La Duchessa d'Aosta sulla tomba del marito

La Duchessa d'Aosta sulla tomba del marito La Duchessa d'Aosta sulla tomba del marito La prima pietra del cimitero-ossario di Nyeri (Nostro servizio speciale) Nairobi, 4 marzo. Da mólte regioni dell'Africa centrale e orientale sono convenuti a Nairobi gruppi di italiani desiderosi di dare il benvenuto alla Duchessa d'Aosta di cui era annunciato l'arrivo per la cerimonia di commemorazione nel decimo anniversario della morte di Amedeo Savola Aosta, morto a Nairobi in prigionia 11 8 marzo 1942 dopo la vana lotta sostenuta in Etiopia e la resa all'Amba Alagi. La figura del Duca è ancora viva nella memoria di tutti gl'Italiani e in modo particolare di coloro che, avendo combattuto al suo fianco, sono poi rimasti in Africa o vi sono ritornati per riprendere, non più le armi di guerra, ma gli attrezzi di lavoro, in una atmosfera di pace. La Duchessa d'Aosta è arrivata domenica a Nairobi in compagnia delle due giovani figlie, le Principesse Margherita e Cristina, ed ha trovato un folto gruppo di italiani che da qualche ora la attendeva, primi fra tutti il console generale per l'Africa Orientale, marchese Ignazio San Felice di Montefortl. Appena lasciato l'aeroporto, la Duchessa e le Principesse si sono dirette in macchina al cimitero militare di Nairobi, in un largo spazio del quale sono custodite le salme dei nostri morti in prigionia. Nella prima fila vi è la tomba del Duca!d'Aosta, davanti alla quale la vedova e le figlie si sono inginocchiate in preghiera dopo aver deposto alcune corone di fiori, in parte portate dall'Italia. Gli italiani presenti si sono fermati a qualche distanza per non turbare le tre donne in lacrime. Specialmente le due Principesse, che si erano separate dal padre quando erano ancora bimbe, apparivano profondamente commosse. La Duchessa d'Aosta, con il capo chino e le mani congiunte, teneva gli occhi fissi sulla tomba mentre due lacrime brillavano al sole africano scendendole lungo le gote. Dopo la visita al cimitero di Nairobi, consumato un frugale pasto, la Duchessa e le due Principesse, accompagnate dal console generale Italiano, si so- no avviate di nuovo al campo d'aviazione ove era pronto un apparecchio speciale che le ha condotte a Nyeri, la città in cui deve sorgere il monumento ossario per i caduti italiani asffdell'Africa Orientale e per co- „loro che morirono mentre si trovavano in cattività dopo la sorte avversa, delle armi. I resti di molte centinaia di combattenti e di civili italiani, verranno trasportati a Nyeri per essere inumati nel grande Ossario, accanto a quelli del Duca. A Nyeri la Duchessa d'Aosta era attesa per la posa della prima pietra della cappella del nuovo cimitero-ossario. Molti italiani si erano dati convegno da vari giorni in questa piccola località del Kenia. La giornata era stata dichiarata di lutto e tutti gl'italiani della zona avevano sospeso il lavoro, abbandonate le loro aziende nel boschi e nelle praterie, per accorrere alla Missione cattolica della Consolata. Fu qui uppnto che i vescovi Cavali era e Filippini, giunti appositamente da Mogadiscio, celebrarono il servizio funebre dinanzi a una grande folla di europei e di africani. Terminate le funzioni religiose per il Duca d'Aosta e i Caduti italiani in Africa, la Duchessa d'Aosta con una paletta d'argento ha chiuso il foro inserito in una grande pietra bianca, suggellando in eisa una pergamena conte nente i nomi dei Caduti nella guerra africana. La Duchessa non riusciva a trattenere le X^a lacrime e profonda era la commozione di tutti i presenti Fra non molto, nella pace di questa zona tropicale, verran no a riposare, come chiamati ad un ultimo appello, tutti i morti italiani disseminati nei molti cimiteri del Kenya. Sacerdoti italiani e indigeni, ldispddldpmif.giunt dalle numerose Missio-| ni esistenti nei paesi africani, thanno assistito alle cerimonie onorando i morti con le loro preghiere. Prima di lasciare Nyeri .^a Duchessa d'Aosta con le Principesse si è recata a visitare un altro cimitero italiano situato a poca distanza dalla Scuola di addestramento della polizia indigena, che la Principessa Elisabetta visitò poche ore prima di diventare Re S.

Persone citate: Amedeo Savola Aosta, Duchessa, Filippini, Missio, Principessa Elisabetta