L'Armida di Rossini

L'Armida di Rossini INAUGURATO IL MAGGIO FIORENTINO L'Armida di Rossini chino Rossini. Ne inscenerà parecchie opere meno ripetu- . te o del tutto obliate. Una di queste, l'Armida, è stata scelta per la serata inaugurale, galante, splendida e infiorata, che la mondanità e la curiosità han reso più sontuosa. Chi, ve nuto in questi giorni a Firen (Dal nostro inviato siiccialc) Firenze, 26 aprile. Il Maggio, che, cominciato stasera, durerà sino alla fine di giugno, alternando musiche gravi e lievi, grosse e piccine, s'è proposto di onorare Gioac- ze, non avrebbe co ta 1 occa-1sione di scoprire un altra ope- ra del pesarese? L iniziativa|del Maggv e stata dunque ac- colta con grande favore, come gli applausi a tutti i collaboratori hanno largamente dimostrato con l'immediatezza e il calore Presentata al San Carlo nel 1817, ripetuta l'anno seguente a Venezia e nel '23 nuovamente a Napoli, l'Armida non era più tornata sulle scene italiane dopo alcune repliche alla Scala nel '36. Giunse peraltro in Austria, in Germania, in Boemia, e trovò editori a Lipsia e a Parigi Meritava l'Armida tanta dimenticanza? Indicativa d'un momento della rapida evoluzione di Ros sini, e perciò interessante agli studiosi, quest'opera non ha temporanei di Rossini e da re . ren\\ scrittori pregi che avvincano ed entusiasmino Il difetto è nella sostanza, cioè nella scarsezza musicale del dramma, nell'inconsistenza dei personaggi. Ed è curioso notare che manchevolezze diverse e meriti singolari vennero asseriti dai con- I resocontisti delle prime rappresentazioni, insistendo sui rilievi consueti alle loro sommarie cronache, scrissero che Rossini, abhandonata la melodia per l'armonia, s'era tedeschizzato. Vecchio pregiudizio, 1 quelln distinzione. L'artista e ubero di usare i'mezzi tecnici | che meglio giovino ai suoi bi a0gnl espressivi. E Rossini ave va poco da esprimere, purtrop- po, non urgendogli, determinato e forte, il dramma di Armida e delle persone sceniche agenti con lei. I contemporanei dicevano: «armonia» nel senso di composizione orchestrale e corale, e questa difatti s'avviava alla stesura robusta deila Semiramide. Ma quei giornalisti non potevano esser profeti. Essi s'accorgevano pertanto che Rossini non era riuscito nell'Armida quanto nelle migliori opere precedenti. A un entusiasta, quale Stendhal, V Armida parve invece felice, e tanto da indurlo alla supposizione che un pezzo ne era stato rubato a un altro operista. Opinioni contrastanti, e fallaci, perchè non sorte a considerare se Rossini avesse creato persone d'arte coerenti e vive, come fino allora più volte gli era avvenuto, e talune volte in stupenda pienezza, in immortale perfezione. Altri laudatori hanno celebrato per la vena affettuosa arie e duetti di Armida e di Rinaldo, senza avvedersi che quei morbidi, idilliaci canti son soavi, impropri, assurdi nel cuore e nella bocca della perfida maga e dell'eroe incosciente, proposti dal librettista. Dove, quando, Armida ha nelle vocali cantilene e nell'armonie strumentali accenti che caratterizzino la duplice sua presupposta natura, alterna da un evento all'altro, di nendea e di amante, di men zognera e di ingenua, di don Ina e eli incantatrice? Non ha mai tali accenti. E perciò, ascoltandone le espressioni musicali nel primo atto, la crediamo buona, schietta, desolata, mentre le didascalie, che son parole del libretto, non note di Rossini, ammoniscono che ei'a trama inganni ai crociati. Poi. d'un tratto, la vediamo, dico: la vediamo trasformare un'orrida foresta in un olezzante giardino, dominare e sprigionare forze misteriose. E tuttociò è solamente spettacolo visivo. Che l'esigenza dell'espressio jne drammatica nella musica sia soverchia per un'opera di Rossini e del suo tempo, soltanto un ignorante potrebbe obbiettarlo. Chi intende II Barbiere di Siviglia ammira il formidabile melodrammaturgo, che poi diede Semiramide e - '.Guglielmo Teli. Ma l'operosità - di Rossini e non soltanto la sua, è segnata da lacune e in fierezze, da elevazioni e cadute. - \ E' superfluo aggiungere che - se al d'fett0 de,la fantasia con- - segue in massima l'impersonalità, moltissime pagine son I prettamente rossiniane, con i tutti i modi propri dello stile Idi lui nei decenni trascorsi in , Italia, e. in più, col tentativo, come fu detto, d'una composi- zione complessa, e in qualche I passo accademica perfino. E ci sono, qua e là, casualmente, I motivi gentili, duettini sospi (rosi, arie enfatiche, cori vee- Imenti o dolcetti, episodi soli s"cl <" un c.°fn0 "clla Smfo- ■ n'a' d' un ^^Z^tL^ mo atto, e di un violino nel se- Qnd ancne eggi gradevoHs. 's[m\ | L'esecuzione di tale opera a ! implica difficoltà vocali davve ro preoccupanti, ma la presen- iza d'un esperto amante del tea Uro, quale Tullio Serafin, e la , ! organizzazione del Maggio le i , o hanno vinte, quanto lo stato delle cose consente. L'insigne concertatore ha addestrato i solisti a questa cantabilità carica di scatti, di roulades, di cadenze, oltreché di ampie frasi, di cui i cultori sono or/nai rari, e ha ottenuto corrette esibizioni, non solo dalla Callas, virtuosa protagonista ma anche dai tenori Albanese e Ziliani, che col Filippeschi, il Raimondi e il Frosini tengono ile parti primarie. Uno sciame di danzatori e danzatrici franicesi ed italiani, ninfe, amorini, jgen'i del bene e del male, ha )volteggiato nei molti e banali ballabili, piacevolmente contribuendo allo spettacolo. Alberto Savinio ha dipinto scene, che, lontane dal tempo e dallo stile di Rossini, dovrebbero esser giudicate come quadri di per sè stanti. Non m'azzardo. A. Della Corte iiiii IIIIIUIIIllllllllllll 11111 uni 1

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