Paesaggi inattesi

Paesaggi inattesi Paesaggi inattesi Fu un giapponese, Yukio Yashiro, che nel 1915, in un suo libro su Botticelli, per primo cominciò a isolare i particolari di un quadro in modo da formar-1eqsimdacrconone composizioni a se stanti, sorprendenti per l'aspetto insolito che rivelavano di un artista: nel caso del Botticelli, un angolo di prato fiorito, un gioco di lince eleganti, eran disposti in pannelli d'un gusto così estremorientale, che chi li osservava non credeva ai propri occhi: qui non eravamo più a Firenze, ma a Kioto. Press'a poco nello stess. Loiarcosoaltsi mlodoprperiodo certi studiosi tedeschi ignpresero il vezzo di presentare!chparticolari di sculture da angoli gi- I ininsoliti, che li rendevano irric noscibili e stranamente magniti cati: e già da qualche tempo eri invalso l'uso d'isolare motivi di un quadro, e di discutere pei esempio, come il finlandese Tikkancn (1912), le posizioni delle gambe nell'arte, o come l'americano Morgan (1928) il tema della « figura che tiene con ambo le mani un pezzo di stoffa che sventola dietro o sopra la figura stessa ». Codesto genere di ricerche, per la sua qualità di sorpresa e di gioco, riesce non meno dilettoso di quella breve voga che, ricordo, furoreggiò per una stagione della mia fanciullezza, di vedere nei contorni di una regione, d'un'isola o d'una penisola sulle carte geografiche il profilo d'un uomo, o addirittura un groviglio di corpi umani o animali. Non voglio con questo dire che Hanna Kicl e Dario Neri, nel raccogliere un attraentissimo e relativamente non troppo costoso album di Paesaggi inattesi velia pittura del Rinascimento (pre fazione di B. Berenson, Firenze, Electa) non abbiano fatto opera utile anche ai fini della storia dell'arte, richiamando l'osservazione su particolari che son poco osservati dallo spettatore ordinario, come già fece poco tempo fa il Neri, allora in collaborazione con Michelangelo Masciotta, nel volume su Le Mani nella pittura (presso lo stesso editore), elegante cappella biancheggiante di mani votive che sarebbe piaciuta al poeta delle Mani, D'Annunzio (dannunziano è l'inizio del saggio del Masciotta: «Vi sono mani facili, tutte scopertemani serene che rifuggono dal tocco lieve come dalla forte pressione...»). La Kiel, in una nutrita dissertazione che serpeggia tra le belle figure del libro, e si lascia inseguire come una farfalla in un labirinto, ora scomparendo dietro siepi di paesaggi, ora riaffiorando a pie di pagina in una momentanea radura, dice sulla storia del paesaggio alcune cose note ed altre assai nuove: così quando ritiene un errore pensare che sia stata la luce più cangevole dei cicli del Nord col gioco multiforme delle nuvole a favorire maggior libertà di fantasia e a dare un impulso creativo alla vera e propria pittura di paesaggio, e pensa piuttosto che, a differenza dell'artista ita liano che ci vive dentro come nel suo elemento naturale, il nordico senta la natura come qualcosa di esterno, a cui egli si tende con uno sforzo di comprensione e un'aspirazione nostalgica, onde appar naturale che quel genere di pittura na scessc nel Nord. L'argomento è elegante, ma più che dall'argomento il lettore di questo libro resta affascinato dalle figure e dalla loro spesso sorprendente provenienza. Chi per esempio avrebbe detto che questo paesaggio di solitudini alpine silenzioso e immoto sotto un ciclo ove lenta si snoda una pigra nube dorata come un bel corpo femminile, ven ga da uno dei più affollati quadri del Tiziano, la Presentazione di Maria al Tempio? Chi direb be che quest'altro paesaggio li inondazione e di laguna, in cui affiorano come palafitte alti cumignoli di case sommerse, e ciuf fi d'alberi sono sfiorati da qual che rara imbarcazione, serva di sfondo a un movimentatissime trionfo della Castità, folto Ji figure pompose ed enigmatiche dipinte da Jacopo del Sellaio nello stile del gioco dei tarocchi? Ecco un paesaggio pastorale in se conchiuso che, in fotografia, potrebbe far pensare a Corot: l'avevate mai notato nello sfondo della Madonna col Bambino di Giovanni Bellini alla Galleria Nazionale di Londra? Dietro cortine d'alberi, isolato come una pagoda in una giungla, sorge un curioso edificio tondo coronato da una cuspide di gusto borrominiano: mausoleo, tempio? Chi aveva veduto tale scorcio di paese in questa luce favolosa, quando gli era capitato sotto gli occhi guardando il Battesimo di Gesù del Veronese a Brera? Ecco un angolo di strada che, con un po' di buona volontà, potrebbe passare per un Pieter de Hooch italiano: è perduto nello sfondo della Madonna col Bambino del Borgognone, all'Accademia Carrara di Bergamo Giureresti che questo paesaggio desertico, con neri alberi che divincolano rami spogli, l'abbia dipinto un pittore moderno « non il Sassetto cinque secoli fa E che le rocce calligrafiche, da contorni sinuosi e squisiti come le tracce di spuma lasciate dalle onde sul lido, che vedi a tavola 33, o i paesaggi di monti, di ripe, d'isole stratificati, interrotti da zone di vegetazione stilizzata e da acque in bande orizzontali, che ammiri a pagina 172 in due pannelli oblunghi coire kakemono, o le alture fantastiche che si scorgono