Il delitto di Pia Bellentani nella battaglia delle parti

Il delitto di Pia Bellentani nella battaglia delle parti Il delitto di Pia Bellentani nella battaglia delle parti L'avv. Ostorero di Parte Civile nega le conclusioni della perizia del prof. Saporito - Delitala analizza il lungo dramma della donna presa d'amore che si ribella ad un ambiente e reagisce allo scherno • Chiede: preterintenzionalità, provocazione, attenuanti generiche - Probabilmente questa sera si avrà la sentenza , e r à (Da uno dei nostri inviati) Como, 11 marzo. Più folla di stamattina, più folla di ieri, oggi, in aula, all'arringa dell'avv. Delitala, primo patrono di difesa. Tutto ciò che poteva rappresentare spazio era occupato; tutto ciò che era occupato trovava una successiva compressione all'arrivo di nuove ondate di pubblico, di eleganti e profumate signore, dotate di fascino e di caramelle. Quanti chili di caramelle sono state consumate oggi in aulat Gl'invidiatissimi banchi dei giornalisti sono stati attaccati con manovre subdole, e non è stato facile a chi segue il processo pet ragioni professionali, resistere alle manovre di queste gentilissime attaccanti. Com'è possibile rendere in un'immagine l'idea della folla ansiosa, avida, turbolenta ? La sala di un cinema domenicale. Il tavolo dei rinfreschi di un ricevimento nuziale. Un carro bestiame durante lo sfollamento. Il richiamo del duello oratorio tra parte civile e difesa, tra l'avvocato Umberto Ostorero e il professor Giacomo Delitala era seducente; e l'attesa è stata pienamente appagata. Chi era venuto per sentir dire male della Bellentani e di Carlo Sacchi e chi per sentirne dire bene, non ha perso la giornata, alla fine dell'udienza è uscito dall'aula perfettamente soddisfatto. Voleva troppo < Processo dell'ambiente, del costume si è detto — ha cominciato l'avv. Ostorero. — Ma perchè f Prima di questo non sono mai accaduti fatti del genere t Ma non accadranno più fatti del genere f Si è anche detto che esistesse un accordo tra gli avvocati delle due parti per fare del processo una edizione in sordina. Niente di tutto questo. Se parole forti saranno da dire, saranno dette. E quando erano nei limiti della causa, sono state dette. Prendiamo Pia Bellentani da una parte, Carlo Sacchi dall'altra, e ricordiamoci che una ha ucciso e uno è morto. E guardiamo anche se l'una voleva uccidere e se aveva il diritto di farlo; e se l'altro doveva morire. Questa è la causa. « Sta a voi — egli continua — giudicare un'adultera. Essa è un'adultera insoddisfatta ed esigente. Non dimentico naturalmente, che l'altro termine dell'adulterio si chiama Carlo Sacchi. Ma quando usciamo dall'adulterio attraverso il delitto, lui xipiane adultero soltanto, "e lei alla etichetta dell'adultera ne aggiunge una di versa e più grave. Il professor Saporito ha studiato Carlo Sacchi sul solo elemento che possedeva: il famoso brogliaccio di S9B6 versi, per il quale lo definì « un porco in brago » Ma non ha detto che su quel totale, soltanto J-4 versi sono licenziosi, e che Sacchi li scris se in una età in cui tutti abbiamo scritto versi licenziosi. Saporito poi si mette a studiare rigo per rigo le ventidue lettere della Bellentani a Carlo Sacchi, per scoprire il significato di ogni parola, e la definisce « anima d'eccezione ». E' colei che vuole restare la moglie del conte Lamberto, la moy dre di Flavia e Stefania, ma non vuole perdere Carlo Sacchi. Quando nella vita quotidiana entra la grande passione, bisogna prendere d'assalto la trincea del proprio destino c rompere col passato. Quello della contessa è un assolutismo in poltrona, non è pazzia ». L'avv. Ostorero fa un confronto con Caterina Fort, per concludere che gli sembra strano come Saporito non abbia riconosciuto la pazzia in lei, costituzionalmente anomala, e fra i cui ascendenti vi sono quaitro casi di suicidio per pazzia. Anche la Fort ad Aversà scrisse dei versi, scrisse un memoriale, anche la Fort si abbandona a scatti incontrollati, ma la Fort è dichiarata sana di mente e la Bellentani è dichiarata pazza. c In perfetta buona fede — continua l'oratore — il prof. Saporito si è impietosito del caso, forse per le bambine. Ma non è affatto raro il caso di imputati con bambini. Un perito non ha il dovere di pronunciarsi sulla avvenenza della perizianda, né di essere pietoso con lei. Nella perizia si afferma che nel liquor cefalorachideo è stato trovato il treponema della sifilide. A me pare che quell'esame non sia stato eseguito con tutte le regole, e che il bacillo non era nel corpo della Bellentani ma forse nella provetta sporca. Noi vogliamo l'affermazione della responsabilità dell'imputata, vogliamo la sua espiazione. Sarà quella che voi detterete. Dopo di che vogliamo che viva, che torni ad essere quella che deve essere. I tentativi di suicidio € Occupiamoci intanto dei suoi tentativi di suicidio. Al primo, arsenico, fu salvata, Venne poi la soda con pomice e fu salvata. Terzo tentativo il balcone, altro salvataggio. C'era sempre qualcuno accan to a lei, quando faceva quei tentativi. E cosi al quarto, a Maslianico, quando si lanciò contro la macchina di Sacchi che si muoveva appena ed egli non fece altro che una (renata per evitare l'incidente. A Villa d'Este la Bellentani spara un colpo solo, non preme per la seconda volta il grilletto contro Sacchi. Il gesto di uccidersi può averlo fatto dopo avere constatato che l'arma si era inceppata. E' una ipotesi cattiva, ma devo farla. € La perizia doveva conclu dere così: è isteroide ma ha peccato e deve espiare perchè è responsabile. In quanto tem \po ha scritto il memoriale t In ni rune pagine ella scrive sen Isa suggerimento, in altre chi '.scrive è Pia Bellentani ma il I su aderimento non manca. Non stCicèspcCCnGav i a i i a a a e a a è n i l n sappiamo quanto dell'uno è entrato nell'altra, e viceversa. Di Carlo Sacchi sappiamo che è intelligente ma porta gli occhiali neri. Segno, si dice, che è affetto da blenorragia o da sifilide. Anche lui. Li portava pure quella sera. Saporito ha citato lo scrittore lombardo Carlo Linati per descrivere Carlo Sacchi ». Lo interrompe l'avv. Luzzani: « Volevi che lo descrivesse Giuseppe Marottat ». < Se lo descriveva Maratta, avrebbe detto che Saporito doveva far periziare se stesso. Quante volte questa falsa redentrice ha avuto l'opportunità di ritirarsi, e non l'ha fatto. Perchè aveva lo stimolo della carne. Ma allora non ci si spiritualizza. Delle sci signore, compresa la Bellentani e la Guidi, che nel gennaio '48 ricevettero la circolare d'addio, soltanto la Bellentani ha ucci so. Egli voleva tornare alla sua casa, al ricordo della figlia Silvia morta troppo presto. Sì, aveva dissapori coniugali, tan to che pensava di separarsi, ma il momento più acuto del dissidio è nel '47. Scrisse una lettera alla moglie, che però non spedi: < Lilian, nome divino del tormento umano. Tu sei fredda, hai l'occhio di una lama, la mano di marmo, ma sci colei che avrei unicamento voluta. Lilian, noi non mentiamo mai a noi stessi. Non imponiamoci un amore che non sentiamo. Accettiamo la nostra amicizia che si scaldi nel nome delle bambine, è una famiglia che non sarebbe mai se percorressimo strade diverse ». Ma egli, si è detto, aveva delle amanti. Se trovava un letto diverso dal suo ci andava volentieri. Del resto anche le donne che frequentava ci andavano volentieri. E si deve morire per questo? ». «Non è stata provocata» L'avvocato Ostorero prosegue: € La teste Tina Passamonti non è venuta a deporre. E' colei che il 15 ricevette una lettera disperata da Pia Bellentani e lo stesso giorno rispose con una lettera che poi fu ritirata dal giudice istruttore: « Pia cara, sono così disperata che tu sia così giù di morale' Vorrei che tu fossi a Roma, ti farei distrarre. Dovresti startene lontana qualche tempo da Lamberto. A poco a poco le stupidaggini diventano tragedie. Occorre allontanarsi un po'; dillo a Lamberto, dolcemente ma con fermezza. Carlo è molto peggio di Sandro. Io sono sempre sola>. Ma allora si tratta di un contrasto Lamberto-Pia. Le due lettere non coin cidono. La Bellentani non parlava di Carlo, ma di Lamberto. < Sarebbe stato interessante con rimiri l'oratore — uti confronto