Ventisette capi d'accusa gravano su Vincenzo Barbaro

Ventisette capi d'accusa gravano su Vincenzo Barbaro IL MODERNO ROCAMBOLE ALLA SBARRA Ventisette capi d'accusa gravano su Vincenzo Barbaro Il padre, il fratello e la "Dolly,, coimputati - Eccezioni della difesa pel rinvio, respinte dalla Corte à i a e o o e a a o (Nostro seruteio particolare) Genova, 17 gennaio. Vincenzo Barbaro gode di una grande popolarità fra la folla; infatti stamane un pubblico enorme era accorso a Palazzo Ducale per assistere al suo processo. Non si può negare che questo straordinario tipo di delinquente eserciti un suo particolare fascino sulla folla. Barbaro è imputato di ben ventisette reati, attraverso i quali egli percorre quasi tutto il codice penale in lungo e in largo. Infatti si va dalla truffa al furto, dalla appropriazione indebita all'emissione di assegni a vuoto, dall'abuso di titoli e di divisa da ufficiale dei carabinieri alla falsificazione di documenti, dall'evasione alla minaccia a mano armata contro pubblici ufficiali, eccetera, eccetera: Sono imputati con lui quasi tutti i suol familiari ed amici, ed in modo speciale il padre avvocato Bruno, il fratello Giuseppe e l'amica carissima Giuliana Palmer!. Bruno Barbaro e Giuseppe Barbaro hanno a loro carico otto imputazioni; la quota risale subito nei confronti della Palmer! o Dolly, amica di Vincenzo, la quale ha a carico ventuno capi di accusa. Costei, secondo alcune voci, dovrebbe essere emigrata in America; ma pare siano meglio informati coloro che affermano invece d! averla vista a Genova, essendosi ella nascosta nei dintorni della nostra città. Vincenzo Barbaro è nato 11 29 maggio 1915 a Barrafrnnca (provincia di Enna). E' difeso dagli avvocati Ferraris, Piccinino e Gramatica. I difensori del Barbaro hanno subito avanzato una eccezione fondamentale, sostenendo che 'per dieci dei reati imputati al loro cliente dovrebbe essere applicata l'amnistia; su questo argomento i difensori si sono fatti forti di una sentenza della Cassazione che reca la data del 10 gennaio, e nella quale è proclamato il principio dell'applicabilità dell' amnistia partigiana proprio al caso specifico di Vincenzo Barbaro. Infatti tale sentenza della Cassazione fu provocata dagli stessi difensori. L'altro incidente subito proposto era relativo ad una delle ventisette imputazioni di Vincenzo Barbaro. Occorre sapere che nel 1943 il Barbaro, trovandosi a Milano e già Impegolato nelle azioni della sua carriera truffaldina, pensò di assicurarsi una buona parte del suo patrimonio dai pericoli eventuali di sequestri giudiziari, ed allora acquistò un appartamento in piazza Amendola n. 6, pagandolo 1 milione 700 mila lire. Se non che pensò Seno di non far figurare il proprio nome e per questo motivo fece intestare l'appartamento a un certo Berti. Venditore dell'appartamento era 11 signor Enrico Banfi di Milano, il quale dopo il contratto chiese al Barbaro di entrare nell'alloggio come inquilino. Il Barbaro accettò, ma dopo qualche tempo il Banfi'rifiutò di pagare l'affitto al Barbaro sostenendo che egli non era ufficialmente l'acquirente dell'appartamento e quindi 11 proprietario. Il Vincenzo Barbaro, infatti, come abbiamo detto, nel compilare il contratto s'era attribuita, la personalità di Berti, mentre suo fnqcdpd(drp—natdsVuzaspaOpIlllllllllllIllllllllllllllllllllItlllllllllllllllllllBIII o a l a o l e a fratello Giuseppe aveva assunto li nome di De Rosa. Per risolvere questo groviglio giuridico 11 Vincenzo Barbaro un giorno si recò dal Banfi e lo pregò di lasciargli per breve tempo l'appartamento dovendo alloggiare il De Rosa (suo fratello Giuseppe) il quale doveva sposarsi. Se non che durante la loro permanenza nell'appartamento il De Rosa ed il Berti — cioè i fratelli Barbaro — manomisero le casse che il Banfi aveva lasciato in casa, ed asportarono anche alcuni mobili. Quando si accorse di questo 11 Banfi sporse denuncia di furto, ma 11 Vincenzo Barbaro rispose con una controdenuncia per simulazione di reato e calunnia e per altre cose, sostenendo che era stato Invece 11 Banfi a rubare una parte del suo arredamento, oltre a non voler pagare la pigione. Ora, la difesa ha sostenuto non potersi giudicare il Barbaro per questo preteso furto di mobili finché non sia risolta la questio ne della simulazione di reato nt tribulta al Banfi, e per la quale pende procedimento penale di nanzl alla Procura della Repubblica di Milano. Soprattuto la di fesa ha sostenuto che il Banfi non ha diritto, come pretenderebbe, di costituirsi Parte civile contro 11 Barbaro nel processo di Genova. La discussione su queste eccezioni è andata molto per le lunghe ed il Tribunale sì è riunito por decidere in camera di consiglio soltanto alle 16 e vi è rimasto fino alle 20. Quando è rientrato in udienza, il Presidente ha letto una ordinanza con cui dichiara di non potersi pronunciare nel momento attuale circa la applicabilità delle amnistie del 1944 e del 1946 ad alcuni reati che sono a carico degli Imputati (giacché dell'amnistia vorrebbero beneficiare Anche il Giuseppe Barbaro ed un altro imputato minore, oltre al Vincenzo). L'ordinanza ha poi dichiarata legittima pcla costituzione di Parte civile dell'Enrico Banfi, respingendo quindi l'opposizione fatta dalla difesa. Inoltre li Tribunale ha contestato a Vincenzo Barbaro una aggravante relativa precisamente al furto in danno del Ban- Infine il Tribunale ha oidi- fi. nato la prosecuzione de] dibattimento, che sarà ripreso domani mattina.

Luoghi citati: America, Barrafrnnca, Enna, Genova, Milano