La vedova di Carlo Sacchi racconta come si svolse la tragedia a Villa d'Este

La vedova di Carlo Sacchi racconta come si svolse la tragedia a Villa d'Este INIZIO A COMO PEL PROCESSO CONTRO PIA BELLETTA NI La vedova di Carlo Sacchi racconta come si svolse la tragedia a Villa d'Este Narrazione serena, senza rancore e senza incrinature nella voce - Erano seduti al tavolo: uno sparo, la signora si volta e vede sul viso del marito un'espressione sbalordita; poi egli si alza, porta le mani al petto e crolla a terra - A Portofino un giorno la signora aveva trovato il Sacchi chiuso in camera con la Bellentani - Nuovo ritratto di costei: "era una donna vivace, gaia, spigliata, dalla conversazione inesauribile,, - Il Presidente rievoca i particolari essenziali del fatto • Dal memoriale dell'imputata: "Ricordo e ricorderò sempre Carlo a cui ho voluto immensamente bene,, stato un incidente tra vostro (Da uno dei nostri inviati) Como, 4 marzo. La signora Liliana Willin¬ ger — dice l'ufficiale giudizio r<0' Bi,e"fm *» auìa «"<* si gnora alta, snella, chiusa in un elegantissimo abito nero. Una sciarpa al collo, le mani inguantate di grigio, i biondi capelli ed il viso nascosti sotto una veletta. La vedova di Carlo Sacchi, che in mattinata si era costituita parte civile per sé e per le due bambine, prende posto sulla sedia dei testimoni, ed il presidente Obrekar inizia subito l'interrogatorio. — La notte del 16 settembre eravate presente al fatto. C'è marito tanit e la contessa Bellen- «Non l'ho vista arrivare» La signora Willinger è viennese; parla un corretto italiano con lieve accento tedesco, — Non c'è stato nessun incidente fra mio marito e la contessa Bellentani — dice la teste. — Al tavolo al quale quella sera avevamo cenato, essi erano seduti alle estremità opposte. Non era possibile che conversassero fra loro, sia per la distanza che per l'animazione della sala e per la stessa orchestra. Se qualcosa si fossero detto, avremmo udito le loro parole. Eravamo in sette a tavola, e c'erano molte altre tavole attorno alla nostra. Quando, alla fine del pranzo, mio marito volle alzarsi per andare al bar, propose per gioco una specie di < referendum ». Sulla lista scrisse: < E' possibile alzarsify. Ognuno segnò sul foglio il proprio parere. Quando toccò alla signora Bellentani ella fece un segno di croce, spiegando scherzosamente di essere analfabeta. Verso mez zanotte ci alzavimo per recar ci al bar, e mio marito ci precedette assieme con la signora Tremolada, per farci riservare un tavolo. Noi li seguimmo alla spicciolata. Parla serenamente,' senza rancore verso colei che le uccise il marito. Nessuna emozione incrinerà la sua voce, quando narrerà la fase culminante del dramma, che le giunse improvviso ed inspiegabile. — Ha notato —- le chiede il Presidente — che la signora Bellentani e vostro marito si siano assentatit — Si sono assentati, ma separatamente, e non mi pare che si siano incontrati. Mio marito ballò con la sorella Ada e con la signora Tremolada, e nel frattempo la signora Bellentani si trovava al lavabo. Di lei non notai nessun'altra assenza. Stavo avviandomi con il signor Taroni che mi aveva chiesto un ballo, quando un fotografo scattò un lampo. Dovetti rinunciare al ballo perchè mi si avvicinò una giornalista svizzera la quale mi chiese alcune spiegazioni circa la sfilata di moda che c'era stata poco prima. Sono in grado di ricostruire la serata minuto per minuto. — Beile — dice il Presidente. — Racconti pure. — Chiacchieravo con la giornalista quando notai i coniugi Bellentani. Erano in piedi, come se non sapessero cosa fare. Presentai a loro la giornalista, ma mi parve che non avessero gradito quel mio gesto di cortesia. Rimasi seduta al tavolo, e continuai a chiacchierare con la signorina, che si interessava della stoffa