Il colloquio della provocazione

Il colloquio della provocazione UN PO' DI BARUFFA Ali PROCESSO IMiLuiMAM Il colloquio della provocazione Gli ultimi cinque minuti di Carlo Sacchi - Vi fu o non vi fu un alterco tra gli amanti? - La giornalista Elsa Hoerter dichiara che la Bellentani e il Sacchi avevano parlato animatamente poco prima del delitto - La vedova Sacchi, pallidissima, nega il particolare; poi si viene a una specie di chiarimento, ma la concreta realtà dei fatti non può essere ricostruita - Lettura di deposizioni - La signora Guidi aveva dichiarato che il suo attaccamento al Sacchi andava oltre le "comuni relazioni extra-coniugali,, - Ma ella cedette le lettere del Sacchi ad un settimanale illustrato • Le amiche dell'imputata - Carattere di Pia, sue stranezze, l'attrazione della morte: andava a visitare salme di sconosciuti (Da uno del nostri Inviati) iComo, 6 marzo. \« Quelli erano gli ultimi chi-ique minuti di vita di mio ma- rito> disse la signora Lilian Willinger vedova Sacchi. La sua voce risuonò quasi imperiosa, sedò i contrasti che si erano accesi attorno alla deposizione della teste Hoerter. Pareva che dicesse: < Nemmeno questi ultimi cinque minuti mi appartengono ». Nella confusione e nel tumulto delle parti, tuttavia sotto il controllo del presidente, si è tentato oggi di ricostruire gli ultimi cinque minuti di vita di Carlo Sacchi. Bove si trovava esattamente? Che cosa facevat Ebbe un incidente con la Bel lentani? Che cosa si dissero/ . . -. " „_„,,_ La morte era alle sue spalle, una morte vestita di ermellino; una mano era contratta su un'enorme pistola da guerra. I minuti passavano, erano quattro, erano tre. Attento, Carlo Sacchi. Egli non senti la morte, continuò a irridere colei che gliela recava. Vi fu dunque un incidente tra i due amanti? Chi li vide discutere concitati? Chi sentì che cosa si dissero? Due mi miti. « Non esasperarmi, sono capace di tutto. Guarda che coga h0^ Un minuf0_ Ed eaH ",, crcde ancora, € Quante spacconate, questi terroni ». Ed ceco il colpo. Ricordi contrastanti Nessuno li vide, nessuno ricorda esattamente. Cioè, esistono ricordi « precisi » ma contrastanti. Il colpo ha contorto i ricordi e le sensazioni. Oggi le persone che furono più vicine agli ultimi cinque minuti di Carlo Sacchi hanno sostenuto un lungo confronto sulla diversa maniera con cui l'osservazione e la memoria registrarono le azioni corrispondenti agli ultimi battiti del cuore di Carlo Sacchi. Dove si trovavano i due protagonisti del dramma, omicida, e vittima; se essi discussero, in che modo avvenne il fatto. Il contrasto si è iniziato con la deposizione della signora Elsa- Hoerter, redatirice di un settimanale milanese di moda. La signora Hoerter è tedesca di nazionalità, di temperamento, di lingua. Appunto a questo ultimo particolare, alla sua difficoltà di esprimersi in italiano, si deve principalmente la causa del contrasto. Una divergenza non sostanziale, ma /induistica, che un interprete avrebbe facilmente evitato. La Hoerter e la Willinger erano di fronte, entrambe tedesche, ognuna si esprimeva in un suo italiano, ma non si capivano, e nessuno capiva. La Hoerter inizia faticosa-\mente la sua deposizione, spie-'.gando che quella sera, dopo aver pranzato al tavolo dei! giornalisti presenti per la sfila- ; ta dei modelli di una casa mi--lanese, passò al bar e dalla si-'gnora Sacchi fu invitata a : prender posto al suo tavolo, do-1 ve si trovavano la Bellentani .e la Dulfer. La Hoerter si mi-\se a conversare con la Sacchiìdei modelli che poco prima era- no stati presentati. La Bellentani e la Dulfer chiacchieravano sottovoce, e poco dopo si alzarono e si allontanarono. Sopraggiunse