Un operaio rivendica il nome e le fortune di una nota famiglia patrizia di Venezia

Un operaio rivendica il nome e le fortune di una nota famiglia patrizia di Venezia Paradossale vicenda giudiziaria che si trascina da molti anni Un operaio rivendica il nome e le fortune di una nota famiglia patrizia di Venezia L'uomo che ora ha 46 anni sostiene di essere figlio di una gentildonna - Per ottenere il riconoscimento in subbuglio avvocati, Questure e Tribunali di mezza Italia Sin dal marzo 1949 il nome dell'operalo Mario Imeriani, abitante in via Bossi 30, appariva alla ribalta della cronaca: di lui si era occupata allora la nostra Questura. E non perchè l'Imeriani si fosse macchiato di qualche reato: al contrario, egli è un onesto operaio, motorista, sposato e padre di due figli. L'Imeriani, nel suo stato civile, ha, nello spazio riservato alla paternità e alla maternità, una triste sigla: N. N. Egli risulta trovatello, deposto da persone sconosciute, a pochi giorni d'età, sui gradini dell'Istituto dell'infanzia abbandonata in Vicenza, nell'anno 1906. Molti anni dopo l'Imerla(cognome impostogli nell'istituto) veniva a sapere in circostanze romanzesche di essere figlio di una contessa di Venezia, ora di 85 anni, appartenente ad una delle più ricche e note famiglie patrizie della città, i cui antenati ebbero gran parte nella storia della Serenissima. Secondo il racconto dell'Imerlani, egli era stato un giorno, a Venezia, avvicinato da un vecchio cameriere della gentildonna 11 quale aveva espresso la sua alta meraviglia, niiiiiiiiiiiiiiiiiiniiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii ravvisando in lui una straordinaria rassomiglianza con la sua padrona. LI per 11 l'operaio — in quel tempo autista di un ricco signore — non prestava assolutamente attenzione alle parole del cameriere: tuttavia, qualche tempo dopo, altre testimonianze si aggiungevano: gente vicina alla contessa gli confermava che nel 1906 la signora si era assentata da Venezia e aveva dimorato per alcuni mesi in quel di Vicenza: non solo, ma che a Vicenza essa, da quell'anno, era tornata spessissimo per trovare un misterioso bambino al quale portava abiti e dolciumi. In effetto 11 lontanissimo ricordo di una donna alta, bionda, elegantissima che lo veniva a visitare e lo colmava di regali e lo baciava aveva sempre ossessionato l'Imerianl. Dall'Istituto dell'infanzia abbandonata di Vicenza egli non riusciva a sapere nulla circa la blonda signora: poteva accertare una cosa soltanto, che le sue visite d'erano diradate alquanto a partire dal 1915, dallo scoppio cioè della prima guerra mondiale e che nel 1917 erano cessate Intanto l'Imerianl aveva subito molte vicissitudini: s'era ridotto alla più nera miseria, aveva sofferto la fame e aveva passato la notte disteso su di una panchina: ma poi, uomo tenace, s'era risollevato, aveva trovato lavoro stabile, s'era sposato e aveva iniziato un'esistenza decorosa. DI mezzo c'era stata la guerra, la seconda guerra mondiale, l'Imerianl era stato richiamato e dopo 1 settembre aveva militato tra 1 partigiani, nelle Langhe: tutto un periodo turbinoso, affannoso, che gli aveva impedito di occuparsi della sua vicenda: ma il tormento gli stava sempre nel cuore, cocente, il tormento di portare su di sò 11 peso di un N. N. l'assillo, il dubbio di avere ancora la madre, viva. Nel dopo guerra riprendeva le indagini questa volta con metodo, interro gando decine e decine di persone Ad un certo momento egli si riteneva sicuro: le prove erano, secondo il suo giudizio, schiaccianti egli era senza dubbio figlio della contessa. Cosi, nel 1948, da To rino, ove era venuto a stabilirsi con la moglie e i figli, scriveva varie lettere alla gentildonna. Le lettere rimanevano tutte senza risposta. L'Imerianl insisteva: alla fine, nel 1949 — di qui II primo accenno fatto sul nostro giornale — la contessa o chi per lei si rivolse alla polizia di Venezia, la polizia di Venezia segnalò la cosa a quella di Torino e un sottuff) ciale della nostra questura sl recò dall'operaio per rendersi conto della situazione e per diffidarlo dall'importunare la signora. Ma l'Imerianl rispondeva di agire se lllllllllllllItlllllllillIlllllllllllllllllIlllllllllllllll condo i suoi diritti: desiderava essere riconosciuto da sua madre Da Torino l'Imerianl andava a Venezia, si presentava al palazzo della contessa: la contessa sl rifiutava recisamente di vederlo. L'operalo tornava più volte, ma la Mobile di Venezia interveniva ,e lo fermava per tre giorni: poi Io rilasciava e il questore di Venezia consigliava l'Imerianl a far valere i suol eventuali diritti attraverso le vie legali. Cosi egli taceva, s'affidava ad un avvocato e Iniziava un procedimento contro sua madre: per quattro volte l'Istruttoria veniva archiviata. Per un certo tempo, legale dell'operaio era l'avvocato Gianquinto, sindaco di Venezia. Ma, come abbiamo detto, tutti 1 tentativi si arenavano prima di giungere al processo. L'Imeriani rivolgeva appelli al Presidente della Repubblica (un appello, a suo tempo, l'aveva rivolto anche a Mussolini) al Ministero di Grazia e Giustizia, ansmnddgddplatpdacttspv1d—n■llllllllllItllllItlllllllllllllllllllllllllllllllinilllllll ai Presidenti di tribunale di Venezia e di Vicenza, ma sempre senza esito. Provava ancora a mettersi In diretta comunicazione con la contessa, ma gli rispondeva brevemente il suo avvocato dichiarando che la sua cliente giudicava le sue richieste « prive di fondamento ». L'Imeriani, però, non si arrende. Egli ci ha comunicato, Ieri pomeriggio, di aver affidato tutta la complessa pratica ad un valente avvocato del nostro Foro, che provvederà, tra breve a riaccendere la questione. Se si giungesse al processo, sarebbe un dibattito clamoroso: la contessa è conosciuta negli ambienti aristocratici di tutto il Veneto e, quarant'anni or sono, passava per una delle donne più affascinanti d'Italia: è vedova, il marito è morto sin dal 1924. Il suo patrimonio è senza dubbio notevolissimo. L'Imeriani — ove fosse riconosciuto figlio — ne diverrebbe l'erede. lllllIlllllIIIIIIIIIIMIIIIIlllllllllItlllllllllllHIIIIlll

Persone citate: Gianquinto, Imeriani, Mario Imeriani, Mussolini