fra Pia Bellentani e Mimi Guidi. Ma se una se ne va a'l'altra non può venire come si fai Pare che sia intrasportabile, uno straccio addirittu ra. Ella scrive: < Non so ab bracciare le mie figlie senza pensare al sacrificio che esse mi impongono». Ah, le impon gono dei sacrifici, le sue barn bine. Ma si presenti questa donna che negli uffici del manico mio di Aversa lavora sedici ore al giorno, questa tisica che fu ma vari pacchetti di sigarette il giorno. E' stato detto che il trasporto avrebbe dovuto essere fatto in autolettiga. E che cosa ci voleva a disporre tutto questo f < E arriviamo alla sera fatale — dice l'avv. Ostorero. — Quella sera Pia Bellentani non d stata provocata. Sacchi balla colla Tremolada, questa non è una provocazione. La Bellentani era al quartier generale della combriccola, ma passata al bar ha ballato col marito ed è sempre stata con la Dulfer. Carlo Sacchi ha ballato anche con la mo,ilie. Provocazione, questa? Può essersi incontrata con lut. Prima o dopo il ritiro della pistola? Quando è avvenuta la provocazione di Sacchi ? Pia si è lagnata che egli non si curava di lei. Tutto qui. Infatti se l'avesse offesa, alla Dulfer l'avrebbe detto. Poi l'strèEcsusccsrMcdvddeldDtrcnceadpggslzvbnbhlciii 'arma in mano: < Smettila o paro ». / romanzi a fumetti, i erroni, gli spacconi, tutto veo. Ma dopo la minaccia. Ed è naturale che lui reagisca. Era stato minacciato, ma il olloquio al tavolino non c'era tato. Nessuna parola è stata udita. Ingiurie non ce ne sono tate. C'è un uomo che non crede; oppure teme la minaccia, ma spera che la cosa si riolva. Pia ha detto che egli le ivolgeva occhiate di scherno. Ma aveva o non aveva gli occhiali neri? ». L'avv. Ostorero è al finale della sua arringa: c In Pia Bellentani esiste una volontà omicidn. Non si parli di preterintenzionalità. Se io dico: "Non muoverti o sparo", e tu ti muovi e io sparo, dov'è a preterintenzionalità? Prendiamo il binomio lui e lei, Dongiovanni Carlo Sacchi? 3e tutti i dongiovanni si dovessero uccidere! Casanova? Si di ca quel che si vuole di lui ma non morì così. Sì, Carlo Sacchi sconfinava. Ma per i figli era tale padre, che sarebbe da augurarsi che fosse tale madre Pia Bellentani per i propri figli. E' armonia anche la giustizia, è equilibrio anche il giudizio. Se da una parte vi sono state delle esequie, dal'altra deve esserci una espiazione. Pcrehè l'espiazione ci vuole. Se l'armonia' fosse turbata non saremmo contenti nè voi nè noi». Un applauso si leva dal pubblico. La signora Sacchi, che ha assistito impietrita a tutta 'arringa, lancia l'aula al braccio di un'amica. Mentre sale n macchina, sotto la veletta l suo volto è rigato di lagrime. L'udienza pomeridiana ha nizio alle tre e mezzo e in un ssssèpflicmiLrlsspmldsbqcCdagBmdetopdsBcppsmmbR silenzio denso di attesa il Presidente dà la parola al professor Delitala. « E' davvero il processo del secolo — egli comincia — o non è piuttosto il processo di una povera donna squassata dalla follìa, da un folle amore, umiliata, derisa, schernita, incapace di vivere, impossibilitata a morire t ». Ma deve interrompersi. Tra il pubblico sorgono incidenti. La gente rimasta fuori rumoreggia, e il Presidente ordina la chiusura delle porte. L'arringa di Delitala < Per noi il processo che discutiamo non è il processo del secolo. E non è neppure il processo dell'ermellino. All'ermellino si potrebbe sostituire lo scialle della popolana. E' un dramma di anime. Un processo di anime. Processo d'ambiente, si è detto anche. Non di quello di Como, ma di un pie colo angolo dell'ambiente di Como. Esso non era l'ambiente della Bellentani. Essa c'è stata attratta, n'è rimasta soggiogata. La costituzióne di Pia Bellentani è rimasta fondamentalmente la costituzione della fanciulla d'Abruzzo. Se ella fosse diventata una delle tante donne di quell'ambiente, oggi non vi sarebbe questo processo. La prima perentoria domanda che rivolgerò è questa: "E' proprio certo che Pia Bellentani abbia voluto..."». Altro incidente tra il pubblico. A loro volta i giornalisti protestano, perchè il loro compito è compromesso