Carlo Sacchi al quale fu presentata; una die cina di minuti dopo egli si al-'lontanò. La Tremolada ha rife- rito il noto episodio del pessi-Lmismo di Sacchi, a proposito :dell'annunzio che egli sarebbe]stato ucciso dieci minuti prima \delle due. Sacchi fa ritorno, po- 'co dopo lo raggiunge la Bellen-\tani, e la teste nota che essi Iparlano animatamente accan-\to alla colonna. \— Un momento — fa il pre-sidente. — Questo particolare è diverso da quanto voi avete deposto in istruttoria. La signora Willinger appa-re nervosa, gli avvocati Deli-tala e Luzzani sono molto in- teressati. Nessuno dei testimo- ni appartenenti alla comitiva Sacchi-Bellentani ha accennato a questa conversazione, sostenuta invece dall'imputata nei suoi interrogatori. E' il col- 1 loquio della pr01)0casj0ne) quel lo su cui la difesa insiste e l'accusa e la parte rlvile contestano. Dalla lettura del ver- baie, fatto dal giudice Cicalò, il particolare infatti non ri- nulta. Il presidente la invita ad esaminare la fotografia dcl/o sala, e la teste spiega, sem pre in quel suo pasticciatissi mo italiano: Ero seduta accanto alla signora Sacchi. Alle sue spalle, al bar, giunsero Carlo Sacchi e la Bellentani. Notai che chiacchieravano, ma non potevo percepire le loro parole. Poco dopo udii un colpo, egli barcollò e si accasciò per terra. La Bellentani era in piedi, non osservai se impugnasse un'arma. Mi occupai della signora Sacchi, che si era slanciata sul marito. La signora Sacchi balza in piedi, pallidissima; ella non ha mai negato recisamente un colloqiiio del marito con la Bellentani subito prima del delitto; ha sempre dichiarato di non averli visti dal posto che occupa/va, ma lo ha .escluso prestando fede a quanto dichiarato dagli amici. — Sono assolutamente sicura di questo particolare. Forse la signora Hoerter non ricorda esattamente. — Ricordo benissimo — afferma la teste. —' Suo marito e la Bellentani erano al bar e chiacchieravano Il presidente invita la signora Sacchi ad esaminare una fotografia del bar insieme con la Hoerter. La ricostruzione del fatto è impossibile su di una fotografia la quale manca di prospettiva; occorrerebbe una pianta. Le due signore non si trovano difatti d'accordo, ognuna sostenendo il proprio punto di vista, mentre intervengono anche gli avvocati delle due parti. — Dapprima — dice la signora Sacchi — io ero seduta qui, poi mio marito mi fece capire che c'era uno spiffero d'aria e mi mandò in fondo. Mio marito non si è mosso dal tavolo. Qualche minuto prima dello sparo io le stavo mo strando la stoffa del mio ve stito e mio marito intervenne nella spiegazione. Dunque non poteva trovarsi al bar. — La Bellentani — afferma la teste Hoerter — giunse subito dopo; insieme con sito marito, che si alzò, si spostarono dietro la colonna e si misero a -chiacchierare. Dice il presidente alla teste: — Forse i vostri ricordi non sono precisi. — Sono sicurissima. — B non può darsi, signora Sacchi, che vostro marito si sia allontanato per andare al bar? — Ma avrebbe dovuto volare. Come potevo non accorgermene? Quando egli fu uc ciso era al nostro tavolo. Era \no gli ultimi cinque minuti '.della sua vita. Come posso non ricordarmi? ! Nessuno si sottrae all'aspet; to patetico di questo riferi-mento; sulla vivacità della di 'scussione collettiva cala un : velo di mestizia. E con essa 1 giunge la ealma, e con la cal.ma la chiarezza. Viene chia\rito che la conversazione c'è ìstata ma non tal banco» del bar, ma semplicemente « nel bar » cioè nella terza sala. Una piccola imperfezione di linguaggio della teste Hoerter. Comunque con assoluta esattezza gli ultimi cinque minuti di vita di Carlo Sacchi non è 'stat0 possibile ricostruirli nel ia ;oro concreta realtà, L. , ,. , : NOfl neCcSSariO il SOprdiUOgO ] r 0 \ L'incidente però è stato ' istruttivo e all'inizio dell'udien\za pomeridiana l'avv. Ostore Irò di P. C. prende la parola: \ — In un processo come que \sto, che non si fa in sordina, !