Riforma agraria, ed agonia del piccolo proprietario

Riforma agraria, ed agonia del piccolo proprietario IN GERMANIA, DI LA' DELLA CORTINA DI FERRO Riforma agraria, ed agonia del piccolo proprietario Ogni coltivazione predisposta dall'autorità -1 "nuovi contadini,, - Spartizione dei latifondi e sue conseguenze - Si produce meno di prima - Possiedono la terra ma non i mezzi per lavorarla • Il noleggio delle macchine e la propaganda /Dal nostro inviato speciale) , Dresda, gennaio. Il piccolo proprietario fon-idiarlo che mi sono recato a! visitare abita nelle vicinanze: di Bad-Schandau. una grazio-j nsa cittadina sull'Elba, dalle t\-\knestre fiorite di gerani, a quat- ! tro ore di battello da Dresda,; quasi al confine con la Ceco-slovacchia. La prima domanda che egli; smi rivolge mi dà subito l'esat- ta misura del suo stato d'ani- imo e di quello degli altri pie-1 ; coli proprietari della zona: | «Quando verrà il giorno del-i ■la nostra liberazione?». Egli ] non ottiene da me risposta, nè la spera. Ma, in fondo alle sue pupille, c'è un sorriso ironico e amaro che conosco bene e che sembra dire: «Vede a cosa siamo riddtti?». lllllllllIIItlllItllllIllIMrilllllllMIIIMIIIIltllllllItllll Eppure, il mio interlocutore 1 non è di quelli che stanno peg- gio: tutt'altro. Ha diritto, do- po la riforma agraria, alla qualifica di '/vecchio contadi- no >. A differenza dei Jun- kcr. i quali sono stati espro- priati, e dei "nuovi contadi- ni», profughi della Slesia e delia Pomerania che il gover- no ha installati al loro po- sto, ha conservato intatto il fondo che possedeva prima del '45. Ma egli soffre nella sua carne tutte le angosciose éontraddizioni della proprietà agonizzante. E' il tradizionale kulak della < fase transitoria lllllM IIIIMIllllllirillllllll IIIIIIMIIIIIK verso il comunismo » Gli chiedo se, sui suoi tren- tun ettari, può coltivare quel che vuole, <' Impossibile, — mi risponde, — tutto mi è rigo- rosamente prescritto, sino al- 1 l'ultimo metro quadrato. Ogni r agricoltore deve comunicare u alle autorità quel che si prò- pone di coltivare nell'annata, t Si riunisce allora una com- t missione del villaggio, la qua-; 1 le fissa, per l'insieme delle v terre, un piano generale di j l colture. Questo piano vienejd trasmesso a un ufficio gover-1 A nativo, il quale lo studia ' e, r all'necorrenza. Io modifica; fa v poi ritorno al villaggio, dove t la commissione fissa a ogni R conadino le norme definitive ,P sui tipi di colture e la quan tità dei prodotti», Espulsione dal podere ! : E se uno non osserva le norme, che cosa succede?», «Io posso fare un cambio: posso, per esempio, consegna re patate invece che grano, 1 oppure comperare quel che mi manca da un collega che abbia prodotto di più del prescritto. Ma in tal caso ci rimetto del mio: infatti, i prezzi dei prodotti fissati dal piano sono obbligatori e molto bassi, mentre quelli del mercato libero sono molto superiori. Per evitare le sanzioni, dobbiamo comperare a caro prezzo al mercato libero per rivendere a prezzi assai minori al V.E.A.B. (Volkseigene' Aufkauf-Bctricb I : l'organismo ufficiale che acquista tutta la quota della produzione fissata dal piano. Da qualche tempo il V.E.A.B. acquista anche, a prezzi più alti, il sovrappiù della produzione: ma, siccome è esso a fissare i prezzi cosiddetti « liberi », la legge della domanda e dell'offerta non entra in azione. Pratica mente, i contadini vendono al V.E.A.B. la quasi totalità del loro raccolto, e non esiste più alcun commercio privato. Non 'e parlo poi delle difficoltà le delle vessazioni dovute al "morbo burocratico "! Ecco ne un esempio: l'anno scorso, tutte le vacche di un mio vicino sono state decimate dall'afta epizootica. Gli ci son voluti sei mesi per poter dimostrare che solo le clrcostan piaacago |Se vien riconosciuto colpevo-1 |le> e non può acquistare da | |un altro contadino la quantità |d.' Prodotti che gli manca, ha |l'0,lb'>S0 di trovarci rimedio lanno successivo. Ma non ;serapre,ci ,rie9ce' Numerosi so- "uJ^Vu^n ' "T* °?nta' , clini >. quelli il cui deficit au- |menta di anno in anno Ma le , sanzioni assumono talora for- | me pju severe: esse vanno ze erano colpevoli della moria dei suo bestiame». |Apprendo poi che, in ogni ;villaggio, è una commissione \a decidere se il contadino ina-1('.!