vantaggio sul gruppo- La loro azione appariva risoluta; e rapidissima, ad onta del vento non favorevole, era l'andatura da essi battuta. Era evidente che entrambi giuocavano la carta della fuga, per nulla impressionati dei cento e più chilometri che ancora dovevano percorrere, e delle salite del tratto finale. Ma per quanta fosse la loro buona volontà, lo scarto fra essi e gli inseguitori non aumentò col proseguire della corsa. E' vero che né i compagni di Petrucci, né quelli di Soldani si prodigavano nella caccia, tutt'altro; e neppure Bartali ordinava ai suoi uomini di rimpiazzarli net/a bisogna; chi sgobbava di più era Magni con i suoi; era Ciolli fra un cambio di ruota e l'altro, e Brrducei; erano i < benottian'. .Poco dopo Poggibonsi (,.m. 255) si entrò nella zona 'elle ultime salite: quella di Barberino, quella di Tavernelle e quella di San Casciano. C'era da scommettere la testa che su quei rudi e continui dislivelli si sarebbe verificata la decisione della corsa. Infatti le emozioni raggiunsero il diapason, senza, tuttavia, che né ! Soldani né il suo giurato rivale Petrucci ne fossero i be-, neficiari. Il primo aveva già af-i toccato con fortuna Loretta, e lo aveva distanziato, e proseguiva ormai solo, allorché ri-1 petutamente doveva mettere} piede a terra o per cambiare la bicicletta o per cambiare la ruota giacché la catena si ostinava a saltar fuori dalle sue guide. Dapprima, Petrucci lo superò, e si illuse di avere la vittoria in pugno. Firenze a quel punto dista soltanto 35 chilometri. Ma lo colse un'improvvisa crisi di stanchezza, proprio nel momento in cui dal gruppo venivano via successivamente Sartini, Pettinati e Alimi. Mentre Sartini superava Soldani e Petrucci — i quali scomparivano dietro l'indisciplinato corteo delle automobili — Albani veniva investito da una di queste vetture rimanendo talmente confuso da essere costretto al ritiro. Confermando la beltà prova fatta nella re- cento < Sanremo > il piemontese Pettinati riusciva a raggiungere il suo compagno di squa dra, con lui affrontando l'ultima salita. Ancora soli erano Sartini e Pettinati allorché si buttavano in discesa su Fi ronzo. Ma ancora una sensazionale emozione si verificava a dieci chilometri dal traguardo con l'apparizione successivamente all'avanguardia di Moresco, di Lambertini, di Giaccherò e di altri evasi di forza anch'essi dal gruppo degli Assi. Ed era nella formazione di una sola pattuglia di dieci uomini che questa avanguardia irrompeva negli amplissimi, ma in curva, viali della Fortezza Medicea dove era posto il traguardo. A 400 metri dallo striscione, in curva, vi fu uno sbandamento generale, del quale approfittò Giaccherò per portarsi dall'ultima posizione alla prima, avvantaggiando di almeno una ventina di lunghezze. Proseguendo nello sforzo, il biondo corridore di Ovada già si vedeva vincitore; si difese con tutti i suoi spiriti, ma perdette qualche pedalata per voltarsi troppe volte all'indietro. Frattanto, Moresco si era ripreso, e veniva avanti a fate velocità che negli ultimi cinque metri si portò alla pari di Giaccherò e lo superò di un palmo. Vittorio Varale L'ordine d'arrivo 1. Rinaldo Moresco, di Genova (Arbos) che copre 1 km. 295,500 del percorso In ore 8 32' 48" (media km. 34,874 all'ora); 2. Giaccherò a un quarto di ruota; 3. Conterno; 4. Logli; 6. Sartini; 6. Pettinati; 7. Baroni; 8. Lambertini; .9. Barduccl, tutti In gruppo; 10. Magglnl a l'67"; IL Bonlnl; 12. Bartali a 3'2"; 13. Coppi; 14. Bonedetti; 16. Petrucci; 16. Magni; 17. Zaimpieri; 18. Falzoni; 19. Ciolli e altri 17 in gruppo con lo stesso tempo di Bartali. Classifica del campionato: 1. Moresco p. 5; 2. Giaccherò 4; 8. Conterno 3; 4. Logli 2; seguono con 1 punto tutti gli altri classificati fino a Petrucci compreso. GIULIO DE BENEDETTI DIRETTORI RESPONSABILI MIIIIIIIIIIIIIIIIIIIHIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIIII) II ligure Rinaldo Moresco, vincitore del Giro di Toscana