é bene chiarire i punti essen siali della causa. Stamattina d'udienza si è chiusa con un \confronto tra la signora Sac- ichi e la teste Hoerter. Il rico\noscimento è stato tentato su \ una fotografia, non su una pla \nimetria. Si è discuxso sulte posizioni delle persone al momento del fatto, c'è stato un forte contrasto tra le due testi. La Bellentani dice che al tavolo degli amici fu avvicinata dal Sacchi. Il teste Surra dichiara che essi parlarono concitati. Chiedo pertanto che la Corte voglia chiarire ogni dubbio ordinando un sopraluo\go a Villa d'Este. — Nessun ostacolo — replica l'avv. Luzzani — a quanto può essere fatto per la ricerca della verità. La teste Hoerter ha detto cose che non garbavano alla P. C; ritengo però che non vi sia bisogno che la Corte si rechi a Villa d'Este. Ma se la P. C. vuole andarci ci andremo. Il Pubblico Ministero si rimette alla Corte e questa poco dopo, per bocca del Presidente, pronuncia un'ordinanza nella quale viene dichiarato che il aopraluogo non appare nè utile nè necessario. Questa la parte principale dell'udienza di oggi, la quale è stata inoltre arricchita dalla lettura delle deposizioni di Mimi G-uidi, opportunamente riparata in America e condannata, per questa abusiva lontananza, a un'ammenda di diecimila lire. L'avvocato Luzzani produce lettere dirette alla Guidi da Carlo Sacchi e da lei cedute a un settimanale illustrato, dalle quali la Corte potrà trarre utili ammaestramenti. E il giudice Cicalò inizia la lettura dei suoi interrogatori d'istruttoria: « Ho conosciuto Pia Bellentani un paio d'anni prima del fatto, ma si trattava di una aZVMa^.J2per^lL5ltì?;ne ravvivata da reciproci scambi d'inviti. Tra.noi non vifu max vera amicizia. Ellacercò ripetutamente di avvici- narsi a me insinuandosi con modi gentili ma io non vidi spontaneità nella sua cortesia e non mi lasciai attrarre. La Bellentani evidentemente desiderava conoscermi meglio; non ignorava i sentimenti che mi legavano a Carlo Sacchi. <Per lui ho avuto un affetto sincero e un attaccamento profondo che vanno oitre le comuni relazioni extra-coniugali. Quale cittadina svizzera iniziai procedura di divorzio da mio marito Oscar Guidi. «Non facevo mistero dei miei legami con Carlo Sacchi. Egli a sua volta mi confessò la sua relazione con la Bellentani, un normale rapporto extra-coniugale. Ma ne era stanco ed èva deciso a troncare. Maledizioni anonime per non perderlo, ultimamenteaveva persino tentato di ucci-dersi buttandosi sotto la suamacchina e gli aveva comuni-cato che il marito aveva ini-ziato le pratiche per la sepa- razione legale. In questi ulti- mi tempi quando la Bellentani mi incontrava mi lanciava sguardi carichi di odio e io neero atterrita. Aveva perflnatentato di uccidermi insieme]con Carlo Sacchi. Due settima-ine prima del fatto io e Carlo ricevemmo delle lettere anonime contenenti delle maledizioni. La sera della festa notai che \nascondeva qualcosa sotto iaìU«PP« <" ermellino. Non udiiì ■ ìa detonazione ; . immediatamente „ \snl corp0 di Sacchi e poi man- dai l'autolettiga che lo portò all'ospedale ». /« «„ successivo interroga- torio la Guidi dichiarò: « Un mese prima del fatto ma accorsi:e mi buttai: Carlo ed io ci siamo recati da una chiromante. Ella ci esami-\ . „, ,,.