■ spiente alle norme del pia- no sia colpevole o innocente dalla semplice «punizione eco-nomica» alla espulsione dal podere. «I veri padroni della situa-zione, — riprende il mio in-terlocutore, — sono i " nuovicontadini". Essi appoggianoil governo, che ha dato loro la terra, e il governo, a sua, 9°?tie"e ln tutti 1 modi. Molti tra loro, che sonocomunisti, detengono 1 posti chiave. Non solo, ma, col pretesto che i loro poderi sono piccoli, le quote di produzione che son tenuti a fornire sono inferiori alle nostre. Un contadino mio vicino, che ha un podere di cinque ettari, deve consegnare annualmente otto quintali di grano per ettaro; mentre io debbo consegnarne diciannove e mezzo. Tutti i " vecchi contadini " sono esasperati per tale ingiustizia ». «Non ce la facciamo più...» Nessuna luce nel quadro dai | f,os5hi che mi traccia il 'mio kulak; secondo lui, la ca- jtastrofe è inevitabile e immi- nente : < Noi non ce la faccia- mo piu... j prezzi che cj ven. ' gono pagati non bastano nem- ^eno a coprire le spese. La maggior parte dei contadini 'sono talmente indebitati che mancano del denaro necessa rio per acquistare i concimi. Essi se li procurano a credito presso le cooperative, le quali, per mezzo del V.E.A.B.. si assicurano del rimborso dell'anticipo prelevandolo sopra il raccolto del debitore. La sola iiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiijrtriijriiririicirirgttrrFjiiiiiiiTiii risorsa che ancora ci resti è un po' di mercato nero... ». Vorrei almeno che il mio In terlocutore approvasse la spar tizione dei latifondi. Penso ai 18.850 ettari che la famiglia von Putbus possedeva nell'iso la. di Riigen, ai 16.682 ettari degli Sehwerin, ai 15.800 degli Arnim... E gli faccio osserva re che 7112 famiglie possede- vano da sole il trenta per celi to delle terre coltivabili della Repubblica (2.504.732 ettari, Par' ,a-J?,n3. rnL't"a fji 350 etta_'i'| per famiglia); e che in quegli immensi domini di struttura ancora feudale il salariato agricolo ora trattato come un cane. Ma il mio kulak è troppo amareggiato per intender ragione: e si stupisce delle mie obiezioni, fi Junker. — ribatte seccamente — sono stati espropriati senza ricevere un soldo d'indennizzo: un furio vero e proprio. Non si è lasciato loro nemmeno un tetto; molti si sono uccisi per la disperazione... E poi, le loro terre, divise in un'infinità di piccoli poderi di cinque o dieci ettari, danno un reddito molto inferiore a quello di prima. Conosco un fondo che, in passato, produceva mille litri di latte al giorno; i piccoli proprietari che vi si sono insediati non ne producono oggi tutti insieme duecento litri. Andranno in rovina, è certo, e dovranno lavorare come salariati agricoli. Dopo tutto, è probabilmente quello che vuole il governo... ». Queste paiole sono state detdate al mio interlocutore dalla collera; egli ignora quanto esse siano vere. L'odierna situazione dell'agricoltura, nella Germania orientale, è il risultato di una serie di esigenze urgenti e contraddittorie. Nel 1945 quattro milioni di profughi, provenienti dalla Prussia orientale dalla Slesia e dalla Pomerania, si rovesciarono sul territorio della Repubblica. Fu questa immigrazione di vaste masse — unitamente alla miseria generale, alla distruzione di