del mio vestito, prodotta dalla fabbrica di mio marito. I Bellentani erano andati a ballare. Poco dopo mi raggiunse la signora Tremolada, che aveva ballato con Carlo. « Ma com'è pessimista suo marito — mi disse — che discorsi lugubri fa ». Non le chiesi che cosa le avesse detto, le dissi di non badarci, probabilmente egli aveva voluto scherzare. Poco dopo Carlo venne al tavolo, lo presentai alla giornalista. Egli mi sedette accanto; disse « Bada che hai uno spiffero d'aria alle spalle ». Mi sedetti alla sua sinistra, e ripresi a chiacchierare con la giornali sta. Ad un tratto udii una detonazione e mi giunse l'odore della polvere. Mi volto a destra e vedo mio marito; aveva in volto un'espressione sbalordita, come a dire: « Ma che cosa accade? ». Improvvisamente si alza, mentre la sor presa si trasforma in sofferenza, si porta le mani al petto e crolla a terra. Un raccolto senza emozione, gelido, come se narrasse l'episodio di un film. Il Presidente le chiede: — Afa non a<iete visto arrivare la signora Bellentanit Non avete notato nulla in lei? — Non l'ho vista arrivare. Il colpo mi è giunto improvviso; sul momento non pensai nemmeno che fosse stata lei a sparare. — E dopo, che cosa è accaduto t — Dopo non ho più visto nulla. Mi sono occupata di mio marito, non ho capito quello che accadeva attorno a me. Ora il Presidente torna indietro, si rifa alla fase preparatoria del dramma. — Avete dichiarato nei vo stri interrogatori che conosce vate la relazione di vostro marito con la contessa Bellentani. Poi è apparsa in scena la signora Mimi Guidi. Quali o o o a i sono state le vostre reazioni f Desidero spiegare — dice la signora Willinger — che io appartengo ad una razza diversa, una razza che non divide l'amore con altre donne. Pertanto, quando apparve in scena la signora Guidi supposi che la Bellentani avesse ri nunciato a mio marito, per non doverlo dividere con la rivale. La Bellentani si confidava con voit — Si, qualcosa. Ma non fino al punto di rivelarmi che aveva rapporti con lui. Giustificava le sue premure col desiderio di esserci vicina nel dolore che avevamo avuto di perdere una nostra bambina. Mio marito ne era rimasto particolarmente depresso, ed ella si era assunta il compito di attenuare la sua tristezza. Io non vedevo nulla di male in questo. — Quando avete avuto dei sospetti sulla relazione di vostro marito con la Bellentanit L'improvvisa rivelazione — Nel luglio del '46. Sono passata dall'ignoranza assoluta alla rivelazione più completa. Eravamo con i Bellentani a fare una gita a Portofino, ed un giorno trovai mio marito chiuso in camera assieme con la Bellentani. Ne seguì una spiegazione piuttosto animata. Egli mi disse che non poteva negare, ma mi assicurò che non dava alcuna importanza al fatto. I nostri rapporti rimasero gelidi da quel giorno, e troncai del tutto con la Bellentani, la quale riparti subito col marito. Carlo me lo ritrovai vicino qualche mese dopo, in occasione della malattia di mia madre, durante la quale egli fu affettuoso e pieno di premure. Fu appunto al ritorno da Bolzano, dove avevamo porrata mia madre, che inconIrai la Guidi, e mi accorsi che c'era qualcosa fra lei e Carlo. Nello stesso tempo mi riavvi cinai alta Bellentani. I nostri rapporti tornarono quasi normali, dato che, appunto, ritenevo che fosse cessata la sua relazione con mio jnarito. Dopo l'apparizione della Guidi non mi sono accorta di un suo profondo mutamento d'umore. Notai soltanto che talvolta era 'rtste, che facilmente si innervosiva. A Madcsimo, nell'inverno del '41, ebbe una crisi di pianto, ma perchè aveva litigato con suo marito. — Vi siete accorta di stranezze commesse dalla Bellentanit — domanda il Presidente. — Devo precisare — dice la vedova di Sacchi — che il ritratto della Bellentani dato dai giornali non