Clamorosa ritrattazione dei due «confidenti» della Polizia

Clamorosa ritrattazione dei due «confidenti» della Polizia SENSAZIONALE SVOLTA NEL PROCESSO EGIDE Clamorosa ritrattazione dei due «confidenti» della Polizia In una lettera alla Corte raccontano come consigliarono la confessione all'imputato e come due biglietti alla moglie, su cui ha fatto perno l'accusa, furono scritti su loro istigazione - Il difensore richiama in causa la madre e il nonno di Annarella - Un'interrogazione alla Camera (Nostro servizio speciale) Roma, 17 gennaio. Nessun dubbio che l'arringa dell'avvocato Salminci, ultimo difensore di Egidi, abbia superato per chiarezza logica, vigore dialettico, felicità di sintesi, tutte le orazioni precedenti. Pure, in questo processo che proprio alla stretta finale trova il suo drammatico punto d'accensione, la notizia del giorno è un'altra: quella della lettera che Fichera e Autori, i due « confidenti > della polizia, hanno fatto giungere stamane alla Corte. Ancora parlava Salminci, quando la primo edizione d'un giornale del pomeriggio ha diffuso in aula il testo esplosivo di questa lettera. Stasera ne discute tutta Roma. E' una lettera che ha una storia. I due catanesi, sulla cui testimonianza (se pur contraddittoria e confusa) si è basata sin qui c la prova principale > degli accusatori, bussarono, iersera, allo studio di Salminci. .Ricevuti frettolosamente dal patrono, parlarono di coscienza turbata, di necessità di « espiare >. L'avvocato, com'è dovere del suo ufficio, li consigliò di rivolgersi al presidente. Venne spedita, così, la lettera al presidente; una copia, d'altra parte, fu deposta presso un notaio; una seconda copta è stata consegnata stamattina dai catanesi stessi al direttore d'un quotidiano. E' il caso di riportare integralmente il testo della lettera, tanto essa illumina la vicenda di Egidi nella sua fase pre-giudiziaria. Il testo della lettera « Io sottoscritto Fichera Mi chelangelo, dice la lettera, affermo, sulla mia coscienza, che i fatti riguardanti Lionello Egidi, nel periodo di detenzio ne nella camera di sicurezza della Questura in compagnia mia e di Auterì, si sono svolti nel modo seguente: Fummo posti nella camera di sicurezza, facendoci passare per dei rapinatori e con lo incarico di raccogliere, ad ogni costo, prove contro l'Egidi, L'Auteri in mia compagnia si presentò nella camera di sicurezza con il viso incerottato e all'Egidi fu detto che tanto era conseguenza delle botte che aveva avuto dalla pubblica sicurezza. Il cerotto all'Auteri fu appo sto sul viso da uno dei,funzionari della Squadra Mobile. Lo Egidi, sia da questo fatto, sia dalle nostre lamentele, rimase fortemente impressionato ed impaurito e ci manifestò il terrore di essere ancora percosso in quanto, prima del nostro ingresso, era stato percosso, e che non avrebbe già più potuto sopportare altre percosse. Si protestò innocente anche con noi e ci chiese se, corifea«andò per non essere più maltrattato, avrebbe potuto poi ritrattare davanti al giudice e protestare la sua innocenza. Noi gli dicemmo di si, promettendogli che, a sua richiesta, avremmo testimoniato suo favore nel senso di quanto effettivamente avveniva. Gli fu anche consigliato di scrivere dei biglietti alla moglie per procurarsi dei testimoni Difatti, appena lui ha saputo che io, Fichera, stavo per essere liberato scrisse il primo biglietto, che mi consegnò e che dovevo portare a sua mo glie; invece il biglietto, come d'accordo, finì nelle mani del dottor Angilella. Attesi poi nel corridoio l'amico Auteri che, dopo circa tre ore, uscì anche lui dalla camera di sicurezza >. « Io sottoscritto Auteri Orazio confermo quanto asserisce il Fichera e aggiungo Uscito il Fichera e rimasto solo con l'Egidi, gli consigliai di scrivere un secondo biglietto e, a tale scopo, gli fornii io stesso un foglio di carta che, precedentemente, mi era stato dato da un funzionario della Mobile. Dopo, l'Egidi, quando alcuni questurini mi vennero a chiamare, dato che io avevo fornito 11 nome di Mario e che gli feci capire che andavo al carcere giusto il falso riconoscimento della rapina, mi disse: < Mario, io confesserò perchè mi tolgo dalle grinfie di questi signori, ma al carcere ai giudici dirò la verità. Ti prego, caro Mario, di cercare di farti mettere nella stessa cella al carcere in modo che tu possa aiutarmi >. Dopo di che, io e il Fichera che mi aspettava nei corridoi della camera di sicurezza, ci siamo avviati verso casa sua, glQnsttslgdrAspvaccompagnati da agenti di P.S. fino alla nostra camera; peri Zaverità possono essere chiama- ì cti come testi: La Base! Alfio ' ea o i e o e a o a e d l ù e e o i r r o e e l l e, e >. ae o ai to e, o a ua o e al osrdi re Ti re a u a oi ci a, da Catania e Fleres Giuseppe od Angelo, anche luì da Catania, che erano a letto quando noi siamo rientrati accompagnati dalla P. S. per paura che giornalisti ci potessero fermare. Dopo un giorno fui richiamato dal