dalle pressioni della folla. Il Presidente minaccia di far sgomberare metà aula. E finalmente si stabilisce la calma e il silenzio. Riprende l'avv. Delitala: dqtalatecnafscssvnqdcmdpmpsdvnnbbImcclgdqdvlctgqth« < E' proprio certo, oltre ogni dubbio, che Pia Bellentani quella notte abbia voluto attentare con un colpo di pistola alla vita di Carlo Sacchi? « Esiste un numero imponente di segni i quali dimostrano che ella meditava il suicidio non il delitto. La morte le è apparsa fin dagli anni della fanciullezza con un tragico fascino insidioso. Anelava al suicidio. Stamane si è ironizzato sui cinque tentativi di suicidio, si è fatta una distinzione tra volontà e velleità. Ma forse non contano le velleità nelle quali il subcosciente affiora più della volontà razionale? Ma che bisogno abbiamo di soffermarci su questi tentativi, quando abbiamo un documento, una piccola novella scritta anni prima del fatto? Essa riveto una personalità anormale, misteriosamente attratta dal fascino della morte >• L'avv. Delitala legge la novella, nella quale la Bellentani narra d'essere entrata un giorno in una casa dove in una bara c'era la salma d'una bambina che ella non conosceva. Il padre la scambia per un'amica, e le chiede se vuole baciarla, ed ella si china a baciare quel volto cereo, le sue labbra sentono la pelle liscia, gelida. Ed ella prova il desiderio di adagiarsi accanto a quel corpo nella bara foderata di seta rosa, di essere portata via con la morticino. < Occorre altro — riprende l'oratore — per comprendere che Pia Bellentani è nata sotto il segno del suicidio? Ai segni lontani si accompagnano quelli vicini. C'è in atti la lettera all'amica Passamonti, che ho sentito citare a sproposito: « Mia cara Tina, sono dispera- e ù a a a o i a . , e - j ta. Lo griderei e non posso. Che I tortura! Se tu fossi qui, se poj tessi parlare di questo mio soffrire! Mi ha telefonato Carlo in uno di quei modi che sai. Mi deride; della mia anima ha ; parlato come di cose che si I trangugiano e si digeriscono. Non ne posso più. Non posso più sostenere lo sguardo di mio marito che mi chiede che cosa ho e se sto male. Di fronte a queste sofferenze non è possibile che Dio non mi perdoni se la faccio finita, se mi tolgo questa vita che mi rovina, che mi ha distrutta. E le bambine? Che orrore tutto questo. E come soffro ». Questa lettera dimostra che ella era tesa verso il suicidio. E siamo alla vigilia del dramma. C'è poi quella sera stessa del dramma, il discorso che ha avuto colla Dulfer nel lavabo: < Hai visto come mi ha parlato quell'uomo? 10 non so cosa fare, se fuggire, ammazzarmi, non so ». Era animata da una disperata vol07ità d'annientamento. Vi sono poi i segni esteriori. Il colpo parte, al rumore tutti M voltano, e cosa vedono? Vedono forse la Bellentani tesa nel tentativo di reiterare il colpo? No. Tutti concordi testimoniano che ella aveva l'arma puntata alla tempia. Si è insinuato che ella sapeva che l'arma era inceppata. E' vero che i colpi omicidi vengono reiterati. Ma appunto perchè è stato sparato un solo colpo si tratta di incidente. Carlo Sacchi non è ancora caduto e la mano di Pia Bellentani è già pun tata mila tempia. Non può sapere se ha colpito al cuore, se ha ucciso. E non è questa la prova che la sua volontà nella tragica notte era tesa verso l'annientamento di sè? « Non volle uccidere » « L'accusa — afferma l'oratore — deve fornire la prova certa di una volontà omicidioria, e non può fornirla. Le minacce? Non sono provate. Noìi è una prova una deposizione che porta la firma di Afimi Guidi, un tessuto di falsità, di nefandezze. Mimi Guidi la quale asserisce che Pia odiava il marito al punto che meditava di suicidarsi in modo da far credere che fosse stato il marito a ucciderla. La Guidi che dice di essere stata felicitata per lo scampato pericolo, perchè se fosse stata accanto a Sacchi, quella sera sarebbe stata uccisa anche lei. Ma davvero dobbiamo credere a questa donna? E se si allontanalei dal processo non c'è nessun'altra voce che parli di minacce di morte a Carlo Sacchi. E quell'altra ineffabile teste, la signo