corrisponde alla realtà. Ho conosciuto in lei una donna vivace, gaia, disinvolta, spigliata, dalla conversazione inesauribile. Non ho constatato un suo sostanziate cambiamento di umore; ma certo non era più quella di prima. Comunque, nessuna stranezza. — Vi risulta che soffrisse di mal di capof — Non mi risulta, ma non ero cosi intima con lei. Del re¬ ddumriMPmsto, io ne soffro tanto, che quel\particolare non poteva che\sfuggirmi. \— Quella sera la Bellentaiii[si recò malvolentieri alla festa e soltanto dietro vostre insistenze f — Questo è assolutamtnte falso. Nostri conoscenti ci avevano avvisati che a Villa ,d'Este si sarebbe svolta unalsfilata di modelli che non ave-1 iva carattere pubblico. Deci- ìIdemmo di andarci in un grup-\po di dieci amici e incaricam-Wmo Taroni di far pn notare\ una tavola. Accadde però un\piccolo incidente. I Maino, che\avevano avuto l'iniziativa, «iimirarono perchè vi sarebbe {stata anche la signora Guidi, e infatti rimanemmo in set- ite. Io sarei stata più contenta'\d% rimanere a casa. Quella se-\ | rata era nata sotto una catt Uva stella. — La signora Tremolada vi : disse che vostro marito le aveva annunciato che dieci minuti prima delle 2 sarebbe stato ucciso f — L'ho saputo dopo. E non so chi gli abbia fatto quella comunicazione. Forse una minaccia della Bellentani, che gli avrà fatto per telefono. Quella sera ella era esasperata perchè non era riuscita a parlargli. Carlo, invece, era tranquillo, sereno. Un telegramma macabro — Che cosa potete dire di quelle sei circolari con le quali vostro marito annunciava, ad dtvlhlndatpiprsdsqnzPApaltrettante sue amanti, fra cui nla signora Bellentani, di voler troncare i suoi rapporti con f e o . n i r iao efiiodi a. o d o a. e ei ot o ueni d o n a a. a e a io, lo oo, di e di ro ne o. i ri rea o. di o e. a rnsi iania iai a ei nro e a di a di n e¬ loro t — Io non le conosco — risponde la signora Willinger. E con dolcissima voce aggiunge: — Forse l'imputata potrebbe dare informazioni più particolareggiate. Quella sera si è bevuto moltot — chiede il Presidente. Vi risulta che la Bellentani fosse un po' eccitata? In sette abbiamo bevuto una bottiglia di vino bianco e tre aperitivi. Carlo si fece servire soltanto birra. Non mi risulta che la Bellentani, al bar, abbia bevuto allo stesso bicchiere di mio marito. Non ho visto perchè sono arrivata dopo di loro. — Avete accertato l'autore delle lettere anonime che ricevevate vot e vostro maritot — Quella aera egli disse alla sorella Ada, che aveva scoperto l'autore e l'autrice di quelle lettere. Mia cognata mi comunicò la notizia ma non mi fece i nomi. La mattina del 16 settembre, poche ore dopo il fatto, mi fu recapitato un telegramma indirizzato a mio marito: «Felicitazioni meritato lieto evento, arrivederci in Paradiso ». Proveniva da Milano ed era firmato Paolo Porta. Si trattava- di persona molto bene informata, evidentemente. Paolo Porta era stato federale di Como ed era stato fucilato a piazzale Loreto. Era stato amante della Gnidi, e certo l'autore del telegramma aveva voluto dire: € Anche tu hai seguito la sorte dell'amante di Mimi Guidi*. Su questa battuta la signora Willinger viene licenziata. E va a prendere posto presso i suoi avvocati Ostorero e Orsenigo. L'udienza si è conclusa con la lettura della deposizione resa dalla signora Ada Sacchi in Locatelli, sorella di Carlo, assente giustificata. Stamane gli avvocati di parte civile hanno prodotto un telegramma nel quale il marito di Ada Sacchi comunicava che ella non può intervenire al dibattimento e deve anche rinunciare alla costituzione di parte civile essendo trattenuta all'ospedale Columbia di New Yorh per accertamenti clinici. Nella sua deposizione scritta ella dice di aver visto, quella sera, la Bellentani parlare molto eccitata con una signora. Poco