Tempo di decidere di E. Pasquale Jannaccone

Tempo di decidere Tempo di decidere Il « fatale 52 » non sarà forse l'anno del paventato conflitto mondiale, ma si annuncia come quello di tormentose incertezze, perchè tutti i tentativi fatti per promuovere, unire e saldare insieme le forze economiche e politiche dei Paesi occidentali non sono ancora giunti a1 diventare' una concreta realtà. Nel campo economico era stato proclamato che la salvezza dell'Europa esigeva che si creasse il più ampio mercato possibile di produzione e di consumo, abbattendo barriere, formando unioni, restituendo libertà di movimenti, di scambi e di impieghi a persone ed a cose, stabilizzando monete, uniformando prezzi. Ma l'Unione doganale franco-italiana è stata un aborto, e il Benelux è colpito da paralisi infantile. Il piano Schuman è stato congegnato partendo dalla premessa, due volte affermata nel preambolo al Trattato, che la istituzione di parziali comunità interstatali d'interessi economici deve precedere la creazione d'una più vasta comunità politica e gettarne le fondamenta. Ma quest'idea è ritenuta antiquata e respinta dai federalisti di più larghe vedute i quali pensano — e i fatti sembrano dar loro ragione — che le intese economiche, sia pure a tipo federativo, non hanno sicura e durevole vitalità se non sono stabilite e governate da una superiore unità politica. L'on. De Gasperi, accostandosi a questa opinione nell'ultima conferenza di Parigi col chiedere che si cominci a costruire una federazione politica europea dalla quale dipenda l'esercito comune, ha dato egli stesso, forse inconsapevolmente, un rude colpo al Piano Schuman subordinandolo ad altri più potenti organismi. Il che da piena ragione a chi ha sostenuto qui ed altrove, che la di escussione sulla ratifica di quel trattato debba rimari darsi a quando la Conferenza di Lisbona e quelle che la seguiranno abbiano determinato la forma e la struttura dell'Europa fede rale ; essendo peggio che inu tile creare altri organismi internazionali complicati, co strittivi e costosi se ne sono ancora incerte le condizioni di vita. I patti, ch'erano stati con elusi per la liberalizzazione degli scambi, vengono unilateralmente infranti e dis detti da quei Paesi la cui bilancia dei pagamenti è così fortemente passiva, massi me verso gli Stati Uniti, da mettere in imminente pericolo la stabilità della mone ta nazionale. E questo non soltanto turba e danneggia i commerci e le industrie degli altri Paesi che a quei patti si andavano conformando; ma dimostra che i parecchi enti internazionali, creati per regolare i rapporti monetari, sono in realtà inefficienti. Per dare parvenza di legalità alla recente violazione di quei patti da parte dell'Inghilterra e della Francia, l'O.E.C.E. ha ora emanato alcune norme da valere in caso di necessità, ma che in fatto sono così larghe da permettere ad ogni Paese, che vi abbia interesse, di sottrarsi agli accordi di liberalizzazione appena appena gli sembri di non potere mantenerli senza suo danno. E questo piomba nell'incertezza la politica commerciale degli altri Pae si e la condotta dei capi di industria. Gli aiuti americani all'Europa mutano ogni tanto di entità, di criteri di ripartizione e di organi direttivi e distributivi, centrali- e periferici. L'ultima idea in fatto di commesse industriali — e cioè ch'esse siano assegnate direttamente alle -imprese produttrici prescelte senza passare per i governi dei rispettivi Paesi — sarebbe eccellente per fare la ripartizione con la massima rapidità ed ottenere il massimo rendimento. Senonchè rsddsembra che gli organi cen-trali americani per l'asse-gnazione delle commessedebbano essere non uno solo ma tre: il Dipartimento di Stato, il Pentagono (suprema autorità militare) ed il nuovo ente di Assistenza perla Mutua Sicurezza (MSA) ;che non vi sia ancora accordo sulle rispettive competenze; nè costituita la nuova macchina burocratica.Il vantaggio della rapiditàè, quindi, perduto in par- tenza. Dippiù, se la scelta fra le imprese assegnatane, americane ed europee, do vrà esser fatta, come in una licitazione privata, col dare la preferenza all'offerta a minor prezzo, è ovvio che gran parte delle commesse resterebbe negli Stati Uniti e gran parte di quelle, even tualmente