numerose fattorie, alla requisizione da parte dei Rus- 1 re dei Junker, bensì la loro | spai tizione in un'infinità di piccole unità poderali di otto lo dieci ettari ciascuna. Una Ipolitica di collettivizzazione i avrebbe cozzato contro una resistenza dei piccoli e medi p,'opne,al1 che " regime non era ancora in grado di atfron- |,ale D'aitro canto, molti dei -; profughi erano anch'essi, per o \ l'addiet 10, proprietari fondiari si di migliaia di capi di bestia |me e di macchine agricole — a ; conferire alla riforma agraria \ del settembre 1945 una fisono1 mia tutta particolare. La ri forma, infatti, non si propose la collettivizzazione delle ter- -je non avrebbero tollerato di l ila volare come salaMati, men tre altri agricoltori, geografl- -1 camente più fortunati, resta-1 vano padroni dei loro campi, iì n n- 1 • . • oI KiUelll dei trattori o Ma questo frazionamento a|delle grandi proprietà ebbe co ' me conseguenza immediata un o|abbassamenio del livello della o a e . i l - - . - a i e . o , l a i a a i o i . e i !verso, la. collettivizzazione in- U tegrale. La meccanicizzazione delllagricoltura, l'azione delle j cerno granT^^^ produzione e la formazione di un proletariato di piccoli proprietari privi di mezzi: giacché i 340.000 «nuovi contadini» disponevano bensi delle terre già appartenenti ai Junker, ma non dei capitali necessari per coltivarle. Per ovviare a questo inconveniente, vennero istituite allora le M.A.S. (Afaschineauslchstatio, stazioni di noleggio di macchine), le quali, per mezzo di squadre specializzate, effettuano le principali operazioni agricole. Il contadino privo di attrezzi ottiene dalla più vicina M.A.S. un aratro, un trattore e un < trattorista », che gli arano il campo e ripartono poi verso un altro podere. Nel territorio della Repubblica popolare esistono attualmente 525 M.A.S., dotate di 12.000 trattori; il piano quinquennale ne prevede 750 con 35.000 trattori. Ma la loro funzione non è solamente questa: esse sono inoltre centri di propaganda e di « educazione ideologica » In ognuna di esse, accanto al tecnico, c'è un commissario politico, il quale ne è il responsabile e il capo effettivo. Gli stessi conducenti di trattori sono tutti membri del partito comunista. Per mezzo delle M.A.S., dunque, lo Stato è presente nelle campagne. I « nuovi contadini » costituiscono la clientela quasi esclusiva delle M.A.S. Proprietari paradossali, i quali non dispongono di strumenti di produzione propri, essi sono vincolati alle M.A.S. come l'operaio alla sua officina. Il divieto a essi fatto di comperare trattori e macchine per loro conto personale toglie loro, in maniera definitiva, la possibilità di tornare alla forma tradizionale della proprietà privata. In realtà, la loro odierna condizione rappresenta solo uno stadio transitorio IdìTino"koiehozraAo' rt"ov» i -«fori goaonoTsaf^Uo e ' a ,meno un attimo tale obiettivo. Essi contano di raggiungevo tra qualche anno; gli stessi ! alti, tutto mira a persuaderli che la collettivizzazione è l'unico mezzo di sfuggire alle difficoltà e alle contraddizioni della loro situazione. In questi ultimi sei anni, d'altronde, i capi comunisti non hanno perso di vista nem- ontadini riconoscono che. nelle attuali condizioni, non possono più tirare avanti, l'n pianificatore me lo ha confessato con piena franchezza, i' le sue conclusioni coincidono, nella sostanza, con le intuizioni del kulak di Bad-Schandau: «Noi vogliamo lasciarli dibattersi ancora un po', finché essi stessi si saranno persuasi che la loro salvezza sta unicamente in questa sola paiola: colicitivizzazione ». Claude Lanzmann Cop.vris.-hi d ■ I.p Mondi» 1 e, pt i'Iialia, de » La Nuova Stampai-.

Persone citate: Claude Lanzmann, Junker

Luoghi citati: Ceco-slovacchia, Dresda, Germania, Slesia