ra Tremolada. Voi l'avete vi sta. A dir poco è fatua. E' una persona che vuole rendersi interessante. Sacchi le avrebbe detto che dicci minuti prima delle due sarebbe stato ucciso, e lei quando sente il colpo dice subito: < Ma hanno ammazzato 11 Carlo». Nel suo interrogatorio non c'è traccia di questa frase. Lei e Taroni questo particolare sono venuti a coniarlo qui in udienza. E quando anche fosse vero, l'annuncio della morte che arriverà alle due, chi può negare che non sia stato inventato dallo stesso Sacchi per rendersi interessante? « Si dirà: c'è però la confessione resa al Commissario di polizia. E possiamo considerarla come un vangelo? Il commissario sa che è partito un colpo, che la Bellentani aveva la pistola in mano, che era l'amante di Sacchi; non gli occorre altro per dimostrare la sua volontà omicidiaria. Ma che cosa dice quella confessione? Non dice affatto che voleva ucciderlo. Dice che gli mostra l'arma: « Guarda che sparo ». Contro chi spara? Egli risponde con la frase dei romanzi a fumetti, dei soliti terroni spacconi; ed ella alza il cane e contemporaneamente preme il grilletto. Soffermatevi su questo avverbio. Per armare il cane e contemporaneamente premere il grilletto bisogna che l'arma sia tenuta con due mani. Allora è possibile che ella, impugnata l'arma con una mano, con l'altra abbia armato il cane mentre ih dito era poggiato sul grilletto e il colpo sia partito per caso. E' stata volontaria l'azione. Non l'uccidere ». Il professor Delitala prosegue: < E quell'ora che ella passò coll'arma in pugno con i nervi tesi nello spasimo della pazzia, nello spasimo della morte, qualunque idea avesse, suicidarsi, oppure uccidere e poi uccidersi? Si ammetta pure che abbia voluto sparare contro Carlo Sacchi. Non si può però, affermare che abbia voluto uccidere. Spara un solo colpo. Non ripete il gesto. Vuole colpire, ma per uccidere o per ferire? c Qui c'è l'essenza della preterintenzione. Un evento è volontario quando è desiderato\ dal colpevole, quando esso costituisce lo scopo dell'azione che egli compie; o se l'evento è una conseguenza dell'atto da lui compiuto. O c'è una prova, e certa, che la volontà della', Bellentani fosse tesa verso; l'omicidio o non c'è. Non esi-i ste che il fatto dello sparo, da cui può derivare la morte o una lesione. Nessun segno esteriore può farci penetrare nel mistero di quella coscienza ». Un amore schernito Il Presidente concede all'oratore mezz'ora di riposo, e alla ripresa egli continua: < Se anche fosse vero che la Bellentani ha voluto sparare, voi non potete condannarla per omicidio doloso. Perchè ha sparato un solo colpo. E si trattava di un'arma automatica. Ad essere severi potrete condannarla pei omicidio preterintenzionale. Ma dovete penetrare in quel mondo impenetrabile della coscienza e della volontà. Nella vostra mi»-, teencnplBsvzlastdBpsèdlrlls \ ', ; i a -, tenza non potrete scrivere che ella ha voluto uccidere. Ma esaminiamo in quali condizioni di spirito ha sparato. « La diminuente della provocazione; ultima trincea della nostra appassionata difesa, non può esserri negata. Perchè mai la provocazione deve essere la menomazione di un diritto? Basta che il concetto di ingiusto sia riferito a un punto di vista morale e della convrnienza civile. Per l'attenuante della provocazione basta anche un atteggiamento sconveniente o scorretto, non si richiede un atteggiamento illegittimo. Como dunque potrete negare alla Bellentani l'attenuante della provocazione? Sarchi è per costituzione un provoratore. Non è lecito a nessuno tenere sei donne a ballare sulla corda (applausi della folla). < Non ci si dica — continua l'oratore che Sacchi voleva rompere. Manda la rirrolare, ma dopo pochi giorni le regala la medaglietta, la ingiuria, la avvilisce, la deride, e poi riannoda il filo, getta l'amo al quale la sa disperatamente, perdutamente, follemente presa. E' una provocazione rhe dura anni. Egli aveva il gusto sadico di avvilire, di schernire. Le donne avevano, sì, commesso adulterio ron lui. ma appunto per questo egli doveva doppiamente rispettarle. La verità