L'ulteriore spesa per gli statali sarebbe ridotta a meno di due miliardi

L'ulteriore spesa per gli statali sarebbe ridotta a meno di due miliardi SCHIARITA D'ORIZZONTE AL 3UX1STERO DEL TESORO L'ulteriore spesa per gli statali sarebbe ridotta a meno di due miliardi La "scoperta,, del Ragioniere dello Stato dopo una giornata di calcoli - Una questione di procedura parlamentare e l'intenzione del Governo - Il consiglio del PLI: Villabmna proporrebbe un incontro dei quattro partiti del 18 aprile? i ¬ Roma, 26 gennaio. Il ministro Vanoni ha trascorso una buona parte della sua giornata a cercar di chiarire la situazione provocata ieri alla Camere dal voto per gli statali. I primi calcoli sull'onere che il nuovo aumento imporrebbe allo Stato erano stati, come si sa, assai preoccupanti: circa dodici miliardi da aggiungere ai cinquantanove già stanziati. Stasera negli ambienti governativi si considerava la situazione molto più ottimisticamente di ieri. Il testo dell'emendamento Per comprendere la ragione di questo ottimismo occorre riandare per un momento alla seduta di ieri e rileggere il testo dell'emendamento che provocò il noto colpo di scena, c In ogni caso — diceva la sua prima parte — è dovuto al personale statale un aumento minimo netto degli stipendi, delle paghe, delle retribuzioni e degli assegni analoghi di almeno duemila lire mensili ». E poi seguitava: « La relativa differenza tra il predetto minimo e gli aumenti derivanti dalla presente legge dovrà essere corrisposta a titolo di assegno oersonale pensionabile e riassorbibile soltanto con gli aumenti di carattere generale». Ieri fu approvata soltanto la prima parte dell'emendamento dopodiché Vanoni, allarmato dell'onere che essa sembrava imporre allo Stato, chiese la sospensione della seduta. Ciò che fu fatto, come si sa. Ma le duemila lire richieste come aumento minimo si intendevano comprensive o no delle indennità di presenza e degli altri benefici già concessi? Non è faccenda'da poco. Se la seconda parte veniva approvata dandole l'interpretazione restrittiva che si è detto, si sarebbe visto subito che il nuovo onere del bilancio sarebbe stato di 1,5-2 miliardi al massimo e non di 12, poi che le retribuzioni del grado inferiore venivano ad essere aumentate di 2000 lire complessivamente e non di 2900 lire (2000 lire più l'indennità di presenza e le altre indennità minori). La « scoperta », se così la si può chiamare dell'equivoco contenuto nell'emendamento è stata fatta dal ragioniere generale dello Stato Balducci e l'ottimismo di cui si parlava in principio è stato alimentato proprio da questi più meditati calcoli. Si pensa che il gruppo di maggioranza, quando la questione tornerà in discussione, accederà a questa interpretazione più moderata e che il Governo non avrà difficoltà a reperire i due miliardi necessari per darle pratico effetto. Ove si volesse invece insistere nella tesi che bisogna assicurare agli statali un aumento minimo di 2000 lire in aggiunta ai benefici già previsti dal disegno di legge — e l'opposizione ovviamente non mGtl n mancherà di insistervi — il Governo inviterà il Parlamento ad assumersi di fronte all'opinione pubblica la responsabilità degli inasprimenti fiscali necessari per coprire l'onere che essa comporterebbe. Si comincia così a vedere la soluzione del problema tecnico impostato ieri così clamorosamente. Resta invece più in. sottofondo il problema politico adombrato nella manifestazione di fronda di una parte dei deputati democristiani. Se ne è parlato anche oggi, si sono fatti altri minuti calcoli sull'atteggiamento assunto dai gruppi in sede di votazione e da essi è risultato confermato che, se i parlamentari della maggioranza presenti in aula (ne mancavano 75 e non tutti per giustificato motivo. Cappugi, per esempio, il presentatore dell'emendamento non ha votato) avessero votato compatti, il loro voto sarebbe stato sufficiente da solo a non mettere in minoranza il Governo. La voce corrente è che i « vespisti » abbiano colto l'occasione per dare un'ulteriore prova della loro vitalità e che sì preparino ad altre analoghe imprese. Ma il voto è segreto, come si sa, e il gioco delle correnti interne della D. C. altrettanto ben celato. Conviene perciò dare un credito limitato alle varie voci e non lasciarsi andare per il futuro a troppo azzardate previsioni. Il Consiglio nazionale del Partito Liberale ha tenuto quest'oggi la sua prima riunione dopo l'unificazione; con la partecipazione cioè dei nuovi membri (una cinquantina circa, e tra essi Carandini, Cattani, Pannunzio, Gentile, Serini, Olivetti, ecc.) in rappresentanza dei gruppi rientrati nel partito a Torino. I lavori sono stati aperti da una ampia relazione di Villabmna sulla situazione politica e sulla condotta del partito in vista nelle prossime elezioni amministrative e politiche. Due notizie smentite « Siamo tutti convinti — ha detto tra l'altro — che, se i partiti democratici non provvedono per tempo a meglio risolvere i rapporti nel loro interno e nei confronti degli altri partiti, se non si riuscirà a stabilire in tempo un vincolo di solidarietà tra di essi ed a creare un sistema elettorale che li preservi dal duplice contemporaneo attacco dell'estrema destra e dell'estrema sinistra non tarderanno ad affacciarsi per la democrazia gravi difficoltà >. Si pensa, su questi indizi, che Villabruna abbia in animo di farsi promotore di un incontro preliminare tra i quattro partiti del 18 aprile per esaminare assieme il prò blema delle leggi elettorali e vedere se è possibile trovare un accordo unitario sui cri- teri che si dovrebbero seguire per la loro formulazione. Il Consiglio sarebbe orientato nello stesso senso. Tra ì vari interventi della giornata va segnalato quello del sen. Jannaccone, che ha precisato i limiti delle sue riserve al piano Schuman, e quello di Carandini, che ha posto in luce il significato europeistico del piano stesso. Per quanto riguarda i rapporti con i monarchici, punto dolente del P.L.I., è stata confermata la tesi che nessun ac quridprremi sofistocavaimpedimata la tesi cne nessun ac-jtrcordo è possibile sino a che U oMSI e il suo congresso chea|qualcuno aveva detto sareb-j^gbe stato presto autorizzato. | e essi mantengono il patto dì alleanza con il MSI. Occorre ancora dar conto di due smentite: una riguarda il sedrplPortavoce governativi hanno. toinvece confermato che nessun|k ^IwL6. rotfn7nenHU»i°Hia ^consigliare-una revoca del di-1 vieto. L'altra smentita riguarda Gedda, che definisce assolutamente prive di fondamento le notizie apparse stamane euWUnità a proposito di un preteso incentro in treno tra lui e un giornalista comunista. Si leggevano nell'articolo rivelazioni assai singolari sui giudizi che il nuovo presidente dell'A.C.I. avrebbe dato di De Gasperi. Troppo, anzi, per poter essere credute. E la smentita, perciò, non ha destato alcuna sorpresa. e. f. UlR(

Luoghi citati: Gedda, Roma, Torino