altrove nella incorniciatura d'una bifora, siano opera d'artisti europei desiderosi di emulare gli orientali, mentre, quando rivedi questi frammenti nell'insieme dei rispettivi quadri di Lippi, di Diirer, di Parenzano, di Leonardo, comprendi che non è stata cne illusione e traviamento dei tuoi occhi. L'isolarne.Uu del particolari. pagrchvela chprsesuumerFuKla mwa taecfevacafasi 10sedori loseprtaGala sisa"iPscgguvalrimdpccsimcsicsu11mpassa• ilsstgdbiotdVnvsccguecaqslptErudga equivoci e malintesi divertenti* simi. Ricordo quanto caso fere dal contesto, se è fatto con un criterio di selezione che non coincide con quello dell'artista, non può non generare curiosi uctpvmLorenzo Montano d'un panico- Iriare della descrizione dctt'Uflicorno del Magalotti: «quella solitudine africana di montagne altissime, dalla cima delle quali si scorge pianura e boscaglia immensa »: un passo che ha un valore assai meno romantico quando si legga insieme a ciò che precede nel testo, ove le monta- gne e r boschi si nominano per che servivano a garantire alla re gionc In qualità di luogo d'esilio inaccessibile. o e l In realtà l'isolamento di questi paesaggi è possibile e riesce cosi gradevolmente sconcertante perchè di solito poco hanno a che vedere col tema del quadro, con la sacra conversazione o la macchinosa azione che ne forma il primo piano. Il paesaggio come sentimento, come veicolo in se sufficiente per trasmettere un umore, uno stato d'animo, non era ancor nato nella Rinascenza Fu Altdorfer — ci ricorda la Kiel — che per primo raffigurò la Natività nell'ora giusta della mezzanotte invernale, e Griinewald si preoccupò d'ambientare a Crocifissione nell'oscurità fatale e angosciosa che segui la eclisse solare, e Manuel Deutsch fece decapitare il suo san Giovanni in una scena notturna solcata da lampi, da arcobaleni e da fasci di raggi luminosi. Ma prima di loro, qual pittore si preoccupò di far che lo sfon- 10 collaborasse a intensificare il sentimento che il primo piano doveva stimolare? Forse i pittori della Tcbaide, che collocano i loro cremiti in un inospite deserto roccioso come figure d'un presepe tra parati di sughero e tappeti di borraccina? Forse Giotto, i cui sfondi con rocce, alberi e abitati « tipici », ridotti a cifra, sono di poco più espressivi dei « luoghi deputati » delle sacre rappresentazioni medieva"i? O Ambrogio Lorenzctti e il Poliamolo e Piero della Francesca che delincano paesaggi topografici? O il Sodoma che dipinge il suo san Sebastiano contro un fondale da arazzo? O l'allievo di Van Eyck che contro un altro sfondo d'arazzo dipinge il riposo nella fuga in Egitto? Come osserva il Berenson, i pittori del Rinascimento componevano i paesaggi di loro testa, con particolari osservati si sul vero, ma combinati in modo incongruo, sicché palmizi si trovano nei mezzo d'una flora nordica, e incredibili rocce in barba a qualsiasi geologia sorgono da prosaiche pianure come capricci d'un surrealista: press'a poco come 11 poeta del Roman de la rose metteva nei boschi di Francia il pappagallo accanto al rosignolo e alla calandra. Insomma il paesaggio, sia pur sentito con amore, aveva in que sti pittori un valore ornamentale anziché impegnativo, esprimeva dlctlicbstpdPrcntn_glAfmSearpdcfidacsm• IIIIIIIII C1111M11111111J1111111 M M1111M11U una ricchezza, una plenitudine come in un presepe un « divertimento » musicale, ricamando piacevoli variazioni su motivi di vita quotidiana e di sogno commisti; non un ambiente caratteristico intonato all'azione o al¬ umore dei personaggi: era anzi da essi distaccato da un intervallo, da un vuoto intermedio, sicché i contadini dello sfondo potevan seguitare imperturbabili il oro lavoro senza accorgersi della divina tragedia che si svolgeva in primo piano, con Cristo inchiodato alla croce o un martire barbaramente trucidato, e i pastori e i pescatori potevano attendere alle loro ordinarie occupazioni senza far caso alla prodigiosa caduta d'Icaro dal cielo. Pur contribuendo col loro colo-(s're al tono generale del quadro e lcol loro aspetto familiare a uma-i"nizzare il divino tema presentato, questi paesaggi ornamentali ne costituivano un accessorio, un _ , , - . % \vgradevoe riempitivo, non piul(llegato al tema della composizione leAi quanto le parti comiche lo,dfossero alle tragiche in un dram- rma elisabettiano. Più tardi, nel dSeicento, il rapporto s'invertirà,!ce le figure, degradate esse ad ! macecssorio d'un paesaggio, diver-itranno macchiette: una tendenzaIsprecorsa dal Patinir che, scnten-l(slpvdosi già paesaggista, affidava a collaboratori l'esecuzione delle figure. Come, dal punto di vista del contenuto, i paesaggi del Rinascimento non sono necessari all'interpretazione delle figure, cosi queste possono licenziarsi, sciogliersi dal «legame musaico», come si è fatto qui, con meno arbitrio di quel che a tutta prima non sembri. Mario Praz pEudssdcvfvl«I MliliiiiiiMM IMI tini i Egidi esce, con l'avv. Marinaro, dal commissariato (Telef.) 11MIM M11111M ! 11M r ) 1111M ! 11111 i-^ t M ( 111M11111 r 111 i 11M ! 11M1111 ! 1111S 11 11111 ! 11111 ! I 11 [ 11M M M i L111 : i IM : 111 ; 111

Luoghi citati: Bergamo, Egitto, Electa, Firenze, Francia, Kiel