dopo udi la detonazione. Si voltò e la vide che ancora impugnava l'arma. Vide il fratello portarsi le mani al petto e cadere. La Bellentani avvicinò la pistola alla tempia e tirò il grilletto, ma il colpo non partì, ed ella gemette: <Non spara più, non spara più». Ada Sacchi si scagliò contro il conte Lamberto Bellentani: < Tu sapevi della relazione di mio fratello con tua moglie e non haU fatto nulla per impedirla ». « Sei pazza — disse gelido il conte Lamberto. — Io non sapevo nulla ». La gabbia vuota Cosi si è conclusa questa priyna udienza, iniziatosi starnai fina poco prima delle dieci con una comunicazione del Presidente: — L'imputata Pia Caroselli in Bellentani è stata regolarmente- citata. Ma ha fatto per venire la seguente dichiarazione: < Sono impedita a comparire al giudizio di codesta Corte d'Assise. Consento che il dibattimento proceda in mia assenza, secondo quanto la leg gc mi consente ». Visti gli arti coli 4S7 e 497 del Codice pena le, ordino che il dibattimento abbia corso come se l'imputata fosse presente. Un'aula gremita di giornali sti e di pubblico. La gabbia vuota ha lo squallore delle cose inutili; da essa si diffonde un rammarico che disturba un po' tutto. Non è la sola as senza. Preso atto di quella del la signora Ada Sacchi in Lo cattili, la Corte apprende che anche la signora Mimi Guidi se n'è andata in America «L'America è una grande attrazione » dice l'avvocato Luz zani della difesa. E l'avvocato Ostorero di Parte Civile ribat te: « Non per nulla Colombo el\l'h-a scoperta». Il Pubblico Mie\nistcro Tribuzio chiede che ai \testi che non si presentano ii ii[comminiuna pena pecuniaria ee e ci a e il Presidente condanna la si gnora Guidi ad una ammenda di diecimila lire. — Si procede — egli poi dice — contro Pia Caroselli, accusata di omicidio volontario per al°-vere nella notte del 16 set e-1 tembre '48 esploso un colpo di i- ìpistola contro Carlo Sacchi, p-\Provocandon<> la morte. E' m-WVerto il dibattimento, e\ E subito l'avv. Ostorero fa n\istanza per chiedere che la e\Corte respinga la richiesta «iideila difeso di ascoltare, ae {chiarimento, i periti Saporito i, e Freda, oppure di ammettere t- i loro consulenti tecnici per a'illustrare I". caratteristich>i e-\psichiche di Pia Bellentani che dai periti non furono sufficientemente vagliate. Ribatte l'avvocato Luzzani insistendo sulla propria richiesta: « / periti hanno dichiarato che la malattia della Bellentani è causa, non conseguenza dell'episodio di Villa d'Este ». Si oppone alla assunzione di consulenti tecnici, non essendo stati proposti nuovi quesiti. Si associa il Pubblico Ministero: « Se Saporito e Preda saranno chiari, non avremo bisogno di consulenti ». L'avvocato Dentala dichiara di attenersi a qualsiasi decisione della Corte, a questa dopo una breve permanenza in camera di deliberazione respinge l'istanza della Parte Civile, riservandosi di prendere decisioni specifiche ne, corso del Sbattimento. a a a : . a E i n n i o l i ò e a a . . a o ò a u o n . l n i a l a o a a e a e i o o i i a a e r i , ' a a a amo 1™*°' S^L ™ H' e r e — Rievoco il fatto — dica il Presidente — il quale si riduce a questi particolari essenziali: l'imputata impugna una pistola, parte un colpo, Carlo Sacchi rimane ucciso. Interrogata subito dopo dal commissario di polizia la contessa Bellentani dichiarò: « Non ho voluto uccidere. Volevo soltanto intimorir/o. Volevo piuttosto uccidere me stessa, come ho già tentato di fare, se non mi lasciava in pace ». Dalla lettura degli otto interrogatori subiti dalJ'impu-fatà si rileva che ella cominciò a interessarsi di Carlo Sacchi impressionata dal suo mate ■ rialismo. Pia Bellentani concepiva la vita come una missione spirituale, e decise di avvicinarsi a lui per redimerlo. Si convinse però che l'atteggiamento del Sacchi non era che calcolo per legarla a lui. In tutti gli interrogatori ha costantemente negato di avere avuto rapporti intimi con Carlo Sacchi, particolare però messo in evidenza dal contenuto delle sue lettere. Nebulosa infanzia Quella sera egli si mostrò sarcastico con lei. Ella andò al guardaroba a ritirare gli indumenti del marito, che voleva rincasare. Si trovò tra te mani la pistola, e la strinse. < Ero stanca di tutto, del modo come egli mi trattava, di quella vita di inganno verso mio marito. Decisi di farla finita. 