Marivaux e Molière al Teatro Alfieri
Marivaux e Molière al Teatro Alfieri Marivaux e Molière al Teatro Alfieri Delle Fausses confidences di'Marivaux rappresentate dalla'Compagnia di Madeleine Re- j naud e di Jean-Louis Barrault qualche anno fa al Festival ve-! neziano del teatro, e delle Fourberies de Scapin del Molière rappresentate l'anno scor- so al Carignano, scrivemmo, inell'una e nell'altra occasione, |a lungo; sono due spettacoli eccellenti e divertenti, mossi da raffinatissima intelligenza, da un gusto scenico sottile, delicato, malizioso. La commedia di Marivaux è tutta un incan- to; la sua freschezza, quel linguaggio così vivo, cosi scattante e così preciso, la gaiezza e la malinconia, il capriccio e la arguzia, toccano, affascinano, esaltano l'ascoltatore. Non si potrebbe togliere, nè aggiungere una parola; ed ogni parola ha un senso netto, intimo, e così teatrale! La Compagnia Renaud-Barrault la rappresenta con grazia squisita; è un giuoco argenteo di luci, è una dizione ariosa, è uno scorrere concertatissimo di musiche leggere, scherzose, soavi, ridenti, armoniose. Si guarda e si ascolta con un piacere delicato e fervido, che rasenta la felicità. La Renaud e una Araminte gentilissima; la sua trepidazione è sommessa, la scoperta che ella fa dell'amore è piena di grazia, di ingenuità e di sogno. Barrault è un Dubois, un valletto furbo e traffichino, tutto scatti, brillantature, e vivacità; con quel che di scaltro e popolaresco che lo fa avventante, spiritoso e spettacolare. Ottimo Dorante è il Desailly; sicuro e comico il Brunot (M. Remi); grottesco e pittoresco il Granvai (Arlequin); lieve di tocco Simone Valere (Marion), e tutti, Catherine Fontenay, Outin, tutti mirabilmente intonati. Le scene si compongono e si scompongono, si intrecciano, si sciolgono in un'amabilità di colore, con sì melodiosa avvedutezza che tutto il pubblico alla fine scattò in un grande applauso. Lo spettacolo è senza incrinature, e la rivelazione psicologica condotta con garbo. In tal senr-\ nel senso dejla 'realistica e meravigliosa e fan'tasiosa psicologia della commej dia, si sarebbe forse potuto an dare più in là, approfondire di ! più. Marivaux è scrittore tutto in luce, tutto a fiore della pagina, e i suoi personaggi spiccano alla ribalta; ma è inten iso, ma è ricco di un'interiorità | che per non essere pedantesca, ma anzi quasi futile d'apparen za e svagata, è tanto più densa e sorprendente. I caratteri, le figure delle sue commedie non sono ritagliate su belle carte dipinte, ma si accrescono di battuta in battuta di una spi ritualità tutta plastica, fertile, su sfondi a volte drammatici e quasi crudeli. Marivaux è sempre commosso, e commovente, anche se subito non te ne avvedi. Gli attori hanno dunque da far i conti anche con questa sua forza segreta, e per nulla appariscente; e certo la Renaud ha compreso, e reso queste intenzioni, questa intimità. Ma la fragilità deliziosa del suo fraseggio, la finezza della sua interpretazione, hanno lasciato tuttavia un pò di margine, che poteva essere riempito da qualche sfumatura più misteriosa, da un di più di commozione; creatura amabilissima questa sua Araminte, con certi accencerti brividi appena segnati, che ci riempiono di stupore e di dolcezza. Ma qualche accento più nato dal di dentro, più istintivo, avrebbe forse resa anche più donna la donna adorabile: Araminte la sensitiva. Ci si permette di fare queste postille proprio quando un attore, od uno spettacolo sono sull'alto piano dell'arte vera, e per la loro eccellenza ci rendono anche più esigenti. Poi furono rappresentate le Fourl>eries. spettacolo anch'esso di grande stile, comico, grottesco; che da antichissime trovate sceniche ha saputo trarre un'invenzione teatrale affine al no stro gusto d'oggi e affascinante. Barrault vi spicca con la sua magnifica espressività Grandi applausi anche alle Fourberies, e festeggiatissimi gli interpreti.
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