„„.,„ „jj:.m„„ - ' \St d"eva ndd"^"™ fralse ""a Perversione sessuale, al ]*]™*0 rì}e le: <*qnore del noHro 9mblente ■* sentivano a d,/>aat0 a stare in sua compa «**°- A Carl° d%sse "n giorno rhe *» sarebbe coricata sulla •5P°"<ia «*f« tago volgendo le \s''a'!c all'acqua e si sarebbe \*1>arata tn presenza del mari]10. >'er >nr credere di essere is,ata "r"sa da lui». Ancora un altro interroga¬ no le mani e ci annunciò che i nostri destini sarebbero stati divisi da un colpo di pistola. Carlo disse che da sua moglie non temeva nulla, ma non era altrettanto sicuro della Bellentani, la quale aveva minacciato di ucciderlo. Aggiunsi ridendo che nessun pericolo' avevamo da temere da parte di mio marito. In una lettera Carlo Sacchi mi accennò ad una scena di gelosia fattagli dalla Bellentani, la quale asseriva che in definitiva ella gli chiedeva molto poco. Quel poco non era che qualche convegno intimo. E tuttavia su di lei si mormorava a causa del- torio: « Pochi minuti prima dello sparo notai la Bellentani con ìla Dulfer. Aveva la velliccia ì stretta al corpoe uno sanar¬ non vidi che abbia parhZ la Bellentani. E' stata uni f„„a per me che quella sera non mi sia trovata accanto a lui, altrimenti avrebbe ucciso anche me. Ritengo che sia :do assente. Carlo ballò con la :sorella e con la Tremolada, ma con for- stata spinta al delitto a causa del comportamento di Sacchi a mio riguardo » Ecco un'altra lettura. E' quella della deposizione resa al giudice istruttore dalla signora Anna Dulfer, anche lei lontana dall'Italia. < C'era un'amicizia profonda tra me e Pia Bellentani< ci facevamo a vicenda le nostre confidenze. Sapevo cosi che i suoi rapporti col marito erano tutt'altro che buoni. Il matrimonio era stato infelice, egli era troppo nervoso, e contavano appunto di separarsi. Se finora ella aveva esitato, era perchè non voleva staccarsi dalle sue bambine e specialmente dalla prima, Flavia, che le somigliava al carattere e alla quale era attaccatissima. <La Bellentani mi aveva apertamente confidato di essere innamorata di Carlo Sacchi, ma egli non corrispondeva più al suo amore. Quella sera ella era particolarmente nervosa a causa della Guidi. Mi disse che se egli non cambiava atteggiamento avrebbe fatto uno scandalo. Avvicinai Sacchi e lo informai dello stato d'animo di Pia, esortandolo a esser gentile con lei. Quando, più tardi, udii la detonazione mi diedi alla fuga senza occuparmi di altro ». Ultima lettura. E' quella riguardante la teste Annunziata Passamo?iti, amica di Pia Bellentani. impossibilitata a presentarsi al processo da una broncopolmonite influenzale. Amica di Pia, della quale fu ospite nell'agosto del 'i8, ricevette da lei, a Roma, uva lettera scritta il 12 settembre, tre giorni prima del fatto, e giuntale il 15. E' la lettera che annunzia, se non il dramma, almeno lo stato d'animo nel quale si andava maturando. Messaggio disperato « Cara Tina — scriveva la Bellentani — sono disperata. Lo griderei e non posso. Che tortura. Mi deride Parlando della mia anima si 6 espresso come di cosa che si trangugia. Non posso più sopportare to sguardo di mio marito. Non posso più continuare questa vita. Uccidermi, questa è la soluzione- Ma le bambine? Non so come fare, e sapessi come soffro ». E' un massaggio disperato. Lo stesso giorno l'amica le scrisse una lettera di conforto, che Pia non ebbe tempo di leggere, perchè il dramma si era già compiuto. Per lei, la ricevette il giudice istruttore. L'udienza si è iniziata sta¬ mattina con la deposizione dizia detenuta, Giulia Colombo, coinvolta in omicidio a scopo di rapina, la quale fu campa- gna di cella al carcere di Como ai tempo del suo arresto. IH-i-luara che la Bellentani, dopo l'interrogatorio subito in car- cere da parte del commissario di polizia Manopulo, entrò in cella