collocate in Europa, si concentrerebbe in un solo Paese. Ed anche questo risultato assicurerebbe bensì la produzione della massima quantità di materiale bellico al minor costo, ma colliderebbe con altri scopi che i Paesi europei si ripromettevano di conseguire con la partecipazione americana al risanamento della loro si tuazione economica. Questo groviglio di con trasti e contraddizioni è l'ef fetto di più cause immediate ma che in fondo si ridu cono ad una sola: il volere 0 dover fare nello stesso tempo una politica economi ca di pace ed una politica economica di guerra. Gli americani possono orgoglio samente dire che per essi non vi sono problemi di conversione e di riconversione; Eerchè, così grande è l'abondanza delle loro risorse, da poter aumentare senza limiti la loro produzione di burro e la loro produzione di cannoni; da poter portare ad un livello insuperabile 1 loro armamenti ed elevare, nello stesso tempo, il tenore di vita della popolazione. Ma non possono pretendere che la medesima condotta sia seguita dai Paesi europei, i quali debbono neces sariamente fare scelte e ri nunzie, per la scarsità delle loro risorse. Gli americani possono giustamente vantare l'alta produttività del loro lavoro — e sono preziosi i loro consigli ed insegnamenti in proposito — ma non possono presentarsi agli europei come nodelli stakanovisti da eguagliare sotto pena di privazione di rifornimenti e commesse; perchè quell'alta produttività dipende appunto dalla loro [rande disponibilità d'ogni attore di produzione. Laddove i Paesi europei mancano chi di questo chi di quello: chi di materie prime industriali, chi di derrate alimentari, chi di attrezzature tecniche, chi di esperienza organizzatrice ; onde una parte degli altri fattori rimane necessariamente inutilizzabile ed appare sovrabbondante o, come si dice, disoccupata. H mettere in comune tutte queste incomplete risorse per livellare deficienze e so vrabbondanze, formando un unico mercato di produzione e consumo, sarebbe stata una delicata e lenta opera di pace da compiere prima che urgesse l'esigenza del riarmo, quando l'assistenza americana mirava a rinvigo rire l'economia europea per renderla, dopo il '52, non più bisognosa degli aiuti di oltre oceano. Ma non è più fattibile ora, se lo scopo at tuale è la rapida prepara zione di un potente organi smo di difesa: esercito atlantico nel Patto Atlanti co. Unioni doganali, recipro< che liberalizzazioni di scam bi, lo stesso Piano Schuman sono, di per sè, cose ormai sorpassate e fuori tempo, se non servono a quello scopo e ne ritardano il raggiungimento. La prossima Conferenza di Lisbona dovrebbe infatti dar vita alla «Comunità difensiva » governata da un « Commissariato », i cui poteri sarebbero, secondo un rapporto ufficiale francese, di organizzare la formazione, distribuzione e, occorrendo, la mobilitazione delle forze europee, dirigerne il reclutamento, prepararne l'istruzione con dot trine e metodi comuni, stan dardizzarne le armi, sorvegliare il commercio di materiale bellico coi Paesi estranei alla comunità, ripartire le risorse economiche, le commesse e gli aiuti materiali provenienti dall'esecuzione dei programmi MSA in modo da creare una sufficiente armonia di armamento ed equipaggiamento fra i contingenti dei diversi Paesi. Il Commissariato della Comunità difensiva assorbirà dunque in sè i poteri che il Piano Schuman attribuiva all'alta autorità della Comunità del carbone e dell'acciaio, perchè non è concepibile che produzione e distribuzione delle materie prime indispensabili alle industrie I i belliche e l'assegnazione dei ] prodotti di queste dipenda|no, in una organizzazione .pianificata, da autorità di' verse che potrebbero trovarsi in conflitto fra di loro. Questo stato di profonda , incertezza nell'assetto poli |tico-economico dell'Europa e di continua mutevolezza dei suoi rapporti con l'America e delle funzioni dei troppi .enti internazionali esistenti je progettati rende anche in certa, in ogni singolo Paese, la formazione e l'esecuzio ; ne di qualsiasi serio prò- i framma d'investimenti publiei e privati e la 'oro destinazione ad opere di pace od a preparativi di guerra. E' tempo, dunque, di deciri'" 'e. Pasquale Jannaccone

Persone citate: De Gasperi, Schuman