'Mi sarci uccisa davanti a lui ». Stringendo in mano la pistola si trovò accanto a Carlo Sacchi. « Smettila, non tormentarmi più. Guarda che cosa ho in mano > gli disse, e da un lembo della cappa di ermellino gli mostrò la pistola. « / romanzi a fumetti. Le solite spacconate dei terroni ». Un gesto brusco, involontario della mano, e dalla pistola parte un colpo. « Non avevo intenzione di ucciderlo. Il colpo parti prima che io potessi portare l'arma alla mia testa». E quando, dopo che' Sacchi è già caduto a terra fulminato, ella porta la pistola alla tempia, l'arma si inceppa. La vita di Pia Bellentani è stata ricostruita attraverso gli interrogatori resi al giudice istruttore, e soprattutto nelle numerose pagine del memoriale da lei scritto in base ad alcuni quesiti postile dai periti Saporito e Freda. Una creatura tormentata, imprigionata dai suoi numerosi complessi, nei quali i periti hanno scavato profondamente. « Della mia infanzia ho un ricordo nebuloso fino agli otto anni — cosi ella inizia il suo memoriale. — Rammento solo l'impressione di una strada lunga, con ciottoli che mi facevano i?iciampare, e lo sgomento che l'essere sola su quella strada mi procurava. Sui sette anni ho il ricordo di una delle prime volte che vidi il mare, mi rivedo con i piedi immersi nella sabbia umida, china e intenta a un gioco. L'onda ritraendosi mi diede l'impressione di essere succhiata e trascinata in mare. Ne ebbi prima un brivido, seguito da un desiderio di abbandono ». Ed ecco come è nato il complesso-padre: « A otto anni, durante una malattia, a mio padre che mi osservava, vennero gli occhi lucidi. Compresi quanto mi volesse bene. Durante la notte pregai di guarire, per lui. Da allora ho amato, venerato mio padre più di ogni altra persona al mondo ». La pubertà, l'ingresso in collegio, le sue prime irrequietudini, i suoi primi turbamenti fisici, anche se più avanti scriverà di essere < anafrodisiaca ». Evidentemente volendo invece dire < frigida ». Una frigidità che il marito non le corresse, ma che invece Carlo Sacchi le annullò se ella gli scriveva di considerarsi come rivelata a se stessa. Ma Pia si riteneva soprattutto una creatura spirituale, ed egli la conosceva bene. Un giorno erano in macchina, Sacchi fermò l'auto. < Zitta, non muoverti, non parlare. Così. Hai sentito come due anime possono esser vicine nell'amore? ». E poi il tormento di quella doppia vita — l'amante, il marito — il sarcasmo di Sacchi, il tentativo di buttarsi sotto la macchina che egli guidava, e infine la notte del delitto, lo sconvolgimento, quella pistola che spara e poi non spara più. Così conclude il memoriale: « Ricordo che volevo morire perchè ero tanto stanca. Ricordo che quando diverse ore dopo mi dissero che era morto non vi credetti. Ricordo che quando entrai nella cella del carcere, il posto mi era familiare e noto. Ricordo e ricorderò sempre Carlo a cui ho voluto immensamente bene ». | corda Pia. Tutto. Meno Flavia \e Stefania, le sue due infelicis\sime figliole. Giuseppe Farad |t : , i Liliana Willinger, vedova di Carlo Sacchi, depone Innanzi alla Corte d'Assise rievocando la notte del delitto (f. Molalo) il signor Taroni che mi aveva Poco dopo mi raggiunse la siUn raccolto senza emozionesono state le vostre reazioni f