agitatisaima dicendo ohe a i a a a e i o l , . a i e e . a , ù a a e i la confessione le era stata '.estorta con la minaccia '•he il marito sarebbe stato arrestato a sua volta per complicità. La Bellentani aggiunse che lo sparo avvenne accidentalmente, che ella non voleva uccidere Sacchi, ma anzi era sua intenzione di suicidarsi. Il capoguardia la rassicurò dicendole che avrebbe poi potuto ritrattare ni giudice istruttore. Analoga testimonianza reca una seconda compagna di cella. Franca Busca, da Montelupo Atbese, in provincia di Cuneo, detenuta per favoreggiamento e rapina. La signora Bianca Corsetti è stata compagna di ginnasio di Pia e riferisce che era religiosissima, quasi eccessiva, faceva la Comunione ogni mattina. — Un giorno — dice la tOf ste — le vidi le mani solcata da profondi graffi. Le chiesi se aveva avuto un conflitto con un gatto. Mi rispose: « L'umanità è cattiva, ho voluto offriire la mia sofferenza come espiazione, e perciò mi sono graffiata da me ». Le risposti « O sei pazza o sei scema ». Ne parlai col mio fidanzato, che ora è mio marito, il quale mi spiegò che la madre di Pia era stata ricoAìcrata in una clinica per malattie mentali. Subito dopo, il marito, 4 chirurgo Enrico Bernardi, con* ferma il particolare, aggiun* gendo che il padre di Pia fu da lui curato per una aortite luetica. Sulle manifestazioni di straf nezze e di squilibrio mentalo della famiglia di Pia si soffermano alcuni testi venuti da Sulmona. In particolare l'avevocato Leopoldo Dorrucci, U quale per una mezz'ora intrattiene la Corte su ingarbugliatissime relazioni di parentele, zie della nonna, nipoti della cognata, fratelli del marito della nipote, fra le quali è difficilissimo districarsi. Pare che nella famiglia Caroselli vi siano stati molti pazzi. Pure su altre stranezze di Pia si intrattiene la signora Irma Ciri compagna di scuola e amica; poi si persero di vista. — Quando appresi il fatto non mi meravigliai perche l'impressione che avevo di lei era che fosse molto strana. Era affettuosissima e subito dopò passava a una gelida indifferenza. In genere una ragazxa di lì anni non si propone l'idea della morte. Lei invece ne parlava spesso. Desiderava addirittura morire, diceva di vedere pe. sino il proprio funerale. E quanto poi ai funerali, se ne incontrava uno per la strada lo seguiva anche se si trattava di sconosciuti, oppure saliva nelle case a visitare le salme. La signora Luigia Perti era amica dei Sacchi e dei Bellentani. Ebbe le confidenze di Sacchi, e lo esortò a troncare le sue varie relazioni. Egli le disse di essersi incontrato con una donna non completamente sana di mente ed ella comprese che alludeva alla Bellentat ni. Da questa non ebbe confi» denze sui suoi rapporti con il Sacchi. T<a signora Clara Tramontin è jtata amica della Bellentani quando questa andava a Bologna. Era molto affettuosa con le bambine. Quando nacque Stefania, la seconda, per due o tre giorni si rifiutò di veder* la perchè aveva sperato in un maschio. La definisce comunque buona moglie e buona madre, e aggiunge che aveva un carattere dolce ma con scatti di impulsività incontrollata. La signora Francine Ghizzoni fu presente alla scena di *5*Jf" f° alla Javola di ?.ademart011- ™ ^uadeposizione non aggiunge nulla di nuovo a quanto già noto. Domani giornata dedicata, ai periti Saporito e Freda. Giuseppe Faraci L Bll a La Hoerter descrive 1 minuti precedenti 11 delitto (Molalo) '. La discussione In aula tra la teste signora Elsa Hoerter, giornalista, e la vedova di Carlo Sacchi (foto Moiaio) La pistola e l'ermellino con il buco del proiettile (Moisio)

Luoghi citati: America, Bologna, Como, Cuneo, Este, Italia, Roma, Sulmona