è che per lui la Bellentani è un giocattolo, per lui l'amore è un gioco. E ha avuto la disgrazia, per lui e per la Bellentani, di imbattersi in chi nell'amore ancora credeva. Sia p.ure in quello adulterino. Perchè anche in quello si può credere. Ma perrhi) Pia, se credeva nell'amore, non ha rotto due anni prima, quando in quel piccolo cerchio corrotto è apparsa la corruttrice Afiml Guidi? Perchè si è acconciata a mendicare ancora un po' d'amore? Perchè la Bellentani è quella che è, una povera donna folle d'amore, un povero amore schernito. L'ira si andava lentamente accumulando in anni di passione. Che meraviglia se poi è traboccata in un gesto inconsulto in quella notte fatale? Tutto si può insinuare, ma non si può negare che nell'animo di Pia Bellentani vi fosse una luce di spiritualità che neppure la frequenza di quell'ambiente è valsa a spegnere. Non potete negare che senza quella luce il delitto non sarebbe accaduto. Alla base di quel delitto c'è una luce di spiritualità. Se Pia Bellentani fosse stata come tutte le altre donne di quell'ambiente, il delitto non sarebbe stato commesso ». Un fitto applauso parte dalla folla, che il Presidente reprime con un'energica serie di scampanellate. L'avv. Delitala riprende: < Sul terreno della provocazione, per la Parte Civile la causa è perduta. Il colloquio c'è stato, lo affermano vari testi. E' stato insinuato che il termine « spacconi » sia stato detto dopo la minaccia. Ma non si dimentichi che già prima di questo colloquio c'è stata un'altra provocazione, quando Sacchi le disse: < Tuo marito è destinato ad essere becco ». E non ci sono state minacce. Basterebbe questa prima atrocissima offesa, che comporta la qualifica di prostituta, a costituire provocazione. Ella sta un'ora con la pistola in mayio, con il cervello offuscato dalla passione. Como potete contestare a lei, che normale certo non è, l'attenuante della provocazione t Non amo le parole. Non so perchè ho fatto questo mestiere...». < Perchè lo sai fare » dice l'avv. Ostorero. E il pubblico applaude. Il gioco dell'infermità < Sono nato in un'isola di pastori, immersi nel silenzio delle tanche (l'avv. Delitala è sardo). Affido ta sorte delle cause alla bontà delle ragioni, alla forza degli argomenti. Consentitemi però di dire che in questa causa noi non difendiamo la vita che rimane oggi alla Bellentani. La contessa dell'ermellino rimane una povera donna folle, consunta dal male, chiusa in una malinconia stuporosa. Noi difendiamo una vita che sarà destinata a trascinarsi forse per sempre in un manicomio. Difendiamo il diritto, che è ugualmente per la contessa e per la popolana, chiediamo che giustizia sia resa a Pia Bellentani, per quello che essa è stata, per quello che è, come donna che ha sofferto un indicibile calvario di passione. € Si è parlato di espiazione; mi è parso di sentir enunciare la legge del taglione. Questo non può trovarvi consenzienti. Se ormai c'è un punto su cui tutti sono concordi, è che nei confronti degli infermi di mente la pena come taglione non ha ragione di esistere. Può darsi che non abbia neppure ragione di esistere la distinzione tra infermo totale e infermo parziale. Nessuno sa dosare qual'è il gioco dell'infermità. L'infermo che delinque è ammalato, e perciò va curato. Certo la società va difesa. Ed è per questo che i semi-infermi vanno in un manicomio giudiziario, in cui la permanenza può protrarsi a vita. In queste condizioni, chiedere che sia punita come una creatura normale, che si applichi la legge del taglione, è fare cosa indegna». L'avv. Delitala ha finito, e dalla folla parte un lungo intenso applauso. Le sue richieste sono dunque: preterintenzionalità, provocazione, attenuanti generiche; sull'infermità mentale si è rimesso nlln Corte. Domani parlerà l'avv. Luzzani, e si prevedono replichi: e contro-repliche. La sentenza si potrà avere nel tardo pnmrrig. gio o a sera. Giuseppe Faraci Un atteggiamento oratorio di Delitala durante la sua arringa, L'avv. Ostorero di P. C, seduto, lo ascolta con Interesse

Luoghi citati: Abruzzo, Aversa, Como, Este, Maslianico, Roma