dott. Angilella e rimesso in camera di sicurezza, affinchè mi potessi far dire dallo Egidi che l'aveva uccisa col coltello; Egidi non trovò difficoltà nel dire anche quest'altra cosa pur di uscire da quel posto di tormento. Non abbiamo prima di oggi dichiarato tutta la verità perchè timorosi della P. S. ma siccome non slamo mai stati confidenti e siccome non desideriamo che le nostre famiglie, siano macchiate dalla infamia, perchè la giustizia possa giudicare con serenità sentiamo il dovere di dire tutta le verità per essere a posto con la coscienza con la società e con la famiglia. Noi deponemmo come deponemmo perchè soggiogati dalla P. S. e non ci presentiamo ora in udienza per il terrore di rappresaglia. Valga però questa nostra dichiarazione come ritrattazione piena che è stata dettata dalla necessità di liberare completamente la nostra coscienza di fronte a Dio e agli uomini. Preghiamo l'È. V. di voler rendere di pubblica ragione la presente prima della chiusura del dibattimento >. Attacco alla polizia Sulla scorta di un documento siffatto, l'avvocato Salminci non ha dovuto, come dovette il suo collega Marinaro, spendere molto tempo ad attaccare la polizia e, soprattutto, a confutare la tesi secondo cui la colpevolezza di Egidi risulterebbe lampante dalle famose missive alla moglie. « Questo processo, ha detto, non ha ragion d'essere. Senza il daltonismo professionale del P. G., dovremmo tirare un frego su queste carte, archiviarle, scriverci sopra: vergogna. Questo processo è una pagina nera per gli annali della giustizia italiana. Se il Procuratore della Repubblica Aromatisi fosse venuto al vostro cospetto, avrebbe riferito, da galantuomo qual'è, cose tali, o giudici, che voi sareste imme diatamente entrati in camera di consiglio per uscirne subito dopo e ordinare la scarcerazione di Egidi. Purtroppo Aromatici non è venuto > Il < biondino >, a giudizio del suo difensore, è vittima di una serie di « aberrazioni >, di una preordinata, sistematica vio lozione del codice di procedu ra penale. La sua pretesa perversione sessuale non risulta che da una < catena di calunnie*, come quella con cui ha tentato di colpirlo un suo nemico acerrimo, il pregiudicato Landini, ex-amante di Marta Fiocchi. Lo stesso « biopsico-gramma > eseguito su Egidi dai medici della polizia non rivela se non la salda tenacia dell'uomo nel negare un crimine di cui è innocente. Madre e nonno complici? Chi ha ucciso Annarella t < Siamo di fronte a un mistero >, ha gridato Salminci: ma non un tale mistero che la madre e il nanno della bambina, se volessero, non potrebbero chiarire. L'accusa ritiene che Annarella, uccisa da Egidi in una cunetta della brughiera, fu trascinata poi dall'assassino per un centinaio di metri per essere scaraventata nel pozzo. Ma perchè i cani poliziotti, sguinzagliati per tre giorni e tre notti in quei luoghi, non fiutarono traccia di sangue? E perchè Melandro Bracci, il nonno della bambina, ritrovò il cadavere proprio il giorno in cui la stampa informò che un privato aveva messo 300.000 lire a disposizione della polizia affinchè fosse premiato, appunto, colui che avrebbe sciolto il mistero! €Nel verbale di sopraluogo redatto dal giudice Ilari si legge che la bambina fu trovata con un piede calzato da una scarpetta color marrone; una calza di lana era fermata con un laccio; l'altro piede era completamente nudo. Dov'era andata a finire la seconda calza? A me sembra, signori, di aver in mano la prova che Annarella, dopo aver salutato Egidi sul piazzale Borromeo era rincasata e cominciava a spogliarsi >. Cosi, implicitamente, Salmin ci ha accusato Marta Fiocchi e Melandro Bracci: almeno di complicità. « Egidi non può aver commesso il delitto. Il referto dei periti settori, al quale il P. O. si è riportato con voce squillante, riferisce che una delle coltellate fu infcrta con tanto vigore da scalfire il tavolato osseo del cranio infantile. Egidi, signori, è privo della falange del pollice destro. Prendete in mano il pugnale e vedete se vi è possibile, senza l'uso della falange, stringere e manovrare un'arma. Viene da sorridere quando si pensa che i medici della polizia hanno detto di non aver riscontrato sul corpo di Egidi alcuna cicatrice. Non si sono accorti che gli manca mezzo dito >. Il € biondino > levata la mano destra, l'andava mostrando ai giudici sbalorditi. Era sconvolto anche lui, con gli occhi pieni di lagrime. lì gioco è fatto f Domani sera, quando il advslaPpdInchCmGdbtilarmmSdtasstmtbtIshilsAvlmrgfncpbblriflfefmtqcmfS. P. G. avrà brevemente ripreso Za parola e un difensore avrà controbattuto per la replica estrema, si avrà la sentenza a meno che la Corte non decida di ascoltare ancora una volta Fichera e Auteri. (Stasera, frattanto, s'era diffusa la voce, smentita dal dottor Piccolo della Questura, che la polizia avesse fermato Melandro Bracci). Carlo Laurenzi L'imputato LloneUo EjjMI H nonno di Annarella

Luoghi citati: Annarella, Catania, Marta, Roma