Il secondo marito

Il secondo marito Il secondo marito La signora Lemercier alla signora Lebrun. Ah, mia cara, come e quanto avevi ragione... In tutto e per rutto, cara. Ecco come sono andate le cose. Oh, nulla di romantico o di romanzesco. Sai che il mio buon Giulio, per necessità della sua amministrazione, mi lascia sola tutto il pomeriggio e non rientra a casa che per il pranzo. Questa solitudine mi pesava, perchè adoro mio marito, 10 trovo bello, intelligente, affettuoso, e il complesso delle sue qualità serie non mi è mai dispiaciuto, anzi. Senza di lui le giornate mi sembrerebbero interminabili; e quando ritornava dall'ufficio era una gioia per me raccontargli la noia del mio pomeriggio.^ Ed è stato lui, sempre adorabilmente caro, che ha pregato il suo amico Andrea Déligny di venirmi a tenere compagnia, qualche volta, durante il pomeriggio. Andrea è ricco e libero del suo tempo, non si occupa neppure della sua amministrazione, non ha la più pallida idea di quello che sia applicarsi a qualche cosa. In collegio, dove Giulio era il primo della classe, Andrea godeva la reputazione di essere pigro e svagato. Non è mai riuscito infatti a laurearsi. Ora ha trent'anni e non ha alcuna posizione. Ma, nonostante tutto, è un simpaticissimo figliolo, modesto, spiritoso come un demonio, attaccato a mio marito a tal segno che sarebbe pronto a arrischiare il suo patrimonio e la sua vita se mio marito gli dicesse di farlo. Dopo che Giulio gli ebbe detto di venirmi qualche volta a fare compagnia durante il pomeriggio egli si fece un dovere di obbedire. Le sue visite, rare dapprima, si fecero più frequenti e, infine, quotidiane. Io lo vedevo volentieri, perchè mi distraeva e mi divertiva raccontandomi un sacco di pettegolezzi del nostro mondo. Le ore filavano via ch'era un piacere. E tutto andò liscio, così, per sei mesi. Andrea mi era divenuto indispensabile. Quando Giulio rientrava all'ora del pranzo va da sè che dimenticavo Andrea senza alcuna fatica. Ma mi pareva che, insomma, o dell'uno o dell'altro avevo pur bisogno per essere a mio agio. Ero arrivata a questo, che, ridendo, con Giulio, chiamavo Andrea « il mio marito del pomeriggio ». Giulio ne rideva di cuore. D'altra parte ti giuro sul mio onore che non provavo per Andrea alcuna attrazione fisica. E se per caso capitava che Andrea mi desse un bacetto di sorpresa, uno stupido bacetto sull'avambraccio o sul polso, mi veniva da ridere, come se mi si facesse il solletico. E tuttavia... l'irreparabile è avvenuto. Una cosa scema, ti dico Andrea, per scherzo fingeva di essere risoluto ad abbracciarmi, e correvamo attorno alla tavola del salone come due ragazzi, ridendo come un pazzo lui e come una pazza io. Ho messo un piede in fallo e sono caduta sul divano... Che strana cosa. Un minuto dopo avevo un amante. Ti giuro io, cara, che siamo, dopo, rimasti ben sbalorditi tutti e due. Tacevamo. Avevo voglia di piangere. Ho detto: — Oh, bella cosa abbiamo fatto. E lui, malcontento come me, mi ha risposto: — Ma per Bacco, è anche colpa vostra. — Come? Mia? — Ma sì... non avete fatto proprio niente per respingermi... E' sbalorditivo, non trovi? E l'ha detto con un'aria così convinta che non ho potuto fare a meno, vedendolo tanto mortificato, di ridere. Quando siamo tornati seri egli si è sforzato di far' mi comprendere che non avevamo fatto proprio nulla di male, che avevamo agito in un attimo di stordimento, contro la nostra vera volontà. Ha la parola molto facile Andrea, e, a poco a poco, mi sono sentita più tranquilla. Ci siamo lasciati, quel giorno, abbracciandoci teneramente, promettendoci di rispettare sempre l'onore di Giulio. Che vuoi che ti dica? Il giorno dopo non lo abbiamo rispettato... nè mai più. Bisogna che ti confessi che Andrea, compagno giovialissimo, è irresistibile in questa nuova sua parte. Mentre la tenerezza di Giulio è passionale, questa è tutt'altra faccenda, sa di monelleria. E questo mi impedisce di prendere sul serio la cosa Ho l'impressione sincera di non defraudare proprio di nulla il mio Giulio... e devo ben riflettere per riuscire ad applicare al mio caso quella tremenda parola: adulterio Vuoi che te lo confessi? Mi pare anzi di apprezzare assai di più 11 mio Giulio. Una signorina per bene, come me e come te, arriva al matrimonio senza saper nulla dei l'amore, non ha alcun termine di paragone per misurare l'affetto passionale del marito. Era prò prio il caso mio. Adoravo Giulio istintivamente, perdevo la testa quando mi abbracciava, tutto lì. Ma ora so che mio marito è un tesoro che non mi rassegnerei mai a perdere, supcriore a tutte le sciocchezze degli amanti. Una donna frivola potrebbe rimproverargli di essere eccessivamente serio., ma Giulio non sarebbe più Giulio se si comportasse da buffo monello come Andrea. Ti tetEtt pare? Mi pare che potrei vantarmi di aver trovato il perfetto equilibrio della felicità... tuttavia non posso a volte sottrarmi al rimorso, pensando a Giulio. Giulio non merita di esser ingannato, sotto nessun punto di vista. E tuttavia devo ormai dirgli molte indispensabili menzogne. E altrettante ne deve dire Andrea. E quando unp di noi mente a Giulio in presenza dell'altro non si ha per un po' il coraggio di guardarci in faccia. Il mio sogno, un sogno assurdo, lo so bene, sarebbe di confessare tutto all'uomo eccellente al quale entrambi vogliamo bene, io ed Andrea. Ma come convincerlo che sua moglie è sua meglio e più di prima? Mai un uomo capirebbe una cosa simile. Gli uomini purtroppo non comprendono niente della delicatezza infinita del nostro cuore. Pensami, cara e perdonami lo sfogo. Marcel Prévost

Persone citate: Andrea Déligny, Bacco, Lemercier